v
a ) Sulla natura degli status symbols
Da che mondo è mondo i personaggi di spicco della comunità, ovvero
quelli cui gli altri si riferiscono nei momenti più delicati della vita sociale
o personale, sono riconoscibili dal vestiario indossato, dagli oggetti di cui
si circondano e dai riti che accompagnano la propria attività. Si tratta dunque di veri e propri segnali
di prestigio sociale che hanno lo scopo, sia di accentuare la presa emotiva
dei preminenti sui componenti della tribù, sia da parte di questi ultimi di
attribuire una maggior efficacia alla loro azione grazie anche all’energia che
spesso si credeva che emanassero da quei simboli. In questo modo si crea una
prima fondamentale divisione sociale del gruppo dove una parte attinge
sicurezza dalla capacità organizzativa, strategica o spirituale di alcuni ( si
pensi al capotribù o allo sciamano ), i quali, a loro volta, acquistano
considerazione o onori che portano alla richiesta e all’ottenimento spesso
forzata di privilegi quali la priorità di scelta nella spartizione del cibo,
l’ottenimento dei partner più allettanti e tutta una serie di atti di
deferenza.
Le modalità con le quali queste gerarchie vengono stabilite è
ovviamente in relazione con il modo di porsi con la maggiore o minore generosità ambientale e, dati i
frequenti attriti con altre comunità per l’occupazione di terreno più fertile o
di territori di caccia più fecondi oppure per la preferenza della razzia quale
stile di vita, soventemente sono assurti
al ruolo di capi i personaggi più violenti e brutali.
Dato tuttavia il graduale aumento della grandezza delle società e
della loro complessità si sono andate un poco svalutando le capacità guerresche
individuali a fronte della formazione, fra le pieghe delle nazioni, di una
pletora di figure aventi rilevanza differenziata. Abbiamo così persone che ereditano ricchezze e prestigio dai propri
genitori, cosa però che non garantisce che costoro abbiano le stesse
abilità degli avi. D’altronde essi avranno una ragione in più per essere
orgogliosi dei propri natali e quindi decanteranno i propri illustri antenati
ai quattro venti, cosa che costituirà un ennesimo segno di elevato stato
sociale.
Seguono poi i manipolatori che
hanno una dannata abilità a
conquistare la fiducia della gente e quindi a orientarne le decisioni a proprio
vantaggio, nonché i talentuosi,
ovvero quelli in grado di acquistare onori e denari grazie al proprio ingegno.
b ) I veri potenti oggi ostentano meno le loro
ricchezze
Mentre
la caratteristica delle società antiche era il potere assoluto dei sovrani e
della nobiltà, con la conseguente ostentazione dell'opulenza e
della mancanza d’inibizione, nella moderna società
occidentale vigono forme di governo più democratiche. Nel Medioevo infatti la ricchezza dello Stato si basava
sull’agricoltura e in particolar modo sul numero delle famiglie da cui si
poteva ricavare le tasse. Le guerre espansionistiche dunque, per ovvi
motivi erano all’ordine del giorno e così pure gl’intrallazzi matrimoniali per
accrescere questi cespiti. Con l’andar del tempo tuttavia la stessa reciproca
tattica ha reso questo tipo di conflitti sempre più cruenti, dall’esito incerto
e temporaneo e quindi, paradossalmente, meno proficui. D’altro canto oggigiorno le entrate derivanti
dall’industria hanno soppiantato, per importanza, quelle provenienti
dall’agricoltura e questo ha portato in auge una serie di figure sociali prima
inimmaginabili. Imprenditori, tecnici, commercianti e operai si sono a poco
a poco rivelati come i veri motori della ricchezza delle nazioni e le tensioni scatenate per far si che le
loro esigenze venissero tenute nel debito conto hanno costretto i sovrani a
ceder loro fette sostanziose di potere dando così luogo a forme di governo
più rappresentative. I mass media del resto hanno completato l’opera
contribuendo notevolmente a propagare valori più consoni alla nuova situazione.
Ne
consegue che alle famiglie reali, anche se odiernamente non hanno più potere
politico, per rispetto dei loro ruoli passati, dei meriti attribuitigli e in
rapporto direttamente proporzionale alla ricchezza della nazione, sono
tollerati l’uso di costumi, rituali e proprietà sfarzose che a persone ben più
ricche verrebbero ferocemente criticate perché derivanti da fortune frutto
dello sfruttamento della povera gente.
