Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

domenica 16 settembre 2018

Uno dei tanti modi di considerare l’eternità




<< Voi parlate di eternità, compare Virdis? L'eternità è in questo mondo, per chi soffre: ogni ora è un anno, ogni giorno è un secolo d'agonia. Ma badate, ripeto, sia fatta la volontà di  Dio >>.

Da : “ L'EDERA “ di GRAZIA DELEDDA

martedì 4 settembre 2018

Acconciature




<< Al salone Scheffel c’era  la permanente  in  offerta speciale! >>, esclamò Karin.
<< Davvero? >>, chiese  Hedwig. << Bisogna proprio che ci vada. Sembro un Mocio Vileda! >>.

Da : “ WONDERBRA DELLE MIE BRAME “ di JIL KAHOLY

a ) Perché si curano i capelli

Alla base della necessità primordiale di voler manipolare i nostri capelli è il fatto che, se lasciati al loro destino, diverrebbero tanto lunghi da impacciarci fino all’inverosimile. Ciò spiega senz’altro le ragioni primordiali che hanno spinto alle manipolazioni degli abbondanti peli piantati nel nostro cuoio capelluto anche se non ci aiuta a capire a che cosa possa mai servire tanta abbondanza in capo. Per analogia coi comportamenti dei primati però, che passano molto tempo a ripulirsi vicendevolmente il pelo, si può comunque inferire che la cosa contribuì a cementare le relazioni amichevoli tra i membri della comunità. Lo spulciarsi reciproco, oltre che essere un modo per passare il tempo quando non si era occupati nella ricerca del cibo, creava indubbiamente un benessere fisico che esemplificava l’utilità e lo stato piacevole che si poteva ottenere intrecciando con gli altri rapporti non aggressivi ma collaborativi. Da ciò alla nascita di una figura professionale esclusivamente dedita interamente alla cura dei capelli, ovvero del barbiere, passeranno parecchi millenni ma i germi sono probabilmente da intravvedersi qui e nello sviluppo delle prime civiltà, quando le persone al potere cominciarono a servirsi di schiavi o comunque di servitù fidata e considerata abile in questo campo.
Data poi la visibilità, la ricrescita che cancella i tagli precedenti invitando così a farne altri e la facilità con cui possono venire manipolati, è facile capire come mai i capelli siano divenuti oggetto di molte attenzioni. Tanto per cominciare una pettinatura ordinata indica una persona severa e disciplinata che, essendo appunto orgogliosa di questo suo modo d’essere, lo trasfonde alle sue “ appendici “. I capelli sciolti, a meno che non siano sporchi e ispidi tipico di una persona trasandata, riportano a uno stato maggiormente naturale, più comodo e sensuale. Non è un caso che molte signore prima di andare a letto liberino, quando possibile, i propri capelli. Persone conformiste sceglieranno i tagli che vanno per la maggiore mentre a quelle meno socievoli sarà indifferente apparire gradite.
Molta attenzione poi, e soprattutto da parte delle donne la cui chioma dà maggior libertà di gestione, è rivolta a nascondere i capelli bianchi, segno di vecchiaia e quindi di minor vitalità e fertilità e lo stesso vale al cercar di conferire agli stessi una maggior foltezza, lucentezza e vaporosità. Queste caratteristiche di solito indicano che le loro proprietarie sono sane e forti e quando non è così che si cerca di mascherare in qualche modo la propria debolezza.  Per sopravvivere in condizioni difficili infatti e raggiungere una posizione decente nel proprio gruppo nonché avere una prole robusta, è necessario che entrambi i partner siano di ottima costituzione. Non è un caso che si tenda a essere istintivamente attratti da individui che sembrino godere di tali requisiti e spesso, quando non vogliamo dare ascolto all’istinto ci pensano i genitori a indirizzarci dove pensano vi sia una maggior convenienza.  
Al riguardo è bene ricordare che anche il fatto di tenere in ordine la propria chioma, segnalando l’ aver cura di sé, co­munica una buona impressione per coloro che vanno alla ricerca di amici o di buoni partner. Il dedicarsi alla propria persona infatti, è collegato a un tenore di vita più alto ( curarsi richiede tempo e anche qualche “ mezzo “ ), o comunque al desiderio di raggiungere un tale status o al voler apparire tale anche se è vero, in quest’ultimo caso, che il soggetto può avere intenzione di barare. L’essere benestante del resto infatti, come già detto, è un prerequisito di capitale importanza per la scelta  del proprio compagno, in particolar modo nei tempi andati o nelle odierne plaghe povere.
Cambiando argomento, gli uomini sono meno permeabili ai cambiamenti. Visto infatti  che, tendendo alla praticità portano prevalentemente i capelli corti, hanno meno possibilità e interesse ad acconciarli anche se, oggigiorno, diminuite le preoccupazioni legate alla sopravvivenza e questo grazie all’aumento del benessere, anche il sesso forte sta mostrando maggior attenzione alla propria estetica.

