a ) In verità si preferisce campare
Andreotti, è scritto in “ ALTROCONSUMO FINANZA “ numero 1302 del 22 gennaio 2019, sosteneva
che era : << .. Meglio tirare a campare che tirare le cuoia “ .. >>
ED MC
BAIN in " PIETÀ “ PER CHI CREDE “ ribadisce sostanzialmente quanto sopra
ovvero che coloro che cercano la pace in cielo o tra le braccia di Belzebù sono
pochi rispetto a chi preferisca campare. Non a caso cita un proverbio arabo il
quale recita : " Mostra a qualcuno la morte e sceglierà la malattia
".
In generale comunque e questo concetto lo
rilevo da la : “ BREVE LA VITA FELICE DI
FRANCIS MACOMBER “ tratto da “ I 49 RACCONTI “ di ERNEST
HEMINGWAY; chi è stato oggetto
di : << .. Un'improvvisa precipitazione nell'azione senz'avere il tempo d'impressionarsi
.. >>, ovvero ha vissuto un evento di tale portata e velocità da non aver
dato al soggetto il tempo di spaventarsi, è più facile che sul momento pensi : << .. Vada come
vuole, chi muore oggi è franco per il
seguito .. >>.
Diverso
e più letterario il punto di vista di ALDO
BUSI in “ SODOMIE IN CORPO 11 “, che è
certamente più ironico e mordente ma che probabilmente è frutto di
un’anima sofferente al punto da
considerare la morte una specie di liberazione : << .. Perché non si deve avere la possibilità di morire a 37
anni di morte naturale? La morte che arriva facendo ondeggiare la sua falce e
tu che le presenti il culo perché ti mieta da lì. Gliela pietrapomicerei. ..
>>.
Può comunque capitare poi che la vita sia
stata veramente avara di doni ma
qualcuno per cui poi costui si senta
veramente distrutto. Lo descrive Da : di JOHN LE CARRE’ ne “ LA SPIA
CHE VENNE DAL FREDDO “ :
<< .. Dicono che
un cane vive quanto i suoi denti; metaforicamente, a lui glieli avevano
strappati tutti. .. >>.
b ) Cè chi dice di non averne paura
Al riguardo è molto interessante il
dialogo dei due protagonisti de“ IL
PRIMO CERCHIO “ di ALEKSANDR
SOLŽENICYN :
<< .. Lanskij, che ormai era
scatenato, s'affrettò a dire che in quei momenti disperati la morte non fa
paura, la si dimentica. Ščagov sollevò un
sopracciglio e lo corresse :
<< La morte non fa paura finché
non ti dà uno scossone. Prima non si ha paura di niente; appena si prova, si ha
paura di tutto. Ma è una consolazione il
fatto che la morte sembra che non ti tocchi : ci sei tu, non c'è lei : se arriva lei, non ci sei più tu >>.
GRAZIA
DELEDDA in " COLOMBI E SPARVIERI
" centra il nocciolo della questione affermando : << .. E che cos'è
la paura della morte, nell'uomo? E' la certezza di morire prima del tempo, per
malattia, dopo lunghe crisi di dolore. Se l'uomo morisse di morte naturale,
cioè senza dolore, d'una morte che è dolce come il sonno in un essere sano,
cosa che non può avvenire perché il nostro organismo è imperfetto, la paura
della morte sparirebbe .. >>.
Il personaggio di JOHN STEINBECK invece, ne " LA SANTA ROSSA " dopo una rapida dissertazione sulla
differenza tra la morte e il morire conclude di non temerla visto che sin li
non gli ha dato dolore ( beato lui ) :
<< .. Non ho paura della morte. Ho
visto molta violenza e nessun uomo ch'io ammirassi aveva paura della morte, ma
solo del morire. Vedete, signore, la morte é un argomento intellettuale, ma il
morire é puro dolore. E questa mia morte fino a questo momento é molto
piacevole. No, signore; non ho paura nemmeno del morire. .. >>.
c ) Purtroppo è ineluttabile
E’ il caso di uno dei protagonisti
di" CENERE " di GRAZIA DELEDDA :
<< .. Giacché si deve morire è
meglio morir presto .. >>.
Zia Tatiana lo guardò; fece un segno di
croce per aria, e disse :
<<
.. Tu hai fatto cattivi sogni, stanotte? Perché parli così, agnellino
senza lana? Ti fa male il capo? .. >>.
Esplicativo del significato del paragrafo
e simpatico di per sé è il racconto persiano intitolato "
Appuntamento a Samarcanda “
riportato da ORIANA FALLACI ne
" SE IL SOLE MUORE " :
<< .. Nel giardino del re, la Morte
appare a un servo. “ Domani “, gli dice “ Ti vengo a prendere “.
Allora il
servo corre dal re e gli chiede il cavallo più veloce, per fuggire
lontano : a Samarcanda. Arriva a Samarcanda, l'indomani, e la Morte è li che lo
aspetta.
“ Non
è giusto “, grida
il servo. “ Non è leale “.
“ Perché? “, risponde la morte. “ Sei
fuggito senza farmi finire il discorso.
Io ero in giardino per dire : domani ti vengo a prendere a Samarcanda “.
E se la morte è un fatto ineludibile è
ovvio che ci si debba rassegnare a essa al punto da volersi presentare al suo
cospetto nel modo più presentabile. E’ questo il senso del discorso fatto dal
protagonista di GRAZIA DELEDDA ne : L’INCENDIO NELL’ULIVETO " :
<< .. Si muore, Nina mia >>,
concluse con voce meno aspra, << .. E bisogna presentarsi a Dio con la veste pulita .. >>.
FEDERICO
MOCCIA in "AMORE 14 " ne parla da un diverso punto di vista :
<< Con il nonno parlavi della
morte? >>.
<< No, della vita e mi diceva che
se non ci fosse la morte la vita non potrebbe andare avanti. La morte è il modo
che ha la vita di difendere se stessa. Una volta mi ha letto una bellissima
cosa di un poeta che si chiama Neruda >>.
E continuiamo a camminare mentre Rusty cerca in qualche
modo di ricordare, poi la sua voce diventa come più dolce.
<< Muore lentamente chi evita una
passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sugli “i” piuttosto che
un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti .. >>.
ANDREA G. PINKETTS ne “ II VIZIO DELL'AGNELLO “ dà un’altra
interpretazione, quale ancella insopprimibile della vita :
<< .. Mio padre era morto quando io
ancora credevo alla storia che la morte
fosse un lungo viaggio. Non è vero. Il viaggio è brevissimo. La morte è un pic
nic per il quale non sei mai attrezzato. .. >>.
d ) Quando la vita conta poco la morte non fa scalpore
Eh già! Qua ce lo dice ORIANA FALLACI ne “ NIENTE E’
COSI SIA “ :
<< .. Il cibo era eccellente? nidi
di usignolo, granchi appena nati, germogli di pisello. Ma il ristorante, ch'è
una specie di palafitta sul fiume, oltre un bosco gonfio di vietcong, non era
molto tranquillo. Gli aerei lo sorvolavano senza sosta, lasciando cadere i
bengala, le pattuglie in perlustrazione sparavano senza riposo: mangiavi
aspettando che una pallottola ti cadesse sul piatto.
<< .. Dottor Khan .. >>, ha
esclamato infine Moroldo. << .. Non potevamo scegliere un posto più
sicuro? .. >>. (.. )
<< .. Io ci sono abituato. Non ho
visto altro dacché sono al mondo. Sono nato dalla morte. E cosa sia questa pace
di cui parlate tanto, non lo so davvero .. >>. ( .. )
<< .. ( .. ). La morte
sa, ha un valore relativo. Quando è poca, conta.
Quando è molta non conta più. Se
muore un bambino sotto un'automobile a
Roma o a Parigi, tutti piangono sulla grande disgrazia. Se muoiono cento bambini quaggiù, tutti
insieme, per una bomba o una mina,
senti solo un pò di pietà. ( .. )
>>.
( .. ) Parlando mangiava avidamente, scompostamente. Mangiavamo anche noi : le fucilate non ci turbavano più e i bengala neanche. ( .. ). E c'è
stato solo un brivido, un piccolo brivido, quando una pallottola è
piombata nel fiume a pochi metri da noi. Paf! ( .. ). Sull'acqua fiorivano
graziosi cerchi concentrici, verso cui
un cane abbaiava. Ma se il dottor Khan avesse ragione? Disse un
condannato a morte a un altro condannato a morte, nella guerra del '14 :
“ Che piagni? La vita
e er giornale costa un sordo “
.. >>.
