Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

lunedì 4 febbraio 2019

I segnali di rango o status symbols


v  

a ) Sulla natura degli status symbols

Da che mondo è mondo i personaggi di spicco della comunità, ovvero quelli cui gli altri si riferiscono nei momenti più delicati della vita sociale o personale, sono riconoscibili dal vestiario indossato, dagli oggetti di cui si circondano e dai riti che accompagnano la propria attività. Si tratta dunque di veri e propri segnali di prestigio sociale che hanno lo scopo, sia di accentuare la presa emotiva dei preminenti sui componenti della tribù, sia da parte di questi ultimi di attribuire una maggior efficacia alla loro azione grazie anche all’energia che spesso si credeva che emanassero da quei simboli. In questo modo si crea una prima fondamentale divisione sociale del gruppo dove una parte attinge sicurezza dalla capacità organizzativa, strategica o spirituale di alcuni ( si pensi al capotribù o allo sciamano ), i quali, a loro volta, acquistano considerazione o onori che portano alla richiesta e all’ottenimento spesso forzata di privilegi quali la priorità di scelta nella spartizione del cibo, l’ottenimento dei partner più allettanti e tutta una serie di atti di deferenza.
Le modalità con le quali queste gerarchie vengono stabilite è ovviamente in relazione con il modo di porsi con la maggiore  o minore generosità ambientale e, dati i frequenti attriti con altre comunità per l’occupazione di terreno più fertile o di territori di caccia più fecondi oppure per la preferenza della razzia quale stile di vita, soventemente sono assurti al ruolo di capi i personaggi più violenti e brutali.
Dato tuttavia il graduale aumento della grandezza delle società e della loro complessità si sono andate un poco svalutando le capacità guerresche individuali a fronte della formazione, fra le pieghe delle nazioni, di una pletora di figure aventi rilevanza differenziata. Abbiamo così persone che ereditano ricchezze e prestigio dai propri genitori, cosa però che non garantisce che costoro abbiano le stesse abilità degli avi. D’altronde essi avranno una ragione in più per essere orgogliosi dei propri natali e quindi decanteranno i propri illustri antenati ai quattro venti, cosa che costituirà un ennesimo segno di elevato stato sociale.
Seguono poi i manipolatori che hanno una dannata abilità a conquistare la fiducia della gente e quindi a orientarne le decisioni a proprio vantaggio, nonché i talentuosi, ovvero quelli in grado di acquistare onori e denari grazie al proprio ingegno.

b ) I veri potenti oggi ostentano meno le loro ricchezze

Mentre la caratteristica delle società antiche era il potere assoluto dei sovrani e della nobiltà, con la conseguente  ostentazione dell'opulenza e della mancanza d’inibizione, nella moderna società occidentale vigono forme di governo più democratiche. Nel Medioevo infatti la ricchezza dello Stato si basava sull’agricoltura e in particolar modo sul numero delle famiglie da cui si poteva ricavare le tasse. Le guerre espansionistiche dunque, per ovvi motivi erano all’ordine del giorno e così pure gl’intrallazzi matrimoniali per accrescere questi cespiti. Con l’andar del tempo tuttavia la stessa reciproca tattica ha reso questo tipo di conflitti sempre più cruenti, dall’esito incerto e temporaneo e quindi, paradossalmente, meno proficui. D’altro canto oggigiorno le entrate derivanti dall’industria hanno soppiantato, per importanza, quelle provenienti dall’agricoltura e questo ha portato in auge una serie di figure sociali prima inimmaginabili. Imprenditori, tecnici, commercianti e operai si sono a poco a poco rivelati come i veri motori della ricchezza delle nazioni e le tensioni scatenate per far si che le loro esigenze venissero tenute nel debito conto hanno costretto i sovrani a ceder loro fette sostanziose di potere dando così luogo a forme di governo più rappresentative. I mass media del resto hanno completato l’opera contribuendo notevolmente a propagare valori più consoni alla nuova situazione.
Ne consegue che alle famiglie reali, anche se odiernamente non hanno più potere politico, per rispetto dei loro ruoli passati, dei meriti attribuitigli e in rapporto direttamente proporzionale alla ricchezza della nazione, sono tollerati l’uso di costumi, rituali e proprietà sfarzose che a persone ben più ricche verrebbero ferocemente criticate perché derivanti da fortune frutto dello sfruttamento della povera gente.
Chi detiene  il potere economico e politico dunque, onde sfuggire alla berlina mediatica, deve far di tutto per mostrarsi meno eccentrico, compreso lo sfoggio in maniera meno evidente del proprio benessere.
Vi riescono, sostiene Desmond Morris, ne “ L'animale uomo “, edito a Milano nel 1994 da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A : << .. Mostrando il proprio potere indirettamente. Indossano abiti che non danno nell'oc­chio, convenzionali, praticamente indistinguibili da quelli di un impiegato di banca. Ma astuta­mente si circondano di tutti gli accessori del potere. Quando passeggiano, sono attorniati da assi­stenti e guardie del corpo. Quando viaggiano, siedono in automobili di rappresentanza apposita­mente costruite, fiancheggiate da motociclisti. Quando parlano, hanno davanti a sé non uno, ma un'intera foresta di microfoni. In altre parole, le esibizioni dello stato sociale si sono spostate dal corpo del personaggio potente al suo sistema di supporto. In questo modo egli trasmette un dupli­ce messaggio: anche se non mi do delle arie, il capo sono io; oppure, anche se sono il capo, non mi do delle arie. Il messaggio può essere letto in entrambi i sensi. .. >>.

