Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

mercoledì 4 marzo 2020

Sul Diavolo




Beh, anche quel povero diavolo vestito di rosso, cornuto, alato e sempre in quell’altoforno che è l’inferno, non è che vada bene. Lavora 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 ma mai nessuno che l’apprezzi, compresi noi umani che lo trattiamo come il peggior nemico. Eppure, in fondo in fondo non è che un povero cristo sottopagato, angariato e posto in un opificio che non è solo in regola con la legge 626, ma oserei dire si tratti di un vero inferno. E’ forse vita quella?

Vediamo un poco che impressioni fa la sua presenza sul commissario Montalbano ( Da : " LA GITA A TINDARI " di  ANDREA CAMILLERI ) :
<< .. Fu allora che il Diavolo, quello con la “ D “ maiuscola, si materializzò allato a Montalbano. Invisibile a tutti, tranne che al commissario, indossava  il costume tradizionale, pelle pilusa, pedi caprigni, coda, corna corte. Il commissario ne sentì  l’alito infocato e surfaroso  abbasciargli l’orecchia  sinistra.

Più raffinata invece la riflessione riportata ne : “ DETTI E FATTI DEI PADRI DEL DESERTO Ediz. RUSCONI 1975 :
<< .. Un anziano disse : “ Se sei orgoglioso, sei il diavolo. Se sei triste, sei suo figlio. E se ti preoccupi di mille cose, sei il suo servitore senza riposo “  >>.




Vediamo ora i pollici




a ) Generalità

Il pollice è il dito più forte della mano poiché, op­ponendosi agli altri per­mette di afferrare. È considerato il sim­bolo dell’ego e ostentarlo significa voler comunicare predominio, capacità di farsi valere e talora aggressività. Secondo Joe Navarro ( Joe Navarro, Non mi freghi!, edito a Venezia nel 2010, da Sonzogno di Marsilio Editori S.p.A. ), il motivo che porta a una simile conclusione sta nell’essere un gesto antigravitazionale, ovvero un atto che richiede una certa qual energia e sicurezza e ciò è tipico di chi assuma la posa del “tipo in gamba”. La spiegazione più completa a mio avviso sottende piuttosto al fatto che è il dito che determina in modo cosciente l’abilità di presa della mano e quindi la capacità e la potenza della persona. Quanto più questa è abile e forte tanto più è attiva e quindi atta a variegare la gamma dei movimenti che coinvolgono quelle dita.
Si tratta comunque di un atto istintivo la cui valenza è subliminale in quanto, associato a una serie di altri atteggiamenti ( sguardo fisso, dondolamento sui tacchi per parere più alto, eccetera ), impressiona gl’interlocutori accentuandone le insicurezze. Del resto, l’avere uno status sociale elevato e un’alta opinione di sé portano a marcare la valenza di detti segnali.
Non è un caso che, l’autore americano sopra citato, affermi in seguito che : << .. Le persone che tengono spesso il pollice rivolto verso l’alto sono in genere più consapevoli dell’ambiente circostante, più acute nel ragionamento e più penetranti nelle osservazioni. .. >>.

b ) Pollici in alto

Pare che quando la folla romana voleva che un gladiatore vinto venisse risparmiato perché aveva combattuto bene, coprisse i pollici. Se invece non gli era piaciuto abbassava il pollice imitando l’azione di trafiggerlo mortalmente. L’ucciderlo in questo caso risultava l’azione giusta da farsi e così a poco a poco è invalso l’uso di mostrare il pollice alzato se tutto va OK e il pollice giù quando qualcosa non va.
In Giappone alzare il pollice può simboleggiare sia, una persona maschile visto che il mignolo rappresenta la donna, sia il numero 5 dato che quando contano con le dita indicano l’1 alzando il mignolo e finiscono appunto levando il pollice al 5. Uno statunitense o un europeo quindi che in quello stato alzasse il pollice per segnalare che le cose sono a posto vedrebbe l’espressione dei residenti divenire pensosa invece che sorridente. E questo perché costoro non capirebbero come mai di punto in bianco l’ospite straniero indichi il numero 5 oppure il genere maschile.
Le cose andrebbero peggio in Spagna dove alzare il pollice è diventato l'emblema dei baschi, attivisti o simpatizzanti del movimento separatista. In questo caso infatti i vi­sitatori che volessero far saper con quel gesto che per loro va tutto be­ne potrebbero trovarsi nei guai se avessero come interlocutori le forze dell’ordine spagnole o facinorosi contrari alla secessione di quella regione.
In Sardegna, Grecia, Turchia, parte del Medio Oriente, Africa e Australia poi,  il pollice rivolto verso l’alto viene facil­mente interpretato come un insulto. Il motivo è piuttosto semplice : abbassarlo e alzarlo ritmicamente è facilmente associabile all’idea della penetrazione e il farlo davanti a terzi, maschi o femmine che siano,  è interpretabile come l’invitarli non proprio gentilmente ad andarselo a prendere in quel posto. Non è che qui in occidente un simile augurio sia sconosciuto ma a quanto pare gli abitanti dei paesi sopra menzionati hanno vedute più ristrette e quindi si offendono con maggior calore se inviati a farsi “ friggere “.

