Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

domenica 23 luglio 2017

Sull'uso delle scarpe

v  Uomini e scarpe


.. Spazzolò le scarpe sino a farle apparire come se avessero una lampadina incorporata.

Da : " II CANE DI TERRACOTTA " di ANDREA CAMILLERI

a ) Le scarpe come accessorio meno notato rispetto agli abiti

Le persone sottolineano l’opinione di sé che vogliono che gli altri abbiano anche attraverso il vestiario. Ciò significa che l’ambizioso tenderà a indossare capi di lusso, il giovane quelli di “ tendenza “, lo sportivo oggetti comodi, ecc. Le scarpe tuttavia, sfuggono in parta a questa logica, sia perché danno meno nell’occhio visto che rivestono una parte del corpo alquanto periferica, sia in quanto l’acquisto dipende più dalla comodità che dalle fogge in voga.
Camminare a lungo infatti con un paio di scarpe inadatte può essere alquanto deleterio, sia per i dolori o le vesciche che possono causare, sia per il freddo o il bagnato o il sudore trasmesso al piede. Ne consegue dunque che soventemente la loro scelta dipende più da motivi pratici che da ciò che desidera apparire e dunque ch’esse siano più rivelatorie delle tendenze o dei problemi dei loro proprietari.
Preferire scarpe costose infatti non vuole affatto dire che si possa disporre di calzature che siano al top della portabilità. Sicuramente per farle saranno state adoperate materie prime di pregio e si sarà stati attenti alle rifiniture ma la cosa finisce qui in quanto da che mondo è mondo il lusso non è quasi mai sinonimo di comodità. Una persona che spenda tanto per un tale articolo di solito è benestante o vuole apparirlo e questo in quanto un soggetto di modeste condizioni preferirà normalmente acquistare un vestito più bello e dunque adatto a fargli fare una migliore figura. Non avrebbe senso infatti indossare panni di infima qualità, che esporrebbero a un immediato giudizio negativo e calzare invece mocassini di gran pregio che comunque non migliorerebbero l’opinione che il prossimo si è fatto circa il suo aspetto.

b ) Cosa denota la scelta di modelli diversi

L’acquisto di scarpe alla moda indica la sottomissione al modello in voga piuttosto che la soddisfazione di criteri di comodità, gusto personale o convenienza. E’ il caso del tipo che vuole mostrare di essere al passo coi tempi senza però avere le idee chiare su ciò che significhi veramente.
Chi tenga sempre pulite le proprie scarpe è una persona attenta ai minimi particolari. Di solito ci si cura più degli abiti e, quindi, chi nonostante sappia che le scarpe sfuggano all’attenzione del prossimo le tenga alla perfezione è possibile che in genere vada al nocciolo delle questioni piuttosto che fermarsi all’apparenza.
Portare scarpe vecchie e sfondate può denotare difficoltà economiche oppure il preferire le vecchie abitudini piuttosto che il misurarsi con situazioni  nuove e impegnative. Vi può essere infatti più che un nesso tra il preferire le vecchie calzature, dove ormai la pelle ha perduto la propria rigidità per adattarsi al piede e ai suoi movimenti e l’attaccamento tenace ad abitudini familiari e consolidate. Il portare calzature del genere in occasione di cerimonie importanti poi denota come la presenza di un tale invitato sia così “ forzata “ da spingerlo a rinunciare il meno possibile ai suoi più comodi accessori e a fargli desiderare il ritorno al più presto al proprio tran tran.
Le scarpe sottili e flessuose sono comode e atte a persone raffinate ed eleganti. Sono comunque delicate e vanno trattate con cura.
Le scarpe robuste con suola spessa sono soventemente adatte a chi svolge lavori pesanti e in ambienti all’aperto. Spesso infatti hanno punte rinforzate e altri accorgimenti antinfortunistici. Un tale tipo di scarpe grossolane anche se non destinate a lavoratori manuali viene scelto da persone  piuttosto pratiche o comunque semplici, che amano  avere oggetti duraturi.
Le scarpe con i tacchi a spillo sono un articolo prettamente femminile che fanno sembrare le gambe più lunghe e il piede più flessuoso. Ma lasciamo la parola a Marco Pacori (Marco Pacori, Il linguaggio del corpo in amore, Milano 2011, Sperling & Kupfer Editori S.p.A. ), che indubbiamente sa descrivere la questione meglio di me : << .. Il tacco dà un aspetto più flessuo­so al piede e slancia i polpacci, mettendone in risalto il tono mu­scolare (che richiama l'aumento del tono muscolare che si verifica nell'eccitazione sessuale). Spes­so, poi, la punta stretta favorisce l'impressione che il piede sia piccolo.
Non è tutto. La scarpa con il tacco alto altera il baricentro, accentuan­do l'angolatura dei fianchi e spingendo il fondoschiena verso l'esterno; questo sbilanciamento rende necessaria una compensazione che viene attuata portando la cassa toracica in avanti, con l'effetto di rendere il seno più evidente. Peraltro il tacco fa «ondeggiare» il corpo, mettendo in risalto la linea dei fianchi.
Un tipico abbigliamento femminile, con scarpe alte, corsetti e bu­stini (che periodicamente tornano di moda), ha lo scopo «occulto» di accentuare ed esaltare forme e movenze del corpo. Per esempio, un abito stretto in vita genera l'idea di un buon rapporto vita-fianchi, carat­teristica legata a sua volta a un alto grado di fertilità .. >>.

c ) Scarpe e tacchi consumati

Capita raramente di poter vedere le suole delle scarpe del prossimo. Ciò accade soprattutto ai ciabattini, mestiere per altro ormai in disuso. Poterle osservare, tuttavia, potrebbe dare indicazioni interessanti sul modo di camminare dei loro padroni.
Se è il tacco la parte delle scarpe che il soggetto consuma maggiormente significa che quando cammina non porta innanzi il peso del corpo. La gamba dunque è slanciata in avanti rispetto al resto della persona e la prima parte che tocca il suolo è appunto il tacco. E’ tipico di persone annoiate o riflessive e che in quanto tali hanno una camminata lenta. Cosa che del resto si riflette pure sul loro modo di affrontare i problemi della vita : costoro infatti valutano le vicende analizzando attentamente i pro e i contro e solo quando si convincono che il gioco vale la candela decidono di cambiare. Secondo Anna Guglielmi ( vedi bibliografia ), questo tipo di abitudine potrebbe affaticare i reni e la zona lombare che risultano pressati dal peso del tronco del corpo.
Se è la punta a essere consumata l’individuo sposta molto in avanti il corpo e simultaneamente la gamba. Lo slancio che ne consegue dunque fa si che la prima parte della suola che tocchi il terreno sia appunto la punta. Dopo di che proietta nuovamente in avanti l’altro piede e la relativa parte del corpo in modo che non sia necessario che il tallone tocchi terra. Ne deriva una camminata saltellante che denota la volontà di mostrarsi dinamico e sicuro di sé. L’ostentazione che sfoggia tuttavia indica che la cosa è studiata per far colpo piuttosto che una disposizione naturale. Sono le punte del piede infatti a reggere il corpo in movimento e la cosa, se protratta a lungo, è defatigante oltreché non salutare.
Una camminata equilibrata infatti prevede che il piede poggi sul tacco in armonia con l’avanzare del baricentro del corpo e che poi il movimento di questo porti il resto del piede a toccare gradualmente il terreno sino a giungere alla punta delle dita. La suola del tacco in questo caso risulta consumata allo stesso modo, il movimento è flessuoso e in più potente grazie anche all’aiuto dato dalla contrazione muscolare derivante dall’impatto sul suolo e la successiva  estensione dei muscoli interessati che contribuisce a scaricare lo sforzo del piede sulla sua parte successiva.
Diverso è il camminare in punta di piedi onde evitare di poggiare il tacco del piede a terra. Facendolo infatti batterebbe sul terreno anche il peso del corpo creando rumori che si ritiene possano far notare la propria presenza anche se occultata.
Suole consumate sul bordo interno indicano valgismo, ovvero la conformazione delle gambe del soggetto a x. Anna Guglielmi al riguardo afferma che una simile persone è : << .. Schiva, timida e forse frustrata sessualmente. Per la posizione squilibrata del corpo soffre di dolori al collo e alle spalle. .. >>.
Suole consumate all'esterno denotano un individuo con gambe accentuatamente arcuate. Sempre Anna Guglielmi spiega che : << .. La persona può avere le gambe un po’ arcuate ed es­sere sovrappeso; avere uno sviluppato senso pratico, ma la tendenza ad essere piuttosto paurosa, ostile e collerica. Lo squilibrio dell’appoggio sui piedi può causarle dolori cronici alle spalle.