b ) Taglio corto o lungo?

La volontà di manipolare i propri capelli è molto antica. Se ne trovano già tracce in alcuni disegni rupestri dell’età della Pietra databili all’incirca 20.000 anni fa, dove compaiono chiome spartite da una riga al centro della testa e, in un caso, una treccia sulla spalla destra. In realtà si tratta di una intenzione  nata con l’uomo stesso costretto ad accorciare o per lo meno ad attorcigliare e avvolgere in spire attorno al capo quel profluvio lunghissimo di peli che gl’intralciava qualunque tipo di azione.
E’ comunque con lo sviluppo di una vita comunitaria complessa che, da un lato prende campo il desiderio di uniformare i gusti e dall’altro quello di elaborare nuove acconciature ed è nello sviluppo di dette tendenze che emergono alcune costanti. Tanto per cominciare la modifica più comune inerisce alla lunghezza dei capelli e in secondo luogo questa varia a seconda del sesso. Ciò non significa  che tutte le donne debbano portare capelli lunghi e i maschi corti, tant’ è vero che in alcune tribù era ed è vero l’opposto ( fra i masai e i dinka a esempio, le femmine hanno normalmente la testa rapata ), ma la regola è che, visto che non vi sono grandissime differenze fra le chiome degli esponenti delle due metà del cielo, è la loro estensione a fare la differenza.
In tempi antichi o comunque in comunità meno civilizzate, portare capelli lunghi per il maschio era sinonimo di forza, mascolinità e status ( agli schiavi infatti venivano tagliati ). Come già accennato precedentemente infatti, non è un caso che in giovine età, quando l’uomo è più forte e virile grazie anche alla grande produzione di ormoni maschili, la capigliatura e in generale la sua pelosità sia più folta e manchi di sbiancature. Il guerriero più abile dunque, ostentava una lunga criniera e una bella lanugine in tutto il corpo e sono molte le leggende in cui la perdita della chioma aveva condotto grandi eroi alla sconfitta e alla malattia. Così come non è un caso che le parole “ Cesare “, “ Kaiser “ e “ Zar” significassero appunto persona dai lunghi capelli.
In un simile contesto chi veniva obbligato a rasarsi viveva la cosa come una cocente umiliazione ( secondo gli psicanalisti si tratterebbe di una forma di castrazione ), e questo a meno che non si trattasse di monaci che lo facevano come atto di sottomissione alla divinità oppure, nel caso di alcuni orientali, come promessa di celibato.
San Paolo invece, nella prima epistola ai Corinzi [11:5-15] sostiene che l’uomo deve tenerli corti per la gloria di Dio mentre quelli lunghi della donna sono per la gloria dell’uomo. Se si attiene a ciò il maschio potrà pregare a capo scoperto ma la femmina che li esalta per il suo uomo dovrà orare velata. Viene così sancita a regola cristiana l’uso dei capelli corti cui i militari romani erano obbligati per questione di praticità, igiene e per distinguersi dai barbari. Non solo! In questo modo del resto viene fatta propria anche l’abitudine di una società maschilista ove la donna deve allietare le giornate del proprio compagno. San Paolo arriva addirittura a sostenere che se il maschio porta la chioma è un disonore mentre se la porta la donna è un onore in quanto le funge da velo e il fatto è che, sebbene vi siano stati alti e bassi come a esempio la moda hippies degli anni ’60, le cose sono rimaste così sino ad oggi : i capelli corti sono considerati normali per gli uomini e quelli lunghi appropriati per le donne.
Che le cose stiano così dipende indubbiamente  dal fatto che i capelli corti sono più pratici, ruvidi e ispidi e in quanto tali sono maggiormente sintonici col carattere più bellicoso dei suoi proprietari. Essendo del resto meno folti e ricchi, non costituiscono un grande richiamo per l’altra metà del cielo mentre quelli lunghi sono più fluenti, morbidi e setosi ed esaltano la femminilità. Non è un caso che per i membri delle società puritane, sessualmente inibiti, i capelli lunghi fossero troppo provocanti e quindi, non volendo andare contro la legge di Dio così come l’aveva esposta San Paolo che riteneva la chioma lunga appropriata per il sesso femminile,  esigevano che venissero nascosti sotto copricapi o raccolti in trecce.
