Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

venerdì 4 ottobre 2019

A un passo dal nono fallimento dell’Argentina



Altroconsumo 




Altroconsumo Finanza numero 1331 si sofferma sull’Argentina.
La presidenza Macri, iniziata a dicembre 2015, ha tentato di portare avanti tagli e riforme, ma il Paese continua a spendere più di quanto si può permettere e la Banca centrale non riesce a tagliare l’inflazione ( che nel 2019 sarà del 43,7% ).
Non migliora le cose poi il rialzo dei tassi Usa che attira gl’investitori dei Paesi Emergenti all’acquisto di titoli americani ( più sicuri e abbastanza redditizi ). Risultato? Per finanziare il proprio debito in aumento l'Argentina deve pagare tassi d’interesse sempre più alti.
D’altronde, nelle primarie del mese scorso per le presidenziali del 27 ottobre Macri è rimasto minoritario rispetto ad Alberto Fernàndez, che si teme possa far tornare l'Argentina alle politiche fallimentari di cinque anni fa. Il pesos così è sceso nel solo mese di agosto del 25,1 % rispetto all'euro mentre la Borsa ha perso il 38,5 %. In queste condizioni all'Argentina non resta che trattare un nuovo prestito con il Fondo Monetario,  chiedere dilazioni nei pagamenti e bloccare la fuga di capitali all’estero.
Morale della favola?
Parecchi sono convinti che se uscissimo dall’euro potremmo stampare moneta nostra e, annegando il paese di carta moneta, dare sussidi, pensioni, fare qualsiasi tipo di investimenti, stabilire salari decenti e via discorrendo.
Beh! Nonostante sia un Paese emergente e quindi lontano dall’essere tra i paesi più sviluppati, l’Argentina ha una moneta sovrana e nessun vincolo internazionale, a parte quello del dover onorare i propri debiti. Potrebbe dunque inondare il paese di pesos eppure non lo fa. Non solo! E’ costretto a pregare il Fondo Monetario Internazionale perché gli impresti dei soldi. Denari che l’FMI darà a patto d’inviare esperti, imporre al paese un preciso numero di riforme e multe nel caso non venisse rispettato il programma stabilito.
Che vogliamo fare?

Le Nazioni da sole non ce la fanno



In un precedente post si è detto che secondo Tremonti l’Italia, nonostante il debito altissimo, è entrata nell’Unione Europea grazie all’appoggio interessato degl’industriali tedeschi che in tal modo avrebbero costretto l’Italia a smetterla di fare loro concorrenza sleale grazie alla svalutazione della lira.
Ora propongo un punto di vista diverso e più convincente in quanto è improbabile che uomini di vaglia e lo stesso  governo di centro-sinistra che più si battè per entrare nell’Unione non capissero che così facendo non sarebbe andata bene. Non si trattava di sprovveduti ( si parla di economisti del calibro di Mario Draghi, Guido Carli, Romano Prodi, eccetera ) e dunque per costoro il gioco doveva valere la candela.
Secondo Giulio Conti infatti : << .. La crisi ha reso evidenti i rischi per la tenuta dell'intera Unione provocati da un'insufficiente competitività in alcuni Stati membri   e all'opposto, i benefici di cui hanno goduto quei paesi che hanno portato  avanti riforme volte ad aumentare la produttività, come ad esempio Spagna o Grecia. Occorre, per Draghi, prendere atto che “ oggi i governi nazionali non sono in grado di esercitare pienamente la propria sovranità da soli “ semplicemente “ non sono abbastanza potenti”.
Le esperienze dell'Europa sul terreno fiscale, o quelle del Fondo moneta­rio internazionale, insegnano che una «disciplina imposta da un organismo sopranazionale» può rendere più semplice definire il dibattito sulle riforme a livello nazionale. A fianco degli esistenti criteri di convergenza, Draghi ritiene allora opportuno introdurre una serie di «criteri strutturali» da ri­spettare per entrare e rimanere nell'area euro. Per perseguire i propri obiet­tivi i paesi dell'area euro devono imparare a «essere sovrani insieme», portando avanti le necessarie riforme strutturali e non interrompendo il processo di consolidamento dei conti pubblici. .. >>.
Vi era dunque e vi è tuttora una frazione d’intellettuali oltre a industriali e uomini politici di grande spessore per cui il far parte dell’Europa poteva e può imprimere un indirizzo virtuoso a quei Paesi, tra cui il nostro, che da soli non potrebbero comunque farcela.


Bibliografia

Giulio Conti, Squilibrio italiano e vincolo europeo, Milano 2019, Edizioni Lotta Comunista.