Riguardo l’argomento, in “ NIENTE E COSI SIA “, ORIANA FALLACI ribadisce il ragionamento raccontando un episodio
vissuto da lei nella guerra di Corea. Si ricorda qui che le guerre e le
catastrofi portano a tali stragi che ci si assuefa alla morte :
<< Nella pace un morto è un morto.
Alla guerra invece un morto è una cosa. E magari c’è un'altra cosa che attrae
più attenzione di lui >>.
<< Per esempio? >>.
<< Un elmetto. Ti ho raccontato di
quando seguivo il battaglione francese in Corea e ci fu quel combattimento che
incominciò alle sei del mattino e finì alle sei del pomeriggio e cadde quel
colpo in mezzo ai soldati che avevo appena intervistato : no? Fa lo stesso, te
lo racconto ora. Sicché cadde quel colpo e i corpi schizzarono via, a pezzi.
Una testa qua, un piede la. E mentre pensavo, senza piangere : “ ecco una
testa, ecco un piede “, la mia attenzione venne catturata da un elmetto che
volava più alto delle teste e dei piedi. Su, sempre più su, finché rimase quasi
fermo e fece una giravolta, venne giù a spirale giù, sempre più giù, toccò
terra, e suonò : bang! Capisci? Nemmeno ora la mia memoria si ferma sui
soldati morti. Si ferma sull'elmetto che sale e che scende e che fa : bang!
>>.
Un'alzata di spalle, un sorriso amaro.
<< E ti ho raccontato invece del
giorno in cui dovemmo raccattare i cadaveri e comporli dentro le bare? Faceva
un freddo insopportabile, artico e i cadaveri erano statue di ghiaccio
cristallizzate nelle posizioni più assurde: non riuscivi a stenderli e
chiuderli dentro le bare. Dovevi pigiarli finché si rompevano come un
bicchiere, crak! Una fatica. Il sudore ci colava giù dalle tempie, colando si
solidificava in una specie di neve. Ma c'era un soldatino che non sudava perché
non durava fatica. Infatti lui non tentava neppure di stendere le braccia, le
gambe ci tirava una bastonata e le stendeva così. E tirando bastonate cantava:
" Monna Lisa, when you smile! Monna Lisa, I love you! >>.
Sul fatto che la morte sia un fatto così
comune che non ci si fa più caso a meno che non colpisca un nostro caro lo
esplicita molto bene ANDREA G. PINKETTS ne " IL DENTE DEL PREGIUDIZIO " :
<< .. Due ore di attesa prima che il Tours passasse.
Tutto passa. Passerà anche il Tour. Re Cozio II era morto da meno tempo di
quanto non fosse morto suo padre Cozio
I, ma nessuno vi aveva fatto caso
perché la morte è quotidiana, il Tour de
France annuale. .. >>.
CESARE
PAVESE
ne " IL MESTIERE DI VIVERE " non è da meno anche se esprime un
punto di vista diverso :
<< .. Perché dimentichiamo i morti?
Perché non ci servono più. Un triste o un malato lo dimentichiamo - respingiamo
- in ragione della sua inservibilità psichica o fisica. .. >>.
MICHAEL
CONNELLY ne " LA LISTA " spiega, con
una buona dose di ironia, che rende ancora più netto la disaffezione provata
dai protagonisti verso il defunto :
<< E’ morto, Haller. Due anni fa in
una cella a Corcoran. Emorragia interna. Quando l’hanno aperto gli hanno
trovato un pezzo di spazzolino da denti nella cavità anale. Forse ha fatto
tutto da solo, forse l’ha fatto qualcun altro : non si è mai capito. Ma è stata
una bella lezione per il resto dei detenuti. Dopo l’episodio hanno anche
affisso un cartello che dice : “ Vietato infilarsi oggetti appuntiti nel buco
del culo “. >>.
e ) Sulla morte dei propri cari
Il presente stralcio di CARLO LEVI tratto da “ L'OROLOGIO “ introduce un aspetto più
intimo causato dall’esperienza della morte dei propri cari, ovvero
l’accentuazione del senso di solitudine :
<< .. E' uso parlare, forse a
conforto dei superstiti, della bellezza dei morti, che acquisterebbero, nei
tratti del volto, una compitezza, una pace, una perfezione mai raggiunta in vita. Ben di rado credo,
questo avviene ( .. ). Ma il viso di Luca, così pieno di comunicativa potenza
in vita, era davvero bellissimo ( .. ). Rimasi a lungo a guardarlo e cercavo il
mio viso nel suo viso. Pensavo alla morte di mio padre, lontano da me; al senso
amaro di libertà che mi aveva colto al suo annuncio, alla libertà fatta di cose
perdute, di legami troncati, di solitudine;
quando non si ha più nulla dietro le spalle e nulla ci viene di fuori. ..
