v I baffi : per mostrarsi più gentili anche se comunque virili
a ) Sui baffi
Ed
Mc Bain in “ Nessuna via d’uscita “ scrive :
<<
..
Arthur Patterson aveva trentacinque anni circa, e si era tagliato i baffi da
poco. Né Carella né Hawes sapevano che l'avvocato aveva compiuto
quell'operazione di baffectomia appena due giorni prima, ma se fossero stati
molto attenti avrebbero notato che Patterson si toccava troppo spesso la zona
tra il naso e il labbro superiore. Quel pezzo di pelle era tale e quale alla
corrispondente zona di qualsiasi altra faccia maschile, ma a Patterson pareva
immensa, gonfia e nuda, perciò continuava a toccarsela, per assicurarsi che non
diventasse ancora più gonfia e nuda. .. >>.
Ecco
delineato con una sferzante descrizione il senso di “ mancanza “ che può ingenerare il taglio
della barba o dei baffi che da molto
tempo incornicino il volto di una persona.
Passando
però oltre alle finezze letterarie ed entrando più propriamente nel campo
dell’etologia umana si ricorda che i baffi sono un tratto distintivo del maschio poiché ne evidenziano la virilità
ma, a differenza della barba, ricoprono solo una parte limitata della faccia. Ciò implica, da un lato una certa
ricercatezza in quanto il dargli e mantenere una forma comporta pazienza e
impegno, dall’altro il mostrare buona parte della pelle del viso conferisce
un’aria più giovanile e socievole.
E’ come se chi li prediligesse volesse parere amichevole
rasandosi il volto ma nel contempo ci tenesse a esibire un segno della propria
mascolinità in grado di attrarre l’attenzione del sesso femminile, che è
istintivamente avvinta dalla differente anatomia maschile.
La barba del resto dà più l’idea di una persona anziana,
la cui maggior trascuratezza personale sia giustificata, vuoi dalla diminuita
forza fisica, vuoi dall’autorità che derivi dalla maggior esperienza e
maturità.
I baffi costituiscono invece un compromesso fra il
desiderio dell’uomo di mostrare un attributo che lo connoti come maschio e
quello d’informare della relativa giovinezza e dunque della prestanza del
soggetto, nonché di una minor rudezza e quindi di un’educazione più
sofisticata.
Agli amanti della barba costoro, che
mantengono il volto più glabro, paiono effeminati perché la pelle femminile è
appunto maggiormente liscia e morbida ma sicuramente questo non incide un gran
che sul loro testosterone o comunque non è detto che una sua minor produzione
spinga alla preferenza dei baffi.
Secondo Morris ( vedi bibliografia ), alcuni
affermerebbero addirittura che i baffi verrebbero preferiti da chi ha una
sessualità ossessivamente inibita e questo in quanto la loro cura implicherebbe
un rigoroso autocontrollo limitante la propria virilità. L’autore prosegue
affermando che, seppur possano anche esservi casi del genere, lo scegliere di
avere i baffi piuttosto che la barba è un fatto di moda più che di repressione
delle pulsioni sessuali.
Quel ch’è certo invece è che indica, sia una maggior
agiatezza grazie alla quale si può dedicare più tempo e risorse alla cura della
propria persona, sia una maggior socievolezza poiché il rendersi più gradevoli
è fondamentale per intessere buoni rapporti.
Sicuramente poi, nel determinare una più marcata scelta
verso un certo tipo di rapporto con i nostri peli facciali può aver inciso la disciplina
militare. Una barba incolta e sporca infatti può dar adito a infestazioni di
parassiti e infezioni che, data la vita promiscua dei soldati, possono
propagarsi a interi reparti. Senza contare che sia una barba che una chioma
fluenti possono, in un corpo a corpo, dare al nemico il vantaggio di un
ulteriore appiglio per fare male all’avversario e metterlo in condizioni di non
nuocere.
Baffi ben curati invece presentavano minori inconvenienti
di questo tipo e quindi potevano venir meglio accettati, soprattutto negli
ufficiali e nei graduati e da qui influenzare le preferenze delle classi
abbienti.
Con il passare delle generazioni poi si sono succeduti
gusti diversi che hanno portato in auge tipi di baffi differenti, da quelli
appena accennati sotto il naso a forme più estese ( secondo Morris, vedi
bibliografia, Il record mondiale di apertura massima registrata per un baffo è
di 2,6 metri ), fino ai mustacchi e quelli a manubrio, attorcigliati e
impomatati.
Il bello è però che col tempo non solo sono mutate le
loro fogge ma in certi casi anche il loro significato sociale. Tant’è vero che,
sempre il Morris ( vedi bibliografia ), ricorda che a New York e a San Francisco negli anni ’70 divennero di moda fra gli
omosessuali, incrinando così il loro valore di simboli maschilisti.
I Pease del resto (
vedi bibliografia ), sempre
attenti a cogliere e riferire quali segnali favoriscano una comunicazione
vincente, si lamentano che spesso gli uomini, a differenza delle donne, non si adeguano alle mode dei tempi e quindi
anche nella scelta del tipo di barba o di baffi da portare continuano a
mantenere quelle ormai fuori moda, decise
quand’erano giovani. Cosa che non favorisce il fare una buona
impressione sugli altri
Un
gesto ch’era diffuso a Napoli e in Grecia e che ormai è in disuso è quello di
far mostra ai compagni di attorcigliare lunghi baffi a manubrio per indicare
una donna molto bella. L’origine di questo gesto è da rintracciarsi nell’800
allorché un simile tipo di baffi, incerati e arricciati andava per la maggiore.
Era
abitudine allora che allorquando un uomo con una simile appendice vedesse una
piacente figura femminile e volesse corteggiarla, controllasse, come del resto
facciamo ancora adesso, la propria
presentabilità, cosa che includeva la verifica dell’aspetto dei baffi di
cui, quale evidente manifestazione della propria virilità, di solito era
orgoglioso.
All’epoca
questi erano lunghi, arzigogolati e incerati e ovviamente per fare buona
impressione il corteggiatore li attorceva o li lisciava per essere certo che
fossero in ordine.
Da
qui nacque l’abitudine scherzosa di indicare agli amici una bella donna
attorcigliandosi teatralmente i baffi e anche quando quelli passarono di moda,
restò l’uso, per molto tempo ancora, di mimare quel gesto con gli amici
arricciandone uno immaginario e ammiccando alla “ bellona “ del momento.
c ) Riferimenti bibliografici
Giovanni Chimirri, Milano I998, Giovanni De Vecchi EditoreDesmond
Morris, I gesti nel mondo, Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.AAllan
& Barbara Pease, Perché gli uomini
.. Perché le donne .. La bibbia del vivere in due, Milano 2006, RCS Libri S. p. A.Tonino
Lasconi, Il misterioso linguaggio del
corpo, Leumann ( Torino ) terza ristampa 1994, Editrice ELLEDICI
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