Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

domenica 28 giugno 2015

Hemingway si spara per sbaglio nel 1935

Hemingway si spara per sbaglio nel 1935

Il cervello del vostro corrispondente si è concentrato sugli spari e trova ispirazione a offrirvi queste informazioni nel fatto che si è da poco sparato a entrambi i polpacci Questa manovra, piuttosto difficile da eseguire con un'unica pallottola, non è stata intrapresa per compiere un esperimento balistico, ma è stata decisamente casuale. II vostro corrispondente ha ricevuto una volta critiche, in una lettera di questa rivista, perché non è un viaggiatore sufficientemente disinvolto. Cercando di diventare più disinvolto, egli ha finito per spararsi a entrambe le gambe con una mano, mentre con l'altra fiocinava uno squalo. Questo è il massimo cui sia disposto ad arrivare per accontentare un lettore. Se il lettore vuole abbatterlo fracassandogli un osso importante, o freddarlo con un colpo ben diretto al cervello, o guardarlo mentre corre verso la ghiacciaia con una pallottola in cuore, dovrà sparare lui.


Da : " FERITO DI NUOVO : LETTERE DALLA CORRENTE DEL GOLFO "  di  ERNEST HEMINGWAY. Dall’ “ ESQUIRE “ del 06 1935

martedì 23 giugno 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : terzo paragrafo

Paragrafo 3 : la rabbia spinge il Perfezionista verso “ L’unico modo giusto “


S'è già detto poco sopra come l'energia della rabbia sorta dai rimproveri e dalle punizioni ricevute a causa di ciò che di sé non andava, venga adoperata dal Perfezionista per bloccare la soddisfazione dei propri desideri istintuali e procedere a tutto spiano a perseguire " ciò che sia bene fare ".
Ciò, del resto, non comporta solo l'amore per l'ordine, il rispetto della legge e delle regole, nonché il perseguire la pulizia e la cura dei particolari ma anche il porsi in una posizione di correttezza che disconosca gl'interessi personali o particolari. In modo tale che le decisioni ch'egli prenda siano eque e gli evitino di cadere preda dei sensi di colpa. Il fatto stesso d'altronde ch'egli brighi per fare quello che è giusto allontana la sua attenzione dalla consapevolezza della propria collera o comunque consente di giudicarla accettabile.
Il non piacersi poi, che, nonostante gli sforzi faccia per migliorarsi lascia spazio ad insuccessi e incertezze, fa si che la rabbia inconscia, a cui si deve aggiungere quella causata dal suo modo di fare irritante, competitivo e rigido, sia per lui una fonte energetica pressoché inesauribile che può pure manifestarsi come risentimento per l'incomprensione altrui della fatica sostenuta e dei risultati ottenuti. Oppure come indignazione verso i comportamenti palesemente scorretti del prossimo. Oppure può connotarsi, scrive Naranjo[1], come : << .. Irritazione, rimprovero e odiosità .. >>, tratti, questi, che il nostro 1 assume quando ha a che fare con persone il cui livello di disdicevolezza non superi la sua soglia di tolleranza.
Il voler fare solo ciò ch'è bene del resto, alimenta l'idea che vi sia un solo modo per attuarlo e, dato che le cose stanno così, chiunque a suo avviso dovrà riconoscerlo e adeguarvisi. non solo! Sempre secondo Naranjo[2] l’esistenza di : << .. Una giustizia infallibile .. >>, dà all’1 : << .. Un senso di dominio e ciò fa si che la perfezione non sia soltanto un mezzo per conseguire la superiorità ma anche un mezzo per assoggettare al suo controllo la vita stessa .. >>.
A costui parrà dunque incredibile che il prossimo non condivida il suo punto di vista così come gli riuscirà difficile convincersi che gli uomini desiderino comportarsi bene conciliando coerenza etica e la soddisfazione delle pulsioni istintive.
Con un siffatto carattere è quindi ovvio che tenda a defilarsi o a rifiutare incarichi meno che onesti e il bello è, visto il suo rigore, che sono ben poche le incombenze che gli parranno degne di essere perseguite.
Dato l'impegno profuso a cercare di fare bene i propri compiti poi, il Perfezionista è convinto di meritare pienamente, sia i successi ottenuti, sia la considerazione di cui gode, cosa che per altro lo convincono dello spessore virtuosistico raggiunto.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da K. Horney nel suo Nevrosi e sviluppo della personalità, Roma 1981, Astrolabio

domenica 21 giugno 2015

Barzelletta per adulti

Barzelletta per adulti


Barzelletta da Modit : << Signorina, quanto costa fare l'amore con lei? >>, << un milione >>,  << Oh la vacca, così tanto? E un pompino? >>, << Mezzo milione >>, << Ma è cara da matti! E una sega? >>,  << Una sega due milioni >>,  << due milioni una sega? >>,  << Eh, ma è fatta a mano, sa? >>



Da : “ SODOMIE IN  CORPO 11 “ di  ALDO BUSI

sabato 13 giugno 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : secondo paragrafo

L’esser stato fatto sentire “ sbagliato “ossessiona il Tipo 1 Perfezionista a fare bene


Il non essere mai stato accettato per quel che era genera nel piccolo, ovviamente, un senso d'inferiorità che, nonostante controbatta per sentirsi a posto ottenendo spesso risultati lusinghieri, lo accompagnerà per tutta la vita. Ovviamente i successi ottenuti zittiranno i morsi più dolorosi dell’insoddisfazione di sé ma non appena gli sembrerà di essersi comportato da meno che " sublimemente ", la sensazione d'essere inadeguato si risveglierà facendolo star male.
Sono due quindi gl'ingredienti fondamentali che amalgamandosi generano il carattere del nostro Perfezionista. Tanto per cominciare infatti, deve esistere un clima pressoché costante di critica del naturale modo di porsi del giovane e in secondo luogo la continua incitazione a superare un tale stato adottando una condotta irreprensibile.
Il bimbo quindi è obbligato a reagire e non può farlo, se vuole ottenere uno stato di temporanea degnazione da parte dei grandi, se non cercando di soddisfare le richieste genitoriali.
Del resto, l’insoddisfazione di sé causata dal sentirsi sempre svalutato, così come il pressing esercitato dagli avi per far si ch’egli diventi una persona per bene, lo rende rabbioso, sia verso sé in quanto inadeguato, sia verso gli altri, così critici, pretenziosi, severi. Ed è proprio l’energia scaturita da questo forte  risentimento a indurlo a cercare di rivalersi con tutte le proprie forze, abbandonando quei comportamenti che lo rendono così esecrabile.
In che modo? Grazie al meccanismo di difesa della formazione reattiva, scrive Naranjo[1], il Perfezionista attua una : << .. Operazione mentale attraverso cui l’energia psicologica della rabbia viene trasformata in pulsione ossessiva .. >>, che elimina ogni forma di : << .. Auto indulgenza .. >>, verso pulsioni vietate o comunque criticabili.
L’autore tuttavia non crede che la  formazione reattiva consista solo, come sostiene Freud, nel sostituire qualcosa di disdicevole o disgustoso tipo il seguire l’istinto a sporcarsi durante la fase sadico-anale con  il suo opposto, ovvero  trasformando quella pulsione in una eccessiva preoccupazione per la pulizia. 
Per costui infatti, il Perfezionista, compiendo il bene, si distrae : << .. Dalla consapevolezza della presenza di certi impulsi ricorrendo ad attività opposte. Anche nel caso in cui un’azione moralmente approvata non serva a distrarre la persona dalla consapevolezza della sessualità e della ribellione irosa, possiamo dire che l’intento è quello, vale a dire compiere azioni che adempiano alla funzione di mantenere le emozioni allo stato inconscio. .. >>.
Manifestare apertamente la rabbia a esempio, non è cosa moralmente buona dato ch’essa spinge il soggetto ad azioni aggressive che possono andare dall’intimidazione alla prevaricazione, fino alla tortura e all’uccisione o mutilazione dell’altro. Ma il suo uso appare giustificato se chi ne fa uso sembri mosso da esigenze legittime.
Quindi, nonostante che le critiche e l’autocritica generino rabbia che porta a un maggior autocontrollo affinché il tipo possa esserne meno oggetto, il consentire di esprimerla a favore di una giusta causa fa si che non sia facile riconoscerla come energia distruttiva.
Ecco perché il perfezionista cerca di rimuovere il proprio grande senso d’inferiorità canalizzando la rabbia in competitività volta a risultare il migliore.
Il tipo tuttavia spesso confonde il comportamento impeccabile che ha adottato con la virtù in sé, che per l'uomo è irraggiungibile e ciò probabilmente lo fa sentire autorizzato ad esigere che tutti si adeguino alla sua condotta.
Anzi, dato che il suo irriducibile senso di non valere fa si ch’egli tenga in massimo conto il rispetto del prossimo piuttosto della sua ammirazione, che di solito è pretesa  da chi sia convinto di valere, egli, spiega Naranjo[2],  cerca di far prevalere a tutti i modi : << .. Una specie di modus vivendi che, in segreto, ha pattuito con la vita. Essendo egli stesso leale, giusto osservante dei doveri, ha diritto a un trattamento leale da parte altrui e dell’esistenza in genere. .. >>.
Concludiamo il paragrafo ricordando come la rabbia dunque, appaia, nel caso del nostro Tipo, 1 un efficace strumento per ottenere amore, sia eliminando ogni desiderio che non appaia lecito ( in modo da divenirne degno ), sia aumentando la resistenza alla frustrazione che da ciò ne deriva.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da K. Horney nel suo Nevrosi e sviluppo della personalità, Roma 1981, Astrolabio

Medio Oriente

Damasco, la capitale della Siria


Posta come una pietra miliare sull'asse  storico che  collega i1 Cairo a Bagdad, Damasco, la  capitale della Siria, era l'epicentro  tradizionale  delle molteplici  esplosioni  che avevano  scosso il mondo arabo. Miracolo della vegetazione sorta dal deserto, ispirava tanta venerazione che, secondo  la  leggenda, il Profeta, vedendola, le aveva voltato  le spalle dicendo che : << Non si  può entrare due  volte  in  Paradiso >>.

Da : “ GERUSALEMME “ di DOMINIQUE LAPIERRE e LARRY COLLINS


Ah, l'amour!

Sull’amore assoluto bramato dalla Fallaci


No, l'amore fisico è  assai più di un mezzo per continuare la  specie. E' un mezzo per parlare, comunicare,  farsi compagnia. E' un discorso fatto con la pelle anzi­ché  con le parole.  E finché dura,  niente  strappa alla solitudine quanto  la  sua ma­terialità. Niente riempie e arricchisce quanto la  sua tangibilità. Però è  anche la più potente droga che  esista,   la più grossa fabbrica d'illusioni e di  equivoci che la natura ci abbia fornito.  La droga appunto dell'oblio.  L'illusione  che l'o­blio duri per  sempre. L'equivoco di venir amati  con  l'anima da  chi ci ama esclusi­vamente col corpo, da chi per egoismo o paura rifiuta le assolutezze dell'amore, preferisce  il falso succedaneo dell'amicizia. Il  tuo caso.  In  che modo me ne sono accorta?     ( .. )  Con  le parole ci siamo detti assai poco  io e te. Col corpo invece ci  siamo detti molto, ed io non  ho perso una  sillaba di ciò che dicevi.  Il nostro non è  che un  contatto epidermico,  dicevi un  esercizio di  sesso,  un'appagan­te ginnastica,  un dialogo fra  sordomuti. Non mi basta,  dicevi, preferisco l'amici­zia.  Peccato  che tu non  abbia udito neanche una  sillaba di  ciò  che dicevo. L'a­micizia non  può rimpiazzare l’amore, dicevo. L'amicizia è un ripiego effimero,  ar­tificioso  e  spesso menzognero. Non  aspettarti mai dall'amicizia i miracoli che l'amore produce, gli amici non possono  sostituire l'amore. Non possono  strappare alla solitudine,   riempire  il  vuoto, offrire quel  tipo di compagnia. Hanno  la propria vita, gli amici, i propri amori. Sono un'entità indipendente, estranea, una presenza transitoria e soprattutto priva di obblighi. Riescono a  essere amici dei tuoi ne­mici, gli amici. Vanno e vengono quando gli pare o gli serve, e  si dimenticano fa­cilmente di  te : non  te ne  sei accorto?  Oh, andando promettono montagne. Magari  in buona fede.  “ Conta  su di me “,  “ rivolgiti a me “, “ chiama me “. Però  se li chiami, nella maggior parte dei casi non li trovi. Se li trovi, hanno qualche impegno inderogabile e non vengono. Se vengono, al posto delle montagne ti portano una mancia­ta di ghiaia : gli avanzi, le briciole di sé  stessi. E tu fai la medesima cosa con loro.No, a me non basta l'amicizia. Io ho bisogno d'amore. Ho bisogno di amare e d'essere amata con gli obblighi dell'amore, le scomodità dell'amore, le assolu­tezze e le tirannie dell'amore :  l'amore del   corpo  e dell'anima. 
Da :  " INSCIALLAH "  di  ORIANA FALLACI


mercoledì 10 giugno 2015

Grande Italia?

