Paideia : 6 l'eredità del passato
Nonostante siano cambiate molte cose dal varo della
riforma della scuola di Giovanni Gentile ( 1923 ), il nostro sistema scolastico
continua a sfornare principalmente potenziali liberi professionisti, ovvero
figure quali ragionieri, geometri, ingegneri, avvocati, notai, ecc., che sono
destinati per decreto a occupare i centri nevralgici dell’economia e dello
Stato.
Ovvio che avendo simili potenzialità di carriera
costoro mal sopportino impieghi al di sotto di un certo standard o limitazioni
di qualsivoglia natura e che grazie alla grande considerazione di cui godono,
ai ruoli che ricoprono e ai notevoli mezzi di cui dispongono, costituiscono una
lobby capace di esercitare un’influenza tale da avere facilmente la meglio
nelle contese con le altre frazioni.
La “ classe degl’intellettuali “ dunque ha
sostituito la nobiltà alla guida del Paese ma la cosa attualmente non sembra
foriera di grandi progressi. Le “ sue viscere “ infatti stentano a partorire
idee nuove e interessanti mentre la maestria nei bizantinismi, nei
traccheggiamenti e nei biechi compromessi, non è di per sè geniale espressione
di loro esclusiva prerogativa.
La nostra scuola dunque che, come qualunque
organizzazione pubblica corrisponde meglio che può alle direttive politiche
dominanti ( le quali più che a rinnovare sono volte a mediare fra le fazioni in
concorrenza per non destabilizzare il già zoppicante assetto sociopolitico ),
non può che essere volta alla perpetuazione dei valori e degli istituti in auge
e ciò fa si che non si sia ancora spenta, nè la preminenza data ai licei e alle
materie umanistiche tradizionali ( che costituiscono per altro le forche
caudine da cui la nostra classe dirigente è passata ), né la preferenza a un
insegnamento che non stimola la capacità analitica dell'allievo ma considera
" maturo " chi si adegua ai valori osannati dai media.
Convinzioni che, sebbene odiernamente non
s'incentrino più sul patriottismo, i pregiudizi razziali, la fede e l'ordine
bensì sulla giustizia sociale, il pacifismo, la tolleranza e la libertà, oggi
come allora rischiano di far assurgere vaghi proponimenti idealistici ( e non
leggi di natura ), a valori connaturati al DNA dell'uomo.
Martin Clark del resto afferma : << .. Le
scuole italiane nel periodo postbellico continuarono nel loro solito andazzo :
valutare, esaminare, selezionare, produrre in eccesso laureati inutili e
classificare tutti gli altri come fallimenti.
Il ministero preparava libri di testo gonfi di
nozioni da mandare a memoria. Gli studenti venivano costantemente esaminati di
fronte alla classe su quel che riuscivano a ripetere dei libri di testo. Quelli
che fallivano agli esami venivano condannati a ripetere l'anno, anche nelle
scuole elementari, sicché solo la metà degli alunni finiva le scuole elementari
all'età canonica. Non c'era nessun tentativo di collegare le discipline e gli
argomenti - per non parlare del fatto di collegare la scuola con il mondo
esterno. Gli insegnanti romani di storia antica non potevano portare i loro
allievi a vedere il Colosseo.
Questo sistema spaventoso, rigido, irreale, chiuso,
noioso e profondamente stupido faceva del suo meglio per anestetizzare le
generazioni studentesche. Ci si chiede chi ne abbia sofferto maggiormente; i
" fallimenti " che lasciarono la scuola il più presto possibile, segnati
e appena in grado di leggere e scrivere oppure i " successi ",
arroganti e convinti che quel che avevano appreso a scuola fossero nozioni che
valeva davvero la pena di apprendere. Probabilmente questi ultimi, dato che gli
fu insegnata la mancanza di buon senso e l'indifferenza nei confronti del mondo
reale e ciò si sarebbe dimostrato un handicap terribile nella vita adulta .. >>.
Non che le cose, come dicevo prima, adesso siano
cambiate di molto e ciò significa che, nel migliore dei casi, è probabile che
Tizio, Caio e Sempronio, una volta che a esempio siano stati licenziati dal
Liceo con il massimo dei voti, si sentano un tantino speciali per tutto il loro
sapere di greco, di latino, di Manzoni, di Dante, di storia, di letteratura e
di filosofia e onestamente decidano di osservare un conseguente standard di
vita.
Fiduciosi nella loro capacità e rafforzati nei
convincimenti da quanto assimilato è quindi prevedibile che si sforzino
d'essere raffinati e socievoli nonché sensibili ai compiti e ai doveri sociali
che la posizione e il livello di civiltà raggiunto fa ritenere indispensabili.
E' ragionevole pensare perciò che oggi siano strenui assertori
dell'umanitarismo, della tolleranza e del pacifismo; rifiutino il razzismo e
desiderino approfondire gli aspetti interessanti della cultura che la scuola
ha solo accennato.
Ma allorché avranno a che fare con la concorrenza
sleale degli altri candidati ai pochi posti di lavoro disponibili; quando il
loro matrimonio andrà in crisi e avranno bisogno dell'intervento degli avvocati
e di tutto il resto; non appena perdano gli " amici politici "
influenti oppure si becchino qualche solenne fregatura da qualche abilissimo
pataccaro; nel momento in cui debbano guidare un gruppo con la responsabilità
che una decisione sbagliata possa perderli oppure siano nel chiuso della cabina
elettorale non sapendo che fare visto che i professori addentro alle questioni
politiche erano di parte mentre gli altri glissavano; allora si renderanno
conto che tutta quella sapienza su Manzoni, Dante, Proust, Croce, Vico, ecc.,
non servirà un gran che.
A quel punto insomma non sapranno a che santo
votarsi e, con buona pace degli esempi di nobiltà d'animo che trasudano dalle
pagine dei testi su cui si sono consumati gli occhi, venderanno l'anima al
diavolo.
I ” bravi ragazzi “ diverranno dunque degli
impenitenti ipocriti e, sacramentando per il ritardo con il quale si sono
“svegliati “, arrancheranno dietro ai “ furbi “ che non si sono fatti irretire
dalle belle parole di ministri, intellettuali e insegnanti ( tutte figure che
per altro spesso predicano bene ma razzolano male ), ma si sono formati alla “
scuola “ di genitori e conoscenti scaltri nonché dei media che con i film, i
talk show, la cronaca rosa e nera, hanno mostrato loro sistemi più spicci e
fruttuosi di vivere.
Da qui la sempre maggior attenzione alla cura del
corpo e della faccia tosta seguenti alla convinzione che ciò apra porte
altrimenti irraggiungibili. Così il clientelismo, la piaggeria, la compiacenza
sessuale, il seguire le mode e, più in
generale, il consumismo.
Non svelo certo un gran segreto ricordando a
esempio che le folle di fans insegnano che un disco ben piazzato ( e con
l'elettronica oggi non è nemmeno necessario essere gran che virtuosi ), si
possono raggiungere vette di celebrità impensabili a letterati e scienziati.
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