<< Al salone Scheffel
c’era la permanente in
offerta speciale! >>, esclamò Karin.
<< Davvero? >>,
chiese Hedwig. << Bisogna proprio
che ci vada. Sembro un Mocio Vileda! >>.
Da : “ WONDERBRA DELLE MIE BRAME “ di JIL
KAHOLY
a ) Perché si curano i capelli
Alla base della necessità
primordiale di voler manipolare i nostri capelli è il fatto che, se lasciati al
loro destino, diverrebbero tanto lunghi da impacciarci fino all’inverosimile.
Ciò spiega senz’altro le ragioni primordiali che hanno spinto alle
manipolazioni degli abbondanti peli piantati nel nostro cuoio capelluto anche
se non ci aiuta a capire a che cosa possa mai servire tanta abbondanza in capo.
Per analogia coi comportamenti dei primati però, che passano molto tempo a ripulirsi
vicendevolmente il pelo, si può comunque inferire che la cosa contribuì a
cementare le relazioni amichevoli tra i membri della comunità. Lo
spulciarsi reciproco, oltre che essere un modo per passare il tempo quando non
si era occupati nella ricerca del cibo, creava indubbiamente un benessere
fisico che esemplificava l’utilità e lo stato piacevole che si poteva ottenere
intrecciando con gli altri rapporti non aggressivi ma collaborativi. Da ciò
alla nascita di una figura professionale esclusivamente dedita
interamente alla cura dei capelli, ovvero del barbiere, passeranno parecchi
millenni ma i germi sono probabilmente da intravvedersi qui e nello sviluppo
delle prime civiltà, quando le persone al potere cominciarono a servirsi di
schiavi o comunque di servitù fidata e considerata abile in questo campo.
Data poi la
visibilità, la ricrescita che cancella i tagli precedenti invitando così a
farne altri e la facilità con cui possono venire manipolati, è facile capire
come mai i capelli siano divenuti oggetto di molte attenzioni. Tanto per
cominciare una pettinatura ordinata indica una persona severa e
disciplinata che, essendo appunto orgogliosa di questo suo modo d’essere, lo
trasfonde alle sue “ appendici “. I capelli sciolti, a meno che non
siano sporchi e ispidi tipico di una persona trasandata, riportano a uno
stato maggiormente naturale, più comodo e sensuale. Non è un caso che molte
signore prima di andare a letto liberino, quando possibile, i propri capelli. Persone
conformiste sceglieranno i tagli che vanno per la maggiore mentre a quelle
meno socievoli sarà indifferente apparire gradite.
Molta attenzione poi, e soprattutto da parte delle
donne la cui chioma dà maggior libertà di gestione, è rivolta a nascondere i
capelli bianchi, segno di vecchiaia e quindi di minor vitalità e fertilità
e lo stesso vale al cercar di conferire agli stessi una maggior foltezza,
lucentezza e vaporosità. Queste caratteristiche di solito indicano che le
loro proprietarie sono sane e forti e quando non è così che si cerca di
mascherare in qualche modo la propria debolezza. Per sopravvivere in condizioni difficili
infatti e raggiungere una posizione decente nel proprio gruppo nonché avere una
prole robusta, è necessario che entrambi i partner siano di ottima
costituzione. Non è un caso che si tenda a essere istintivamente attratti da
individui che sembrino godere di tali requisiti e spesso, quando non vogliamo
dare ascolto all’istinto ci pensano i genitori a indirizzarci dove pensano vi
sia una maggior convenienza.
Al riguardo è bene ricordare che anche il fatto di tenere
in ordine la propria chioma, segnalando l’ aver cura di sé, comunica una
buona impressione per coloro che vanno alla ricerca di amici o di buoni
partner. Il dedicarsi alla propria persona infatti, è collegato a un tenore di
vita più alto ( curarsi richiede tempo e anche qualche “ mezzo “ ), o comunque
al desiderio di raggiungere un tale status o al voler apparire tale anche se è
vero, in quest’ultimo caso, che il soggetto può avere intenzione di barare. L’essere
benestante del resto infatti, come già detto, è un prerequisito di capitale
importanza per la scelta del proprio
compagno, in particolar modo nei tempi andati o nelle odierne plaghe povere.