L'Italia secondo Montanelli

<< .. L'Italia é allergica al dramma e per esso nessuno é disposto a uccidere e tanto meno a morire. Dolcemente, in stato di anestesia, torneremo a essere quella " terra di morti, abitata da un pulviscolo umano ", che Montaigne aveva descritto tre secoli or sono. O forse no : rimarremo quello che siamo : un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giochi di potere e d'interesse. .. >>.


Indro Montanelli, pubblicato ne : " IL MATTINO " del 9 dicembre 1997

lunedì 8 giugno 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : primo paragrafo

Da che mondo è mondo ha sempre sicuramente affascinato sapere che tipo di carattere si abbia e abbiano coloro che ci sono vicini, tant'è vero che sono molti gli studi e gli scritti al riguardo. Propongo dunque qui, e di ciò ho accennato negli articoli di maggio 2015, una descrizione dei tipi psicologici desunta dalla teoria dell'Enneagramma. Delinearne i tratti non sarà, né breve, né agevole da scrivere, vuoi per il tempo che manca, vuoi per il carattere tecnico che spesso caratterizza i lavori degli studiosi da cui traggo le informazioni. Ma sicuramente sarà interessante e istruttivo ..  Vicino a noi e vivo .. Attuale! .. Così come dovrebbe essere secondo me il tenore che ispira la cultura e la ricerca.  

Le origini del Tipo 1, ovvero il Perfezionista

I futuri adulti di questo tipo hanno di solito genitori Perfezionisti che in quanto tali si attengono rigidamente  a un codice etico elevato e pretendono che i loro pargoli facciano altrettanto. Oppure, afferma  Naranjo[1] :   << .. Un padre Sei dotato di un eccessivo senso del dovere .. >>, nonché una madre : << .. Troppo accomodante .. >>, ( tipo 6 o 9 ) che tradisce : << .. Il bambino, perché il suo bisogno di assecondare un com­pagno troppo esigente è più grande del bisogno di schierarsi dalla parte del figlio. .. >>.
Si tratta dunque di piccoli la cui naturale esuberanza viene mortificata a tutto vantaggio dell’assunzione di un comportamento responsabile, educato, privo di frivolezza o cedimenti, con spiccata tendenza alla pulizia, all’ordine e via discorrendo.
L’adozione di una simile condotta tuttavia non induce questi avi, che sono tutto fuorché amorevoli, a premiare i buoni risultati dei loro piccoli con manifestazioni affettuose o concessioni ai loro desideri, bensì con una riduzione proporzionale della disapprovazione e con l’accettazione del soggetto ( Non è un caso che la Palmer[2] dica di un simile genitore : << .. Esigeva molto senza premiare .. >>, e considerava la virtù come : << .. Premio a se stessa .. >>.
Non è molto ma i giovani non possono aspettarsi di più da tipi freddi e duri come quelli e quindi non resta loro che superare lo sconcerto suscitato dal senso d’inferiorità causato appunto del vedersi giudicati inadeguati e puniti come tali, cercando di divenire inappuntabili. Ne consegue che :
a ) l’insoddisfazione suscitata dal sentirsi valutati malamente e trattati di conseguenza, genera loro una tal rabbia, vuoi verso di sé, vuoi verso gli altri, che li determina a migliorarsi, e questo anche se cercano di non manifestarla apertamente, in quanto atto moralmente reprensibile;
b ) il voler essere all’altezza delle aspettative dei genitori li costringono a un’ autodisciplina  e a una rinuncia tale dei piaceri della vita da renderli sordamente ostili verso i loro critici e più in generale verso i “ difetti “ altrui ( non possono fare diversamente visto che inibiscono le incivili manifestazioni rabbiose ). Così facendo, spiega la Palmer[3], alla lunga sostituiscono : << .. Il piacere della ricompensa .. >>, con il : << .. Piacere dell’autocontrollo .. >>;
c ) dato che genitori tutt’altro che teneri e affettuosi ne hanno spietatamente criticato le manchevolezze e li hanno trattato con spregio, i piccoli imparano che per cambiare la propria sorte non serve conquistarne l’amore bensì essere nel giusto. Ciò fa si, afferma Naranjo[4] : che il loro : << .. Bisogno di tenerezza .. >>, venga : << .. Rimosso .. >>, e rimanga : << .. Latente .. >>;
d ) il voler diventare a tutti i costi irreprensibili li porta ad acquisire pian piano il gusto per la competizione e poi per il virtuosismo. Obiettivo, quest’ultimo, che acquista il sapore di una rivalsa rancorosa, vuoi nei confronti di chi li ha sempre denigrati, vuoi verso chi non è all’altezza della situazione. Raggiunta infatti quella che ritengono essere la perfezione, da un lato pretendono la considerazione dei diffamatori, dall’altro, supportati dalla propria visione di come ci si debba comportare eticamente, criticano gl’incoerenti e cercano di obbligarli a fare quel che devono;
e ) questi tipi sono più frequente fra le donne. Il punto di vista dei loro severi educatori per altro, che viene fatto rispettare con così tanta forza ed energia, viene visto dai futuri perfezionisti come un modello di coerenza e virtù da seguire. Tenderanno così, spiega  Naranjo[5] a : << .. Voler far propria la personalità stacanovista e perfezionista di uno dei genitori. .. >>.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[3] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[4] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[5] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio

martedì 2 giugno 2015


Paideia : 5 la scuola italiana fra la metà dell’ottocento e gli inizi del novecento


 
La scuola italiana in realtà non partì benissimo.
La sua ossatura infatti si venne a realizzare col varo della legge sulla Pubblica Istruzione del 13 novembre 1859, comunemente indicata col nome del ministro Gabrio Casati incaricato di redigerla, e il professore Renato Tisano, ne : " Il  dibattito sulla scuola in Italia fra la metà dell’ottocento e gli inizi del novecento "[1], ci consente d'individuare i fattori che sono stati alla base delle scelte didattiche dell'epoca.
Scopriamo così che all'educazione scolastica era affidato il compito di : << .. Creare una unità nazionale operante nella coscienza dei cittadini .. >>.
Il Regno di Sardegna infatti non aveva un potenziale economico paragonabile a quello prussiano che, galvanizzando gli scambi commerciali fra gli stati della Confederazione Germanica, contribuisse all'armonizzazione culturale delle popolazioni locali e a rendere condivisibile l'idea di uno stato unico. Per i Savoia in definitiva l’unificazione dell’Italia era stata una mera espansione territoriale che poteva contare, nelle regioni da annettere, solo sul consenso di quella ristrettissima cerchia d’intellettuali e di notabilato che giudicava l’unificazione nazionale un passo fondamentale verso la ricostituzione della passata grandezza romana.
Da qui la necessità di confidare nella scuola per superare le profonde differenze linguistiche, d'usi e costumi degli ex stati peninsulari. Nella scuola primaria a esempio : << .. Il principio unificatore è costituito dalla lingua materna. Di qui la funzione preponderante attribuita alla lettura attraverso la quale vengono offerte al fanciullo alcune nozioni di storia, geografia e scienze naturali .. >>.
Nonché, in un ambito più generale, l'esaltazione della : << .. Trinità Dio-Patria-Pamiglia .. >>, e di risoluzioni del tipo : << .. Chi si contenta gode .. >>, e : << .. Volere e potere .. >>.
Non è un caso che il professor Tisano lo sottolinei ricordando il punto di vista di Giuseppe Tarozzi nel congresso del 1905 della Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media, dove nota : << .. Acutamente, che la posizione di privilegio attribuita alla scuola classica trae origine non solo dalla supposta sua maggiore attitudine a preparare all'istruzione universitaria mediante la formazione linguistico-letteraria, ma dalla convinzione ch'essa tuteli il " carattere etnico e patrio della cultura ", collegando così l'educazione classica e orgoglio patriottico razziale .. >>.
L’attenzione volta a far si che la futura classe dirigente si sentisse “ italiana “, prosegue lo studioso, spiega per inciso come mai lo Stato non si sia mai impegnato a fondo nella lotta all'analfabetismo e del resto, continua lo scrittore, al primato dato all'italiano e alle materie storico-letterarie contribuisce pure l'avversione del cattolicesimo per la scienza.
Non è un segreto infatti che : << .. Il dispotismo politico e l'ingerenza ecclesiastica specialmente nel campo della filosofìa e della scienza .. >>, abbiano : << .. Fatto si che, dopo Galileo, il primato scientifico passasse dall'Italia ad altri paesi e che, per quel tanto ch'era possibile, il movimento scientifico italiano si svolgesse nel corso del XVII e della prima metà del XVIII secolo fuori dall'università .. >>.
Tant’è vero che, ancora nella prima metà del XIX secolo : << .. In Italia non esiste nulla che corrisponde all'École Poytecnique francese .. >>, mentre : << .. Viceversa a Roma esiste ancora una cattedra di fisica sacra, avente lo scopo di magnificare, con una trattazione distinta in 6 parti secondo i giorni della creazione, l'opera del creatore e di confutare gli abusi delle scienze.. ».
Scontato è dunque l'insegnamento che i prelati inculcano e, quel ch'è peggio, esigono che pure gli altri adottino : greco, latino, letture e biografie " edificanti ", la filosofia " buona ", la letteratura " giusta ".
Non solo. Una simile propensione culturale  è pure rafforzata dalla nostra arretratezza economica. Il pensiero scientifico infatti, da quanto ci mostra la storia, ha il " brutto vizio " di crescere assieme allo sviluppo dell’industria moderna e questo in quanto il benessere conseguente all'effervescenza degli scambi stimola la razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro, il miglioramento delle strumentazioni, delle tecniche produttive e della distribuzione. Rende impellente nuove e più precise misurazioni, la scoperta di sostanze e materiali più convenienti, progettazioni più accurate e complesse, ecc.
Un accentuato sviluppo economico dunque inviterebbe a un dinamismo e a una ricerca che in realtà sono completamente estranei alla mentalità di una società agricola e povera qual'é quella italiana dell'800 e ciò fa si che da noi nulla intacchi l'egemonia aristocratica.
