Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

lunedì 11 febbraio 2019

Segnali e comportamenti di rango




a ) Accessori e collaboratori domestici

Tanto per cominciare le scarpe solitamente sono di materiali e fattura pregiata. In genere poi sono lucidissime, tanto da far capire che chi le porta non svolge lavori manuali ed è sufficientemente ricco da perdere tempo e denaro per mantenerle linde.

Chi è davvero dominante poi tende ad essere particolarmente pulito e curato, tratto che richiede egualmente tempo e denaro ( saune, massaggi, ecc. ).

Ovviamente le auto dei benestanti sono di alta gamma. E’ quasi inutile ricordare che i modelli preferiti sono quelli al di fuori della portata dei meno abbienti o dai parvenu.

Avere a disposizione un’autista è un altro segno di potere e autorità reali, tanto è vero che i casi in cui persone altolocate decisero di spostarsi a piedi o in bicicletta per protestare contro l’inquinamento vennero ferocemente criticati dai colleghi di pari condizione. La ragione? Nonostante non si potesse certo affermare che le iniziative non fossero lodevoli, se si fossero generalizzate si sarebbe persa una importantissima occasione di mostrare la propria preminenza.

I ricchi sicuramente possiederanno diversi apparecchi telefonici, mobili e non, tutti di ultima generazione, ubicati e collegati strategicamente. Al di là di ciò comunque e, soprattutto in ufficio, il grande dirigente non ama digitare personalmente il numero in quanto trattasi di lavoro manuale che a suo avviso dev’essere svolto da personale di rango inferiore.
Di solito infatti è la propria segretaria a occuparsene. Altro particolare interessante : chi ha la posizione di maggior rilievo spesso fa in modo, quando non lo esige, che sia l’altro a chiamarlo cosicché sia costui che debba parlare con la sua segretaria e non lui.

Molto importante per i magnati è la servitù. In passato ve n’era in abbondanza ed era appannaggio anche di benestanti di grado inferiore. Oggi le persone disponibili a svolgere questo lavoro sono in numero molto minore, quindi agli occhi della gente hanno assunto un valore maggiore e chi ne ha a servizio figura come persona notevole.

Tanto più si è gerarchicamente importanti tanto meno ci si porta dietro borse portadocumenti piene di cartelle e fogli vari e questo perché si dà per scontato  che, quanto più si conta tanto più ci si debba occupare di questioni veramente importanti.
Al contrario a chi è più in basso nella scala sociale viene demandato il disbrigo delle faccende burocratiche, la tenuta e l’aggiornamento delle agende di lavoro, ecc. ovvero i compiti di routine. Chi è al vertice invece non porta assolutamente niente se non un segretario e magari un codazzo di altri collaboratori e guardie del corpo. Se fosse altrimenti infatti che preminenza assoluta avrebbe? Se dovesse portare tante borse da parere un facchino e magari dovesse pure gestirle dove troverebbe poi il tempo e l’attenzione per sviscerare i vitali problemi che ha in agenda?

