Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

martedì 2 giugno 2015


Paideia : 5 la scuola italiana fra la metà dell’ottocento e gli inizi del novecento


 
La scuola italiana in realtà non partì benissimo.
La sua ossatura infatti si venne a realizzare col varo della legge sulla Pubblica Istruzione del 13 novembre 1859, comunemente indicata col nome del ministro Gabrio Casati incaricato di redigerla, e il professore Renato Tisano, ne : " Il  dibattito sulla scuola in Italia fra la metà dell’ottocento e gli inizi del novecento "[1], ci consente d'individuare i fattori che sono stati alla base delle scelte didattiche dell'epoca.
Scopriamo così che all'educazione scolastica era affidato il compito di : << .. Creare una unità nazionale operante nella coscienza dei cittadini .. >>.
Il Regno di Sardegna infatti non aveva un potenziale economico paragonabile a quello prussiano che, galvanizzando gli scambi commerciali fra gli stati della Confederazione Germanica, contribuisse all'armonizzazione culturale delle popolazioni locali e a rendere condivisibile l'idea di uno stato unico. Per i Savoia in definitiva l’unificazione dell’Italia era stata una mera espansione territoriale che poteva contare, nelle regioni da annettere, solo sul consenso di quella ristrettissima cerchia d’intellettuali e di notabilato che giudicava l’unificazione nazionale un passo fondamentale verso la ricostituzione della passata grandezza romana.
Da qui la necessità di confidare nella scuola per superare le profonde differenze linguistiche, d'usi e costumi degli ex stati peninsulari. Nella scuola primaria a esempio : << .. Il principio unificatore è costituito dalla lingua materna. Di qui la funzione preponderante attribuita alla lettura attraverso la quale vengono offerte al fanciullo alcune nozioni di storia, geografia e scienze naturali .. >>.
Nonché, in un ambito più generale, l'esaltazione della : << .. Trinità Dio-Patria-Pamiglia .. >>, e di risoluzioni del tipo : << .. Chi si contenta gode .. >>, e : << .. Volere e potere .. >>.
Non è un caso che il professor Tisano lo sottolinei ricordando il punto di vista di Giuseppe Tarozzi nel congresso del 1905 della Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media, dove nota : << .. Acutamente, che la posizione di privilegio attribuita alla scuola classica trae origine non solo dalla supposta sua maggiore attitudine a preparare all'istruzione universitaria mediante la formazione linguistico-letteraria, ma dalla convinzione ch'essa tuteli il " carattere etnico e patrio della cultura ", collegando così l'educazione classica e orgoglio patriottico razziale .. >>.
L’attenzione volta a far si che la futura classe dirigente si sentisse “ italiana “, prosegue lo studioso, spiega per inciso come mai lo Stato non si sia mai impegnato a fondo nella lotta all'analfabetismo e del resto, continua lo scrittore, al primato dato all'italiano e alle materie storico-letterarie contribuisce pure l'avversione del cattolicesimo per la scienza.
Non è un segreto infatti che : << .. Il dispotismo politico e l'ingerenza ecclesiastica specialmente nel campo della filosofìa e della scienza .. >>, abbiano : << .. Fatto si che, dopo Galileo, il primato scientifico passasse dall'Italia ad altri paesi e che, per quel tanto ch'era possibile, il movimento scientifico italiano si svolgesse nel corso del XVII e della prima metà del XVIII secolo fuori dall'università .. >>.
Tant’è vero che, ancora nella prima metà del XIX secolo : << .. In Italia non esiste nulla che corrisponde all'École Poytecnique francese .. >>, mentre : << .. Viceversa a Roma esiste ancora una cattedra di fisica sacra, avente lo scopo di magnificare, con una trattazione distinta in 6 parti secondo i giorni della creazione, l'opera del creatore e di confutare gli abusi delle scienze.. ».
Scontato è dunque l'insegnamento che i prelati inculcano e, quel ch'è peggio, esigono che pure gli altri adottino : greco, latino, letture e biografie " edificanti ", la filosofia " buona ", la letteratura " giusta ".
Non solo. Una simile propensione culturale  è pure rafforzata dalla nostra arretratezza economica. Il pensiero scientifico infatti, da quanto ci mostra la storia, ha il " brutto vizio " di crescere assieme allo sviluppo dell’industria moderna e questo in quanto il benessere conseguente all'effervescenza degli scambi stimola la razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro, il miglioramento delle strumentazioni, delle tecniche produttive e della distribuzione. Rende impellente nuove e più precise misurazioni, la scoperta di sostanze e materiali più convenienti, progettazioni più accurate e complesse, ecc.
Un accentuato sviluppo economico dunque inviterebbe a un dinamismo e a una ricerca che in realtà sono completamente estranei alla mentalità di una società agricola e povera qual'é quella italiana dell'800 e ciò fa si che da noi nulla intacchi l'egemonia aristocratica.
