Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

martedì 11 aprile 2017

I baffi : per mostrarsi più gentili senza rinunciare a un importante segnale di virilità

v  I baffi : per mostrarsi più gentili anche se comunque virili

 a ) Sui baffi

 Ed Mc Bain in “ Nessuna via d’uscita “ scrive :
<< .. Arthur Patterson aveva trentacinque anni circa, e si era tagliato i baffi da poco. Né Carella né Hawes sapevano che l'avvocato aveva compiuto quell'operazione di baffectomia appena due giorni prima, ma se fossero stati molto attenti avrebbero notato che Patterson si toccava troppo spesso la zona tra il naso e il labbro superiore. Quel pezzo di pelle era tale e quale alla corrispondente zona di qualsiasi altra faccia maschile, ma a Patterson pareva immensa, gonfia e nuda, perciò continuava a toccarsela, per assicurarsi che non diventasse ancora più gonfia e nuda. .. >>.
Ecco delineato con una sferzante descrizione il senso di  “ mancanza “ che può ingenerare il taglio della barba  o dei baffi che da molto tempo incornicino il volto di una persona.
Passando però oltre alle finezze letterarie ed entrando più propriamente nel campo dell’etologia umana si ricorda che i baffi sono un tratto distintivo del maschio poiché ne evidenziano la virilità ma, a differenza della barba, ricoprono solo una parte limitata della faccia. Ciò implica, da un lato una certa ricercatezza in quanto il dargli e mantenere una forma comporta pazienza e impegno, dall’altro il mostrare buona parte della pelle del viso conferisce un’aria più giovanile e socievole.
E’ come se chi li prediligesse volesse parere amichevole rasandosi il volto ma nel contempo ci tenesse a esibire un segno della propria mascolinità in grado di attrarre l’attenzione del sesso femminile, che è istintivamente avvinta dalla differente anatomia maschile.
La barba del resto dà più l’idea di una persona anziana, la cui maggior trascuratezza personale sia giustificata, vuoi dalla diminuita forza fisica, vuoi dall’autorità che derivi dalla maggior esperienza e maturità.
I baffi costituiscono invece un compromesso fra il desiderio dell’uomo di mostrare un attributo che lo connoti come maschio e quello d’informare della relativa giovinezza e dunque della prestanza del soggetto, nonché di una minor rudezza e quindi di un’educazione più sofisticata.
Agli amanti della barba costoro, che mantengono il volto più glabro, paiono effeminati perché la pelle femminile è appunto maggiormente liscia e morbida ma sicuramente questo non incide un gran che sul loro testosterone o comunque non è detto che una sua minor produzione spinga alla preferenza dei baffi.
Secondo Morris ( vedi bibliografia ), alcuni affermerebbero addirittura che i baffi verrebbero preferiti da chi ha una sessualità ossessivamente inibita e questo in quanto la loro cura implicherebbe un rigoroso autocontrollo limitante la propria virilità. L’autore prosegue affermando che, seppur possano anche esservi casi del genere, lo scegliere di avere i baffi piuttosto che la barba è un fatto di moda più che di repressione delle pulsioni sessuali.
Quel ch’è certo invece è che indica, sia una maggior agiatezza grazie alla quale si può dedicare più tempo e risorse alla cura della propria persona, sia una maggior socievolezza poiché il rendersi più gradevoli è fondamentale per intessere buoni rapporti.
Sicuramente poi, nel determinare una più marcata scelta verso un certo tipo di rapporto con i nostri peli facciali può aver inciso la disciplina militare. Una barba incolta e sporca infatti può dar adito a infestazioni di parassiti e infezioni che, data la vita promiscua dei soldati, possono propagarsi a interi reparti. Senza contare che sia una barba che una chioma fluenti possono, in un corpo a corpo, dare al nemico il vantaggio di un ulteriore appiglio per fare male all’avversario e metterlo in condizioni di non nuocere.
Baffi ben curati invece presentavano minori inconvenienti di questo tipo e quindi potevano venir meglio accettati, soprattutto negli ufficiali e nei graduati e da qui influenzare le preferenze delle classi abbienti.
Con il passare delle generazioni poi si sono succeduti gusti diversi che hanno portato in auge tipi di baffi differenti, da quelli appena accennati sotto il naso a forme più estese ( secondo Morris, vedi bibliografia, Il record mondiale di apertura massima registrata per un baffo è di 2,6 metri ), fino ai mustacchi e quelli a manubrio, attorcigliati e impomatati.
Il bello è però che col tempo non solo sono mutate le loro fogge ma in certi casi anche il loro significato sociale. Tant’è vero che, sempre il Morris ( vedi bibliografia ), ricorda che a New York e a San Francisco negli anni ’70 divennero di moda fra gli omosessuali, incrinando così il loro valore di simboli maschilisti.
I Pease del resto ( vedi bibliografia ), sempre attenti a cogliere e riferire quali segnali favoriscano una comunicazione vincente, si lamentano che spesso gli uomini, a differenza delle donne,  non si adeguano alle mode dei tempi e quindi anche nella scelta del tipo di barba o di baffi da portare continuano a mantenere quelle ormai fuori moda, decise  quand’erano giovani. Cosa che non favorisce il fare una buona impressione sugli altri
 

b ) Lisciare o attorcigliare i baffi

 Un gesto ch’era diffuso a Napoli e in Grecia e che ormai è in disuso è quello di far mostra ai compagni di attorcigliare lunghi baffi a manubrio per indicare una donna molto bella. L’origine di questo gesto è da rintracciarsi nell’800 allorché un simile tipo di baffi, incerati e arricciati andava per la maggiore.
Era abitudine allora che allorquando un uomo con una simile appendice vedesse una piacente figura femminile e volesse corteggiarla, controllasse, come del resto facciamo ancora adesso, la propria  presentabilità, cosa che includeva la verifica dell’aspetto dei baffi di cui, quale evidente manifestazione della propria virilità, di solito era orgoglioso.
All’epoca questi erano lunghi, arzigogolati e incerati e ovviamente per fare buona impressione il corteggiatore li attorceva o li lisciava per essere certo che fossero in ordine.
Da qui nacque l’abitudine scherzosa di indicare agli amici una bella donna attorcigliandosi teatralmente i baffi e anche quando quelli passarono di moda, restò l’uso, per molto tempo ancora, di mimare quel gesto con gli amici arricciandone uno immaginario e ammiccando alla “ bellona “ del momento.

c ) Riferimenti bibliografici

 Giovanni Chimirri, Milano I998, Giovanni De Vecchi EditoreDesmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.AAllan & Barbara Pease, Perché gli uomini .. Perché le donne .. La bibbia del vivere in due,  Milano 2006, RCS Libri S. p. A.Tonino Lasconi, Il misterioso linguaggio del corpo, Leumann ( Torino ) terza ristampa 1994, Editrice ELLEDICI 
 


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