Al personaggio preminente  poi è concesso mettersi comodo rispetto all’interlocutore. Da costui invece ci si aspetta che si disturbi o comunque mantenga una posizione condiscendente. Il capo quindi lo intratterrà rimanendo placidamente stravaccato su una comoda poltrona e con il sedile più alto rispetto quello dell’ospite, cosa che gli consentirà di guardarlo pure dall’alto al basso. E’ dunque normale, anche se si fa accomodare il sottoposto in un ampio e morbido sedile, che il superiore si sieda su uno più alto in modo da accentuare il disagio del subordinato.
Non è un caso che i sovrani si  facessero preparare degli scranni sopraelevati e ampi, impreziositi da stoffe, a volte da ori e pietre preziose ( troni ) che segnalavano la loro supremazia, sia mantenendo una postura rilassata, sia rimanendo più in alto degli altri.
Ovviamente a noi poveri mortali sarà difficile avere un colloquio con qualche sovrano e quindi provare sulla propria pelle quel senso di piccolezza e quindi d’inferiorità che l’ambiente sfarzoso e il trono sontuoso intendono incutere.  Senza andare tanto lontano tuttavia, qualcosa del genere ci può egualmente capitare nel mondo del lavoro quando siamo chiamati a colloquio da un qualche capo che rimane seduto su una poltrona dirigenziale dietro una grande scrivania mentre ci invita a occupare una poltroncina più bassa, quando non si tratti di una seggiola. Può capitare addirittura che, sapendo che l’interlocutore fumi, cerchi di metterlo maggiormente a disagio lasciando il portacenere a una certa distanza da costui in modo da costringerlo a intraprendere strani sforzi per poterlo raggiungere. A volte, tanto per rendere le cose ancor più difficili, il superiore può collocare la poltroncina destinata al sottoposto a una certa distanza dalla scrivania, in modo da farlo sentire ancor meno a proprio agio.
Diverso è invece il caso del capoufficio che si alzi e si segga accanto all’interlocutore, senza più farsi scudo della scrivania : in questo caso l’atteggiamento del superiore sarà senz’altro meno altezzoso e più benevolo.

b ) Comportamenti con gli altri denotanti un alto status

Solitamente chi entra senza bussare e si reca deciso fino alla scrivania dell’altro si comporta come un padrone di casa incurante della presenza degli altri. Si tratta di individui autoritari o sfacciati al punto da non considerare punto le esigenze degli altri che reputa come aventi poco più valore di un mobile. Il suo contrario è invece dato da colui che bussa e, nonostante venga invitato a entrare, si fermi a parlare sulla porta. Il suo disagio davanti a quell’ufficio e al suo occupante è massimo e ciò significa pure che probabilmente l’occupante è il suo capo. Tra questi due estremi esiste poi la posizione intermedia : colui che dopo essere stato invitato entra e si ferma a comunicare a metà stanza. Anche in questo caso il soggetto è a disagio rispetto a colui che risiede nell’ufficio, da cui se ne può concludere che quello sia il suo superiore ma ciò nonostante è giunto sino a quel punto e la cosa indica una maggior consapevolezza di sé rispetto al caso precedente.

Coloro che lascino la borsa sulla scrivania di un altro, o ci si appoggino o vi si siedano addirittura, o vi gettino sopra fascicoli di lavoro, avranno sicuramente confidenza con l’occupante che, in caso contrario, potrebbe aversela male in quanto un luogo datogli in gestione è stato trattato irrispettosamente e, dato che inconsciamente costui la recepisce come una propria appendice, ciò si riferisce pure a lui.
Non a caso un simile comportamento è tipico dei capi autoritari ed è spesso mal tollerato dai sottoposti che sentono violato il proprio spazio vitale nonché, a volte, la privacy. Sarebbe molto meglio avvisare del proprio arrivo anche solo tossendo e dando in mano a costui la documentazione che il superiore vuole che studi.

Una persona di vaglia che, come si è già detto, si sente superiore e quindi tiene a distanza chi non sia suo pari, o se non possa farlo mantenga un atteggiamento distaccato, si farà sicuramente desiderare se cercato da persone di rango inferiore e questo anche se i signori in questione avessero preso un appuntamento. Questo tra l’altro perché la persona importante, in quanto tale, sa giudicare, vivere e decidere al meglio e quindi i suoi consulti non possono che essere richiestissimi. Detto ciò è ovvio che non abbia tempo per le questioni da poco così come è scontato per noi, poveri tapini delle classi inferiori, queste attese vengono tollerate piuttosto bene. Anzi, dubiteremmo della capacità della persona desiderata se nella sua sala d’attesa non vi fossero altre persone e venissimo fatti entrare subito nel suo studio.
Non è un caso che sia ormai entrato nell’uso comune di professionisti, artigiani e quant’altro, di farsi attendere per darci a intendere che sono molto ricercati e quindi molto in gamba

Quando due animali si confrontano finisce che il più debole dei due si sdraia a terra mentre l’altro vi sale sopra. Con questo gesto vengono definiti una volta per tutte i loro rapporti gerarchici e terminano le ostilità. Fra gli uomini non accade la stessa cosa : o la tensione degenera in uno scontro fisico e allora vince il più forte e fortunato oppure, se uno dei due riconosce la supremazia dell’altro, tenderà a porsi nei suoi confronti in un modo che l’altro non lo avverta come pericoloso, ovvero facendosi tanto più piccolo e mostrando tanto maggior deferenza quanto più potente l’altro verrà avvertito  ( quindi a seconda del caso vi s’inchinerà davanti, oppure vi si genufletterà oppure vi si prostrarrà ).
Non è un caso che nel linguaggio comune ci si riferisca spesso ad aggettivi come “ elevato “ o “ altolocato “ per definire una persona fiera, sicura e vincente mentre con attributi come  “ basso “ s’intendono individui umili, gretti, subordinati. Così come non sorprenderà ricordare che chi non ha paura e vuole attirare la folla deve comunque sovrastarla per rendersi visibile mentre le divinità risiedono nei cieli. D’altronde chi riveste alti ruoli istituzionali o professionali tende a sedersi su una poltrona che gli faccia acquistare altezza rispetto agl’interlocutori.
Fare una graziosa riverenza nei confronti di un qualche personaggio aveva per le signore un significato simile al riconoscimento della propria inferiorità sociale così come il togliersi il cappello per gli uomini. Se non lo si porta, cosa ormai piuttosto comune al giorno d’oggi, ha lo stesso valore simbolico poggiare una mano al lato della fronte e poi scostarla, come se ci si scappellasse in segno di omaggio. Lo stesso vale per il saluto militare anche se soventemente, il copricapo o elmetto che sia, vuoi per ragioni legate alla sicurezza personale, vuoi a causa della rigida etichetta collegata all’uniforme, lo si lascia ben calcato in testa. 

Se in una serie di contesti la persona eminente s’interpone all’altro in tutta la propria altezza e alterigia, in altri può comportarsi in maniera completamente rilassata. E’ questo il caso di quando è in casa propria e s’intrattiene con l’interlocutore trascurando il rispetto di ogni formalità. Ciò significa che le regole di decoro e di rispetto a cui sono tenute le persone normali non valgono per quelli del suo ” calibro “. In alcune occasioni addirittura e soprattutto quando il proprio ruolo rispetto quello dell’altro sia molto elevato e l’altro si senta molto inferiore oppure speri d’ingraziarselo per ottenere qualche favore,  può comportarsi, nonostante si trovi nell’abitazione dell’altro, come se fosse nella propria.

c ) Riferimenti bibliografici

Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L'occhio nudo, Milano I edizione Oscar saggi Mondadori 2002, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Fabio Pandiscia, Comunicare bene, Francavilla al Mare 2009, Edizioni Psiconline S.r.l.
Allan e Barbara Pease, Perché mentiamo con gli occhi e ci vergognamo con i piedi?, Milano 5° edizione Sonzogno 2006, R:C:S: Libri S. p. A.