c ) L’autostop

Per parecchio tempo è invalso l’uso, di origine statunitense, di muovere, all’avvicinarsi di automobili,  il pollice dritto in modo rapido e curvo nella direzione desiderata. Si tratta del famoso segnale di autostop con cui milioni di giovani della nostra generazione riuscivano a spostarsi gratis e rapidamente.
Il fatto era però che questo gesto in Sardegna, Grecia, Turchia e parte del Medio Oriente, Africa e Australia era confuso con un altro molto simile e che consiste nel lanciare il pollice rigido più volte in aria. Questo atto, in dette regioni, non viene effettuato per chiedere uno “ strappo “ ma mima il coito e indica, o invia, l’interlocutore, a farsi penetrare da chicchessia, augurio che non è mai molto carino (In Turchia è usato più specificatamente come segnale di invito omosessuale.).
Se ne deduce che, anche se da allora sono passati molti anni e il turismo ha consentito di far conoscere gli usi e i costumi dei diversi popoli, la prudenza consiglia, se si va nei sopraddetti stati, di chie­dere un passaggio con la mano ondulata e in posizione orizzontale piuttosto che agitare il pollice. Mia nonna comunque, per non sbagliarsi, non si è mai mossa dal suo paese.

d ) Pollice e indice a cerchio

Una variante dell’OK con il pollice alzato e le altre dita strette a pugno è appunto l’indirizzare a terzi il pollice e l’indice unito a cerchio.
Negli USA il gesto manifesta approvazione e, data l’influenza mediatica di questa nazione, il suo significato è divenuto noto, sia in Europa, sia in genere un poco dappertutto. Ciò non significa tuttavia che abbia completamente soppiantato il senso originario che aveva in alcune regioni del mondo.
In alcune plaghe della Fran­cia, del Belgio e della Tunisia infatti, il segno viene inteso come zero e quindi le persone cui ci si riferisce vengono considerati zero. in Giappone invece, data la forma rotonda rappre­senta le monete.
In Russia, Tur­chia e Brasile può venire considerato un insulto (in Brasile lo è quando, mentre si com­pie il gesto, il palmo della mano è rivolto verso se stessi ).

e ) Pollice verso la bocca

Sempre nei paesi latini e nei paesi arabi è in voga una variante di questo atto. Consiste nel tenere il pollice e il  mignolo estesi e le altre dita curve mentre la mano compie movimenti ad arco attorno alla bocca. In questo modo si mima l’atto di bere schiacciando l’estremità di un contenitore di pelle per farne schizzare  l’acqua nella bocca aperta.
Sempre in sudamerica tenere il pollice e il  mignolo estesi e le altre dita curve mentre la mano viene ruotata in avanti e in indietro è usato a indicare che il soggetto è ubriaco e che in quanto tale non riesce a tenere la bottiglia ferma.

f ) Ostentare i pollici

Afferrarsi il bavero della giacca mostrando i pollici mentre si parla è considerato un gesto di auto­compiacimento. Sembra infatti assodato che ogni vol­ta che qualcuno cerca di portare il discorso e l’attenzione su di sé i pollici vengono messi in mostra istintivamente in quanto fondamentali per prendere, stringere, eccetera, ovvero agire per catturare, uccidere e costruire.
Lo stesso vale se il soggetto porta le bretelle, vi infila i pollici sotto e le tira in alto e in avanti. Si sottolinea, rispetto al precedente, che in questo caso la persona che compie l’atto si sta ponendo in maniera più aggressiva rispetto al modo descritto sopra.
Considerazioni molto simili ai due casi precedenti fa nascere poi il vedere una persona con le mani in tasca e i pollici fuori. Tra l’altro sembra sia comune notarlo assumere dal principe Carlo e comunque, più in generale, da un capo che cammini per l’ufficio o un insegnante che giri in classe fra i banchi degli allievi.
L’infilare le mani nelle tasche posteriori tenendo i pollici in vista dà invece l’impressione che il soggetto cerchi di nascondere il desiderio di dominare la situazione o i pre­senti.
Sempre nel tentativo di contenere proprio cipiglio dominante il soggetto può intrecciare le dita delle due mani anche se i pollici rimarranno ben alti fino a toccarsi.
Le braccia conserte con i pollici puntati verso l’alto sono indicatori di un doppio segnale. Da una parte infatti denotano un gesto difensivo, ovvero le braccia incrociate, dall’altro la costrizione momentanea di una persona che comunque si sente superiore ( i pollici alzati ).
Le donne esibivano di rado i pollici prima degli anni Sessanta, epoca in cui hanno iniziato a portare i pantaloni e ad assumere ruoli di autorità nel mondo sociale.

