Controlla l’emotività negando i propri sentimenti a vantaggio della
propria vanità
A differenza
dei caratteri che si sentono circondati dai pericoli e quindi tendono a
evitarli facendo dei piani, oppure sfoderano un’aggressività “ difensiva “, o
si arrendono agli avvenimenti; e diversamente delle personalità muscolari che
tendono all’impulsività o dai viscerali votati alla paciosità; il nostro Imprenditore è un emotivo, così come il Donatore e il
Romantico-Tragico, tipo quest’ultimo, che analizzeremo nel prossimo capitolo.
L’emotivo è
colui che si sente bene nel momento in cui ha un buon rapporto con gli altri e la definizione non potrebbe essere più calzante nel caso
del nostro Imprenditore che vuole diventare addirittura il personaggio
maggiormente ambito della sua cerchia. Solo
che a differenza del Donatore che cerca di ottenere l’amore del prossimo
aiutandolo, l’Imprenditore, rivestendo panni che in realtà non gli sono
naturali, deve controllare la propria emotività per calarsi il più efficacemente
nella parte che ha deciso di fare propria.
Non è un caso che
Naranjo[1] scriva : << .. Il più patologico Tre è il meno emotivo di
questi tre tipi, perché le
considerazioni pratiche e razionali hanno la meglio sulla vita emotiva.
Solo nel caso di personalità più sane e sviluppate, i Tre permettono al loro
lato emotivo di manifestarsi .. >>, e questo : << .. Perché non
hanno più bisogno di tenersi costantemente sotto controllo .. >>.
Giungono così : << .. A trascendere la menzogna emotiva contenuta
nell'affermazione implicita di essere quella persona sorridente e sicura di sé.
.. >>.
Il cercare di
dominare i propri impulsi naturali per cercare di essere la persona esemplare
che tutti vorrebbero essere implica il non sentire veramente i sentimenti che
dice di avere. Cosa che in momenti di crisi, familiare o lavorativa, può
emergere nettamente alla coscienza e farlo sentire un mentitore, sia verso se stesso che di fronte agli altri. E tutto per nascondere un vuoto interiore che non
sa riempire altrimenti che fingendo di essere quel “ qualcuno “ o quel “
qualcosa “ che gli possa far ottenere un poco d’amore e d’attenzione.
Da qui
l’esaltazione di sé ottenuta incarnando un ruolo prestigioso e costruendosi una
carriera vincente ( e dunque avvantaggiandosi, senza esclusione di
colpi, sui concorrenti meno cinici, oppure meno aggressivi o in difficoltà ), curando e ostentando l’aspetto esteriore e, dice la Palmer, gli : << .. Status symbol che sono la prova tangibile del successo. ..
>>.
Per Naranjo si tratta dunque di una personalità vanitosa, cosa che implica: << ..
Perfezionismo per ciò che attiene alla forma, spirito d’imitazione e
atteggiamento camaleontico ( in virtù del quale, ad esempio, nell’ambito
della controcultura, la vanità può manifestarsi nel coltivare un’immagine di
sé in cui colpisce il disinteresse per
l’aspetto esteriore ). .. >>.
Visto che, spiega la Palmer, la loro : << .. Vanità scaturisce dal fare e
nell’apprendere e non dal senso illusorio di un valore personale innato ..
>>, se : << .. Non riescono a raggiungere una buona
condizione sociale e il rispetto degli altri cadono in frustrazione. ..
>>.
Naranjo infine ci ricorda che : << .. La grande capacità di conseguire gli scopi
propri della vanità tiene viva la vanità stessa .. >>, e quindi è probabile che : << .. Una bella donna adotti la strategia della
vivacità e del brio ( e commetta il
corrispondente errore esistenziale di scambiare il fascino di cui è dotata per
il proprio vero sé ). .. >>.
Claudio Naranjo, Gli
Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini
Editore
Claudio Naranjo, Carattere
e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
Claudio Naranjo, Carattere
e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio