v Gli occhiali : tra necessità e immagine
a ) Un po’ di storia
Ed
Mc Bain in “ Lungo viaggio senza ritorno “ scriveva :
<<
.. Non avete visto nessuno con un
fucile? .. >>.
<<
..
Sentite un pò, forse non mi sono spiegato bene .. >>, disse Quentin.
<< .. Io sono miope, fin qui ci
arrivate a capire? Non riuscireste a pescarne uno più orbo di me .. >>.
<<
..
Allora, perché non usate gli occhiali .. >>, domandò Carella.
<<
..
Già, per rovinarmi la vista? .. >>, ribatté il vecchio, in tono
convinto.
V’è
sicuramente stato un tempo dove la diffidenza verso le innovazioni deve aver
deciso non pochi uomini a battute simili ma, nonostante ciò e data l’importanza
che ha la vista per l’uomo, la sua perdita, parziale o completa, ha inciso
notevolmente sulle possibilità di sopravvivenza.
E’
dunque ovvio che si sia sempre cercato di ovviare a un simile problema ed è Desmond Morris (
vedi bibliografia ), a
illustrarcene le fasi culminanti.
Con l’invenzione della scrittura a
esempio sembra che molti antichi sapienti si servissero di giovani che
leggessero per loro. Seneca il retore invece pare riuscisse a
leggere usando una sorta di piattino di vetro pieno d’acqua come lente
d’ingrandimento. Nel Duecento il
filosofo inglese Ruggero Bacone spiegava che si sarebbe potuto leggere meglio
gli scritti esaminandoli tramite oggetti di cristallo o vetro un cui lato
avesse una parte convessa.
Verso
la fine di quel secolo apparvero in
Italia veri occhiali per la lettura e nel 1306, a Firenze, un monaco tenne
un sermone in cui accennò agli occhiali come a una scoperta recentissima. Pressappoco nello stesso periodo Marco Polo
ricordò di aver visto in Cina dei vecchi che usavano lenti per leggere. Nel Quattrocento apparvero lenti speciali
per correggere la miopia, e nel Settecento Benjamin Franklin inventò le lenti
bifocali. Le prime lenti a contatto
furono introdotte in Svizzera nel 1887.
b ) Danno l’impressione di essere più intelligenti
Chi adopera
occhiali che non siano da Sole spesso può sentirsi a disagio in
mezzo agli altri e questo, sia in quanto pensa che lo imbruttiscano, sia perché
evidenziano un difetto visivo che sicuramente non si vorrebbe avere, né
palesare. Agli altri tuttavia, il vedere uno che porta occhiali fa sorgere idee
ben diverse.
Un esperimento ha
rivelato infatti che alcune hostess, che erano state truccate e usavano occhiali,
erano parse più sicure, intelligenti, sofisticate e cordiali rispetto a quelle
che non avevano né l’uno né l’altro. E se è vero che le hostess non truccate ma
con occhiali erano sembrate meno abili nella vendita, segno che era il make-up
a farle reputare più in gamba, è altrettanto certo che un’altra ricerca ha
rilevato che le persone ritratte con gli occhiali erano giudicate più colte
e intelligenti di quelle senza.
E’ ovvio che l’avere
una così alta opinione verso terzi non possa durare a lungo a meno
che la persona non abbia veramente “ una marcia in più “ ma è probabile che un
simile effetto iniziale tragga la sua ragione di essere dal fatto che ai
tempi che furono il loro uso era appannaggio esclusivo delle classi dirigenti.
In primo luogo infatti costoro avevano il denaro per pagarseli e in
seconda istanza, dovendo amministrare le proprietà o la cosa pubblica, oppure
applicare la giustizia, insegnare, studiare o analizzare questioni o corpi,
avevano a che fare quotidianamente con conti, carte legali e libri. Compiti che
affaticavano più spesso la vista e costringevano a dotarsi di strumenti che
l’agevolassero. Il fatto poi che in un primo tempo la tecnologia non
offrisse stanghette leggere e sottili ha alimentato nell’immaginazione
collettiva l’idea che montature pesanti e lenti spesse ( correttive di
occhi “ usurati al massimo “ ) fossero prerogativa d’intellettuali e uomini
di potere.
Altri studi
comunque hanno portato a concludere che l’uomo occhialuto appare più
gentile, tenero e dunque più femminile, cosa che potrebbe dipendere dal
fatto che le varie lenti e montature sottolineano gli occhi facendoli comunque
apparire più grandi, caratteristica che è più accentuata nelle donne.