Chi detiene il
potere economico e politico dunque, onde sfuggire alla berlina mediatica, deve
far di tutto per mostrarsi meno eccentrico, compreso lo sfoggio in maniera meno
evidente del proprio benessere.
Vi
riescono, sostiene Desmond Morris,
ne “ L'animale uomo “, edito a
Milano nel 1994 da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A : << .. Mostrando il proprio potere
indirettamente. Indossano abiti che non danno nell'occhio, convenzionali,
praticamente indistinguibili da quelli di un impiegato di banca. Ma astutamente
si circondano di tutti gli accessori del potere. Quando passeggiano, sono
attorniati da assistenti e guardie del corpo. Quando viaggiano, siedono in
automobili di rappresentanza appositamente costruite, fiancheggiate da
motociclisti. Quando parlano, hanno davanti a sé non uno, ma un'intera foresta
di microfoni. In altre parole, le
esibizioni dello stato sociale si sono spostate dal corpo del personaggio
potente al suo sistema di supporto. In questo modo egli trasmette un duplice
messaggio: anche se non mi do delle arie, il capo sono io; oppure, anche se
sono il capo, non mi do delle arie. Il messaggio può essere letto in
entrambi i sensi. .. >>.
c ) I mondani
A un gradino più basso dei Sovrani, dei Presidenti di Stato e dei
potentati economico-finanziario, ovvero tra
gli ereditieri di grandi patrimoni, tra i figli di papà e i personaggi mondani,
vige in genere la considerazione di
far parte di un mondo esclusivo per gusto, educazione, superiorità
intellettuale e mezzi.
Inutile dire che chi non abbia i sopraddetti requisiti non possa
assolutamente essere ammesso fra gli “ eletti “ e data la supposta superiorità
dei membri di un simile gruppo v’è la tendenza a scegliere oggetti, posti e
locali in qualche modo originali e a occuparli in esclusiva. Tutto ciò diviene
di moda e chi rientra nella categoria
dei fortunati a la page è addentro alle cose ( in-the-know ), è in!
Interessati come sono alla bella vita si tratta di soggetti senza un
potere reale a parte i privilegi sociali ma a differenza dei sovrani il cosiddetto
jet set evita come la peste i riti e le cerimonie formali. Perseguendo poi
l’esclusivismo come stile di vita rifuggono
quanto è ordinario, scontato e alla portata di tutti e quindi l’esibizione
dei segnali di prestigio così come dei loro eccessi rimangono confinati in
ambito privato. In tal modo assolvono la funzione d’impressionare i rivali ma
nel contempo rimangono meno noti al grande pubblico e quindi sono egualmente
meno criticabili.
Qualora del resto un qualcosa confacente al gusto delle persone “ in
“ divenga alla portata di persone d’estrazione sociale diversa gli appartenenti
al bel mondo lo abbandonano per ricercare altro che non sia ancora “ intaccato
“ dalla plebaglia.
In realtà questa èlite dai
gusti raffinati e libertini gode del fatto di dettare le regole della moda e
del bon ton all’opinione pubblica ma non sopporta il contatto con persone
che non siano alla loro altezza e soprattutto, a dimostrazione della propria
sopraffina finezza, vogliono mostrare che non desiderano essere al centro
dell’attenzione ma che vivono seguendo esclusivamente la loro alta levatura,
incuranti dell’effetto che hanno sugli altri. Del resto è proprio questa finta
noncuranza spacciata come facente parte della propria natura a renderli più
intriganti. Un conto infatti è dare l’impressione di vivere come si è
veramente, guidati unicamente dal savoir faire che danno alta educazione e
cultura, tutt’altra cosa è invece vivere come si pensa facciano le persone in.
