Jefferson Dobberly sedeva davanti alla finestra che si
apriva nella quarta parete. I raggi del sole tagliavano in sbieco la stanza
dietro la testa calva dell'avvocato. La polvere danzava nel sole e sopra la sua
testa. Altri libri, ammucchiati sulla scrivania, formavano una specie di
barriera tra lui e Kling. Kling era seduto di fronte all'avvocato e lo
guardava. Dobberly era alto, magro, con acquosi occhi celesti. La bocca,
contornata da una ragnatela di rughe, si muoveva in continuazione, quasi che
lui fosse sempre sul punto di sputare e non trovasse mai il posto per farlo.
Quella mattina, nel radersi, si era tagliato. Il taglio gli scendeva dalle
basette fino a metà guancia. E le basette erano in pratica tutto quanto gli
restava dei capelli. Pochi ciuffi di peli bianchi nella resa che precedeva il
crollo definitivo. Jefferson Dobberly aveva 53 anni e ne dimostrava 70.
Da : “ QUI, 87° DISTRETTO “ di ED MC BAIN
a ) Le parrucche fino al loro apogeo
Oltre ai sistemi
chirurgici e chimici ci sono modi più semplici per mascherare le calvizie : o si usa un copricapo o se si ha ancora qualche capello lo si
lascia crescere e lo si riporta
sulla zona glabra per coprirla oppure s’indossa
una parrucca o un toupet.
Si ha traccia
dell’uso di parrucche fin da almeno 5000 anni fa e si sa che ne fecero uso
praticamente tutti i popoli antichi. Solo gli schiavi non ne potevano portare e nell’antico Egitto era tradizione
che i faraoni e le loro famiglie si
rasassero la testa e nelle occasioni cerimoniali si mettessero parrucche
speciali, fatte con capelli umani, fibre vegetali, e cera d’api.
Le donne romane di alto lignaggio non si
radevano il capo ma anche loro amavano indossare fantasiosi posticci, almeno sino a
quando l’abitudine di farsele fare con i capelli dei popoli conquistati
soppiantò l’uso di quelli finti. Le prostitute romane invece erano
obbligate per legge a portare chiome artificiali di colore giallo, in modo che
si distinguessero dalle persone per bene.
Gli uomini dell’antica Roma, come quelli di
oggi, le usavano soltanto per nascondere eventuali difetti dei capelli veri e
cercavano di tenere la cosa segreta.
I vescovi della
Chiesa cristiana primitiva si rifiutavano di benedire i fedeli ponendo loro le
mani sul capo se ciò significava toccare capelli che forse erano cresciuti
sulla testa di un pagano. Ben presto poi pure le fluenti chiome femminili
vennero considerate come una tentazione del demonio e nel Medioevo le donne dovettero nascondere le chiome sotto cuffie
aderenti.
Le parrucche
tornarono in auge nel rinascimento soprattutto perché i cosmetici dell'epoca
danneggiavano in modo tale la pelle e i capelli da richiedere una pesante
copertura. La loro consacrazione definitiva però l’ebbero quando la Regina Elisabetta I d’Inghilterra cominciò
ad adoperarle per nascondere la sua rada capigliatura e allorché Enrico III di Francia, che aveva perso
i capelli in seguito a tinture con preparati nocivi, fu costretto a portare un
berretto di velluto con ciocche di capelli cucite all’interno. Fu allora che le
dame e i cortigiani cominciarono ad emularli e a metà del diciassettesimo
secolo si potevano ammirare in tutta l’Europa grandi parrucche arricciolate.
La Chiesa cristiana venne
presa in contropiede dal fenomeno e rimase profondamente divisa sulla
questione, al punto che spesso preti “ ortodossi “ ( ovvero contrari ad
aggiunte artificiali ) si accapigliarono nelle sacrestie per strappare le parrucche dal capo dei loro
colleghi più alla moda.
A un certo punto si
ebbe notizia di ben 110 tipi diversi di parrucche per uomini, la più alta delle
quali era la parrucca Macaroni,
imbottita con crine di cavallo e alta circa mezzo metro e, com’è facile da
immaginare, soltanto i nobili più ricchi potevano permettersi quelle più
elaborate e grandi.
Date le loro
dimensioni erano così scomode che spesso, quando si era tra amici, venivano
tolte per grattarsi la testa, lavarle o semplicemente riposare. A chi le
portava inoltre conveniva rasarsi o tenere i capelli cortissimi.