c ) I mondani

A un gradino più basso dei Sovrani, dei Presidenti di Stato e dei potentati economico-finanziario, ovvero tra gli ereditieri di grandi patrimoni, tra i figli di papà e i personaggi mondani, vige in genere la considerazione di far parte di un mondo esclusivo per gusto, educazione, superiorità intellettuale e mezzi.
Inutile dire che chi non abbia i sopraddetti requisiti non possa assolutamente essere ammesso fra gli “ eletti “ e data la supposta superiorità dei membri di un simile gruppo v’è la tendenza a scegliere oggetti, posti e locali in qualche modo originali e a occuparli in esclusiva. Tutto ciò diviene di moda e chi rientra nella categoria dei fortunati a la page è addentro alle cose ( in-the-know ), è in!
Interessati come sono alla bella vita si tratta di soggetti senza un potere reale a parte i privilegi sociali ma a differenza dei sovrani il cosiddetto jet set evita come la peste i riti e le cerimonie formali. Perseguendo poi l’esclusivismo come stile di vita rifuggono quanto è ordinario, scontato e alla portata di tutti e quindi l’esibizione dei segnali di prestigio così come dei loro eccessi rimangono confinati in ambito privato. In tal modo assolvono la funzione d’impressionare i rivali ma nel contempo rimangono meno noti al grande pubblico e quindi sono egualmente meno criticabili.
Qualora del resto un qualcosa confacente al gusto delle persone “ in “ divenga alla portata di persone d’estrazione sociale diversa gli appartenenti al bel mondo lo abbandonano per ricercare altro che non sia ancora “ intaccato “ dalla plebaglia.
In realtà questa èlite dai gusti raffinati e libertini gode del fatto di dettare le regole della moda e del bon ton all’opinione pubblica ma non sopporta il contatto con persone che non siano alla loro altezza e soprattutto, a dimostrazione della propria sopraffina finezza, vogliono mostrare che non desiderano essere al centro dell’attenzione ma che vivono seguendo esclusivamente la loro alta levatura, incuranti dell’effetto che hanno sugli altri. Del resto è proprio questa finta noncuranza spacciata come facente parte della propria natura a renderli più intriganti. Un conto infatti è dare l’impressione di vivere come si è veramente, guidati unicamente dal savoir faire che danno alta educazione e cultura, tutt’altra cosa è invece vivere come si pensa facciano le persone in.

