Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

mercoledì 20 settembre 2017

Il Tipo 5 dell'Enneagramma, detto anche l'Osservatore : nono paragrafo

E’ insensibile ai bisogni altrui, rinvia l’azione e prova un forte senso di vuoto


Secondo Naranjo[1] il trattenere nel senso più generico del termine comporta, oltre all’avarizia vera e propria del 5 : << .. Caratteristiche quali la mancanza di generosità in fatto di denaro, la mancanza di energia e di tempo e anche una certa malvagità con la sua implicazione d’insensibilità ai bisogni altrui .. >>.
Tipico del “ trattenersi “ è anche : << .. Un aggrapparsi ai contenuti della mente, come a voler elaborare o spremere fino all’ultima goccia il senso delle cose : una caratteristica che si traduce in un  tipico muoversi a sbalzi della funzione mentale, una forma sottile di rigidità che milita contro l’apertura dell’individuo agli stimoli dell’ambiente e a quanto emerge di volta in volta. .. >>.
Del resto è proprio perché il 5 si “ trattiene “ e quindi non ha, né energie, né è generoso, che : << .. Esprime la sua preferenza all’autosufficienza che fa affidamento sulle proprie risorse .. >>. Scelta che è :  << .. Conseguenza di una visione pessimistica .. >>, della vita dove egli dispera : << .. Di ricevere cure e protezione e di avere la forza di chiedere o prendere ciò di cui si ha bisogno .. >> ).
Secondo Naranjo[2] è tipico del 5  rinviare l’azione e questo in quanto :
a ) << .. L’azione richiede un entusiasmo .. >>, che il 5 non ha visto che reprime l’insorgere dei sentimenti;
b ) << .. Agire significa mostrare in qualche modo il proprio sé al mondo .. >>, e questo è inconcepibile per l’avaro, che vuole invece tenerlo nascosto ( tant’è vero che : << .. Inibirà anche la propria attività e, anziché sviluppare una gestualità e un’iniziativa spontanee, strutturerà un controllo eccessivo .. >> );
c )  << .. Il desiderio di fare si abbassa .. >>, quando il desiderio di entrare in rapporto con gli altri è scarso .. >>;
d ) visto : << .. Che il tipo Cinque percepisce i bisogni .. >>, propri e : << .. Altrui come vincolanti .. >>, evita l’azione ( chiusura passivo-aggressiva ), in quanto desidera : << .. Sabotare le richieste proprie e degli altri. .. >>.
L’autore parla dell’esistenza  di una negatività nel 5 che si manifesta quando : << .. Qualsiasi cosa l’individuo scelga di fare per un desiderio autentico, una volta assunta la forma di  progetto,  rischia di diventare un “ dovrei “, da cui traspare la perdita di motivazione dovuta a una ribellione interna. .. >>.
Rohr ed Ebert[3], dicono che : << .. L'esperienza primaria di molti cinque è stata una sorta di vuoto. .. >>. Alcuni, proseguono gli autori,  hanno : << .. “ Saputo “ fin da quando si trovavano nel ventre materno .. >>, di non essere desiderati. Ci sono 5 invece : << .. Che hanno avuto dei genitori psichicamente o fisicamente invadenti o che so­no cresciuti in ambienti molto ristretti. Il loro mondo inte­riore era l'unico luogo libero nel quale si potevano muovere indisturbati. Alcuni hanno vissuto ciò che apparentemente è il contrario : hanno ricevuto poca tenerezza e accoglienza da piccoli. Così le loro stesse capacità di esprimere sentimenti o di manifestarli fisicamente sono rimaste poco sviluppate. Sentono in sé un vuoto abissale. La mancanza di sicurezza, la sensazione di essere senza patria e la solitudine possono condurre il tipo cinque a rintanarsi in se stesso come un ani­male che in pericolo di vita si finge morto.
Da qui il raccogliere ciò : << .. Che possono nella speranza di riempire il vuoto interiore. ( .. ) La passione collezionistica del cinque si dirige spesso su pensieri, idee, sapere, silenzio e spazio. Ma ci sono anche dei cinque la cui mania di possesso si è realizzata e che pos­sono accatastare le cose più curiose : libri, francobolli, tappi di bottiglia, vecchi giornali, resti di stoffa, tappi di tubetti di dentifricio, confezioni del latte. .. >>.
Secondo Naranjo[4] l’esperienza del 5 : << .. E’ impoverita .. >>, a causa del : << .. Senso di sterilità, di svuotamento e di assenza di significato .. >>, che accompagna l’evitamento : << .. Di rapporti, di sentimenti e di fare. .. >>. Da ciò il suo compensare : << .. L’impoverimento del sentimento e della vita attiva ricorrendo alla vita intellettuale. .. >>, ( << .. “ Insufficienza ontica “ .. >> ).
Il sentirsi svuotato, affermano Beesing, Nogosek e O’Leary[5], stimola il 5 a cercare di capire tutto : << .. Prescindendo dal fatto che venga o no tra­smesso agli altri. .. >>. Dunque : << .. Accumulano e conservano gelosamente le loro fonti di conoscenza. .. >>; cosa che per altro, affermano i Chabreuil[6],  lo rende pure un buon ascoltatore perché : << .. Pensa di non conoscere a fondo il tema che viene affrontato e teme di fare la figura dell'ignorante ( che per lui è sinonimo di imbecille ) .. >>.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[3] Richard Rohr e Andreas Ebert, Scoprire l’Enneagramma, Cinisello Balsamo 1993, San Paolo Edizioni
[4] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[5] Maria Beesing – Robert J. Nogosek - Patrick H. O’ Leary, L’Enneagramma, Cinisello Balsamo 1996, San Paolo Edizioni
[6] Fabien e Patricia Chabreuil, L’Enneagramma, Como 1997, RED edizioni