Del resto, in
un’epoca dove la pulizia era un optional il portarla faceva sudare e quindi
costringeva a toglierla per rinfrescarsi. I proprietari poi potevano cambiarle a seconda dell’umore o della
circostanza e inviarle al parrucchiere senza che il proprietario dovesse
muoversi di casa. Esse inoltre potevano venire usate per alterare la
propria fisionomia e quindi consentire al proprietario di andarsene in giro in
incognito.
Le parrucche femminili nel XVIII secolo invece
giunsero a essere alte più di 75
centimetri e furono pesantemente decorate. Fu necessario adeguare le porte di
casa e l’altezza delle carrozze perché le matrone potessero entrarvi senza
toglierle e furono studiati speciali supporti per il letto, in modo che le
grandi dame potessero distendersi e riposare senza levarsele. All'Opéra di
Parigi le parrucche erano permesse soltanto nei palchi; altrove, avrebbero
oscurato il palcoscenico.
Una signora alla
moda passava quasi mezza giornata a erigere la sua parrucca e poi la teneva
anche a letto per una settimana, appoggiata a speciali sostegni. Per farle
venivano utilizzati anche i capelli veri
causando gravi problemi di parassiti e un grande uso di manine d’avorio per
grattarsi la testa.
Solo i mariti più ricchi e blasonati potevano
permettere che le proprie mogli girassero con trappole del genere e così,
proprio come per gli uomini, la ricchezza della parrucca indossata era
indicativa del proprio status sociale.
b ) Le parrucche dopo la Rivoluzione francese
La Rivoluzione
Francese mise fine alla moda delle parrucche, vuoi sterminando i nobili
ch’erano fautori di quell’accessorio, sia imponendo costumi più semplici e in
linea con il carattere popolare dei rivoltosi. Anche la conquista
dell’Indipendenza degli Stati Uniti d’America portò a un netto rifiuto da parte
dei suoi abitanti di quel tipo di trabiccoli. Tanto per cominciare infatti
quelli erano un accessorio in voga fra gli odiati inglesi e come tali rifiutati
dai coloni americani. In secondo luogo questi uomini rudi che avevano a che
fare con un territorio stupendo ma selvaggio, non avrebbero certo potuto
permettersi affari così costosi e poco pratici.
A poco a poco quindi
e grazie anche allo sviluppo di ceti operai, commercianti e artigiani, presero
piede gusti più semplici e le parrucche, tranne in pochi casi, non conobbero
più sfarzi tanto esagerati.
Vi fu infatti un
parziale ritorno in auge di parrucche “ strane “, negli anni cinquanta quando in
America furono inventati i capelli sintetici. Ciò ovviamente fece crollare il
costo di fabbricazione delle parrucche rendendole accessibili a tutte le tasche
e furono le donne ad approfittarne. Erano del resto gli anni del boom economico
e della fiducia infinita nelle possibilità di progresso e così nacque un gusto
“ modernista “ che mostrava di preferire tutto ciò che era nuovo, compresi
colori, forme e materiali insoliti.
Un tale orientamento
interessò dunque pure le parrucche e si videro donne infilarsi in testa cose
assolutamente improbabili. Gli uomini invece, che spesso soffrono la caduta dei
capelli come una perdita di sex appeal, furono da subito molto più interessati
dal trapianto dei capelli o comunque dal nascondere la condizione considerata
umiliante.
Come tutte le mode
del resto, anche questo nuovo exploit di parrucche alquanto strane scemò ed
esse tuttora sopravvivono nella loro forma più “ settecentesca “ solo nell’atmosfera
arcaica dei tribunali e in teatro, mentre nella vita quotidiana hanno ormai un
peso marginale, volto soprattutto a mascherare calvizie o difetti vari. Del
resto, visto che lo scopo per cui vengono adoperate è quello di nascondere
inestetismi, è ovvio che debbano essere
tanto realistiche da non parere tali. Altro vantaggio dell’indossarla è che può
essere curata e pettinata in assenza del suo proprietario, uomo o donna che sia.
Non è detto tuttavia
che in un prossimo futuro non vi possa essere un ritorno di fiamma delle
parrucche più vistose. Da che mondo è mondo infatti le donne propendono per
accessori che le rendano più “ visibili “ agli occhi maschili, che una volta
notate, ne valuteranno istintivamente l’appetibilità. E visto dunque che
determinati oggetti hanno una mera funzione di “ richiamo “ dell’attenzione
maschile che poi valuterà a parte le qualità femminili, nulla toglie la
possibilità di un ritorno di moda di qualche altro tipo di improponibile parrucca.
e ) Riferimenti bibliografici
Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1° edizione
1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L’uomo
e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L’animale
donna, Milano 1° Edizione Oscar Saggi 2005, Arnoldo Mondadori
Editore S.p.A
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