Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

domenica 23 agosto 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : decimo paragrafo

Signorile e orgoglioso, fa paragoni, è pretenzioso e prepotente


Naranjo[1] spiega che il nostro Perfezionista è un : << .. Tipo picnico[2] .. >>. Spesso sono : << .. Ectopenici mesoendomorfi[3] .. >>, ma, prosegue, esistono : << .. eccezioni, spe­cie fra gli individui che appartengono al sottotipo socievole, che tende a essere atletico .. >>, anche se : << .. Snello e rigido. .. >>.
Il nostro tipo del resto ha tratti nettamente signorili e la cosa  non stupisce vista la sua ferma decisione ad assumere comportamenti “ superiori “ . Ovvio poi che da ciò ne tragga soddisfazione e che pertanto la sua complessa personalità sia connotata pure dall’orgoglio.
Non deve dunque sorprendere se lo studioso descrive la camminata del soggetto in questione come misurata e lenta. Che i movimenti evitano o nascondono fretta ed eccitazione e che nel parlare è corretto e pacato.
Si ha dunque a che fare, prosegue il celebre psichiatra[4], con un personaggio la cui compostezza e l’aria di chi è perfettamente padrone di sé suggeriscono : << .. La definizione di atteggiamento da lord inglese .. >>, quale : << .. Difesa contro l’atteggiamento sessuale. .. >>. Perché  : << .. Un uomo per bene non fa queste cose. .. >>.
Per l’autore[5] poi : << .. La postura e la gestualità riflettono la rigidezza sottostante, un controllo teso delle emozioni che vengono tenute a bada con successo .. >>, e, data la sua serietà, ha : << ..  Aria torva e triste. .. >>.
Queste ultime asserzioni del resto non sembrano andare molto d’accordo con quel che affermano Beesing, Nogosek e O’Leary[6] quando spiegano che gli 1 : << .. Indicano spesso quando parlano .. >>, e discorrono : << .. Animatamente .. >>. Non sembra esservi invece alcuna contraddizione quando precisano che gli 1 : << .. Possiedono un'affascinante semplicità nell'esporre il loro punto di vista o nel dimostrare di aver ragione.. >>.
Per Rognoni[7] l’1 : << .. Tende a sottoporsi con sollecitudine alle cure .. >>, ed esprime : << .. Analoga an­sia ( .. ) per quanto riguarda la salute dei suoi cari .. >>. Naranjo[8] d’altro canto spiega che ama : <<  .. Essere messo a dieta .. >>, e la seguirà spartanamente .. >>
Il Perfezionista è talmente determinato a cercare di dare il meglio da non considerare le qualità umane del prossimo o la piacevolezza del relazionarvisi assieme. Di costui infatti gl’interessa l’impegno, la serietà e l’onestà e ovviamente la bontà o meno del giudizio che ne ha influirà notevolmente sul modo con cui si rapporterà con essi.
S’egli infatti giudica che le persone che frequenta siano migliori di quanto non lo sia egli stesso il suo senso d’inadeguatezza peggiora e quindi viene a soffrire per una inferiorità che vuole assolutamente eliminare. Da qui l’accentuarsi del suo spirito competitivo volto a cercare di pareggiare o superare i risultati altrui e quindi azzerare la gelosia e l’ansia.
Se tuttavia non vi riesce l’invidia e l’angoscia prendono campo e questo in misura direttamente proporzionale alla sensazione di non valere e d’essere un perdente, con conseguenze che possono arrivare a essere tragiche,