sabato 2 settembre 2017

Propositi .. buoni


Per una vita positiva



Auspico che lo studio e la riflessione forniscano la bussola per guidare l’azione verso un comportamento saggio : ovvero volto alla consapevolezza di se stessi, delle necessità degli altri e delle cose del mondo.

So tuttavia che ciò non basta per avere una buona valutazione di ciò che ci circonda e accade e dunque sia costante la ricerca della forza e della salute, senza le quali nessun proponimento può tradursi in pratica.

Siano perciò di aiuto in questo “ viaggio “, sia per rinforzare il fisico, sia per aumentare l’autocontrollo,  anche il lavoro manuale e lo yoga.

E’ solo così che si acquisirà la tenacia, ovvero l’altro grande ingrediente che assieme  allo studio, alla forza e alla salute consentirà di affinare le virtù che si desidera raggiungere, sempre che si abbia le idee chiare di cosa s’intende per esse e siano la vera meta del nostro cuore.

Nel mio caso appunto è sempre stata la saggezza a colpirmi, forse proprio perché mi sentivo alla mercé del mondo e anche adesso che sono passati molti anni da allora e non sono più un ragazzino timido e spaventato, credo non vi sia cosa più grande che vivere da uomo le proprie paure e sforzarsi di superarle, nella piena consapevolezza che questo è il limite e al tempo stesso la forza che ci governa.

E se sono queste le leggi che ci muovono non c’è scopo più grande e positivo che cercare di fare meglio : meglio di ieri, meglio di oggi e meglio di domani, senza pretendere di cambiare solo quando anche il vicino l’avrà capita, perché ognuno è fatto a modo suo e se aspettiamo che gli altri si sveglino non faremo mai nulla.

Il mondo invero è fatto da una miriade di cose diverse e qui sta la sua bellezza e la sua durezza. Non puoi chiedere a una pianta o a un leone che facciano a modo tuo. Devi solo ammetterlo e conoscerli meglio che puoi per poterci convivere assieme il più fruttuosamente possibile.

Con il prossimo non è poi tanto diverso : devi conoscere te stesso per avere una pietra di paragone che ti consenta di poter valutare ciò che ti circonda e aiutarti a capire sempre meglio chi è con te, rispettandolo perché anche chi ti è accanto soffre, odia e ama e come te ha speranze di un futuro migliore. Al tempo stesso però devi sapertene difendere quando sia ostile e cerchi di eliminarti. Tutto sta a capire quando è giusto compatirlo o quando costituisca un pericolo.

Non ha senso infatti inimicarti il prossimo perché hai sbagliato a giudicarlo. Così facendo non farai altro che precluderti un prezioso amico che ti aiuterà quand’è il momento e ti rassicurerà quando sarà il caso. Del resto devi rassegnarti alla forza solo quando non se ne può fare a meno e questo perché da che mondo è mondo i conflitti bruciano risorse e abbrutiscono le persone. Il che significa guai per tutti.

Anche questa è saggezza, spicciola ma sempre saggezza. Eppoi perché spicciola! La vita in fondo non è che questo : un insieme finito e ripetitivo di piccoli atti quotidiani.

                                                                                               

                                                                                  Passalacqua Danilo