>>.
Un po’ differente l’esperienza del
protagonista di VIRGINIA WOOLF tratto
da " LA CROCIERA " anche se in questo caso si tratta
dell’esperienza di un bambino :
<<
.. Mio padre era un proprietario terriero, e amava la caccia alla volpe. Morì
quando io avevo dieci anni, nella riserva di caccia. Mi ripordo quando lo
riportarono a casa morto, disteso su una persiana - o almeno così mi parve -
proprio mentre stavo scendendo per il té; anzi, avevo notato che c'era la
marmellata in tavola, e mi chiesi se mi avrebbero permesso .. >>.
f ) Sulle morti di giovani
Le seguenti parole sono di ERNEST HEMINGWAY che le scrisse ne “ LA
CAPITALE DEL MONDO “ tratto da “ I 49 RACCONTI e sono toccanti quanto di solito lo è la
morte di un giovane :
<< .. Il ragazzo Paco non aveva mai
saputo niente di tutto questo né di quel che questa gente avrebbe fatto il
giorno dopo e il giorno dopo ancora. ( .. ). Morì, come si dice in Spagna,
pieno di illusioni. In vita sua non aveva avuto il tempo di perderne
nessuna, nemmeno il tempo di terminare,
al momento della fine, un atto di contrizione. .. >>.
g ) Cosa prova chi ha visto e causato molte morti quando ama
Vediamo al riguardo cosa scrive ERNEST HEMINGWAY ne “ DI LA’ DAL FIUME E TRA GLI ALBERI :
<< .. Lo baciò lieve e con cruda
disperazione e il colonnello non riuscì a pensare ai combattimenti o ad
avvenimenti pittoreschi o singolari. Pensò
soltanto a lei e a quello che lei provava e come la vita sia vicina alla
morte nei momenti d'estasi. E che cosa
diavolo è l'estasi e qual è il grado
dell'estasi e il suo numero di matricola? E che effetto, questo golf
nero. E chi le ha dato questa dolcezza e
questa gioia e lo strano orgoglio e
sacrificio e saggezza di un bimbo?
Si, l'estasi è quello che si avrebbe
potuto avere e invece si tira in sorte l'altro fratello del sonno.
La morte è un mucchio di merda, pensò.
Arriva addosso in frammenti così piccoli che quasi non si vede in quali punti si insinua. A volte
giunge atroce. Può venire dall'acqua non bollita; uno stivaletto antizanzara
non tirato su, e può giungere col tumulto fragoroso, grande, al calor bianco, nel quale abbiamo vissuto.
Giunge nei piccoli sussurri crepitanti che precedono il rumore delle armi
automatiche. Può giungere con l'arco di
fuoco della granata o con la caduta precisa crepitante del mortaio. L'ho vista
arrivare sganciandosi dall'aereo e cadere con quella strana curva. Giunge nel frastuono metallico
di un veicolo sfasciato o in una
semplice mancanza di trazioni su una
strada sdrucciolevole.
A molti giunge nel letto, lo so, come il
contrario dell'amore. Con lei ho vissuto
quasi tutta la vita e l'ho distribuita per professione. Ma che posso
raccontare a questa ragazza, ora, in
questa fredda mattina ventosa al Gritti Palace Hotel? .. >>.
h ) circa il mito dei bonzi che si davano fuoco perché non
temevano la morte
Ce lo spiega ORIANA FALLACI in “ NIENTE E COSI SIA “ :
<< Venerabile Madre, certo lei ha
assistito a più di una immolazione. Che effetto suscita in lei? >>.
Sorride con grande dolcezza.
<< Oh, deve capire che le mie
reazioni non sono quelle di una donna normale! Non sono più una donna, sono una
bonzessa. La morte, per noi, non è una tragedia. Un corpo morto noi lo
bruciamo, o lo gettiamo nella foresta alle fiere, o nel mare ai pesci. Affinché
se ne nutrano. Solo quando non c'è fuoco per bruciarlo, né fiere, né pesci per
mangiarlo, noi lo sotterriamo. Noi non abbiamo paura della sofferenza fisica,
possiamo dominarla anche se è grande. Perché la realtà fisica non conta
>>.
<< Venerabile Madre, lei crede che
si soffra molto a bruciare vivi? >>.
<< Oh, si! ( .. ) >>.
<< Venerabile Madre .. >>,
le chiedo finalmente. << Lei è
pronta ad immolarsi? >>.
<< Oh, si! Si, certo. Fa parte dei miei doveri. E poi, vede, io venero molto quel gesto :
quando un fratello o una sorella si bruciano, non provo pietà od orrore. Provo un'immensa
ammirazione, un immenso rispetto e un poco d'invidia. Perché vede : morire bene
è meglio che vivere male. Vivere male è il sacrificio più duro di tutti >>.
Vorrei assistere al rogo di un bonzo o di una bonzessa. Deve essere assai interessante.
7
dicembre. Francois dice di no.
Dice che fa schifo e basta. Lui ne ha visto uno, nel luglio del I966 e ne fu
così sconvolto che cercò d'impedirlo.
<< Sto recandomi a una conferenza
stampa del Venerabile Tarn Chau
>>, racconta. << E mi trovo
in rue Con Li quando scorgo una fiammata
vicino al marciapiede. Ci risiamo, mi dico, ne brucia un altro. Scendo
dall'auto e mi avvicino al rogo. Dentro
c'è un bonzo, un gruppetto di
giovinastri che si divertono, alcune
donne che gemono, qualche
bonzessa. I passanti continuano a
camminare voltandosi appena o non voltandosi affatto. Le auto e
i risciò a pedale si limitano a
scostarsi dalle fiamme : il traffico non
ne risente nemmeno, mi spiego?
Il bonzo ha appena incominciato ad annerirsi, arde soprattutto la veste che è imbottita di cotone per succhiar più benzina. Un largo pezzo di stoffa cade per terra, mi ci precipito sopra
a l'allontano coi piedi. Il volto del
bonzo assume un'espressione di sollievo,
per un attimo penso che voglia strapparsi di dosso anche il resto. Ma una bonzessa si china sulla
stoffa che brucia, la raccoglie con dita che non sembran
scottarsi e gliela posa sopra la testa. Il bonzo ha una smorfia. Mi ributto su lui e gli ritolgo il cencio sopra la testa : ma la bonzessa lo
raccatta di nuovo e di nuovo lo posa
dov'era prima. La faccenda è di un macabro addirittura grottesco : con questo
cencio che va su e giù. Il poveraccio gesticola, è
ormai chiaro che di morire ha ben
poca voglia, forse non ne ha mai avuta : ma intorno al rogo s'è formato un
cerchio di bonzi che impediscono a me
d'intervenire e a lui di scappare. Corro a un
telefono, chiamo la polizia : quando giungono le camionette, egli è
ancora vivo. Morirà all'ospedale, 36 ore dopo e i medici accerteranno che era
drogato >>.
i ) Una simpatica epigrafe
LUIGI
BOVIO
in " DON LIBERATO SI SPASSA “
scrive :
Per me, ho dettato questa epigrafe :
Qui non riposa
Libero Bovio
perché gli altri morti
la notte
litigano fra loro
e gli danno fastidio.
l ) In verità chiunque muoia tocca anche noi
Dall’epigrafe di JOHN DONNE (
1573-1651 ), citata da ERNEST HEMINGWAY in “ PER CHI SUONA LA CAMPANA “ .
.. Nessun uomo è un'isola, intero in sé
stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della terra. Se una
zolla viene portata dall'onda del Mare, l'Europa ne è diminuita, come se un
Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica, o la tua stessa
Casa. Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché
io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi
suona la campana: Essa suona per te.
m ) e per finire ..
Dice ED MC BAIN in " VEDOVE " :
<< .. Era Willi adesso che faceva le domande. Domande sul morto
con una voce da morto. .. >>.