Perché ciò non accada, consiglia  la Palmer[9], gli 1 devono smettere di considerare le eccellenze altrui come intollerabili conferme della propria inettitudine e in ciò possono venire aiutati dalla meditazione. Di modo che, ogni : << .. Volta che l'attenzione si sposta sull'esame dettagliato dei pregi e dei difetti di un altro, con la sensazione che se l'altro ha un punto in più il Perfezioni­sta ha un punto in meno .. >>, imparino ad allentare : << ..  il pensiero giudicante .. >>.
Nel momento in cui invece il prossimo gli paia avulso o non coerente con le proprie velleità idealistiche il Perfezionista si sente in diritto di pretendere che quello s’impegni a disciplinarsi onde ottenere migliori risultati. Sentendosi superiore a costui dunque diventa pretenzioso mettendo così in atto un processo psichico che Naranjo[10] descrive come la trasformazione della rabbia : << .. In chiave vendicativa come reazione a una frustrazione precoce .. >>.
Ciò spiega perché gli 1 tendano : << .. A fare sermoni, a predicare e a insegnare senza pensare se il ruolo che si assumono gli si addica o no .. >>, nonché a correggere e a non lasciare all’altro : << .. Scelta alcuna se non di adeguarsi .. >>[11], alle loro osservazioni ( credono persino, afferma Rognoni[12], di dover : << .. Infliggere punizioni .. >>, a chi sbaglia ).
Dato un simile orientamento, spiega la Palmer[13], costoro si stupiscono allorquando scoprono che gli altri non accettano l’idea de : << .. L’unico modo giusto .. >>, e che : << .. Aprire la paratia alle emozioni e alle pulsioni sessuali non significa necessariamente cadere in preda di desideri ossessivi o trasformarsi in libertini depravati .. >>. Del resto, prosegue l’autrice : << .. Una volta che hanno visto del buono in una persona .. >>, sperano incrollabilmente di correggerlo.
Rohr ed Ebert[14] ricordano inoltre che, onde evitare le aggressioni e le ripicche degli altri che si : << .. Sentono continuamente criticati ( .. ) anche quando .. >>, gli 1 non dicono nulla : << .. Devono imparare ad accettare sé e gli altri invece di esprimere giudizi su tutto e tutti. .. >>. Così come devono costruire : << .. Una relazione di fiducia .. >>, che consenta alla loro : << .. Capacità critica .. >>, di servire : << .. All’illuminazione, alla liberazione e alla gioia dell’altro invece di opprimerlo e di denigrarlo. .. >>.
La pretenziosità del tipo del resto fa il paio con la sua prepotenza e questo in quanto entrambe traggono la propria forza dall’autorità che deriva dalla sua moralità. Esse, spiega Naranjo[15], si manifestano primieramente : << .. Nella critica intellettuale .. >>, e  nella volontà di controllo delle situazioni nonché nella
imposizione della disciplina ( << .. Perché, come potrebbe avere efficacia un tale atteggiamento, senza autorità?  .. >> ).
L’1 inoltre, prosegue il celebre psichiatra, manifesta la prepotenza : << .. Come un tratto relativamente indipendente, descritto da espressioni quali : “ stile autocratico “, “ autorità sicura di sé e maestosa “, ( .. ) “ comportamento altezzoso, sdegnoso “ .. >>.
Sebbene da ciò ne consegua che la prepotenza inerisca a : << .. Una posizione di potere .. >>  ( cosa implicante, oltre alle : << .. Strategie secondarie .. >>, descritte sopra, il : << .. Senso di un’investitura sulla base della propria eccellenza, della diligenza, di un retroterra culturale e familiare, dell’intelligenza e così via .. >> ), anch’essa può : << .. Essere considerata un’espressione implicita o una trasformazione della rabbia. .. >>.