Le signore così presero a scioglierseli quando non erano viste oppure in intimità col marito e l’atto conquistò un così forte sapore erotico che quelle che li tenevano liberi in pubblico erano considerate prostitute.
Non è un caso che una delle punizioni pubbliche più umilianti inflitte a donne di facili costumi o comunque a donne che, come nella seconda guerra mondiale, erano state accusate di aver “ fraternizzato “ con il nemico, era il venire rapate a zero e fatte sfilare in pubblico.
Differente è la questione se il taglio dei capelli o il nasconderli sotto un velo come nel caso delle suore costituisca una rinuncia volontaria della pro­pria femminilità perché votata a Dio. Anche il lutto comportava il coprire i capelli da un fazzoletto come rinuncia, almeno momentanea, della fem­minilità.
Comunque sia l’attrazione che proviamo per i capelli fluenti e lunghi è molto forte, come se la cosa fosse un poco connaturata nel nostro DNA. Non è un caso se proviamo una certa qual invidia per coloro che invece li sfoggiano e questo anche se risultano essere poco pratici.
Qualunque sia comunque il taglio in voga in un dato momento, è nella natura umana e in particolar modo nelle persone che hanno rapporti conflittuali, il volersi fregiare di look stravaganti. In linea di massima lo si fa per darsi un tocco originale che serva a distinguersi dalla massa e quindi è tipico di chi pensa di avere un certo qual valore che non gli è riconosciuto ma in contesti di maggior tensione può esprimere la volontà di opporsi allo status quo. Non è un caso che negli anni ’60 il desiderio di ribellione si palesò nei maschi anche con la preferenza per capelli lunghi pettinati come le donne, ovvero ostentando un modo di portarli che era considerato del tutto inadatto a un uomo. Com’è ben noto i cosiddetti “ capelloni “ non riuscìrono ad apportare i cambiamenti politico-sociali teorizzati mentre  lo spazio dato alla loro attività dai media smorzò gli aspetti minori del carattere antitetico del fenomeno. I capelli lunghi dei ragazzi in effetti, non erano certo il più grande pericolo sovversivo che quelli rappresentavano e a poco a poco vennero accettati se tenuti puliti e ordinati, ovvero impoverendoli del loro significato originale.
A questo punto ai ribelli dei ghetti e delle periferie non restò che inventarsi un look che fosse in linea con la propria nuova filosofia non ortodossa di vita e finì che diversi adottarono la tecnica di applicare della colla ai capelli per poi modellarli e colorarli in modi impossibili. Nacque così l’epoca punk e lo scalpore della cosa fu tale che per qualche tempo catalizzò l’attenzione dei mezzi d’informazione.  La pubblicità data a questa nuova  forma espressiva di sè fece acquistare nuovi proseliti che spesso però non erano interessati a esso quale stile di vita ma come una nuova moda.  Risultavano colpiti dunque dal mero aspetto estetico e ne rifiutavano quelli più cruenti e in tal modo, a poco a poco, lo stile “ marcio “ perse i connotati più estremi. D’altro canto droga e stravizi falcidiarono buona parte degli “ originari cultori “, mentre i sopravvissuti  dovettero “ crescere “ e venire a patti con quel “ sistema “ tanto deplorato.
Le nuove leve di disadattati dunque sono stati costretti ad adottare una “ divisa “ che fosse più calzante con il proprio modo di vedere le cose e ancor più mancante di buonsenso e di praticità ( vedi a esempio i rapper americani ),  che a sua volta non sopravvivrà a quelle ancora più insensate che verranno indossate dalle prossime “ avanguardie “.