d ) Gl’imitatori

A livelli più bassi ferve ovviamente l’invidia che si può esprimere con feroci critiche e, in situazioni particolarmente virulente, con la volontà di abbattere i privilegi. Normalmente tuttavia vi sono stratificazioni sociali anche all’interno
delle classi più povere e quindi anche in questo caso gl’individui meglio piazzati economicamente o socialmente cercheranno di dimostrare d’essere al di sopra della media esibendo il possedimento di oggetti, apparecchi, vestiario, ecc. che siano più ricchi. Non avendo però risorse sufficienti si devono accontentare di copie di beni pregiati. E’ quindi probabile che invece di circondarsi di cose semplici ma di fattura artigianale o comunque in linea con l’arte popolare locale preferiscano beni che imitino quelli in voga fra i più abbienti. Preferiscono dunque il falso costoso dimostrando così una completa mancanza di gusto, ovvero proprio quello che vorrebbero far capire di avere.
A quanto pare è solo nel campo della moda maschile che il divario fra il vestiario dei ricchi e quello degli imitatori è meno marcato. Questioni di praticità legate al ruolo e alla mentalità dell’uomo infatti limitano la varietà dei capi offerti per tutti i giorni e questi spesso traggono spunto dagli sport, dalla caccia e dalla pesca, ovvero dalle attività predilette dai maschi. Questo tipo di abbigliamento, per ovvie ragioni, è più semplice e dunque alla portata di individui meno benestanti anche se comunque i più abbienti acquisteranno quelli impreziositi dall’alta qualità della stoffa, delle rifiniture e dei particolari ( a esempio : i bottoni d’oro ).
Tipici sono i casi ricordati da Desmond Morris (  L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
) : ovvero l’uso della bombetta che in origine era il casco del cavaliere e l’utilizzo della giacca sportiva presa a prestito da quella da caccia. Più originale e nel contempo grottesco è stata l’adozione del maglione di lana, capo ch’era tipico dei pescatori francesi e che piacque ai benestanti più originali per far vedere ch’erano stati in Riviera. Caso simile è quello dell’abbigliamento tipico delle più svariate  discipline sportive, che spesso i privilegiati indossano per far vedere di praticarle. Nel caso poi che le case di moda mettano in commercio modelli più economici e quindi alla portata di persone ben più modeste, allora i potenti ne cercheranno di più esotici ed esclusivi.
Caso a sé poi è quello dell’arrampicatore sociale che cerca disperatamente di essere alla pari coi maggiorenti per trarre profitto dalle importanti relazioni sociali  tessute, ovvero l’esserne definitivamente accettato e ottenere incarichi lucrosi..

e ) L’eccentricità dei divi

In un’epoca come la nostra dove chi svolge ruoli chiave tende a ostentare meno sfarzosamente la propria preminenza i grandi divi hanno spesso raggiunto un livello di sciatteria mai visto. Sebbene possa sembrare strano visto l’enorme seguito che essi hanno, la cosa in realtà non è dovuta ad alcunché di particolarmente illogico. Il fatto che i fans grazie ai media ne conoscano le fattezze visive ( foto, film, passaggi televisivi, ecc. ), fa si che quelli non necessitino di mostrare segni di distinzione particolari per essere considerati come si conviene.
In parole povere ciò significa che l’opinione pubblica, che  ne riconosce i volti e le fisionomie grazie allo spazio visivo dato loro dai media, li gradisce grazie ai ruoli interpretati e questo al punto che non ha più importanza come loro si presentano nella vita quotidiana. Anzi, la trasandatezza che spesso li accompagna deve venir letta come l’esser così sicuri della propria importanza e dell’ascendente sul pubblico dal cercare arrogantemente di raggiungere e superare i limiti imposti dal decoro.