[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Ovvero un :  << .. Tipo costituzionale caratterizzato da un’eccedenza dello sviluppo del tronco su quello degli arti ( in greco pyknòs “ spesso “ ). Gli individui che hanno tale costituzione sono predisposti all’uricemia, all’ipertensione, all’asma, alla cirrosi epatica, ecc. .. >>. Da : Moderna enciclopedia Medica, vol. terzo, Milano 1974, Istituto Editoriale Moderno
[3] I mesoendomorfi sono caratterizzati dal prevalente sviluppo dei visceri ( endoderma ), nonché dello scheletro e delle masse muscolari ( mesoderma ). Da : Leo Talamonti, Guida al carattere,  Milano 1976, Mondadori
[4] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui riporta quanto scritto da Wilhelm Reich in Analisi del carattere, Varese 1973, Sugarco Edizioni S.r.l.
[5] L’autore qui riporta quanto scritto da T. Millon in Disorders of Personality : DSM-III, Axis II, Wiley, New York 1981
[6] Maria Beesing – Robert J. Nogosek - Patrick H. O’ Leary, L’Enneagramma, Cinisello Balsamo 1996, San Paolo Edizioni
[7] Andrea Rognoni, L’Enneagramma, Milano 1997, De Vecchi
[8] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da Catherine Coulter in Portraits of Homeopathic Medicines, north Atlantic Books, Berkeley 1986
[9] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[10] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[11] L’autore qui riporta quanto scritto da Catherine Coulter in Portraits of Homeopathic Medicines, north Atlantic Books, Berkeley 1986
[12] Andrea Rognoni, L’Enneagramma, Milano 1997, De Vecchi
[13] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[14] Richard Rohr e Andreas Ebert, Scoprire l’Enneagramma, Cinisello Balsamo 1993, San Paolo Edizioni
[15] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Astrolabio, Roma 1996 Astrolabio, Roma 1996