d ) Gesti che abbiano per oggetto le scarpe

In gran parte dell’Oriente mostrare la suola delle scarpe, cosa che capita piuttosto normalmente quando si è seduti e s’incrociano le gambe, o si appoggiano i piedi sulla sedia o sul tavolo,  è considerato un insulto talmente grave da aver causato risse dove vi è addirittura scappato il morto. La suola delle scarpe infatti è la parte visibile considerata più infima e sporca del nostro corpo e, a quanto pare, mostrarla in certe parti del mondo indica una grave mancanza di rispetto. Come se si ritenesse che l’interlocutore fosse tutt’al più degno di guardare quella parte del nostro corpo.
In realtà anche in Occidente non è sempre gradito che l’interlocutore le faccia vedere ma le reazioni sono molto più contenute.
Togliersi le scarpe in un luogo di culto è una forma di rispetto verso la divinità, alla quale ci si sottomette levandoci, proprio come facevano gli schiavi davanti ai loro padroni, uno degli accessori  che maggiormente denotava le persone di rango elevato ( a noi occidentali oggi può parere strano ma una volta avere un paio di scarpe era un privilegio che solo poche persone potevano permettersi ).
Battere i tacchi con decisione, accompagnando il gesto con un piccolo inchino, è un saluto militare alquanto sofisticato dove il sottoposto, oltre a sottolineare la sua completa disposizione al comando dell’ufficiale, vi aggiunge anche un rapido piegamento del corpo e della testa. E’ ancora piuttosto comune nei paesi germanici dove le gerarchie civili e militari sono state a lungo riservate ai nobili che avevano il diritto di pretendere dai borghesi segnali di maggiore deferenza.
Toccarsi velocemente le scarpe mentre si parla con altri, come per pulirle da qualcosa, serve a rafforzare l’immagine di persona ordinata, precisa e onesta. Dato infatti che le calzature ricoprono una parte del corpo lontana dagli occhi, il mostrare ad altri che se ne ha comunque cura serve a rafforzare l’impressione, voluto o istintivo che sia il gesto, di persona appunto a modo. Pacori ( vedi bibliografia ), parla di atto difensivo volto a convincere il prossimo della propria precisione. In realtà credo che il ventaglio delle possibili spiegazioni sia più ampio : potrebbe indicare, sia una persona che si accorge di avere la scarpa sporca e non vuole apparire sciatto, oppure denotare un individuo con disturbo della personalità ossessiva-compulsiva che verifica che sia tutto perfetto.

e ) Riferimenti bibliografici

Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Samy Molcho, I linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri.
Desmond Morris, I gesti nel mondo, Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore.
Marco Pacori, Il linguaggio del corpo in amore, Milano 2011, Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
Marco Pacori, I messaggi segreti del corpo, Milano 2012, Giunti Editore S.p.A.



giovedì 6 luglio 2017

Il Tipo 5 dell'Enneagramma, detto anche l'Osservatore : settimo paragrafo

Passivo-aggressivo, è impavido e solitario.