lunedì 4 febbraio 2019

I segnali di rango o status symbols


v  

a ) Sulla natura degli status symbols

Da che mondo è mondo i personaggi di spicco della comunità, ovvero quelli cui gli altri si riferiscono nei momenti più delicati della vita sociale o personale, sono riconoscibili dal vestiario indossato, dagli oggetti di cui si circondano e dai riti che accompagnano la propria attività. Si tratta dunque di veri e propri segnali di prestigio sociale che hanno lo scopo, sia di accentuare la presa emotiva dei preminenti sui componenti della tribù, sia da parte di questi ultimi di attribuire una maggior efficacia alla loro azione grazie anche all’energia che spesso si credeva che emanassero da quei simboli. In questo modo si crea una prima fondamentale divisione sociale del gruppo dove una parte attinge sicurezza dalla capacità organizzativa, strategica o spirituale di alcuni ( si pensi al capotribù o allo sciamano ), i quali, a loro volta, acquistano considerazione o onori che portano alla richiesta e all’ottenimento spesso forzata di privilegi quali la priorità di scelta nella spartizione del cibo, l’ottenimento dei partner più allettanti e tutta una serie di atti di deferenza.
Le modalità con le quali queste gerarchie vengono stabilite è ovviamente in relazione con il modo di porsi con la maggiore  o minore generosità ambientale e, dati i frequenti attriti con altre comunità per l’occupazione di terreno più fertile o di territori di caccia più fecondi oppure per la preferenza della razzia quale stile di vita, soventemente sono assurti al ruolo di capi i personaggi più violenti e brutali.
Dato tuttavia il graduale aumento della grandezza delle società e della loro complessità si sono andate un poco svalutando le capacità guerresche individuali a fronte della formazione, fra le pieghe delle nazioni, di una pletora di figure aventi rilevanza differenziata. Abbiamo così persone che ereditano ricchezze e prestigio dai propri genitori, cosa però che non garantisce che costoro abbiano le stesse abilità degli avi. D’altronde essi avranno una ragione in più per essere orgogliosi dei propri natali e quindi decanteranno i propri illustri antenati ai quattro venti, cosa che costituirà un ennesimo segno di elevato stato sociale.
Seguono poi i manipolatori che hanno una dannata abilità a conquistare la fiducia della gente e quindi a orientarne le decisioni a proprio vantaggio, nonché i talentuosi, ovvero quelli in grado di acquistare onori e denari grazie al proprio ingegno.

b ) I veri potenti oggi ostentano meno le loro ricchezze

Mentre la caratteristica delle società antiche era il potere assoluto dei sovrani e della nobiltà, con la conseguente  ostentazione dell'opulenza e della mancanza d’inibizione, nella moderna società occidentale vigono forme di governo più democratiche. Nel Medioevo infatti la ricchezza dello Stato si basava sull’agricoltura e in particolar modo sul numero delle famiglie da cui si poteva ricavare le tasse. Le guerre espansionistiche dunque, per ovvi motivi erano all’ordine del giorno e così pure gl’intrallazzi matrimoniali per accrescere questi cespiti. Con l’andar del tempo tuttavia la stessa reciproca tattica ha reso questo tipo di conflitti sempre più cruenti, dall’esito incerto e temporaneo e quindi, paradossalmente, meno proficui. D’altro canto oggigiorno le entrate derivanti dall’industria hanno soppiantato, per importanza, quelle provenienti dall’agricoltura e questo ha portato in auge una serie di figure sociali prima inimmaginabili. Imprenditori, tecnici, commercianti e operai si sono a poco a poco rivelati come i veri motori della ricchezza delle nazioni e le tensioni scatenate per far si che le loro esigenze venissero tenute nel debito conto hanno costretto i sovrani a ceder loro fette sostanziose di potere dando così luogo a forme di governo più rappresentative. I mass media del resto hanno completato l’opera contribuendo notevolmente a propagare valori più consoni alla nuova situazione.
Ne consegue che alle famiglie reali, anche se odiernamente non hanno più potere politico, per rispetto dei loro ruoli passati, dei meriti attribuitigli e in rapporto direttamente proporzionale alla ricchezza della nazione, sono tollerati l’uso di costumi, rituali e proprietà sfarzose che a persone ben più ricche verrebbero ferocemente criticate perché derivanti da fortune frutto dello sfruttamento della povera gente.
Chi detiene  il potere economico e politico dunque, onde sfuggire alla berlina mediatica, deve far di tutto per mostrarsi meno eccentrico, compreso lo sfoggio in maniera meno evidente del proprio benessere.
Vi riescono, sostiene Desmond Morris, ne “ L'animale uomo “, edito a Milano nel 1994 da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A : << .. Mostrando il proprio potere indirettamente. Indossano abiti che non danno nell'oc­chio, convenzionali, praticamente indistinguibili da quelli di un impiegato di banca. Ma astuta­mente si circondano di tutti gli accessori del potere. Quando passeggiano, sono attorniati da assi­stenti e guardie del corpo. Quando viaggiano, siedono in automobili di rappresentanza apposita­mente costruite, fiancheggiate da motociclisti. Quando parlano, hanno davanti a sé non uno, ma un'intera foresta di microfoni. In altre parole, le esibizioni dello stato sociale si sono spostate dal corpo del personaggio potente al suo sistema di supporto. In questo modo egli trasmette un dupli­ce messaggio: anche se non mi do delle arie, il capo sono io; oppure, anche se sono il capo, non mi do delle arie. Il messaggio può essere letto in entrambi i sensi. .. >>.

