Sentì nel parlare dei clienti un rapido
calo di tono e ne ricevette come una scossa,
ma si avvicinò lo stesso al
bancone.
Da : " IL CORSO DELLE COSE " di
ANDREA CAM1LLERI
a ) La capacità d’interpretare le sfumature delle voci
varia a seconda del sesso
Il carattere di una persona, così come i
suoi stati d’animo, possono alterare il tono, il volume e la velocità della
voce che il nostro temperamento e la fisiologia inducono a tenere. Con ciò
s’intende dire, sia che determinati modi di parlare indicano tratti
caratteriali generali, sia che non sempre i fini che si perseguono sono così
cristallini come si dice. E’ il caso di
quando si raccontano frottole per scapolarla da una situazione difficile,
oppure perché si teme un rifiuto o comunque di sfigurare, oppure si cerca di
forzare la mano a un interlocutore timido o distratto perché prenda una data
decisione.
Quest’ultimo del resto è un ferro del
mestiere tipico del mondo femminile. I pregiudizi sociali infatti impongono alla
donna di non manifestare apertamente desideri sessuali e, quindi, se non vuole
contravvenire alle regole di bon ton e nel contempo non vuole farsi scappare
qualche buon partito deve trovare sistemi indiretti e quindi non verbali per
far capire il suo interesse. Modulare quindi adeguatamente la voce può fare al
suo caso indicando all’ignaro prescelto che probabilmente suscita un qualche
interesse in lei. Ma lo stesso varrà per quando lo avrà accalappiato e, sapendolo
più forte e arrogante, cercherà d’indurlo indirettamente a prendere una
decisione gradita, di modo che poi quello non possa accusarla di averla dovuta accontentare
per forza.
Senza contare che comunque è sempre la donna la più capace a capire i
sentimenti dell’interlocutore e che ciò le dà un vantaggio nel rapporto con
l’altro sesso, mediamente più forte e aggressivo. L’essere in grado di capire
lo stato emotivo di chi parla infatti la rende più consapevole dell’umore e del
comportamento dell’altra persona dandole così occasione di reagire nel modo più
confacente.
Non solo, grazie a questa sua maggiore
sensibilità è in grado di intuire meglio i bisogni dei propri figli e la cosa
aumenta le possibilità che i piccoli sopravvivano e crescano sani.
L’uomo invece, a cui la natura ha dato maggiori abilità guerriere, non aveva bisogno
di simili sottigliezze. Per costui, nella guerra come nella caccia, contava
il risultato in termini di nemici o prede abbattute o catturate e per riuscirvi
abbisognava di un linguaggio diretto e chiaro volto
soprattutto a coordinare la propria azione con quella dei compagni.
Ne consegue appunto che l’uomo non attribuisce
nessun senso alle variazioni di voce, se non che alcune sono assordanti, altre
così basse da non essere udite, altre noiosi piagnistei. Ecco perché, spiegano
Allan e Barbara Pease ( vedi bibliografia ), in un litigio non capiscono come
mai la moglie urli : << .. “ Non usare quel tono con me! ” .. >>.
Pare addirittura che i canali auricolari dei ragazzi, soprattutto nella pubertà, crescano così rapidamente e convulsamente
da farli soffrire di sordità temporanea ( altro che un affinamento
dell’udito che li renda atti a
rilevare e a interpretare le variazioni di voce altrui ). Da qui, la maggior
veemenza ( sono infatti già più vivaci delle femmine e quindi già più
predisposti a disubbidire ), con i quali i genitori li rimproverano di non
ascoltare.
Non a caso, proseguono gli autori sopra
citati, quando a scuola i professori riprendono verbalmente le studentesse
riscontrano una discreta efficacia mentre per avere un qualche effetto positivo
con i maschi prima li obbligano a guardarli per catturarne l’attenzione, poi li
sgridano.
b ) Ciò ch’è possibile intuire dalla voce
Non è semplice risalire dai tratti della
voce ( questi sono studiati dalla paralinguistica, che assieme alla prossemica
e alla cinesica cercano di comprendere gli aspetti non-verbali della
comunicazione ), “ al sentire “ e alla
personalità che la emette. E questo in quanto la nostra attenzione, che è
rivolta a cogliere il senso delle frasi dette dall’interlocutore, non riesce a
soffermarsi sulle incongruenze tonali, vocali e ritmiche di chi parla,
particolari che normalmente indicano tensioni, insicurezze, bugie.