c ) Acconciature femminili

L’estensione del benessere a una più ampia fetta di popolazione mondiale ha aumentato l’attenzione dei cittadini nei confronti del proprio look mentre i media, focalizzandosi sui divi dello spettacolo e sui personaggi del momento e inserendo le pubblicità delle case di moda, suggeriscono centinaia di maniere diverse di vestirsi e acconciarsi.
L’ultimo secolo dunque, all’infuori di quegli Stati dove vigono rigide norme religiose che impediscono alle donne di esibire la propria bellezza, è stato caratterizzato da una estrema diversificazione delle soluzioni estetiche proposte e la cosa è risultata essere indispensabile, in questa civiltà che si fonda sulla espansione insensata dei consumi, a tenere alta la spesa dei clienti.
Il lasciarli naturali dunque, anche se puliti e pettinati, non è cosa ambita nella nostra società opulenta. E’ tipica delle comunità povere o di ambienti culturali dove si preferisce un ritorno alle cose semplici della vita ma di fatto, anche nelle realtà meno ricche le donne amano comunque almeno intrecciarli, trattamento che costa poco e aiuta a passare il tempo.
Le donne che lavorano in fabbrica o in campagna hanno sempre preferito raccogliere i capelli sulla nuca in modo che le ciocche non le cadano sugli occhi o s’impiglino da qualche parte. Finito di svolgere il proprio compito poi li sciolgono. Usano fare così pure le signore che li abbiano ribelli, per farli stare in qualche maniera a posto.
Difficilmente tuttavia le clienti appena un poco più pretenziose si atterranno a questi modelli e quando finalmente arriverà il loro turno di sedere nella poltrona del salone della parrucchiera si sbizzarriranno a provare messe in piega, tinte, tagli e chi più ne ha ne metta.
Di solito la donna può desiderare, complice ovviamente la convergenza del gusto della moda in tal senso, di aumentare il volume dei propri capelli e ciò per rendersi più appariscente e sembrare più alta.
L’ultima volta che un simile look è divampato è stato negli anni ’80, in particolar modo nelle cittadine americane e negli Stati del Sud ove andava per la maggiore il detto : << Più alti i capelli, più vicini a Dio >>. Per gonfiarseli li si asciugava a testa in su, li si arricciava, li si riempiva di mousse e di lacche e fra coloro a cui piaceva portare quest’acconciatura v’era la cantante folk americana Dolly Parton. Un simile look comunque è adatto a quelle donne che hanno lineamenti grossolani poiché la massa tricotica li rende meno evidenti e quindi le fa apparire più attraenti. All’osservatore poi dà la sensazione che siano più grandi e ciò lo fa sentire un poco a disagio. Particolare questo che da più sicurezza a coloro che li portano e quindi le fa assumere un’aria più decisa ed estroversa.
Per i detrattori si tratta di una moda volgare e sfacciata mentre il suo peggior difetto è che la persona che poi la sfoggia, essendo costata fatica e denaro, per tema di rovinarla è molto rigida nei movimenti, né può lasciarsi accarezzare i capelli, o peggio, farseli spettinare a cuor leggero e così gli uomini le trovano alquanto poco erotiche, ovvero il contrario di come quelle signore desiderano apparire.
Negli ultimi tempi fra i giovani, sempre per aumentarne la massa, è divenuto abbastanza comune aggiungere ai capelli naturali delle estensioni per farli apparire molto più lunghi. E’ interessante riscontrare come la qualità di queste aggiunte e l’abilità dei parrucchieri siano tali da non consentire di distinguerli.
Oltre ad aumentarne il volume poi, è normale che le nostre donne vogliano, spesso e volentieri, ridurlo tagliando la capigliatura o raccogliendola.
Soventemente decisioni di questo tipo vengono prese in prossimità di grandi occasioni, quali matrimoni, funerali o comunque eventi molto importanti mentre nella vita di tutti i giorni si tende a preferire capelli più sciolti. Il perché in determinati momenti siano preferibili tagli più severi e controllati è presto detto. Da che mondo è mondo tanto più questi sono complessi e quindi costosi, tanto più indicano che la persona che li ha voluti realizzare è abbiente e ha un ruolo così importante da potersi permettere, sia di non svolgere, per lo meno sin tanto che dura il look scelto, nessun lavoro fisico che lo rovinerebbe, sia di non consentire che terzi si prendano confidenze che porterebbero allo stesso risultato. Si tratta dunque di persone che in questo modo comunicano uno status sentito pari o superiore a quello dei presenti.
Riguardo questi tipi di tagli è da ricordare che non è più tanto comune, dati i tempi molto permissivi, il presentarsi in pubblico con i capelli raccolti in uno chignon che venga sciolto solo quando si va a dormire o si è in intimità con il proprio uomo. Quest’acconciatura è preferita da persone severe e disciplinate che in questo modo azzerano i possibili richiami sensuali forniti dalla natura. Si tratti o meno di persone puritane è loro intenzione segnalare di non essere facilmente accessibili ai desideri maschili e d’essere disponibili al lavoro e al sacrificio. Spesso si tratta di donne autoritarie che in questo modo spostano il confronto con i colleghi d’altro sesso su un terreno puramente professionale. Sovente si ha a che fare con anziane che hanno acquisito l’abitudine a farlo in gioventù quando l’acconciatura era maggiormente in voga, oppure che l’hanno adottata in quanto, data l’età, non hanno più grandi desideri sessuali.
Non di rado vediamo donne con i capelli tagliati molto corti, come se si trattasse di ragazzini. E’ una scelta che spesso prendono donne a cui vada alquanto “ stretto “ il ruolo tradizionale a cui la destina la propria femminilità. Non è un caso che le “ maschiette “ degli anni ’20 abbiano suscitato un discreto clamore e la cosa si sia ripetuta negli anni ’70 con il Movimento Femminista, con la differenza non proprio piccola che in questo caso divenne una componente importante del look protestatario delle donne che richiedevano maggiori diritti e opportunità.
Smorzatasi la tensione in seguito al graduale recepimento da parte delle istituzioni e della società maschile delle istanze riformiste avanzate, anche il capello corto perdette gran parte del suo significato simbolico di rifiuto del confinamento del ruolo della donna a madre e sposa. Portare i capelli corti è così divenuta una mera scelta dettata da una personalità poco conformista, attiva e indipendente. Da una persona che si sente così sicura della propria valenza da voler rendersi interessante non solo per lo charme femminile ma anche per la propria verve e intelligenza.
Alcune donne si presentano completamente pelate e se non si tratta di una punizione, oppure conseguenza dello stato di schiavitù o di una volontaria subordinazione a una divinità oppure un’usanza particolare in caso di lutto, una simile scelta le rende poco interessanti agli occhi degli uomini. Non è difficile capire il perché. La mancanza di capelli elimina uno dei tratti femminili a più alta visibilità e gradimento rendendo poco attraente un simile persona. E’ poi difficile che un uomo trovi erotico avere al proprio fianco una persona che, se in aggiunta non fosse neanche formosa, parrebbe un maschio e magari neppure bello. Anche perché la mancanza della chioma, sommata a magrezza o quant’altro, può conferire un’aria macilenta o strana e indurre pregiudizi sulla sua capacità di lavorare e di avere una prole sana e forte.
Alcune culture proibiscono l’esibizione dei capelli femminili a causa dell’attrattiva sessuale che hanno sugli uomini.
Ciò vale per le suore che per diventare tali hanno fatto voto di castità e valeva per le donne cattoliche che dovevano coprirli con un velo o un foulard quando entravano in chiesa. Anche l’abitudine odierna d’indossare cappelli nelle grandi occasioni come matrimoni e funerali deriverebbe da una pratica simile.
La dove lo spirito religioso osservante è molto seguito ( come nel caso delle comunità islamiche o in quelle di ebrei ortodossi di New York anche se in questo caso le signore aggirano la limitazione indossando parrucche riproducenti i loro capelli naturali ) alle donne è vietato, a fronte di pene a volte molto pesanti, esibire in pubblico i capelli mentre lo possono fare quando sono in casa col proprio marito e non vi sono estranei.
Cosa molto simile vale per le suore anche se in realtà costoro non sono sposate a uomini ma hanno offerto la propria vita al Signore.

d ) Riguardo le bionde

Com’è risaputo le donne preferiscono tingersi di biondo e questo in quanto i capelli biondi sono molto più sottili degli altri e danno al tatto una piacevole sensazione di morbidezza, cosa che da pure l’idea che le loro fattezze femminili siano più delicate. A rinforzare del resto una simile opinione contribuisce anche il fatto che le bionde naturali hanno una peluria corporea molto più sottile e soffice delle brune e lo stesso vale per la consistenza dei peli pubici. Non che tingendoli le signore più scure divengano fini e sensuali come le altre ma essendo questi tratti più graditi ai maschi cercano di apparire più “ appetibili “.
Contribuisce pure a far propendere le signore a schiarire i capelli il fatto che i bambini siano generalmente più chiari dei genitori. L’essere bionde dunque e magari con gli occhi azzurri è spesso associato all’idea della gioventù e dell’essere bisognose di protezione come generalmente lo sono i piccini e questo agli occhi degli uomini  aumenta il loro sex appeal.
E’ quindi dalla notte dei tempi che le donne ricorrono a spalmarsi o bere intrugli micidiali con la speranza che ciò le schiarisca la chioma e molti individui in buona fede sono sicuramente diventati ricchi convincendole che i loro cataplasmi vi sarebbero riusciti. Spesso tuttavia quelle specie di pozioni le facevano star male, in alcuni casi arrivavano a farle morire e in altri le facevano perdere definitivamente i capelli.
Per molti secoli quindi il sistema più salutare per divenire bionde fu d’indossare parrucche e molto pregiate risultarono essere quelle fatte fare appositamente per le matrone romane con i capelli degli uomini nordici colonizzati.
Anche nei casi più riusciti tuttavia, sia che si usassero tinture o parrucche, era piuttosto evidente che si trattasse di un risultato artificiale e la cosa sommata al fatto che spesso si voleva diventare più chiare per essere sessualmente più allettanti fece si che le bionde artificiali perdessero quell’aura di innocenza virginale che le rendeva tanto interessanti e divenissero spesso segnale di donne “ facili “. Non è un caso a esempio che la legge romana imponesse alle prostitute di schiarirsi i capelli, solo che la norma non ottenne l’effetto di “ ghettizzarle “ in quanto appunto le matrone presero a cercare di diventare egualmente bionde e spesso lo fecero per  soddisfare in quantità maggiore  i loro appetiti sessuali.
Un simile giudizio con il passare del tempo non scemò, anzi si rinvigorì nell’opinione pubblica sino ad arrivare a considerare le finte bionde che avevano la fortuna d’essere più formose e non aver remore, d’essere delle “ bambole “ sciocche  e promiscue ma, ciò nonostante, accanto a questa visione e in netto contrasto con essa continua a venire alimentata dalla popolazione meno smaliziata e più romantica l’idea che le donne naturalmente bionde siano più delicate, graziose e irraggiungibili.
Guarda caso molte delle più grandi dive di Hollywood sono state e sono bionde e di queste parecchie erano e sono artificiali. Sicuramente una parte del loro successo è derivato dal colore dei capelli, naturale o finto che sia, nonché da pose pubblicizzate e da ruoli nei film che ne risaltavano l’aria infantile e la vulnerabilità, ovvero solleticando ciò che nell’immaginario collettivo è strettamente connesso al carattere di questo tipo di persona.

e ) Riferimenti bibliografici

Giovanni Chimirri, I gesti che seducono, Milano I998, Giovanni De Vecchi Editore
Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Tonino Lasconi, Il misterioso linguaggio del corpo, Leumann ( Torino ) terza ristampa 1994, Editrice ELLEDICI
Desmond Morris, L’animale donna, Milano 2005 1° edizione, Arnoldo Mondadori Editori SpA.
Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1986, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1° edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Allan & Barbara Pease, Perché gli uomini .. Perché le donne .. La bibbia del vivere in due,  Milano 2006, RCS Libri S. p. A.