c ) I mondani

A un gradino più basso dei Sovrani, dei Presidenti di Stato e dei potentati economico-finanziario, ovvero tra gli ereditieri di grandi patrimoni, tra i figli di papà e i personaggi mondani, vige in genere la considerazione di far parte di un mondo esclusivo per gusto, educazione, superiorità intellettuale e mezzi.
Inutile dire che chi non abbia i sopraddetti requisiti non possa assolutamente essere ammesso fra gli “ eletti “ e data la supposta superiorità dei membri di un simile gruppo v’è la tendenza a scegliere oggetti, posti e locali in qualche modo originali e a occuparli in esclusiva. Tutto ciò diviene di moda e chi rientra nella categoria dei fortunati a la page è addentro alle cose ( in-the-know ), è in!
Interessati come sono alla bella vita si tratta di soggetti senza un potere reale a parte i privilegi sociali ma a differenza dei sovrani il cosiddetto jet set evita come la peste i riti e le cerimonie formali. Perseguendo poi l’esclusivismo come stile di vita rifuggono quanto è ordinario, scontato e alla portata di tutti e quindi l’esibizione dei segnali di prestigio così come dei loro eccessi rimangono confinati in ambito privato. In tal modo assolvono la funzione d’impressionare i rivali ma nel contempo rimangono meno noti al grande pubblico e quindi sono egualmente meno criticabili.
Qualora del resto un qualcosa confacente al gusto delle persone “ in “ divenga alla portata di persone d’estrazione sociale diversa gli appartenenti al bel mondo lo abbandonano per ricercare altro che non sia ancora “ intaccato “ dalla plebaglia.
In realtà questa èlite dai gusti raffinati e libertini gode del fatto di dettare le regole della moda e del bon ton all’opinione pubblica ma non sopporta il contatto con persone che non siano alla loro altezza e soprattutto, a dimostrazione della propria sopraffina finezza, vogliono mostrare che non desiderano essere al centro dell’attenzione ma che vivono seguendo esclusivamente la loro alta levatura, incuranti dell’effetto che hanno sugli altri. Del resto è proprio questa finta noncuranza spacciata come facente parte della propria natura a renderli più intriganti. Un conto infatti è dare l’impressione di vivere come si è veramente, guidati unicamente dal savoir faire che danno alta educazione e cultura, tutt’altra cosa è invece vivere come si pensa facciano le persone in.