f ) Il genio non sente il bisogno di ostentare

Caso a parte è quello dei geni e degli artisti, solitamente piuttosto disinteressati ai segnali di status. Il fatto è che tutta l’attività di costoro è volta alla creazione di opere il cui valore a volte può permanere per secoli, cosa che garantirà loro una duratura considerazione. L’impegno produttivo dunque, data la consapevolezza dell’ importanza  che potrebbe avere il lavoro finito, può divenire così intenso da assorbire tutta l’attenzione e le forze del talentuoso e questo al punto da non volerle disperdere in attività meno rilevanti. Da qui la mancanza d’interesse per l’esibizione di simboli connessi al proprio stato.
Diverso è il fine e l’attività dei potenti : essa è tutta basata sul momento contingente e per la precisione sulla possibilità di mantenere o aumentare il proprio influsso a scapito della concorrenza. E’ logico che in questo caso l’esibizione di status symbols coincida con la segnalazione del proprio livello di potenza e benessere, nonché con le ambizioni perseguite. Dalla qualità di queste trarranno dunque la soddisfazione di far rosicare i rivali meno fortunati e anche se quelli meglio piazzati li snobberanno sapranno però della presenza di individui o famiglie aventi una certa qual valenza con cui magari potrebbe valer la pena allearsi o comunque stare all’erta.
E’ dunque anche più difficile, essendo volte alla logica terra terra della supremazia materiale, che queste strategie contengano in sé elementi tali da lasciare un alcunché di duraturo e originale nel ricordo dei posteri.

g ) Donne, bambini e profittatori 

Anche se le cose sono radicalmente cambiate nella società occidentale e le donne acquisiscono spesso ruoli sociali importanti che prima erano prerogativa maschile, nella maggior parte dei casi gli uomini fanno ancora fatica a vedere in esse pericolosi rivali. Il fisico più minuto, gli occhi grandi, la minore prestanza nella lotta, nella caccia, la possibile corresponsione affettiva e il loro ruolo di procreatrici, fa si che il maschio si senta protettivo e bendisposto nei loro confronti. Non parliamo poi se si tratta di avere a che fare con bambini. La loro immaturità fisica e intellettuale non può certo spingere a intravvedere in essi pericolosi concorrenti e quindi a costoro vengono consentite reazioni che non verrebbero tollerate da un adulto, anzi! Semmai rinverdisono i sopiti istinti paterni volti appunto a difenderli dai pericoli e a formarli.
Data la posizione sociale raggiunta in società poi è logico che gl’individui preminenti siano alquanto presuntuosi e amino spesso circondarsi di adulatori che, a seconda della perizia adoperata, possono sperare d’ingraziarseli e quindi di ottenere vantaggi che consentano loro di migliorare la propria posizione sociale. Speranze simili nutre chi cerca di essere divertente “ a tempo pieno “. Non avendo infatti particolari altre attrattive che gli consentano di conquistarsi il rispetto altrui costui fa sorridere il prossimo in modo che questi cerchi la sua compagnia. Del resto non avendo grande autostima spesso irride se stesso non meno che gli altri. Lo stesso vale per il chiacchierone che in questo modo cerca di attrarre una quantità di attenzione che diversamente non riuscirebbe ad avere e l’attaccabrighe, che grazie alle liti e con un poco di fortuna può ritagliarsi uno spazio maggiore rispetto ai comuni cittadini.

h ) I non privilegiati

E’ ovvio che chi non faccia parte della schiera dei “ potenti “ accusi la cosa come frustrante : non è infatti molto piacevole venir considerati dei sottoposti, soprattutto se si è persone molto ambiziose.
Oddio! Se la comunità è molto piccola allora vigerà comunque un ambiente più aperto, che non fa grossissime differenze tra i capi e i sottoposti e il disagio patito dai subordinati sarà inferiore. In una grande e complessa società tuttavia le cose cambiano e il divario economico, politico e sociale esistente tra i preminenti e gli altri è notevole e si tende a farlo osservare con severità. Sarà proprio nelle pieghe di questi gruppi che nasceranno le più grandi invidie e ribellioni.
Alcuni, pochi per la verità, cercheranno di far fortuna altrove, più spesso si cerca di sfuggire la noia e la frustrazione e  rilassarsi dall’intenso ritmo imposto dalla vita urbana, con sostanze stupefacenti, e questo a danno della propria salute.
Altri modi di evasione da una realtà comunque non gratificante li si attuano leggendo libri, guardando la TV, i film, viaggiando, facendo sport, seguendo hobby, giochi, frequentando feste, cerimonie, giocando d’azzardo, ecc.

i ) Riferimenti bibliografici

Samy Molcho, I linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A


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