Cambiando argomento, gli uomini sono meno
permeabili ai cambiamenti. Visto infatti
che, tendendo alla praticità portano prevalentemente i capelli corti,
hanno meno possibilità e interesse ad acconciarli anche se, oggigiorno,
diminuite le preoccupazioni legate alla sopravvivenza e questo grazie
all’aumento del benessere, anche il sesso forte sta mostrando maggior
attenzione alla propria estetica.
b ) Taglio corto o lungo?
La volontà di manipolare
i propri capelli è molto antica. Se ne trovano già tracce in alcuni disegni
rupestri dell’età della Pietra databili all’incirca 20.000 anni fa, dove
compaiono chiome spartite da una riga al centro della testa e, in un caso, una
treccia sulla spalla destra. In realtà si tratta di una intenzione nata con l’uomo stesso costretto ad
accorciare o per lo meno ad attorcigliare e avvolgere in spire attorno al capo
quel profluvio lunghissimo di peli che gl’intralciava qualunque tipo di azione.
E’ comunque con lo
sviluppo di una vita comunitaria complessa che, da un lato prende campo il
desiderio di uniformare i gusti e dall’altro quello di elaborare nuove
acconciature ed è nello sviluppo di dette tendenze che emergono alcune
costanti. Tanto per cominciare la modifica più comune inerisce alla
lunghezza dei capelli e in secondo luogo questa varia a seconda del sesso.
Ciò non significa che tutte le donne
debbano portare capelli lunghi e i maschi corti, tant’ è vero che in alcune
tribù era ed è vero l’opposto (
fra i masai e i dinka a esempio, le
femmine hanno normalmente la testa rapata ), ma la regola è che, visto che non vi sono grandissime differenze fra le
chiome degli esponenti delle due metà del cielo, è la loro estensione a fare la
differenza.
In tempi antichi o comunque in
comunità meno civilizzate, portare capelli lunghi per il maschio era
sinonimo di forza, mascolinità e status ( agli schiavi infatti venivano
tagliati ). Come già accennato precedentemente infatti, non è un caso che in
giovine età, quando l’uomo è più forte e virile grazie anche alla grande
produzione di ormoni maschili, la capigliatura e in generale la sua pelosità
sia più folta e manchi di sbiancature. Il guerriero più abile dunque, ostentava
una lunga criniera e una bella lanugine in tutto il corpo e sono molte le
leggende in cui la perdita della chioma aveva condotto grandi eroi alla
sconfitta e alla malattia. Così come non è un caso che le parole “ Cesare “, “
Kaiser “ e “ Zar” significassero appunto persona dai lunghi capelli.
In un simile contesto chi veniva obbligato a
rasarsi viveva la cosa come una cocente umiliazione ( secondo gli psicanalisti si tratterebbe di una
forma di castrazione ), e questo a meno che non si trattasse di monaci che lo
facevano come atto di sottomissione alla divinità oppure, nel caso di alcuni
orientali, come promessa di celibato.
San Paolo invece, nella
prima epistola ai Corinzi [11:5-15] sostiene che l’uomo deve tenerli corti per
la gloria di Dio mentre quelli lunghi della donna sono per la gloria dell’uomo. Se si attiene a ciò il maschio potrà pregare a
capo scoperto ma la femmina che li esalta per il suo uomo dovrà orare velata. Viene
così sancita a regola cristiana l’uso dei capelli corti cui i militari romani
erano obbligati per questione di praticità, igiene e per distinguersi dai
barbari. Non solo! In questo modo del resto viene fatta propria anche
l’abitudine di una società maschilista ove la donna deve allietare le giornate
del proprio compagno. San Paolo arriva addirittura a sostenere che se il
maschio porta la chioma è un disonore mentre se la porta la donna è un onore in
quanto le funge da velo e il fatto è che, sebbene vi siano stati alti e bassi
come a esempio la moda hippies degli anni ’60, le cose sono rimaste così sino
ad oggi : i capelli corti sono considerati normali per gli uomini e quelli
lunghi appropriati per le donne.
Che le cose stiano così
dipende indubbiamente dal fatto che i
capelli corti sono più pratici, ruvidi e ispidi e in quanto tali sono
maggiormente sintonici col carattere più bellicoso dei suoi proprietari. Essendo
del resto meno folti e ricchi, non costituiscono un grande richiamo per
l’altra metà del cielo mentre quelli lunghi sono più fluenti, morbidi e
setosi ed esaltano la femminilità. Non è un caso che per i membri
delle società puritane, sessualmente inibiti, i capelli lunghi fossero
troppo provocanti e quindi, non volendo andare contro la legge di
Dio così come l’aveva esposta San Paolo che riteneva la chioma lunga
appropriata per il sesso femminile, esigevano
che venissero nascosti sotto copricapi o raccolti in trecce.
Le signore così presero a scioglierseli quando non erano viste oppure in intimità col
marito e l’atto conquistò un così forte sapore erotico che quelle che li
tenevano liberi in pubblico erano considerate prostitute.
Non è un caso che una
delle punizioni pubbliche più umilianti inflitte a donne di facili costumi o
comunque a donne che, come nella seconda guerra mondiale, erano state accusate
di aver “ fraternizzato “ con il nemico, era il venire rapate a zero e fatte sfilare
in pubblico.
Differente è la questione se il
taglio dei capelli o il nasconderli sotto un velo come nel caso delle suore
costituisca una rinuncia volontaria della propria femminilità perché votata a Dio. Anche il lutto comportava il coprire i
capelli da un fazzoletto come rinuncia, almeno momentanea, della femminilità.
Comunque sia l’attrazione
che proviamo per i capelli fluenti e lunghi è molto forte, come se la cosa
fosse un poco connaturata nel nostro DNA. Non è un caso se proviamo una certa
qual invidia per coloro che invece li sfoggiano e questo anche se risultano
essere poco pratici.
Qualunque
sia comunque il taglio in voga in un dato momento, è nella natura umana e in
particolar modo nelle persone che hanno rapporti conflittuali, il volersi fregiare di look stravaganti.
In linea di massima lo si fa per darsi un tocco originale che serva a
distinguersi dalla massa e quindi è tipico di chi pensa di avere un certo qual
valore che non gli è riconosciuto ma in contesti di maggior tensione può esprimere
la volontà di opporsi allo status quo. Non è un caso che negli anni ’60 il desiderio di ribellione si
palesò nei maschi anche con la preferenza per capelli lunghi pettinati come le donne, ovvero ostentando un modo
di portarli che era considerato del tutto inadatto a un uomo. Com’è ben noto i
cosiddetti “ capelloni “ non riuscìrono ad apportare i cambiamenti
politico-sociali teorizzati mentre lo
spazio dato alla loro attività dai media smorzò gli aspetti minori del
carattere antitetico del fenomeno. I capelli lunghi dei ragazzi in effetti, non
erano certo il più grande pericolo sovversivo che quelli rappresentavano e a
poco a poco vennero accettati se tenuti puliti e ordinati, ovvero impoverendoli
del loro significato originale.
A
questo punto ai ribelli dei ghetti e delle periferie non restò che inventarsi
un look che fosse in linea con la propria nuova filosofia non ortodossa di vita
e finì che diversi adottarono la tecnica di applicare della colla ai capelli
per poi modellarli e colorarli in modi impossibili. Nacque così l’epoca punk e lo scalpore della cosa
fu tale che per qualche tempo catalizzò l’attenzione dei mezzi
d’informazione. La pubblicità data a
questa nuova forma espressiva di sè fece
acquistare nuovi proseliti che spesso però non erano interessati a esso quale
stile di vita ma come una nuova moda.
Risultavano colpiti dunque dal mero aspetto estetico e ne rifiutavano
quelli più cruenti e in tal modo, a poco a poco, lo stile “ marcio “ perse i
connotati più estremi. D’altro canto droga e stravizi falcidiarono buona parte
degli “ originari cultori “, mentre i sopravvissuti dovettero “ crescere “ e venire a patti con
quel “ sistema “ tanto deplorato.
Le
nuove leve di disadattati dunque sono stati costretti ad adottare una “ divisa
“ che fosse più calzante con il proprio modo di vedere le cose e ancor più
mancante di buonsenso e di praticità ( vedi a esempio i rapper americani
), che a sua volta non sopravvivrà a
quelle ancora più insensate che verranno indossate dalle prossime “ avanguardie
“.
c ) Acconciature femminili
L’estensione del benessere a una più ampia fetta di popolazione mondiale ha
aumentato l’attenzione dei cittadini nei confronti del proprio look mentre i
media, focalizzandosi sui divi dello spettacolo e sui personaggi del momento e
inserendo le pubblicità delle case di moda, suggeriscono centinaia di maniere
diverse di vestirsi e acconciarsi.
L’ultimo secolo dunque,
all’infuori di quegli Stati dove vigono rigide norme religiose che impediscono
alle donne di esibire la propria bellezza, è stato caratterizzato da una
estrema diversificazione delle soluzioni estetiche proposte e la cosa è
risultata essere indispensabile, in questa civiltà che si fonda sulla
espansione insensata dei consumi, a tenere alta la spesa dei clienti.
Il lasciarli naturali
dunque, anche se puliti e pettinati, non è cosa ambita nella nostra società
opulenta. E’ tipica delle comunità povere o di ambienti culturali dove si
preferisce un ritorno alle cose semplici della vita ma di fatto, anche nelle
realtà meno ricche le donne amano comunque almeno intrecciarli, trattamento che
costa poco e aiuta a passare il tempo.
Le donne che lavorano in
fabbrica o in campagna hanno sempre preferito raccogliere i capelli sulla
nuca in modo che le ciocche non le cadano sugli occhi o s’impiglino da
qualche parte. Finito di svolgere il proprio compito poi li sciolgono. Usano
fare così pure le signore che li abbiano ribelli, per farli stare in qualche
maniera a posto.
Difficilmente tuttavia le
clienti appena un poco più pretenziose si atterranno a questi modelli e quando
finalmente arriverà il loro turno di sedere nella poltrona del salone della
parrucchiera si sbizzarriranno a provare messe in piega, tinte, tagli e chi più
ne ha ne metta.
Di solito la donna può
desiderare, complice ovviamente la convergenza del gusto della moda in tal
senso, di aumentare il volume dei propri capelli e ciò per rendersi più
appariscente e sembrare più alta.
L’ultima volta che un
simile look è divampato è stato negli anni ’80, in particolar modo nelle
cittadine americane e negli Stati del Sud ove andava per la maggiore il detto :
<< Più alti i capelli, più vicini a Dio >>. Per gonfiarseli li si
asciugava a testa in su, li si arricciava, li si riempiva di mousse e di lacche
e fra coloro a cui piaceva portare quest’acconciatura v’era la cantante folk
americana Dolly Parton. Un simile look comunque è adatto a quelle donne che
hanno lineamenti grossolani poiché la massa tricotica li rende meno evidenti e
quindi le fa apparire più attraenti. All’osservatore poi dà la sensazione che
siano più grandi e ciò lo fa sentire un poco a disagio. Particolare questo che
da più sicurezza a coloro che li portano e quindi le fa assumere un’aria più
decisa ed estroversa.
Per i detrattori si
tratta di una moda volgare e sfacciata mentre il suo peggior difetto è che la
persona che poi la sfoggia, essendo costata fatica e denaro, per tema di
rovinarla è molto rigida nei movimenti, né può lasciarsi accarezzare i capelli,
o peggio, farseli spettinare a cuor leggero e così gli uomini le trovano
alquanto poco erotiche, ovvero il contrario di come quelle signore desiderano
apparire.
Negli ultimi tempi fra i
giovani, sempre per aumentarne la massa, è divenuto abbastanza comune aggiungere
ai capelli naturali delle estensioni per farli apparire
molto più lunghi. E’ interessante riscontrare come la qualità di queste
aggiunte e l’abilità dei parrucchieri siano tali da non consentire di
distinguerli.
Oltre ad aumentarne il
volume poi, è normale che le nostre donne vogliano, spesso e volentieri,
ridurlo tagliando la capigliatura o raccogliendola.
Soventemente decisioni di
questo tipo vengono prese in prossimità di grandi occasioni, quali matrimoni,
funerali o comunque eventi molto importanti mentre nella vita di tutti i giorni
si tende a preferire capelli più sciolti. Il perché in determinati momenti
siano preferibili tagli più severi e controllati è presto detto. Da che
mondo è mondo tanto più questi sono complessi e quindi costosi, tanto più
indicano che la persona che li ha voluti realizzare è abbiente e ha un ruolo
così importante da potersi permettere, sia di non svolgere, per lo meno sin
tanto che dura il look scelto, nessun lavoro fisico che lo rovinerebbe, sia di
non consentire che terzi si prendano confidenze che porterebbero allo stesso
risultato. Si tratta dunque di persone che in questo modo comunicano uno status
sentito pari o superiore a quello dei presenti.
Riguardo questi tipi di
tagli è da ricordare che non è più tanto comune, dati i tempi molto permissivi,
il presentarsi in pubblico con i capelli raccolti in uno chignon che
venga sciolto solo quando si va a dormire o si è in intimità con il
proprio uomo. Quest’acconciatura è preferita da persone severe e disciplinate che in questo modo
azzerano i possibili richiami sensuali forniti dalla natura. Si tratti o meno
di persone puritane è loro intenzione segnalare di non essere facilmente
accessibili ai desideri maschili e d’essere disponibili al lavoro e al
sacrificio. Spesso si tratta di donne autoritarie che in questo modo spostano
il confronto con i colleghi d’altro sesso su un terreno puramente
professionale. Sovente si ha a che fare con anziane che hanno acquisito
l’abitudine a farlo in gioventù quando l’acconciatura era maggiormente in voga,
oppure che l’hanno adottata in quanto, data l’età, non hanno più grandi
desideri sessuali.
Non di rado
vediamo donne con i capelli tagliati
molto corti, come se si trattasse di ragazzini. E’ una scelta che spesso
prendono donne a cui vada alquanto “ stretto “ il ruolo tradizionale a cui la
destina la propria femminilità. Non è un caso che le “ maschiette “ degli anni
’20 abbiano suscitato un discreto clamore e la cosa si sia ripetuta negli anni
’70 con il Movimento Femminista, con la differenza non proprio piccola che in
questo caso divenne una componente importante del look protestatario delle
donne che richiedevano maggiori diritti e opportunità.
Smorzatasi
la tensione in seguito al graduale recepimento da parte delle istituzioni e
della società maschile delle istanze riformiste avanzate, anche il capello
corto perdette gran parte del suo significato simbolico di rifiuto del
confinamento del ruolo della donna a madre e sposa. Portare i capelli corti è
così divenuta una mera scelta dettata da una personalità poco conformista,
attiva e indipendente. Da una persona che si sente così sicura della propria
valenza da voler rendersi interessante non solo per lo charme femminile ma
anche per la propria verve e intelligenza.
Alcune donne si presentano completamente pelate e se non si tratta di una punizione, oppure
conseguenza dello stato di schiavitù o di una volontaria subordinazione a una
divinità oppure un’usanza particolare in caso di lutto, una simile scelta le
rende poco interessanti agli occhi degli uomini. Non è difficile capire il
perché. La mancanza di capelli elimina uno dei tratti femminili a più alta
visibilità e gradimento rendendo poco attraente un simile persona. E’ poi
difficile che un uomo trovi erotico avere al proprio fianco una persona che, se
in aggiunta non fosse neanche formosa, parrebbe un maschio e magari neppure
bello. Anche perché la mancanza della chioma, sommata a magrezza o quant’altro,
può conferire un’aria macilenta o strana e indurre pregiudizi sulla sua
capacità di lavorare e di avere una prole sana e forte.
Alcune culture proibiscono l’esibizione dei
capelli femminili a causa
dell’attrattiva sessuale che hanno sugli uomini.
Ciò vale per
le suore che per diventare tali hanno fatto voto di castità e valeva per le
donne cattoliche che dovevano coprirli con un velo o un foulard quando
entravano in chiesa. Anche l’abitudine odierna d’indossare cappelli nelle
grandi occasioni come matrimoni e funerali deriverebbe da una pratica simile.
La dove lo
spirito religioso osservante è molto seguito ( come nel caso delle comunità
islamiche o in quelle di ebrei ortodossi di New York anche se in questo caso le
signore aggirano la limitazione indossando parrucche riproducenti i loro
capelli naturali ) alle donne è vietato, a fronte di pene a volte molto
pesanti, esibire in pubblico i
capelli mentre lo possono fare quando sono in casa col proprio marito e non
vi sono estranei.