d ) Gl’imitatori
A livelli più bassi ferve ovviamente l’invidia che si può esprimere con feroci critiche e, in
situazioni particolarmente virulente, con la volontà di abbattere i privilegi. Normalmente tuttavia vi sono stratificazioni sociali anche
all’interno
delle classi più povere e quindi anche in questo caso
gl’individui meglio piazzati economicamente o socialmente cercheranno di
dimostrare d’essere al di sopra della media esibendo il possedimento di
oggetti, apparecchi, vestiario, ecc. che siano più ricchi. Non avendo però
risorse sufficienti si devono accontentare di copie di beni pregiati. E’ quindi
probabile che invece di circondarsi di cose semplici ma di fattura artigianale
o comunque in linea con l’arte popolare locale preferiscano beni che imitino
quelli in voga fra i più abbienti. Preferiscono dunque il falso costoso
dimostrando così una completa mancanza di gusto, ovvero proprio quello che
vorrebbero far capire di avere.
A quanto pare è solo nel campo della moda maschile che il divario
fra il vestiario dei ricchi e quello degli imitatori è meno marcato. Questioni
di praticità legate al ruolo e alla mentalità dell’uomo infatti limitano la
varietà dei capi offerti per tutti i giorni e questi spesso traggono spunto
dagli sport, dalla caccia e dalla pesca, ovvero dalle attività predilette dai
maschi. Questo tipo di abbigliamento, per ovvie ragioni, è più semplice e
dunque alla portata di individui meno benestanti anche se comunque i più
abbienti acquisteranno quelli impreziositi dall’alta qualità della stoffa,
delle rifiniture e dei particolari ( a esempio : i bottoni d’oro ).
Tipici sono i casi ricordati da Desmond Morris ( L'animale uomo, Milano 1994,
Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
) : ovvero l’uso della bombetta che in origine era il casco del
cavaliere e l’utilizzo della giacca sportiva presa a prestito da quella da
caccia. Più originale e nel contempo grottesco è stata l’adozione del maglione
di lana, capo ch’era tipico dei pescatori francesi e che piacque ai benestanti
più originali per far vedere ch’erano stati in Riviera. Caso simile è quello
dell’abbigliamento tipico delle più svariate
discipline sportive, che spesso i privilegiati indossano per far vedere
di praticarle. Nel caso poi che le case di moda mettano in commercio modelli
più economici e quindi alla portata di persone ben più modeste, allora i
potenti ne cercheranno di più esotici ed esclusivi.
Caso a sé poi è quello dell’arrampicatore
sociale che cerca disperatamente di essere alla pari coi maggiorenti per
trarre profitto dalle importanti relazioni sociali tessute, ovvero l’esserne definitivamente
accettato e ottenere incarichi lucrosi..
e ) L’eccentricità dei divi
In un’epoca come la nostra dove chi svolge ruoli chiave tende a
ostentare meno sfarzosamente la propria preminenza i grandi divi hanno spesso raggiunto un livello di sciatteria mai
visto. Sebbene possa sembrare strano visto l’enorme seguito che essi hanno, la
cosa in realtà non è dovuta ad alcunché di particolarmente illogico. Il fatto
che i fans grazie ai media ne conoscano le fattezze visive ( foto, film,
passaggi televisivi, ecc. ), fa si che quelli non necessitino di mostrare segni
di distinzione particolari per essere considerati come si conviene.
In parole povere ciò significa che l’opinione pubblica, che ne riconosce i volti e le fisionomie grazie
allo spazio visivo dato loro dai media, li gradisce grazie ai ruoli
interpretati e questo al punto che non ha più importanza come loro si
presentano nella vita quotidiana. Anzi, la trasandatezza che spesso li
accompagna deve venir letta come l’esser così sicuri della propria importanza e
dell’ascendente sul pubblico dal cercare arrogantemente di raggiungere e
superare i limiti imposti dal decoro.
f ) Il genio non sente il bisogno di ostentare
Caso a parte è quello dei geni e
degli artisti, solitamente piuttosto disinteressati ai segnali di status. Il fatto è che tutta l’attività
di costoro è volta alla creazione di opere il cui valore a volte può permanere
per secoli, cosa che garantirà loro una duratura considerazione. L’impegno
produttivo dunque, data la consapevolezza dell’ importanza che potrebbe avere il lavoro finito, può
divenire così intenso da assorbire tutta l’attenzione e le forze del talentuoso
e questo al punto da non volerle disperdere in attività meno rilevanti. Da qui
la mancanza d’interesse per l’esibizione di simboli connessi al proprio stato.
Diverso è il fine e l’attività dei potenti : essa è tutta basata sul
momento contingente e per la precisione sulla possibilità di mantenere o
aumentare il proprio influsso a scapito della concorrenza. E’ logico che in
questo caso l’esibizione di status symbols coincida con la segnalazione del
proprio livello di potenza e benessere, nonché con le ambizioni perseguite.
Dalla qualità di queste trarranno dunque la soddisfazione di far rosicare i
rivali meno fortunati e anche se quelli meglio piazzati li snobberanno sapranno
però della presenza di individui o famiglie aventi una certa qual valenza con
cui magari potrebbe valer la pena allearsi o comunque stare all’erta.
E’ dunque anche più difficile, essendo volte alla logica terra terra
della supremazia materiale, che queste strategie contengano in sé elementi tali
da lasciare un alcunché di duraturo e originale nel ricordo dei posteri.
g ) Donne, bambini e profittatori
Anche se le cose sono radicalmente cambiate nella
società occidentale e le donne acquisiscono spesso ruoli sociali
importanti che prima erano prerogativa maschile, nella maggior parte dei casi
gli uomini fanno ancora fatica a vedere in esse pericolosi rivali. Il fisico
più minuto, gli occhi grandi, la minore prestanza nella lotta, nella caccia, la
possibile corresponsione affettiva e il loro ruolo di procreatrici, fa si che
il maschio si senta protettivo e bendisposto nei loro confronti. Non parliamo
poi se si tratta di avere a che fare con bambini. La loro immaturità
fisica e intellettuale non può certo spingere a intravvedere in essi pericolosi
concorrenti e quindi a costoro vengono consentite reazioni che non verrebbero
tollerate da un adulto, anzi! Semmai rinverdisono i sopiti istinti paterni
volti appunto a difenderli dai pericoli e a formarli.
Data
la posizione sociale raggiunta in società poi è logico che gl’individui
preminenti siano alquanto presuntuosi e amino spesso circondarsi di adulatori che, a seconda della perizia
adoperata, possono sperare d’ingraziarseli e quindi di ottenere vantaggi che
consentano loro di migliorare la propria posizione sociale. Speranze simili
nutre chi cerca di essere divertente “ a
tempo pieno “. Non avendo infatti particolari altre attrattive che gli
consentano di conquistarsi il rispetto altrui costui fa sorridere il prossimo
in modo che questi cerchi la sua compagnia. Del resto non avendo grande
autostima spesso irride se stesso non meno che gli altri. Lo stesso vale per il
chiacchierone che in questo modo
cerca di attrarre una quantità di attenzione che diversamente non riuscirebbe
ad avere e l’attaccabrighe, che
grazie alle liti e con un poco di fortuna può ritagliarsi uno spazio maggiore
rispetto ai comuni cittadini.
h ) I non privilegiati
E’ ovvio che chi non faccia parte della schiera dei “ potenti “
accusi la cosa come frustrante : non è infatti molto piacevole venir
considerati dei sottoposti, soprattutto se si è persone molto ambiziose.
Oddio! Se la comunità è molto piccola allora vigerà comunque un
ambiente più aperto, che non fa grossissime differenze tra i capi e i
sottoposti e il disagio patito dai subordinati sarà inferiore. In una grande e
complessa società tuttavia le cose cambiano e il divario economico, politico e
sociale esistente tra i preminenti e gli altri è notevole e si tende a farlo
osservare con severità. Sarà proprio nelle pieghe di questi gruppi che
nasceranno le più grandi invidie e ribellioni.
Alcuni, pochi per la verità, cercheranno di far fortuna altrove, più
spesso si cerca di sfuggire la noia e la frustrazione e rilassarsi dall’intenso ritmo imposto dalla
vita urbana, con sostanze stupefacenti, e questo a danno della propria salute.
Altri modi di evasione da una realtà comunque non gratificante li si
attuano leggendo libri, guardando la TV, i film, viaggiando, facendo sport,
seguendo hobby, giochi, frequentando feste, cerimonie, giocando d’azzardo, ecc.
i ) Riferimenti bibliografici
Samy Molcho, I linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V
edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L'animale uomo, Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
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