Da qui, anche nei suoi soggetti più acculturati, il disinteresse per le conoscenze fisiche e tecniche a tutto vantaggio di quello che, esulando dal gretto utilitarismo traibile dal " Finito “ accresca la spiritualità avvicinando al vero Essere, " infinito “.
Non deve dunque stupire se : << .. Il Gabelli nota che " alla metà del secolo l'istruzione classica era l'unica che esistesse " e che ancora nel 1886 " noi avevamo, fra pubblici e privati, 737 ginnasi e 326 licei ".. >>.
Dove si studiava : << .. Scrive a questo proposito Isidoro Del Lungo : ".. Poco e mal curato italiano; .. storia appena di nomi e così la geografìa; un pizzico di greco; filosofia in dose misurata e infine un piccolo catechismo di scienze esatte schematizzato .. La cosa poi in fondo, che solo si studiava a buono era il latino .. ". .. >>.
Certo : << .. Dopo l'unificazione, anche in Italia, sotto la spinta della rivoluzione industriale, si verifica la rottura dei quadri della cultura tradizionale. La legge Casati, sia pure con molta cautela, non può non prenderne atto, facendo posto, nel ginnasio e maggiormente nel liceo, alla matematica, alla fisica, alla chimica e alle scienze naturali, accanto alle discipline tradizionali .. >>. Apertura che : << .. A molti tradizionalisti appare eccessiva, foriera di caos, vero cavallo di Troia atto a favorire le invasioni del liceo da parte di giovani provenienti da ambienti socio-culturalmente scadenti e, comunque non destinati all'università, alle professioni libere e ai posti di comando .. >>.
E se è vero che assistiamo  : << .. Al moltiplicarsi di scuole classiche o al sorgere di scuole tecniche o " popolari " caratterizzate però dalle stigmate di una essenziale inferiorità nei riguardi del vecchio liceo .. >>, le cose non vanno meglio all'università perché fino agli inizi del '900 è costante la sua tenace chiusura : << .. Di fronte alle finalità utilitarie e pratiche, la sua incapacità di superare l'antitesi fra avviamento alla ricerca e preparazione professionale, la persistente pretesa di lasciar fuori dall'università quei nuovi ordini di studi dei quali la borghesia viene reclamando l'istituzione richiesta dall'affermarsi dell'industria ( la preparazione degli ingegneri continua a essere affidata a scuole d'applicazione )  .. >>.
Certo, come già detto, le cose pian piano evolvono. Lo sviluppo industriale cominciato nella seconda meta dell'ottocento e cresciuto a ritmi sostenuti nel primo novecento, imporrà che gli allievi acquistino una maggior dimestichezza colle scienze, nonché la creazione di numerose scuole a indirizzo tecnico e professionale ( " Scuola Tecnica " e " Istituto Tecnico " ). Ciononostante la cultura umanistica mantiene il suo primato e non appena l'ottimismo positivista nel progresso continuo e pacifico conoscerà le prime battute d'arresto, si avrà un'e­splosione idealista particolarmente truculenta dove verrà ribadito a gran voce che v'è altro oltre il materialismo e che quest'altro è più vero e profondo perché " motore " di tutto.
Ciò porterà ai : << .. Fumosi vaneggiamenti degl'intellettuali .. >>, dietro ai quali sono : << .. Identificate le forze delle quali l'ideologia irrazionalista è a un tempo prodotto e strumento : quelle forze che porteranno presto l'Italia nel gorgo della guerra e, subito dopo, al fascismo .. >>.
<< .. La crisi della fiducia nel progresso continuo e pacifico, lo scatenarsi dell'attivismo irrazionalistico del nazionalismo, dell'imperialismo .. >>, ebbero del resto pesanti ripercussioni nella scuola. Questo perché : << .. Naturalmente, prima di gettarsi in avventurose imprese di conquista, il nazionalismo deve affondare le radici nell'animo degli italiani attraverso una intensa e capillare azione educativa. Si tratta in primo luogo di conservare netta la distinzione fra quadri dirigenti e massa, il che, tradotto in termini scolastici vuol dire evitare ogni " inquinamento " della scuola riservata alle elite, severità, espulsione dei " profani " dal " tempio ". Tutti questi motivi hanno il loro momento polemico nella violenta campagna da un lato contro la " mediocrità " e il grigiore " della democrazia, dall'altro contro il " naturalismo " positivistico. Il fiorire di teorie genericamente spiritualistiche, volontaristiche, attivistiche, assolve allo scopo d'imporre una concezione gerarchica e oligarchica della società, nella quale gl'intellettuali s'illudono di costituire la vera "aristocrazia ".
L'esaltazione della cultura classica ( .. ) sotto questo punto di vista è, per dirla con Luigi Salvatorelli " l'analfabetismo degli alfabeti ", consistente in una infarinatura storico-letteraria in cui i due elementi essenziali sono l'esaltazione di Roma e dell'impero romano come nostri antenati e il racconto del Risorgimento ad usum delphini .. >>.

 






[1] Dal VI° volume della " Storia del pensiero filosofico e scientifico " di Ludovico Geymonat, Milano, ristampa della Nuova Edizione del 1977, Aldo Garzanti Editore. Tutti gli stralci del paragrafo riportati fra virgolette, sono tratti dal presente lavoro.

Nessun commento:

Posta un commento