Il fatto che ulteriori
ricerche indichino che chi porta gli occhiali sia più ansioso e abbia minor
autostima potrebbe dipendere dalla maggior propensione alla riflessione e
allo studio di chi ha bisogno di più dati per acquisire la sicurezza necessaria
ad agire.
Col
tempo poi aumentò,
sia il numero delle persone interessate a utilizzare gli occhiali, sia una
diversificazione dei modelli offerti sul mercato. Preferire gli uni o
gli altri venne a dipendere dalla disponibilità in loco di fogge diverse,
dalla funzionalità, nonché dal gusto personale, apprezzamento che spesso era
ed è in relazione al ruolo sociale che s’impersona o si sogna di avere. Chi
vorrà conformarsi alla maggioranza infatti sceglierà i più in uso, gli sportivi
quelli più atti a favorire la loro attività, gli artisti fogge originali e a
volte stravaganti, ecc. La massa dell’opinione pubblica del resto, che col
crescere delle risorse disponibili divenivano sempre più sensibile agli
accessori, non ha fatto che adeguarsi prendendo a modello i gusti degli uomini
cui vorrebbero assomigliare.
Quel
ch’è certo è che, sebbene gli occhiali non facciano parte della faccia, essi ne
modificano i contorni, cosa che può alterare l’espressione di chi la porta e
suggestionare l’interlocutore.
c ) Tipi di occhiali
Si è già accennato prima agli occhiali con
montature grandi e pesanti che scendano a coprire parte delle guance.
Essi danno l’impressione di avere a che fare con un tipo autoritario e questo
in quanto danno un’aria accigliata che incute soggezione anche se intristisce
il volto e invecchiano. Sono usati da tipi dominanti e, visto che fanno
apparire più considerevoli, i Pease ( vedi bibliografia ), consigliano di
adoperarli sul lavoro, specialmente durante occasioni importanti. In momenti
meno formali, sostengono gli autori, sono da preferirsi occhiali meno
impegnativi, in modo da apparire più alla mano.
I monocoli sono ormai prerogativa esclusiva di
specialisti come gli orefici e al riguardo
riporto una facezia di Ernest Hemingway inserita nell’articolo “ Il Patto
Russo-Giappponese “ pubblicato su “ PM “ del 10 06 1941 :
<<
..
Lasci che le racconti una storia cinese. Una nuova storia cinese. Non una
vecchia storia cinese. Sa perché
l'ufficiale di stato maggiore britannico porta il monocolo? ..
>>.
<< ..
No .. >>, dissi.
<< ..
Ah .. >>, disse lui. << .. E' una nuovissima storia cinese. Porta il
monocolo per non vedere più di quanto
sia in grado di capire .. >>.
Preferisce mettere le lenti a
contatto chi viva come frustrante il
fatto di mostrare una imperfezione fisica oppure consideri antiestetici gli
occhiali. A parte ciò comunque e indipendentemente dalla vanità del tipo, il
loro utilizzo fa sembrare che le pupille siano dilatate e dà quindi
l’impressione che chi è con noi ci piaccia e ci ecciti.
L’uomo o la donna che li adoperino dunque
appariranno attratti dall’interlocutore
e la cosa spingerà costui a essere più disponibile, allineandosi così
con la supposta bonomia dell’altro onde avere una comunicazione più proficua.
Non è certo raro tuttavia, soprattutto se chi
usa le lenti a contatto è una donna, che la controparte maschile travisi la
qualità dell’interesse ch’ella gli rivolge, portandolo a dimenticare la di lei
valentia personale e professionale a fronte di immagini d’incontenibili voglie
sessuali.
Per bene che le possa andare dunque le
capiterà che i colleghi, presi come sono a considerarne ben altri aspetti, non
le calcolino come colleghe valide, sempre che, non le rivolgano avances
aggressive, cosa che dovrebbe indurle a sconsigliarne l’uso in ambito
lavorativo o comunque a stare attente a non accentuare ulteriori comportamenti
seducenti.
Riguardo agli occhiali da sole e più in generale a quelli scuri Robert Crais, nel romanzo
intitolato : “ La prova “ racconta : << .. Quel giorno indossava una felpa grigia con
le maniche tagliate, jeans e un paio di occhiali scuri da pilota. Joe Pike
porta gli occhiali scuri anche di notte. Per quanto ne so io ci dorme anche. .. >>.
Questo tipo di occhiali, che spesso, come
si evince dalla battuta dello scrittore sopraccitato, sono usati in contesti
inadeguati, non servono solo per
proteggere gli occhi dalla luce intensa del Sole ma anche per non lasciare
trapelare quelle reazioni emotive che comporterebbero la contrazione e il
rilassamento dei muscoli oculomotori.
In tal modo dunque si nascondono gli
spostamenti delle pupille, che sono
resi più vistosi dal bianco dell’occhio, cosicché non si capisca dove si guardi
e quali sentimenti si provino. E’ il caso della dilatazione delle pupille,
fenomeno che accade quando qualcosa ci attrae nonché l’attenuazione dei
fenomeni più vistosi del pianto, tanto per fare qualche esempio.
Non è un caso che, secondo Desmond Morris
( vedi bibliografia ), i mercanti cinesi li avessero inventati e li usassero
per non far capire quanto desideravano i preziosi che la controparte offriva,
in modo che questa non ne alzasse il prezzo.
Lo stesso vale per i pokeristi che spesso li adoperano per non far
trapelare l’eccitazione o lo sconforto derivante dall’avere o meno buone carte.
Con l’andare del tempo comunque l’uso di un simile articolo è divenuto
abbastanza comune e designa soggetti che, anche quando non sono loschi, amano
avere il duplice vantaggio di non fornire indicazioni riguardanti il proprio
stato soggettivo e nel contempo spiazzare gl’interlocutori a causa della
propria impenetrabilità. Se si desidera dunque dare di sé un’immagine pacata e
aperta sarebbe bene non adoperarli.
L’avere occhiali con lenti a mezza luna
o comunque da lettura, costringe,
data la piccolezza delle lenti, a guardare il soggetto con cui si colloquia al di sopra di
esse, dando così all’altro la sensazione di essere giudicato e scrutato. A
costui dunque si apparirà sospettosi e critici e ciò tenderà a porlo sulla
difensiva. Ai fini di stabilire un buon feeling è quindi consigliabile
toglierseli quando si sta parlando. I Pease ( vedi bibliografia ), oltre a ciò,
consigliano addirittura di rimetterseli quando si ascolta e questo a loro
dire, oltre a rilassare l’interlocutore consente di mantenere il controllo
della conversazione.
E’ comunque probabile che, a meno che non si sia
obbligati ad acquistare proprio quel tipo di occhiali, la scelta volontaria di
una simile montatura, che di per sé accentua l’immagine di una persona con
occhi stretti e quindi tendenzialmente arcigna, denoti proprio il voler dare di
sé un simile connotazione.
L’uso
di occhiali vecchio stile con bordo
metallico sottile di forma circolare è preferito da chi spera di
dimostrare la mancanza di ricercatezza e aggressività.
Gli
occhiali con montature sottili e
metalliche danno l’aria di avere a che fare con una persona fredda,
pratica, dinamica e sportiva.
Gli
occhiali con montature di plastica
colorata o con il logo ben evidente sulle stanghette vengono preferite
da chi non vuole essere preso troppo sul serio, è più interessato alla moda che
agli affari e vuole avere un’aria giovanile.
Gli
occhiali con montature stravaganti
con lenti enormi vengono tollerati se indossati da artisti o vip “ originali
“ e famosi ma sono da evitarsi sul lavoro in quanto quando va bene non si viene
presi sul serio o distraggono l’interlocutore, nel peggiore dei casi si è dileggiati e mal considerati.
d ) Gesti con gli occhiali
Può capitare che un tizio poggi le mani a mò
di occhiali attorno agli occhi intendendo dire : «Ti vedo! ». E’ un
gesto volontario e scherzoso.
Il
mordicchiare una stanghetta denota, sia insicurezza o nervosismo, sia il bisogno di riflettere prima
di rispondere. Dato che non si può parlare a bocca piena è meglio aspettare che
la persona si rimetta gli occhiali prima di continuare la conversazione. In
questo modo si trasmette l’impressione di rispettare il desiderio di
riflessione dell’altro, creando così più
empatia.
Il
portare la stanghetta in bocca è un gesto rassicurante in quanto fa rivivere,
seppur momentaneamente, la tranquillità che si provava da lattanti succhiando
il seno materno.