Da qui, anche nei suoi soggetti più acculturati, il disinteresse per le conoscenze fisiche e tecniche a tutto vantaggio di quello che, esulando dal gretto utilitarismo traibile dal " Finito “ accresca la spiritualità avvicinando al vero Essere, " infinito “.
Non deve dunque stupire se : << .. Il Gabelli nota che " alla metà del secolo l'istruzione classica era l'unica che esistesse " e che ancora nel 1886 " noi avevamo, fra pubblici e privati, 737 ginnasi e 326 licei ".. >>.
Dove si studiava : << .. Scrive a questo proposito Isidoro Del Lungo : ".. Poco e mal curato italiano; .. storia appena di nomi e così la geografìa; un pizzico di greco; filosofia in dose misurata e infine un piccolo catechismo di scienze esatte schematizzato .. La cosa poi in fondo, che solo si studiava a buono era il latino .. ". .. >>.
Certo : << .. Dopo l'unificazione, anche in Italia, sotto la spinta della rivoluzione industriale, si verifica la rottura dei quadri della cultura tradizionale. La legge Casati, sia pure con molta cautela, non può non prenderne atto, facendo posto, nel ginnasio e maggiormente nel liceo, alla matematica, alla fisica, alla chimica e alle scienze naturali, accanto alle discipline tradizionali .. >>. Apertura che : << .. A molti tradizionalisti appare eccessiva, foriera di caos, vero cavallo di Troia atto a favorire le invasioni del liceo da parte di giovani provenienti da ambienti socio-culturalmente scadenti e, comunque non destinati all'università, alle professioni libere e ai posti di comando .. >>.
E se è vero che assistiamo  : << .. Al moltiplicarsi di scuole classiche o al sorgere di scuole tecniche o " popolari " caratterizzate però dalle stigmate di una essenziale inferiorità nei riguardi del vecchio liceo .. >>, le cose non vanno meglio all'università perché fino agli inizi del '900 è costante la sua tenace chiusura : << .. Di fronte alle finalità utilitarie e pratiche, la sua incapacità di superare l'antitesi fra avviamento alla ricerca e preparazione professionale, la persistente pretesa di lasciar fuori dall'università quei nuovi ordini di studi dei quali la borghesia viene reclamando l'istituzione richiesta dall'affermarsi dell'industria ( la preparazione degli ingegneri continua a essere affidata a scuole d'applicazione )  .. >>.
Certo, come già detto, le cose pian piano evolvono. Lo sviluppo industriale cominciato nella seconda meta dell'ottocento e cresciuto a ritmi sostenuti nel primo novecento, imporrà che gli allievi acquistino una maggior dimestichezza colle scienze, nonché la creazione di numerose scuole a indirizzo tecnico e professionale ( " Scuola Tecnica " e " Istituto Tecnico " ). Ciononostante la cultura umanistica mantiene il suo primato e non appena l'ottimismo positivista nel progresso continuo e pacifico conoscerà le prime battute d'arresto, si avrà un'e­splosione idealista particolarmente truculenta dove verrà ribadito a gran voce che v'è altro oltre il materialismo e che quest'altro è più vero e profondo perché " motore " di tutto.
Ciò porterà ai : << .. Fumosi vaneggiamenti degl'intellettuali .. >>, dietro ai quali sono : << .. Identificate le forze delle quali l'ideologia irrazionalista è a un tempo prodotto e strumento : quelle forze che porteranno presto l'Italia nel gorgo della guerra e, subito dopo, al fascismo .. >>.
<< .. La crisi della fiducia nel progresso continuo e pacifico, lo scatenarsi dell'attivismo irrazionalistico del nazionalismo, dell'imperialismo .. >>, ebbero del resto pesanti ripercussioni nella scuola. Questo perché : << .. Naturalmente, prima di gettarsi in avventurose imprese di conquista, il nazionalismo deve affondare le radici nell'animo degli italiani attraverso una intensa e capillare azione educativa. Si tratta in primo luogo di conservare netta la distinzione fra quadri dirigenti e massa, il che, tradotto in termini scolastici vuol dire evitare ogni " inquinamento " della scuola riservata alle elite, severità, espulsione dei " profani " dal " tempio ". Tutti questi motivi hanno il loro momento polemico nella violenta campagna da un lato contro la " mediocrità " e il grigiore " della democrazia, dall'altro contro il " naturalismo " positivistico. Il fiorire di teorie genericamente spiritualistiche, volontaristiche, attivistiche, assolve allo scopo d'imporre una concezione gerarchica e oligarchica della società, nella quale gl'intellettuali s'illudono di costituire la vera "aristocrazia ".
L'esaltazione della cultura classica ( .. ) sotto questo punto di vista è, per dirla con Luigi Salvatorelli " l'analfabetismo degli alfabeti ", consistente in una infarinatura storico-letteraria in cui i due elementi essenziali sono l'esaltazione di Roma e dell'impero romano come nostri antenati e il racconto del Risorgimento ad usum delphini .. >>.