d ) Gl’imitatori

A livelli più bassi ferve ovviamente l’invidia che si può esprimere con feroci critiche e, in situazioni particolarmente virulente, con la volontà di abbattere i privilegi. Normalmente tuttavia vi sono stratificazioni sociali anche all’interno
delle classi più povere e quindi anche in questo caso gl’individui meglio piazzati economicamente o socialmente cercheranno di dimostrare d’essere al di sopra della media esibendo il possedimento di oggetti, apparecchi, vestiario, ecc. che siano più ricchi. Non avendo però risorse sufficienti si devono accontentare di copie di beni pregiati. E’ quindi probabile che invece di circondarsi di cose semplici ma di fattura artigianale o comunque in linea con l’arte popolare locale preferiscano beni che imitino quelli in voga fra i più abbienti. Preferiscono dunque il falso costoso dimostrando così una completa mancanza di gusto, ovvero proprio quello che vorrebbero far capire di avere.
A quanto pare è solo nel campo della moda maschile che il divario fra il vestiario dei ricchi e quello degli imitatori è meno marcato. Questioni di praticità legate al ruolo e alla mentalità dell’uomo infatti limitano la varietà dei capi offerti per tutti i giorni e questi spesso traggono spunto dagli sport, dalla caccia e dalla pesca, ovvero dalle attività predilette dai maschi. Questo tipo di abbigliamento, per ovvie ragioni, è più semplice e dunque alla portata di individui meno benestanti anche se comunque i più abbienti acquisteranno quelli impreziositi dall’alta qualità della stoffa, delle rifiniture e dei particolari ( a esempio : i bottoni d’oro ).
Tipici sono i casi ricordati da Desmond Morris (  L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
) : ovvero l’uso della bombetta che in origine era il casco del cavaliere e l’utilizzo della giacca sportiva presa a prestito da quella da caccia. Più originale e nel contempo grottesco è stata l’adozione del maglione di lana, capo ch’era tipico dei pescatori francesi e che piacque ai benestanti più originali per far vedere ch’erano stati in Riviera. Caso simile è quello dell’abbigliamento tipico delle più svariate  discipline sportive, che spesso i privilegiati indossano per far vedere di praticarle. Nel caso poi che le case di moda mettano in commercio modelli più economici e quindi alla portata di persone ben più modeste, allora i potenti ne cercheranno di più esotici ed esclusivi.
Caso a sé poi è quello dell’arrampicatore sociale che cerca disperatamente di essere alla pari coi maggiorenti per trarre profitto dalle importanti relazioni sociali  tessute, ovvero l’esserne definitivamente accettato e ottenere incarichi lucrosi..

e ) L’eccentricità dei divi

In un’epoca come la nostra dove chi svolge ruoli chiave tende a ostentare meno sfarzosamente la propria preminenza i grandi divi hanno spesso raggiunto un livello di sciatteria mai visto. Sebbene possa sembrare strano visto l’enorme seguito che essi hanno, la cosa in realtà non è dovuta ad alcunché di particolarmente illogico. Il fatto che i fans grazie ai media ne conoscano le fattezze visive ( foto, film, passaggi televisivi, ecc. ), fa si che quelli non necessitino di mostrare segni di distinzione particolari per essere considerati come si conviene.
In parole povere ciò significa che l’opinione pubblica, che  ne riconosce i volti e le fisionomie grazie allo spazio visivo dato loro dai media, li gradisce grazie ai ruoli interpretati e questo al punto che non ha più importanza come loro si presentano nella vita quotidiana. Anzi, la trasandatezza che spesso li accompagna deve venir letta come l’esser così sicuri della propria importanza e dell’ascendente sul pubblico dal cercare arrogantemente di raggiungere e superare i limiti imposti dal decoro.