Il 5 è un passivo-aggressivo[1] perché, pur non combattendo apertamente le richieste invise, evita di soddisfarle. Un comportamento del genere tuttavia, che non prelude a una brillante risoluzione del problema in quanto il nostro tipo teme uno scontro aperto, fa si che, sia la propria l’autostima, sia l’opinione che ha del prossimo non sia molto alta. Come l’1 ossessivo dunque, manifesta una forte ambivalenza solo che questi la combatte autodisciplinandosi a essere ordinato, preciso, scrupoloso e competitivo, in modo da sentirsi Ok in un mondo che non lo è mentre il 5, che non riesce a fare come quello, né a organizzarsi diversamente,  non  sfugge l’interiore convivenza di pulsioni opposte. Rimane così preda dell’irresolutezza e manifesta comportamenti contraddittori, a volte bizzarri e imprevedibili.
Secondo Naranjo[2] il 5 manca : << .. Di capacità pratiche .. >>, e ha : << .. Ripugnanza per ogni specie di pubblicità. .. >>. Si : << .. Lascia tormentare e sfruttare nel modo più indegno purché lo si lasci seguire in pace il corso delle sue idee .. >>, ed è : << .. Cattivo docente giacché nell’esercizio della sua attività didattica pensa alla materia d’insegnamento invece di limitarsi a esporla. .. >>.
Avendo poi bloccato i sentimenti suscitati da un qualsiasi oggetto, colpisce per : << .. La sua tranquillità o passività o anche per un razionale dominio di sé .. >>. Data una simile premessa ne deriva pure la mancanza : << .. Di qualsiasi effusione e l’oggetto, se ne è cosciente, ha costantemente l’impressione di essere tenuto in poco conto. .. >>.
Può inoltre : << .. Facilmente porre a un altro il problema generale del perché si esista e quale sia la ragion d’essere degli oggetti .. >>, dato che secondo lui : << .. Tutto ciò che è essenziale accade senza di noi. .. >>.
Il 5 non ha paure perché la : << .. Perdita di consapevolezza dei sentimenti e anche un’interferenza con l’insorgere del sentimento .. >>[3], conducono all’insensibilità.
Sempre secondo Naranjo[4] i 5 vivono : << .. Un'atmosfera di occultamento. Non si svelano direttamente e sono le persone più nascoste di tutte.
Anche i Sei hanno paura ma non sono altrettanto nascosti. Non nascon­dendosi sono più in contatto con le loro paure; mentre, nascondendosi, i Cinque non lo sono. I Cinque non hanno paura perché evitano le situazioni che la risveglierebbero. Naturalmente possono dire : " Non ce la faccio a parlare a mio padre ", " Non oso parlare al mio capo ", " Non me la sento di chiedere un aumen­to ", " Non ho il coraggio! ". Ma questo non è sentire la paura, è una fantasia su ciò che potrebbe fare paura. Spesso questo carattere anticipa la paura. Spinti .. >>, però : << .. Da altri a fare qualcosa, si rendono conto che non hanno paura. Per­tanto, quando non evitano le cose, capiscono di non essere intimoriti come immaginavano. Può trattarsi di un'angoscia inconscia.
Non sentire e non agire ma essere osservatori della vita, conduce natu­ralmente alla sensazione di non stare vivendo e ciò può stimolare un desi­derio di esperienze. Dal conflitto tra la paura e il desiderio di esperienze nasce la sete di conoscenze e il desiderio di vivere senza entrare nella vita. .. >>
Secondo la Palmer[5] i : << .. Cinque si sentono vivi quando sono soli. Spesso .. >>, dunque : << .. Devono allontanarsi dagli altri per ricaricare le batterie e lasciar emergere i sentimenti che hanno sospeso mentre erano in compagnia. .. >>. La cosa fa si che amino : << .. Stare in compagnia dei propri pensieri e, a meno che la privacy non diventi isolamento, raramente sono annoiati  per non avere nulla da fare. .. >>.
Visto poi che : << .. Non cercano l’approvazione degli altri, vogliono l’indipendenza economica .. >>, ed : << .. Esigono la libertà di andare e venire a piacere .. >>, possono vivere in piena autonomia : << .. Rimanendo in casa in felice compagnia dei propri progetti e fantasie. .. >>. Solo che : << .. L’amore della privacy diventa solitudine se il Cinque si isola e non esce più da se stesso. .. >>. E’ in questo frangente che, se : << .. Nasce un desiderio di contatto, si accorge della difficoltà di andare verso gli altri e di quanto spesso rimane a osservare la vita che trascorre. .. >>.
Essendo comunque umani, spiega Naranjo[6], e : << .. Avendo bisogno di relazioni, concentrano tutto in una o due amicizie. Da ciò nasce una grande necessità di ave­re fiducia, il bisogno di fidarsi con grande intensità di questi pochi eletti. .. >>.




[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] L’autore qui si rifà a quanto scritto da Carl Gustav Jung in Tipi psicologici, Opere, vol. 6, edito a Torino nel 1979 da Boringhieri
[3] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[4] Claudio Naranjo, Gli Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore
[5] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[6] Claudio Naranjo, Gli Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore