Non serve certo dilungarsi sul fatto che mangiare genuino e masticare a lungo
facciano bene. Quel che forse è meno lampante è che seguire queste semplici
norme igieniche non contribuisce solo a sanificare il proprio corpo. Infatti
quando questo è in buone condizioni influisce positivamente pure sulle nostre
prestazioni mentali.
Mangiare
assieme implica una buona intimità. Se è forzata infatti, il
nervosismo che serpeggia tra i commensali si taglia con il coltello. Secondo Tonino
Lasconi ( vedi bibliografia ), indica pure possesso reciproco.
Nutrire
la propria compagna suscita in lei ancestrali richiami
che vanno al di là del pasto consumato. In tempi molto lontani infatti ella,
ch’era impegnata ad accudire i figli, non sarebbe stata in grado di procurarsi
il cibo sufficiente per sé e la prole.
Il fatto che vi provvedesse il maschio poteva rappresentare la salvezza ed è
dunque ovvio immaginare il valore che costui poteva avere agli occhi della
donna.
Portare
a mangiare fuori la propria compagna viene da lei recepito
come una manifestazione dell’attrazione che lui prova e tanto più la cosa è
sfarzosa, tanto più il disturbo ch’egli si è dato viene recepito come
quantificazione del suo amore. Per l’uomo invece andare al ristorante ha un
valore meramente pratico : evita di rompersi l’anima a cucinare, apparecchiare,
lavare i piatti, ecc. E’ bene dunque, onde non rovinare l’atmosfera romantica,
che l’uomo non accenni al senso di liberazione che per lui rappresenta il
mangiare fuori. Sarebbe molto meglio alimentare le fantasie femminili circa il
sentimento che prova per lei.
Pazienza
quindi se la partner mangia tanto. Se si è con lei è meglio tenere per sé
considerazioni poco riguardose come quelle che Ed Mc
Bain mette in mente al suo protagonista
in “ Tre topolini ciechi “ :
<<
.. Portava lunghi orecchini d'argento e un braccialetto d'argento massiccio al
polso destro. Aveva un'aria molto americana e molto asiatica. Era anche molto
bella. E mangiava come un camionista. L'appetito della ragazza meravigliava
Matthew.. >>.
Dato poi che per la donna il
mangiare fuori è atto a rinverdire il valore sentimentale della
relazione è probabile che la cosa le stuzzichi lo scilinguagnolo di cui già di
per sé è stata fornita in abbondanza. Guai quindi per l’uomo concentrarsi
unicamente sul cibo e questo anche se secondo lui, come Andrea Camilleri fa
dire al Commissario Montalbano ne : “ la
giostra degli scambi “ : <<
.. Il mangiari, come la minchia, non voli pinseri >>.
Alle donne poi piace far bella figura in società : è quindi da evitare
di comportarsi come l’Ollie che Ed Mc Bain descrive
in “ Grande città violenta “ :
<<
.. Correva voce che Ollie fosse l’unico uomo al mondo in grado di mangiare e
scoreggiare contemporaneamente. In effetti ci riusciva alternando le due
operazioni : dava un morso al sandwich, inghiottiva, beveva un sorso di
frullato al cioccolato dal bicchiere di carta, mollava un peto, mordeva di
nuovo, masticava, scorreggiava, beveva e ogni tanto ruttava. Una macchina digestiva
perpetua. .. >>.
Dovrebbe allarmarci se la ragazza seduta al nostro tavolino, peggio se
ancor poco in intimità, ci guardasse come fa la ragazza di cui Ed Mc
Bain parla in : “ Bocche di fuoco “ :
<<
.. La ragazza lo guarda mangiare ed è come se non avesse mai visto prima di
allora un uomo affamato che mangia. Osserva ogni gesto che lui fa, guarda come
avvicina l'hamburger alla bocca e lo afferra tra i denti, guarda come lo
mastica e lo inghiotte. Sta facendo un documentario su come si mangia un hamburgher.
.. >>.
Del resto val bene ricordare e questo soprattutto per i temperamenti un
po’ prepotenti che trovano sempre difetti e lo fanno notare ai camerieri con
alterigia, cosa può succedere a volte. Ce lo spiega mirabilmente Michael Connolly
in “ Avvocato di difesa “ :
<< .. Per favore, allora faccia presto .. >>.
<< .. Io faccio sempre presto .. >>.
Un
quarto d’ora dopo mi resi conto che le mie lamentele avevano avuto il solo
effetto di farmi aspettare più di quanto sarebbe successo se avessi tenuto la
bocca chiusa. Non ci voleva molto a capirlo, anche a un cliente di un
ristorante succede che se rimanda in cucina la minestra servita fredda gliela
riportano bollente e con l’aggiunta di un acre sapore di saliva. .. >>.
Può capitare invece di trovare cameriere alquanto linguacciute e non
proprio beneducate, come nel caso descritto sempre da Michael Connolly in “
Avvocato di difesa “, che paia loro che al cliente non piaccia quello che gli si
è portato oppure che non gradiscano la sua fretta :
<< .. La cameriera arrivò con il mio secondo
martini, glielo presi di mano e ne buttai giù la metà. Ci chiese se pensavamo
di finire le insalate ma entrambi le facemmo segno di portarle via, anche se
non le avevamo sfiorate.
<<
Le vostre bistecche sono pronte >>, annunciò la cameriera. <<
Volete che per risparmiare tempo le butti direttamente io nella spazzatura? .. >>.
Spesso le porzioni al ristorante, soprattutto in quelli chic, sono
troppo piccole. Sarà successo decine di volte che, se la pietanza ci piace, ne
avremmo volentieri mangiato di più. Ne sa qualcosa anche Aldo Busi e ce lo
racconta in “ Altri abusi “ :
<<
.. Arriva un cameriere esibendo un
vassoio con numerose fettine di diverse qualità di torta, io scelgo il vassoio
con tutto. Arriva la singola porzione di torta per Taka e Salute e dieci
fettine di torta per me, più una tazza di caffé americano ciascuno. Faccio così
con la forchettina, finita la torteide. .. >>.
Al di là comunque dei piccoli incidenti che possono capitare, come tutti
sanno mangiare bene dà una gran soddisfazione. Ce lo ricorda Andrea Camilleri
ne : “ Il ladro di Merendine “ :
<<
.. Poi arrivarono gli otto pezzi di nasello, porzione chiaramente per 4
pirsùne. Gridavano, i pezzi di nasello, la loro gioia per essere stati
cucinati come Dio comanda. A
nasata, il piatto faceva sentire la sua perfezione, ottenuta con la giusta
quantità di pangrattato, col delicato squilibrio tra acciuga e uovo battuto.
Portò
alla bocca il primo boccone, non l'ingoiò subito. Lasciò che il gusto si
diffondesse dolcemente e uniformemente su lingua e palato, che lingua e palato
si rendessero pienamente conto del
dono che veniva loro offerto. .. >>.
Camilleri stesso dev’essere un gran ghiottone : non è un caso infatti
che i suoi personaggi amino enormemente la buona cucina e indugino spesso su un
buon pranzo. Ne è un altro buon esempio ciò che prova il suo Commissario
Montalbano ne “ La gita a Tindari :
<< .. Raprì il frigo e fece un nitrito di pura felicità. La
cammarera Adelina gli aveva fatto trovare
due sauri imperiali
con la cipollata,
cena con la
quale avrebbe certamente passato la nottata
intera a discuterci, ma ne valeva la pena. Per
quartiarsi le spalle, prima di
principiare a mangiare volle assicurarsi se in cucina c’era il pacchetto del bicarbonato, mano santa,
mano biniditta.
Assittato sulla verandina, si sbafò coscienziosamente tutto, nel
piatto restarono le resche e le teste dei pesci così puliziate da
parere reperti fossili. >>.
Pazienza per il suo povero stomaco che
deve poi fare gli straordinari per digerire tutta quella roba. Ce lo fa
presente sempre il nostro Camilleri in “ Un mese con Montalbano “ :
<< .. Montalbano tornò in ufficio alle quattro meno
un quarto, tanticchia appesantito da un chilo e passa di misto di pesce alla
griglia, tanto fresco che aveva ripigliato a nuotar dintra al suo stomaco. ..
>>.
Per un amante della buona tavola com’è Montalbano
è una vera iattura quando Livia, la sua fidanzata genovese che lo viene spesso
a trovare, vuole preparargli qualcosa da mettere sotto i denti. Per quanto la
ami infatti non gradisce la sua cucina e il bello è che tra lei e la donna che
lo aiuta nelle faccende di casa e in più gli prepara dei pranzetti da Dio,
ovvero Adelina, non corre buon sangue. Al punto che quando arriva la giovane
donna la governante non si presenta e quindi il frigo rimane vuoto. Il nostro tutore
della legge si vede così costretto a cercare di non far trafficare la fidanzata
in cucina trovando delle scuse che non la offendano e anche in questo caso risulta
avere un’abilità diabolica. Un esempio per tutti ce lo narra Camilleri in “ Un
covo di vipere “ :
«Senti, dove andiamo a mangiare?».
«Ci tieni veramente a uscire? È l’ultima sera che stiamo
assieme. Tu hai appetito?».
«Be’, avendo mangiato solo un panino...».
«Vediamo cosa c’è in cucina e se c’è abbastanza potrei
prepararti qualcosina io. Che ne dici?».
«Splendida idea!» fici il commissario. «Vai, vai!».
Era tranquillo, aviva controllato mentri aspittava che lei
tornava. ’Nfatti, doppo tanticchia, Livia niscì dalla cucina assà sdillusa.
«Credo proprio che dovremo andare fuori».
«Peccato!» sciamò il noto gesuita Salvo Montalbano.
Purtroppo spesso accade che non si possa
godere, come dice John le Carrè in ” Un delitto di classe “ del : << .. Momento
della verità, un buon pranzo! .. >>, a casa, con la calma e gli
agi necessari. In questo caso non resta che far come si può avendo cura di
scegliere un locale eccellente. Santo Piazzese ne “ I delitti di Via
Medina-Sidonia “ ce ne offre un bell’esempio :
<< .. Prima di salire al dipartimento mi concessi una doppia razione di
seppioline e calamari fritti, consumati in piedi, al banco di un panellaro,
seguiti da un gelato di cioccolata e panna. Per tenere l'ulcera sul chi vive. ..
>>..
A delle “ buone forchette del genere uno
dei più grandi dispetti che gli possa fare è fargli trovare la cucina vuota.
Cosa possa provare un simile uomo che si trovi in dette situazioni è
mirabilmente descritto ancora una volta dalla penna di Andrea Camilleri ne “ Il
ladro di merendine “ :
<< .. Montalbano preparò la tavola, la
conzò di tutto punto e quando ebbe finito andò
in cucina per vedere cosa Livia avesse approntato. Niente, una
desolazione artica, posate e piatti splendevano
incontaminati. .. >>.
Per la carità, c’è chi si dichiara sordo
ai richiami di un buon odorino di sugo o di pietanza ma in genere la maggior
parte di costoro non superano la prova del nove, ovvero la vista di una buona
tavola imbandita. Lo sa bene pure Ed Mc Bain che ne “ Qui, 87°
Distretto “, ci dà un saggio di come vada a finire con tipi del genere :
<< .. Guardò l'ora, andò alla scrivania dove Meyer
Meyer stava battendo a macchina e disse << Andiamo, tiratardi. E' ora di
colazione >>.
<< Di già? >>, disse Meyer e alzò gli occhi a
guardare 1’orologio sulla parete di fronte.
<< Ah, poveri noi! >>, si lamentò. <<
Qui dentro si pensa soltanto a mangiare, mangiare, mangiare >>.
Però si mise la giacca, e quando furono nella piccola
trattoria lì vicino, in una delle strade laterali, per poco non si mangiava anche
Kling. .. >>.
Non vi può essere nulla di peggio, quando
si ha a che fare con un golosone che disturbarlo quando mangia. Lo sappiamo
tutti e quindi non poteva esser da meno Andrea Camilleri che in “ Un covo di
vipere “ narrra questa gustosa scenetta :
<< .. Non potti evitare di mittirisi a pinsari alle
circostanze dell’ammazzatina di Barletta e tutto ’nzemmula gli vinni ’n menti
’na cosa che aviva completamenti trascurata e che arriguardava il vileno che
gli avivano mittuto nel cafè.