f ) Il genio non sente il bisogno di ostentare

Caso a parte è quello dei geni e degli artisti, solitamente piuttosto disinteressati ai segnali di status. Il fatto è che tutta l’attività di costoro è volta alla creazione di opere il cui valore a volte può permanere per secoli, cosa che garantirà loro una duratura considerazione. L’impegno produttivo dunque, data la consapevolezza dell’ importanza  che potrebbe avere il lavoro finito, può divenire così intenso da assorbire tutta l’attenzione e le forze del talentuoso e questo al punto da non volerle disperdere in attività meno rilevanti. Da qui la mancanza d’interesse per l’esibizione di simboli connessi al proprio stato.
Diverso è il fine e l’attività dei potenti : essa è tutta basata sul momento contingente e per la precisione sulla possibilità di mantenere o aumentare il proprio influsso a scapito della concorrenza. E’ logico che in questo caso l’esibizione di status symbols coincida con la segnalazione del proprio livello di potenza e benessere, nonché con le ambizioni perseguite. Dalla qualità di queste trarranno dunque la soddisfazione di far rosicare i rivali meno fortunati e anche se quelli meglio piazzati li snobberanno sapranno però della presenza di individui o famiglie aventi una certa qual valenza con cui magari potrebbe valer la pena allearsi o comunque stare all’erta.
E’ dunque anche più difficile, essendo volte alla logica terra terra della supremazia materiale, che queste strategie contengano in sé elementi tali da lasciare un alcunché di duraturo e originale nel ricordo dei posteri.

g ) Donne, bambini e profittatori 

Anche se le cose sono radicalmente cambiate nella società occidentale e le donne acquisiscono spesso ruoli sociali importanti che prima erano prerogativa maschile, nella maggior parte dei casi gli uomini fanno ancora fatica a vedere in esse pericolosi rivali. Il fisico più minuto, gli occhi grandi, la minore prestanza nella lotta, nella caccia, la possibile corresponsione affettiva e il loro ruolo di procreatrici, fa si che il maschio si senta protettivo e bendisposto nei loro confronti. Non parliamo poi se si tratta di avere a che fare con bambini. La loro immaturità fisica e intellettuale non può certo spingere a intravvedere in essi pericolosi concorrenti e quindi a costoro vengono consentite reazioni che non verrebbero tollerate da un adulto, anzi! Semmai rinverdisono i sopiti istinti paterni volti appunto a difenderli dai pericoli e a formarli.
Data la posizione sociale raggiunta in società poi è logico che gl’individui preminenti siano alquanto presuntuosi e amino spesso circondarsi di adulatori che, a seconda della perizia adoperata, possono sperare d’ingraziarseli e quindi di ottenere vantaggi che consentano loro di migliorare la propria posizione sociale. Speranze simili nutre chi cerca di essere divertente “ a tempo pieno “. Non avendo infatti particolari altre attrattive che gli consentano di conquistarsi il rispetto altrui costui fa sorridere il prossimo in modo che questi cerchi la sua compagnia. Del resto non avendo grande autostima spesso irride se stesso non meno che gli altri. Lo stesso vale per il chiacchierone che in questo modo cerca di attrarre una quantità di attenzione che diversamente non riuscirebbe ad avere e l’attaccabrighe, che grazie alle liti e con un poco di fortuna può ritagliarsi uno spazio maggiore rispetto ai comuni cittadini.

h ) I non privilegiati

E’ ovvio che chi non faccia parte della schiera dei “ potenti “ accusi la cosa come frustrante : non è infatti molto piacevole venir considerati dei sottoposti, soprattutto se si è persone molto ambiziose.
Oddio! Se la comunità è molto piccola allora vigerà comunque un ambiente più aperto, che non fa grossissime differenze tra i capi e i sottoposti e il disagio patito dai subordinati sarà inferiore. In una grande e complessa società tuttavia le cose cambiano e il divario economico, politico e sociale esistente tra i preminenti e gli altri è notevole e si tende a farlo osservare con severità. Sarà proprio nelle pieghe di questi gruppi che nasceranno le più grandi invidie e ribellioni.
Alcuni, pochi per la verità, cercheranno di far fortuna altrove, più spesso si cerca di sfuggire la noia e la frustrazione e  rilassarsi dall’intenso ritmo imposto dalla vita urbana, con sostanze stupefacenti, e questo a danno della propria salute.
Altri modi di evasione da una realtà comunque non gratificante li si attuano leggendo libri, guardando la TV, i film, viaggiando, facendo sport, seguendo hobby, giochi, frequentando feste, cerimonie, giocando d’azzardo, ecc.

i ) Riferimenti bibliografici

Samy Molcho, I linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A