Il discorrere dunque, disturbando la
percezione degli elementi “ sotterranei “ della conversazione, non consente di
riflettere su ciò che prova chi parla e così continuiamo a valutare gl’interlocutori
a seconda di ciò che dicono. Quel ch’è certo è che gli stati d’animo influiscono
sull’energia della persona al punto da riflettersi nel tono, nella velocità e
nella veemenza con cui parliamo.
Secondo Marco Pacori ( vedi bibliografia
), un metodo per divenire più capaci di coglierli consterebbe nel mettersi
davanti al televisore e, chiudendo gli occhi, seguire un talk show.
Vediamo a esempio come gli specialisti
studiati descrivano gli elementi vocali che accompagnano i vari sentimenti che
possono insorgere in una persona.
La voce di chi ha paura, è ansioso
o nevrotico viene definita con
aggettivi come acuta, strozzata, stridula e tremante. Il tono con cui costui parla
ha poche modulazioni e aumenta la velocità dell’eloquio, rendendolo teso. Il
discorso poi è spezzato da inspirazioni frettolose e superficiali, le pause
sono lunghe e spesso inframezzate da sussulti, commenti acuti e rapidi laddove
nuovi eventi spaventosi accadano. Aumentano gli errori di pronuncia e sintassi,
si possono avere colpi di tosse convulsa, esitazioni, schiarimenti, balbuzie improvvisa,
ripetizioni.
Se tristi o depressi la voce è profonda e monocorde, il soggetto parla lentamente, prende
frequenti e lunghe pause, l’articolazione delle parole è buona. A volte si
riduce a un bisbiglio.
La voce di chi è gioioso o prova piacere risulta
piena, melodiosa, calda, squillante e alta. La parlata è veloce e serrata.
Chi disprezza o prova disgusto
articola le parole lentamente e con forza, il tono è incolore, a volte nasale,
cadenzato. Le pause sono brevi.
Il rabbioso parla in fretta, le parole sono chiare, precise e ben scandite. Il
volume è alto sino alle grida, la voce dura e piena. Le pause sono brevi. La
tonalità è secca, perentoria, spigolosa
Chi è rilassato formula frasi più lunghe, il tono è basso, il ritmo di articolazione
delle parole è regolare e la voce più sonora.
L’annoiato ha voce piatta e profonda e il
parlato è lento e stanco. Il remissivo ha voce acuta, flebile e soffocata. Chi parla velocemente e fluentemente è estroverso, vitale, spigliato.
c ) Sul
volume della voce
Sicuramente più interessante, perché facilmente verificabile, è il fatto
che quando finiamo di fare una domanda o vogliamo
creare una maggiore aspettativa alziamo la voce e contemporaneamente spostiamo
verso l’alto le gestualizzazioni
delle mani mentre quando la narrazione verte su fatti meno avvincenti oppure
vogliamo cedere la parola ad altri, abbassiamo il volume e i movimenti delle
mani.
Fabio Pandiscia ( vedi bibliografia ), spiega che se si è distanti da
due persone che colloquiano si può capire se parlano ad alta voce osservando,
per l’appunto, l’altezza delle mani. Anna Guglielmi invece ( vedi bibliografia
), informa che per catturare l’attenzione di un uditorio a volte basta
abbassare la voce. In questo modo gli astanti, se vogliono capire ciò che gli
si dice, saranno obbligati a porre più attenzione a chi parla.
Di solito se si fa una breve pausa per poi riprendere a parlare di un
argomento che ci piace il tono rimarrà alto e così pure la testa e i gesti
della mano. Se l’interlocutore è vicino
e si usa con lui un volume molto alto la cosa verrà interpretata dall’altro
come un’invasione del proprio territorio e quindi darà adito a sue reazioni
difensive o, se questi si riconosce come
suo subordinato o capisce di aver torto, a comportamenti servili.
D’altro canto usare un tono di voce alto
implica il volersi affermare
perentoriamente oppure l’esternare qualcosa che ci sta a cuore. In tal caso
quanto maggiore è la foga adoperata tanto maggiore è il pericolo che
gl’interlocutori più tranquilli si sentano oppressi.
Spesso le donne, per dimostrare
la propria autorità, tendono ad alzare la voce. Gli uomini considerano un
simile comportamento un atto di aggressione e la cosa è all’origine di molti
litigi fra le coppie.
I timidi si esprimono con voce sorda, strozzata e sottile. Le persone dominanti e intraprendenti adoperano un volume più alto
e parlano velocemente. Ciò che dicono inoltre sarà coerente con quanto il loro
corpo esprime ( il non verbale sarà quindi “ congruente “ con quanto detto ).
Un vecchio proverbio dice : Paese che vai
usanze che trovi e a quanto pare ciò vale pure per le faccende riguardanti il
volume della voce. Giuseppe Maffeis infatti ( vedi
bibliografia ), spiega che in Giappone
quando le donne si rivolgono all’altro sesso e la cosa è ancor più pronunciata durante
occasioni ufficiali o di lavoro, usano un tono acuto e molto squillante. Gli arabi invece, per invogliare il
proprio interlocutore ad intervenire nel discorso, tendono ad abbassare la
voce. Gli inglesi d’altro canto, quando
non vogliono essere interrotti abbassano la voce.
d ) Sul tono della voce ovvero la modulazione della
voce
Enfatizzare adeguatamente le
parti di un discorso che paiano importanti, oppure l’accompagnare quelli tecnici in
modo distaccato e freddo, consente di rendere più interessante e credibile
quanto si dice. In quest’ultimo caso infatti, si cerca giustamente di lasciare
che l’uditore si concentri su dati che già di per sé paiono convincenti mentre
si tende a sottolineare l’importanza di quanto si sostiene allorquando la tesi
sposata non paia inoppugnabile di per sé ma solo grazie alla certezza che
l’oratore trasfonde in essa. Non è un caso che una persona particolarmente
capace di trasmettere questo tipo di sensazioni venga giudicata appassionata e
intelligente mentre chi generalmente
parli in maniera fredda e monotona sembri piuttosto limitato. Un tipo
siffatto del resto, se arringa l’uditorio pronunciandosi in maniera piatta e
incolore lo annoierà invece di entusiasmarlo e ne perderà i favori. Il perché
ciò accada è abbastanza facile da spiegare : un discorso che faccia appello ai
sentimenti delle persone ma che venga espresso in maniera monocorde indica una
frattura tale fra quanto sostenuto e l’intensità della propria fede al riguardo
da risultare falso.
Chi dice bugie in effetti non si comporta molto diversamente. Il timore che una qualche
nostra azione venga giudicata riprovevole dalla comunità e faccia scattare
ritorsioni innesca tensioni che cercano uno sfogo fisico in movimenti, gesti e
tic che il soggetto cerca di nascondere. Ne consegue che costui tenda a parlare
più velocemente del solito per togliersi al più presto da una situazione
imbarazzante, usi frasi brevi e pause lunghe come per cercare parole che non lo
possano tradire e il tono sia spesso inadeguato e spezzato da una respirazione
corta e frettolosa.
Marco
Pacori ( vedi bibliografia ), spiega che secondo David Givens, le coppie tenderebbero a parlare a voce
bassa e a sussurrare in quanto, nei vertebrati, la percezione del suono si
sarebbe evoluta dal senso del tatto. Secondo lo studioso dunque il parlare
piano verrebbe percepito come una carezza data per mezzo della voce e la cosa
quindi risulterebbe particolarmente gradita, sia dagli amanti, sia dai genitori
con i loro piccoli.
A
coronamento del discorso è da ricordare che nella fase del corteggiamento la
priorità data dai due innamorati va al mostrarsi inoffensivi e al suscitare la
migliore impressione e questa è appunto la sensazione che ci dà chi parli a
bassa voce e con calore. Non solo, così facendo si mostra di essere interamente
dediti al potenziale partner, l’uno perché intento a capire cosa stia
sussurrando l’altro che, del resto, rivolge la propria attenzione
esclusivamente all’oggetto del proprio desiderio.