Ma per aviri ’st’informazioni doviva tilefonare a
Pasquano, non c’erano santi, a costo d’arriciviri ’na tonnellata d’insurti.
Si susì, trasì dintra, fici il nummaro di casa del dottori.
Gli arrispunnì ’na voci fimminina. Era la mogliere.
«Montalbano sono, signora. Vorrei parlare con suo marito».
«Lo sa che a quest’ora sta mangiando?».
La dimanna della signura era in realtà un gentili avvertimento
che si potiva tradurri accussì: si rende conto del rischio che corre ?
’Nfatti, per avirne fatta spirenzia pirsonali, sapiva che
distrubbare a Pasquano mentre che s’attrovava a tavola era priciso ’ntifico che
livari ’na gazzella dalla vucca di un lioni.
«Mi scusi se insisto, signora, ma...».
«E vabbeni» fici, rassignata, la signura.
Il tilefono doviva essiri vicino alla càmmara di mangiare,
pirchì sintì distintamenti che diciva:
«C’è Montalbano al telefono».
Subito all’oricchi gli arrivò ’na speci di potenti ruggito
bistiali o meglio il barrito di un liofanti ferito. Montalbano era priparato a
quella reazioni, masannò si sarebbi tanto scantato da riattaccari. Appresso, il
barrito si tramutò in una voci umana arraggiata:
«Digli di annare a fare in...».
E la mogliere:
«Diglielo tu».
Che Pasquano aviva pigliato ’n mano la cornetta, il
commissario l’accapì dal digrignio dei denti all’autro capo del filo.
«Ma macari mentri uno sinni sta a la sò casa a mangiare
lei deve viniri a polverizzarigli i cabasisi ?! Ma lo sa che lei non è un
essere umano ma un robot tritacoglioni?».
«Senta, dottore...».
«Lo sa qual è la mia più alta aspirazione? Farle l’autopsia!».
«Dottore, mi scusi, ma...».
«Non la scuso! Anzi, la maledico per l’eternità! Che
minchia d’una minchia vuole?».
Altri autori però, forti di esperienze
fatte in luoghi più poveri, hanno creato personaggi che centellinano il cibo.
Il peccato di gola infatti non può che essere esaltato in realtà benestanti,
altrimenti ci si deve arrangiare. Così come fa il Massimiliano di Ignazio
Silone ne “ Una manciata di more “ :
<< .. Rocco si mise a osservare l'asino, una povera
bestia incredibilmente magra e polverosa, col pelame logoro come un vecchio
oggetto.
<< L'asino è tuo? >>, egli domandò a
Massimiliano. << Non ce l'hai mai presentato. Ti somiglia >>.
<< E' mio, ma non mio parente >>, si scusò
Massimiliano.
<< Perché non gli dai da mangiare? >>, disse
Rocco. << E' piuttosto magro >>.
<< Si dà da mangiare ai bambini >>, rispose
Massimiliano. << A una certa età ognuno se lo deve cercare da sé
>>.
Grazia Deledda in “ Naufraghi in porto “,
non è da meno :
<< Ecco >>, disse poi zia Martina, <<
Giacobbe Dejas verrà fra poco, per parlare anche con te. Egli voleva cominciare
il servizio domani, ma io gli dissi che aspettasse a lunedì. Ebbene, domani è
festa : perche deve mangiare a ufo? >>.
a ) Riferimenti bibliografici
Richard Bandler, Owen Fitzpatrick, PNL è Libertà, Urgnano ( BG ), 2a
ristampa : aprile 2007, Alessio Roberto Editore Srl.
Tonino Lasconi, Il misterioso linguaggio del corpo, Leumann ( TO ) 2001, 3°
ristampa della 1a edizione Editrice ELLEDICI
Allan & Barbara Pease, Perché gli uomini .. Perché le donne .. La
bibbia del vivere in due, Milano
2006, RCS Libri S. p. A.