 






[1] Dal VI° volume della " Storia del pensiero filosofico e scientifico " di Ludovico Geymonat, Milano, ristampa della Nuova Edizione del 1977, Aldo Garzanti Editore. Tutti gli stralci del paragrafo riportati fra virgolette, sono tratti dal presente lavoro.

Paideia : 6 l'eredità del passato


 

Nonostante siano cambiate molte cose dal varo della riforma della scuola di Giovanni Gentile ( 1923 ), il nostro sistema scolastico continua a sfornare principalmente potenziali liberi professionisti, ovvero figure quali ragionieri, geometri, ingegneri, avvocati, notai, ecc., che sono destinati per decreto a occupare i centri nevralgici dell’economia e dello Stato.

Ovvio che avendo simili potenzialità di carriera costoro mal sopportino impieghi al di sotto di un certo standard o limitazioni di qualsivoglia natura e che grazie alla grande considerazione di cui godono, ai ruoli che ricoprono e ai notevoli mezzi di cui dispongono, costituiscono una lobby capace di esercitare un’influenza tale da avere facilmente la meglio nelle contese con le altre frazioni.

La “ classe degl’intellettuali “ dunque ha sostituito la nobiltà alla guida del Paese ma la cosa attualmente non sembra foriera di grandi progressi. Le “ sue viscere “ infatti stentano a partorire idee nuove e interessanti mentre la maestria nei bizantinismi, nei traccheggiamenti e nei biechi compromessi, non è di per sè geniale espressione di loro esclusiva prerogativa.

La nostra scuola dunque che, come qualunque organizzazione pubblica corrisponde meglio che può alle direttive politiche dominanti ( le quali più che a rinnovare sono volte a mediare fra le fazioni in concorrenza per non destabilizzare il già zoppicante assetto sociopolitico ), non può che essere volta alla perpetuazione dei valori e degli istituti in auge e ciò fa si che non si sia ancora spenta, nè la preminenza data ai licei e alle materie umanistiche tradizionali ( che costituiscono per altro le forche caudine da cui la nostra classe dirigente è passata ), né la preferenza a un insegnamento che non stimola la capacità analitica dell'allievo ma considera " maturo " chi si adegua ai valori osannati dai media.

Convinzioni che, sebbene odiernamente non s'incentrino più sul patriottismo, i pregiudizi razziali, la fede e l'ordine bensì sulla giustizia sociale, il pacifismo, la tolleranza e la libertà, oggi come allora rischiano di far assurgere vaghi proponimenti idealistici ( e non leggi di natura ), a valori connaturati al DNA dell'uomo.

Martin Clark del resto afferma : << .. Le scuole italiane nel periodo postbellico continuarono nel loro solito andazzo : valutare, esaminare, selezionare, produrre in eccesso laureati inutili e classificare tutti gli altri come fallimenti.