sabato 15 agosto 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : nono paragrafo

E’ disciplinato, conservatore e indeciso


Il non essere stato accettato per quello che era e l’essere stato spinto a fare di più e meglio, ha comportato per il nostro Perfezionista il diventare disciplinato, ovvero il seguire i dettami dei superiori e il sapersi organizzare sapientemente al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.
E dato che questi, onde tacitare gli scrupoli, vengono stilati sulla base del senso del dovere, egli sarà così severo con se stesso ( e qui è ravvisabile un certo qual masochismo così come nell’essere intransigente con il prossimo può riscontrarsi una punta di vendicatività ), da diventare inconsapevole del fatto di negarsi i piaceri e di bloccare le pulsioni istintuali. Tant’è vero che la cosa lo porta a essere talmente serio e lavoratore da preoccuparsi di fare qualcosa di buono ed educativo persino nel tempo libero.
Secondo Naranjo[1] pure il 6 ha un alto senso del dovere. Solo che l’1 è più fiducioso di sé, ha un minimo senso di colpa, non è tormentato, ricorre raramente alla psicoterapia e se lo fa è più per migliorarsi che per risolvere problemi esistenziali.
Il ruolo di guida e pungoli poi che i severi genitori dei futuri Perfezionisti assumono nei loro confronti, cosa che per altro glieli fanno diventare dei riferimenti obbligati in quanto modelli di vita, fa si che ai nostri moralisti l’esistenza dell’autorità paia assolutamente naturale e necessaria.
E’ da tener presente tuttavia, spiega Naranjo che il nostro tipo, data la sua  sete di “ giustizia “, è più colpito da : << .. L’autorità astratta delle norme o della carica .. >>, ( oggettive in quanto frutto di  ponderazioni profonde ), che da : << .. L’autorità concreta delle persone .. >>, ( fallibile o interessata ).
Ciò significa ch’egli non accetta il potere come un male minore ma ne diventa uno strenuo assertore e questo  perché lo fa stare bene sentirsi finalmente dalla parte di chi ha imperio.
Per costoro infatti, lo stare dalla parte delle istituzioni non significa solamente l’essere riconosciuti come persone a posto ma il sentirsi in diritto di scaricare l’aggressività imponendo agli altri le proprie norme comportamentali, eque o stolte che siano.
L’essere nel giusto quindi non fa loro  avvertire che in realtà ciò che fanno non è altro che una sorta di rivalsa nei confronti di un destino che a torto o a ragione li ha comunque costantemente penalizzati. Così facendo dunque non percepiscono l’egoismo e la rabbia che li anima e li spinge a esempio ad abbracciare un partito piuttosto che a essere solidali con il genere umano.
Per il perfezionista del resto il decidere, che è la prerogativa di quell’autorità giusta da loro tanto vagheggiata, risulta problematico in quanto non riesce a concepire risoluzioni sbagliate. In un caso del genere infatti ne andrebbero di mezzo gl’intenti morali che persegue da sempre, con le relative ricadute sull’autostima e la considerazione delle persone per bene.
Da un simile preambolo ne discende che quanto più le scadenze sono importanti o prossime tanto più diviene ansioso di evitare soluzioni che siano troppo abborracciate. Ciò significa il rimandare la scelta a quando creda di aver trovato la soluzione ideale.
La Palmer[2] al riguardo giunge a rilevare che quando il Perfezionista teme di dover fare scelte in base a un desiderio che gli altri potrebbero non approvare le sue : << .. Paure ingigantiscono .. >>, sino a : << .. Percepire critiche anche là dove non esistono. .. >>.
In simili casi, aggiunge l’autrice, invece di credere che : << .. Frasi innocue .. >>, celino : << .. Toni di condanna e macerarsi nella falsa sensazione che gli altri lo stiano segretamente giudicando .. >>, farebbe bene a : << .. Verificare realisticamente i suoi timori. .. >>.
Sylvie Tenenbaum e “ soci “[3] vanno oltre.  Poiché : << .. Il diritto di sbagliare viene perce­pito come un errore che non si possono permettere, le persone in base 1 sono talvolta portate a preferire un risultato mediocre ottenuto senza sforzo a un risultato buono ma necessariamente imperfetto .. >>, e che per di più : << .. Ri­chieda un investimento maggiore. .. >>. Per : << .. Queste persone .. >>, proseguono gli studiosi sopra citati, << .. A volte è meglio incrociare le braccia piuttosto che sbagliare ( .. ). Una giovane donna diceva: «Io non faccio le cose fin quando non le so fare!». .. >>.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma, 1996, Astrolabio
[3] Sylvie Tenenbaum, Dominique Laugero, Françoise Cavè, L’Enneagramma, Roma 2006, Edizioni Scientifiche Ma. Gi. srl