Cosa molto
simile vale per le suore anche se in realtà costoro non sono sposate a uomini
ma hanno offerto la propria vita al Signore.
d ) Riguardo le bionde
Com’è risaputo le donne
preferiscono tingersi di biondo e questo in quanto i capelli biondi sono
molto più sottili degli altri e danno al tatto una piacevole sensazione
di morbidezza, cosa che da pure l’idea che le loro fattezze femminili siano
più delicate. A rinforzare del resto una simile opinione contribuisce anche il
fatto che le bionde naturali hanno una peluria corporea molto più sottile e
soffice delle brune e lo stesso vale per la consistenza dei peli pubici.
Non che tingendoli le signore più scure divengano fini e sensuali come le altre
ma essendo questi tratti più graditi ai maschi cercano di apparire più “
appetibili “.
Contribuisce pure a far
propendere le signore a schiarire i capelli il fatto che i bambini siano
generalmente più chiari dei genitori. L’essere bionde dunque e magari con
gli occhi azzurri è spesso associato all’idea della gioventù e dell’essere
bisognose di protezione come generalmente lo sono i piccini e questo agli
occhi degli uomini aumenta il loro sex
appeal.
E’ quindi dalla notte dei
tempi che le donne ricorrono a spalmarsi o bere intrugli micidiali con la
speranza che ciò le schiarisca la chioma e molti individui in buona fede sono
sicuramente diventati ricchi convincendole che i loro cataplasmi vi sarebbero
riusciti. Spesso tuttavia quelle specie di pozioni le facevano star male, in
alcuni casi arrivavano a farle morire e in altri le facevano perdere definitivamente
i capelli.
Per molti secoli quindi il
sistema più salutare per divenire bionde fu d’indossare parrucche e molto
pregiate risultarono essere quelle fatte fare appositamente per le matrone
romane con i capelli degli uomini nordici colonizzati.
Anche nei casi più
riusciti tuttavia, sia che si usassero tinture o parrucche, era piuttosto
evidente che si trattasse di un risultato artificiale e la cosa sommata al
fatto che spesso si voleva diventare più chiare per essere sessualmente più
allettanti fece si che le bionde artificiali perdessero quell’aura di
innocenza virginale che le rendeva tanto interessanti e divenissero spesso segnale
di donne “ facili “. Non è un caso a esempio che la legge romana imponesse
alle prostitute di schiarirsi i capelli, solo che la norma non ottenne
l’effetto di “ ghettizzarle “ in quanto appunto le matrone presero a cercare di
diventare egualmente bionde e spesso lo fecero per soddisfare in quantità maggiore i loro appetiti sessuali.
Un simile giudizio con il
passare del tempo non scemò, anzi si rinvigorì nell’opinione pubblica sino ad
arrivare a considerare le finte bionde che avevano la fortuna d’essere più
formose e non aver remore, d’essere delle “ bambole “ sciocche e promiscue ma, ciò nonostante, accanto a
questa visione e in netto contrasto con essa continua a venire alimentata dalla
popolazione meno smaliziata e più romantica l’idea che le donne naturalmente
bionde siano più delicate, graziose e irraggiungibili.
Guarda caso molte delle
più grandi dive di Hollywood sono state e sono bionde e di queste parecchie
erano e sono artificiali. Sicuramente una parte del loro successo è derivato
dal colore dei capelli, naturale o finto che sia, nonché da pose pubblicizzate
e da ruoli nei film che ne risaltavano l’aria infantile e la vulnerabilità,
ovvero solleticando ciò che nell’immaginario collettivo è strettamente connesso
al carattere di questo tipo di persona.
e ) Riferimenti bibliografici
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Giovanni De Vecchi Editore
Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale
Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Tonino
Lasconi, Il misterioso linguaggio del
corpo, Leumann ( Torino ) terza ristampa 1994, Editrice ELLEDICI
Desmond
Morris, L’animale donna, Milano 2005
1° edizione, Arnoldo Mondadori Editori SpA.
Desmond
Morris, Il nostro corpo, Milano
1986, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond
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edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V
edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Allan
& Barbara Pease, Perché gli uomini
.. Perché le donne .. La bibbia del vivere in due, Milano 2006, RCS Libri S. p. A.
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