Il ministero preparava libri di testo gonfi di nozioni da mandare a memoria. Gli studenti venivano costantemente esaminati di fronte alla classe su quel che riuscivano a ripetere dei libri di testo. Quelli che fallivano agli esami venivano condannati a ripetere l'anno, anche nelle scuole elementari, sicché solo la metà degli alunni finiva le scuole elementari all'età canonica. Non c'era nessun tentativo di collegare le discipline e gli argomenti - per non parlare del fatto di collegare la scuola con il mondo esterno. Gli insegnanti romani di storia antica non potevano portare i loro allievi a vedere il Colosseo.

Questo sistema spaventoso, rigido, irreale, chiuso, noioso e profondamente stupido faceva del suo meglio per anestetizzare le generazioni studentesche. Ci si chiede chi ne abbia sofferto maggiormente; i " fallimenti " che lasciarono la scuola il più presto possibile, segnati e appena in grado di leggere e scrivere oppure i " successi ", arroganti e convinti che quel che avevano appreso a scuola fossero nozioni che valeva davvero la pena di apprendere. Probabilmente questi ultimi, dato che gli fu insegnata la mancanza di buon senso e l'indifferenza nei confronti del mondo reale e ciò si sarebbe dimostrato un handicap terribile nella vita adulta  .. >>[1].

Non che le cose, come dicevo prima, adesso siano cambiate di molto e ciò significa che, nel migliore dei casi, è probabile che Tizio, Caio e Sempronio, una volta che a esempio siano stati licenziati dal Liceo con il massimo dei voti, si sentano un tantino speciali per tutto il loro sapere di greco, di latino, di Manzoni, di Dante, di storia, di letteratura e di filosofia e onestamente decidano di osservare un conseguente standard di vita.

Fiduciosi nella loro capacità e rafforzati nei convincimenti da quanto assimilato è quindi prevedibile che si sforzino d'essere raffinati e socievoli nonché sensibili ai compiti e ai doveri sociali che la posizione e il livello di civiltà raggiunto fa ritenere indispensabili. E' ragionevole pensare perciò che oggi siano strenui assertori dell'umanitarismo, della tolleranza e del pacifismo; rifiutino il razzismo e desiderino approfondire gli aspetti interessanti della cultu­ra che la scuola ha solo accennato.

Ma allorché avranno a che fare con la concorrenza sleale degli altri candidati ai pochi posti di lavoro disponibili; quando il loro matrimonio andrà in crisi e avranno bisogno dell'intervento degli avvocati e di tutto il resto; non appena perdano gli " amici politici " influenti oppure si becchino qualche solenne fregatura da qualche abilissimo pataccaro; nel momento in cui debbano guidare un gruppo con la responsabilità che una decisione sbagliata possa perderli oppure siano nel chiuso della cabina elettorale non sapendo che fare visto che i professori addentro alle questioni politiche erano di parte mentre gli altri glissavano; allora si renderanno conto che tutta quella sapienza su Manzoni, Dante, Proust, Croce, Vico, ecc., non servirà un gran che.

A quel punto insomma non sapranno a che santo votarsi e, con buona pace degli esempi di nobiltà d'animo che trasudano dalle pagine dei testi su cui si sono consumati gli occhi, venderanno l'anima al diavolo.

I ” bravi ragazzi “ diverranno dunque degli impenitenti ipocriti e, sacramentando per il ritardo con il quale si sono “svegliati “, arrancheranno dietro ai “ furbi “ che non si sono fatti irretire dalle belle parole di ministri, intellettuali e insegnanti ( tutte figure che per altro spesso predicano bene ma razzolano male ), ma si sono formati alla “ scuola “ di genitori e conoscenti scaltri nonché dei media che con i film, i talk show, la cronaca rosa e nera, hanno mostrato loro sistemi più spicci e fruttuosi di vivere.

Da qui la sempre maggior attenzione alla cura del corpo e della faccia tosta seguenti alla convinzione che ciò apra porte altrimenti irraggiungibili. Così il clientelismo, la piaggeria, la compiacenza sessuale, il seguire le mode  e, più in generale, il consumismo.

Non svelo certo un gran segreto ricordando a esempio che le folle di fans insegnano che un disco ben piazzato ( e con l'elettronica oggi non è nemmeno necessario essere gran che virtuosi ), si possono raggiungere vette di celebrità impensabili a letterati e scienziati.

 






[1] Martin Clark, Storia dell'Italia contemporanea, Milano 1° edizione " Storia Paperback " novembre 1999, Bombiani.