martedì 4 agosto 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : ottavo paragrafo

E’ avaro, autocritico e intollerante


Il fatto che il Perfezionista rifugga i piaceri lo rende incline a cercare una compensazione inconscia nell’avere abbondanza di denari e beni. Una simile tendenza del resto non è neppure in contraddizione con il suo senso di responsabilità e giustizia visto che l’avere una famiglia implica pure il dovervi provvedere, così come l’essere membro di uno stato comporta la necessità di pagare le tasse e osservarne le leggi.
Si ha dunque a che fare con un tirchio che, oltre a provare soddisfazione delle risorse che possiede, le consuma con parsimonia sia perché si sente più sicuro a incrementare il proprio “ tesoretto “ piuttosto che a spenderlo, sia in quanto aborre lo spreco.
Ad ascoltar Naranjo[1] tuttavia l’avarizia e la rabbia di questo individuo non permea la sua personalità in modo così determinante come nel caso di altri tipi.
Il nostro uomo quindi, temendo di finire sul lastrico, risparmia, controlla i conti, si tiene informato dell’andamento dei mercati e, fatte le  proprie valutazioni, investe il denaro nel modo che reputa più conveniente.
Altra peculiarità del nostro Perfezionista, derivante dal non essere mai piaciuto ai genitori e quindi dall’aver acquisito il senso di non valere, è la spietata autocritica. Che poi è alla base del suo impegno a diventare persona degna di rispetto perché risaltando i propri difetti accentua il rifiuto di ciò che è a fronte del desiderio di come dovrebbe essere.
Ecco spiegato quindi perché non cerca, né di nascondere i propri errori, né di castigarsi, né di apparire migliore di quello che è. Tende a scusarsi spesso poi, cosa perfettamente compatibile con la sensazione che ha di essere indegno.
Il nostro uomo fa pure pochi complimenti e questo in quanto gli è estraneo il rivolgerli a terzi per mera piaggeria. A suo avviso infatti vanno espressi solo a chi li merita davvero, salvo poi soffrire di gelosia poiché l’ammettere che altri siano bravi implica il riconoscersi da meno di costoro.
Senza contare che le critiche di terzi hanno nel nostro Perfezionista effetti devastanti perché confermano e quindi aggravano il malessere ch’egli vive in quanto maldestro o peggio.
Non solo. Spesso gli  ritornano in mente situazioni del passato dove giudica essersi comportato meno che bene e la cosa continua a infastidirlo a tal punto da far dire a Rohr ed Ebert[2] che : << .. Diventa così la coscienza sporca della famiglia e di un popolo .. >>.
Riguardo gli errori di giudizio attuali, afferma Rognoni[3], possono : << .. Provocare in questo tipo una crisi, più o meno grave, da cui egli può uscire solo grazie alle critiche espli­cite del danneggiato o di un eventuale difensore di questo .. >>.
Il non sopportare ciò che di sé non va del resto, lo porta a essere intollerante verso i difetti altrui. Quanto più infatti aumenta in costui, grazie ai miglioramenti ottenuti, un senso di superiorità che compensa la bassa autostima di cui soffre, tanto più accresce il disprezzo verso coloro che non tendono a raggiungere livelli ideali, morali e intellettuali più elevati.
Ma il bello è che il suo senso della correttezza  gli fa celare il dispetto ( <<  Non è educato accapigliarsi e dar spettacolo agli altri del proprio istinto belluino. Senza contare poi che non è giusto non dare al prossimo il tempo e la possibilità di cambiare >> ). Con costoro quindi e sino a quando non ne potrà più, si comporterà come se niente fosse nella speranza che si correggano da soli.
Il frustrare i desideri a fronte di un comportamento ideale e, quel ch’è peggio, brigare perché anche gli altri lo adottino, oltre a rendergli difficoltosi i rapporti sociali ( in quanto intransigente non accetta situazioni meno che per bene e la cosa anche se non entra in conflitto con il prossimo gli aliena le simpatie ), comporta una tensione nervosa che lo costringe a cercare momenti di solitudine per “ ricaricare le batterie “
Visto che non ama il prossimo perché a suo avviso corrotto e ancor meno le persone bisognose in quanto responsabili dei propri guai, la sua caritatevolezza risponde a esigenze di giustizia sociale più che a una vera partecipazione al dolore e alla frustrazione altrui. E’ per questa ragione che preferisce pianificare progetti di aiuto ( ospizi, ospedali, carceri modello, colonie, ecc. ), invece di porgerne in prima persona.         
Non avendo rispetto che per chi non lo merita, spiega Naranjo[4], il Perfezionista tende : << .. Ad avere una visione autoritaria della vita .. >>, e quindi si : << .. Rapportano agli altri in termini di rango o di status. .. >>. Il che implica che coi superiori, da cui ricercano rassicurazione e approvazione : << .. Sono deferenti e melliflui. .. >>. Coi subordinati invece sono : << .. Autocritici, altezzosi e carichi di biasimo. .. >>. Di solito giustifica le : << .. Sue intenzioni aggressive facendosi scudo di regole o autorità cui egli stesso deve sottostare. .. >>.






[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da Catherine Coulter in Portraits of Homeopathic Medicines, north Atlantic Books, Berkeley 1986
[2] Richard Rohr e Andreas Ebert, Scoprire l’Enneagramma, Cinisello Balsamo 1993, San Paolo Edizioni
[3] Andrea Rognoni, L’Enneagramma, Milano 1997, De Vecchi
[4] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. Qui l’autore riporta quanto scritto da T. Millon in Disorders of Personality : DSM-III, Axis II, Wiley, New York 1981