Chi
per praticità sposta gli occhiali sulla testa quando non li usa rivela di essere una persona pratica, dinamica e
giovanile. Dà quest’impressione perché così facendo sembra avere sul capo due
occhi enormi con le pupille dilatate, evocativi dell’aspetto rassicurante dei
neonati e dei giocattoli con gli occhi grandi.
L’afferrare gli occhiali per la montatura e sollevarli,
oppure il sollevarla leggermente con un dito poggiato sul ponte, lo spingerli
contro gli occhi e il rimettrsi gli occhiali, indica incredulità verso ciò che si vede o si sente e quindi il desiderio
di volerci vedere chiaro.
Lo sfilarsi e
il far dondolare gli occhiali reggendo le stanghette con le dita ha generalmente lo scopo di ritardare il momento in
cui il soggetto interpellato deve dare una risposta. Durante una trattativa
il gesto viene compiuto più spesso quando si è sul punto di tirare le fila del
colloquio. In questi casi è comunque
bene che l’interlocutore abbia pazienza e non gli metta fretta.
Se durante una
conversazione uno dei due si toglie gli occhiali si può presumere che voglia offrire una visuale diretta,
in quanto priva di barriere difensive, del proprio volto. Fatto che è tanto più
significativo quanto più quel tipo di occhiali gli paiano poco belli. E’ come
se, attratto dal fascino dell’altro, volesse presentare il lato più buono di
sé. Si tratta di un tipico segnale di apertura che rilassa l’interlocutore.
Mi sembra invece un po’ più improbabile quanto
affermano i Pease, ovvero che il rimetterli quando viene il proprio turno di
ascoltare abitui l’altro a pensare che
sia venuto il suo turno di parlare.
Se
si sta parlando a qualcuno che a un certo punto sfila gli occhiali e guarda
altrove è probabile
che non sia molto interessato a ciò che gli si dice tant’è vero che si lascia
distrarre facilmente. Nell’ipotesi peggiore non vuole vedere chi lo interroga
oppure non desidera essere costretto ad affrontare l’argomento.
Se
mentre gli si parla li sfila e inizia a pulirli con cura ritiene che gli stiano dicendo sciocchezze e
vorrebbe eliminare, sia l’autore dell’eloquio, sia i suoi discorsi così come
pulisce le sue lenti. Questo è un gesto di rifiuto e come i prossimi due
significa che l’interlocutore ha preso una decisione ben diversa da quella
dell’interlocutore e che difficilmente l’altro potrà indurlo a cambiare idea.
Se
in una discussione uno dei due interlocutori si toglie definitivamente gli
occhiali dal viso e li
ripone desidera terminare la conversazione. Se li getta sul tavolo rifiuta simbolicamente la proposta.
e ) Riferimenti bibliografici
Giovanni
Chimirri, I gesti che seducono,
Milano 1998, Giovanni De Vecchi Editore
Anna Guglielmi, Il
linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni
Piemme S.p.A.
Tonino Lasconi, Il misterioso linguaggio del corpo, Leumann ( Torino ) terza
ristampa 1994, Editrice ELLEDICI
Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1986, Arnoldo Mondadori Editore
Desmond
Morris, L’uomo e i suoi gesti,
Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Marco Pacori, I messaggi segreti del corpo, Milano
2012, Giunti Editore S.p.A.
Marco
Pacori, Come interpretare i messaggi del
corpo, Milano 2002, DVE ITALIA S.p.A.
Marco
Pacori, I segreti del linguaggio del
corpo, Milano 2010, Sperling & Kupfer S.p.A.
Fabio
Pandiscia, Comunicare bene,
Francavilla al Mare 2009, Edizioni Psiconline S.r.l.
Allan e Barbara
Pease, Perché mentiamo con gli occhi e
ci vergognamo con i piedi?, Milano 5° edizione Sonzogno 2006, R.C.S. Libri
S.p.A.
Allan
& Barbara Pease, Perché gli uomini
lasciano sempre alzata l’asse del water e le donne occupano il bagno per ore?,
Milano 3° edizione BUR 2010, BUR
Allan
& Barbara Pease, Perchè gli
ingegneri si siedono come scimpanzé e le prof. parlano con le ginocchia?,
Milano 1° edizione 2011, RCS Libri S.p.A
Allan
e Barbara Pease, Perché mentiamo con gli
occhi e ci vergognamo con i piedi?, Milano 5° edizione Sonzogno 2006,
R:C:S: Libri S. p. A.