Nella fase del corteggiamento molte donne
sfoggiano una voce acuta, quasi canterina, tipica della loro fanciullezza. Solitamente la cosa è piuttosto
gradita dagli uomini, sia perché a questa tonalità corrispondono livelli
elevati di estrogeni, sia in quanto, ricordando la propria inermità infantile,
risveglia gl’istinti protettivi maschili. Le donne d’altro canto sono attratte
dagli uomini la cui voce sia bassa e profonda e questo perché segno di un alto
tasso di testosterone e quindi di una buona virilità. Ne consegue, spiegano Allan e Barbara Pease ( vedi bibliografia ), che : << .. Di
solito, quando una donna aumenta la tonalità di voce e un uomo la abbassa,
significa che si desiderano sessualmente. .. >>. Oddio, può pure capitare che anche l’uomo sfoggi una voce acuta e comportamenti infantili
per fare breccia sull’istinto di donne particolarmente
materne e ciò può innescare benissimo l’inizio di una relazione ma un tale comportamento
solitamente indica il riproporre uno schema infantile che, se all’epoca era funzionale
adesso indica una persona non pienamente
matura.
In linea generale nell’ambiente di lavoro
gli uomini tendono a reputare le donne
dalla voce più profonda come più intelligenti e credibili.
Allan e Barbara Pease ( vedi bibliografia
) affermano che : << .. Per ottenere questa tonalità di voce è
sufficiente abbassare il mento e parlare in modo più lento e monotono. Nel
tentativo di acquisire autorità molte donne alzano, sbagliando, la voce, ma
ciò le fa sembrare aggressive. È stato inoltre osservato che alcune donne obese usano una voce fanciullesca
per contrastare il potere della mole, altre, per incoraggiare un atteggiamento
protettivo negli uomini a cui sono interessate. .. >>.
Se si ha a che fare con una persona non
particolarmente attraente non si avrà alcun interesse a mantenere il
rapporto e a rendersi gradito, per cui la voce non sarà calorosa, non ci si
curerà di essere divertenti, ci si dilungherà poco sull’argomento trattato e al
suo esaurimento seguiranno pause piuttosto lunghe, chiaro indizio che con
l’interlocutore si sta mantenendo quel tanto di relazione che possa farci
parere ben educati. La faccenda però cambia se si è vecchi amici o una coppia
consolidata o se si è in Oriente. In
questi casi lo stare a lungo in silenzio senza provare fastidio oppure il
prendersi lunghe pause indicano un'ottima
intesa e armonia tra gli interlocutori.
La
faccenda va diversamente con soggetti di
cui si voglia conquistare l’amicizia o con i quali si desideri stringere
legami più profondi. In questo caso infatti si cercherà di essere affascinanti,
modulando la voce e comportandosi in modo da rendersi ben accetti, anzi ammalianti.
In
simili frangenti pare addirittura che l’uomo sfoderi all’inizio un tono più
acuto, infantile, volto a voler mostrare la mancanza di aggressività. Userà poi
un tono medio per comunicare la propria sicurezza e disponibilità e infine più basso quando si entrerà nel pieno
della confidenza con l‘altro. Se meno
sicuro però il volume della sua voce sarà più basso e il tono sommesso
Marco
Pacori ( vedi bibliografia ) spiega che : << .. Una recente indagine
condotta da Susan Hughes, Sally Farley e Bradley Rhodes ha dimostrato che in
effetti entrambi i sessi modificano la voce quando si trovano di fronte a
qualcuno da cui sono attratti, rendendola più roca e profonda. .. >>.
Allan e Barbara Pease (vedi bibliografia
), sempre particolarmente attenti alle
caratteristiche peculiari dei due sessi, ci informano che : << .. Le donne, quando ascoltano, utilizzano una serie di suoni acuti e
profondi (cinque toni), inclusi gli “ooh” e gli “aah”; gli uomini dispongono
di una serie di toni più limitata (solo tre) e hanno difficoltà nel decifrare i
significati che si nascondono dietro i cambiamenti di tono, perciò parlano con
voce più monotona. Per mostrare che stanno ascoltando, usano ciò che viene definito
“il grugnito”, ossia una serie di brevi
“hmm” intercalati da sporadici cenni del capo. Le donne criticano i partner
per questa forma d’ascolto, che spiega in parte la ragione per cui li accusano
spesso di non dare loro retta: in molti casi gli uomini stanno effettivamente
ascoltando, però non lo dimostrano. .. >>..
Ne consegue che se le donne, sia che
parlino di lavoro o d’altro, riscontrano nei loro interlocutori dei suoni del
genere non devono reputarlo un segnale negativo, anzi. E se invece di manifestare assenso alle idee dei
maschi con un fiume di parole manterranno un atteggiamento freddo, rotto qua e
là da un qualche uhmm, diverranno pure più credibili agli occhi di quelli.
e ) Schiarirsi
la voce
Schiarirsi la voce oppure dare un colpo di tosse senza che
ragioni di salute giustifichino la cosa indicano che quanto detto o ascoltato è
fonte di tensione e quindi poco gradito. Per Pacori ( vedi bibliografia ) :
<< .. Dal punto di vista fisiologico, tosse e raschiamento della gola
sono risposte riflesse dovute a un’irritazione della mucosa della gola; nel
nostro caso, la sensazione di prurito è provocata da una breve sospensione del
respiro nel colpo di tosse e da una deglutizione forzata di saliva nel
raschiamento della voce. Entrambi questi fenomeni compaiono associati a stimoli
emotivi forti e inaspettati (Sternbach, 1960). .. >>.
Se dunque l’interlocutore non schiarisce la voce o
tossisce a causa di un raffreddamento o altro, è probabile che reagisca così,
spiega Fabio Pandiscia ( vedi bibliografia ), per : << .. Espellere
simbolicamente un qualcosa, un allontanare un argomento, un gesto, un segno o
una parola; è uno dei scarichi di tensione più usati in un colloquio. ..
>>.
Può pure capitare che sostituisca una richiesta, è il caso
di quando qualcuno ostruisce il cammino o comunque si voglia far sentire la
propria presenza in modo discreto ma se viene fatto in riferimento a un
qualcosa che ci turba profondamente è probabile che l’improvvisa apprensione
provata possa ingenerare la reazione fisiologica descritta sopra
f ) Riferimenti bibliografici
Vera F. Birkenbihl, Segnali del corpo, Milano 1998, Franco
Angeli srl.
Vincenzo Fanelli, Trova l'anima gemella, Milano 2010, Tecniche Nuove
Anna
Guglielmi, Il linguaggio segreto del
corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A Giuseppe
Maffeis, Guida pratica – Il linguaggio
del corpo, Milano 2011, Edizioni Riza S. p. A.
Angelo Musso,
Ornella Gadoni, Giusy Musso, Il
linguaggio segreto del corpo, Milano 2000 1° edizione, Gruppo Editoriale
Futura SpA
Marco Pacori, I segreti della comunicazione, Milano
2000, DVE Italia S.p.A
Marco
Pacori, I messaggi segreti del corpo,
Milano 2012, Giunti Editore S.p.A.
Marco
Pacori, I segreti del linguaggio del
corpo, Milano 2010, Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
Marco
Pacori, Il linguaggio del corpo in amore,
Milano 2011, Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
Marco
Pacori, Come interpretare i messaggi del
corpo, Milano 2002, DVE ITALIA S.p.A.
Fabio
Pandiscia, Comunicare bene,
Francavilla al Mare 2009, Edizioni Psiconline S.r.l.
Allan e Barbara Pease, perché gli uomini possono fare una sola
cosa per volta, Milano, 3° edizione Sonzogno 2005, RCS libri S.p.A.
Allan &
Barbara Pease, Perché gli uomini ..
Perché le donne .. La bibbia del vivere in due, Milano 2006, RCS Libri S. p. A.
Allan e Barbara Pease, Perché le donne non sanno leggere le
cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?, Milano, XIII° edizione
Sonzogno 2004, RCS libri S.p.A.