g ) Indicare coi pollici

Puntare il pollice obliquamente in direzione di qualcuno indica in chi lo fa un certo qual disprezzo verso colui che è così indicato. Se fosse altrimenti l’altro l’avrebbe chiamato per nome e vi si riferirebbe amichevolmente o quanto meno educatamente.
Trattandosi di un gesto ridicolizzante la cosa infastidisce molto il soggetto cui è riferito al punto che, se piuttosto irascibile, può indurre a reazioni aggressive. Essendo poi meno portate allo scontro fisico le donne non lo usano quasi mai e se un marito si riferisce a queste in tale modo con un terzo significa che cerca lite. Il risultato è quasi certo : o la sopprime fisicamente o va a dormire sul divano.
Secondo Desmond Morris  ( I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A  ), in Sudamerica si usa puntare il pollice dietro la spalla e muoverlo avanti e indietro se si vuol evidenziare che quanto si narra è accaduto in passato.  Ci si riferisce invece al futuro portando l’indice davanti e ruotando la mano. Maggiore è il numero dei movimenti fatti in questo modo e più si cerca di convincere l’interlocutore che l’evento in questione accadrà in un momento distante dal presente.
Per quanto mi riguarda tuttavia mi pare però che l’atto di puntare il pollice dietro la spalla e muoverlo avanti e indietro sia usato più frequentemente e con senso malevolo, nei confronti di chi ci sta intorno a cui sostanzialmente s’intima e non solo a gesti, di  stare alle nostre spalle.

h ) Pollici infilati in cintura o nei passanti dei pantaloni e le altre dita rivolte in basso

Come detto precedentemente i pollici sono i protagonisti indiscussi di tutta una serie di prese e quindi non deve sorprendere  se a volte li si vede infilati nella cintura o nei passanti dei pantaloni mentre le altre dita sono rivolte in basso. In questo modo solitamente si sottolinea la propria virilità e la cosa ha lo scopo di attirare l’attenzione di una esponente del gentil sesso verso una zona erogena del maschio che, se consistente, può far nascere fantasie erotiche tutt’altro che insipienti. Può quindi significare che il protagonista in oggetto sia attratto dalla signora alla quale sta mostrando l’attrezzatura ma può pure segnalare a un interlocutore maschio un aspetto di sé di cui va fiero. Comunque sia è una po­stura molto maschi­le che ha anche un significato di sfida.
Alcuni autori tra cui Marco Pacori (  Come interpretare i messaggi del corpo, Milano 2002, DVE ITALIA S.p.A ), sostengono che produce lo stesso effetto l’infilarsi il pollice in tasca lasciando le altre dita rivolte in basso. Asserzione che parrebbe in contraddizione con un altro assunto, sostenuto a esempio da Joe Navarro ( Non mi freghi!, Venezia 2010, Sonzogno di Marsilio Editori S.p.A. e Ti faccio vedere io!, Venezia 2011, Sonzogno di Marsilio Editori in Venezia ), secondo il quale mettere il pollice in tasca lasciando fuori le altre dita è segno d’insicurezza. La generalità degli autori in effetti, interpretano qualunque gesto che comporti il nascondere il pollice come indizio di disagio e quindi pure il metterlo in tasca lasciando le altre dita fuori potrebbe essere visto in questo modo.
Sulla falsariga della tesi iniziale ritengo che tutti i gesti comportanti una qualche attività del pollice, in questo caso l’incastrarsi nel bordo delle tasche per sostenere le dita, siano da reputarsi manifestazioni di attività coscienti volti ad afferrare qualcosa e quindi ad affermarsi. Anche se, è bene ricordare, che quella dei gesti non è una scienza esatta e quindi il singolo soggetto può comportarsi diversamente dagli altri per i più svariati motivi.

i ) Pollici nascosti

Se ostentare i pollici viene considerato un gesto di autocompiacimento è ovvio che il nasconderlo nel pugno o comunque il cercare di ritrarlo alla vista altrui paia un indizio di disagio.

l ) Distendere il pollice, l'in­dice e il mignolo richiudendo le altre di­ta

Questo : << .. E’ un gesto preso in prestito dal linguaggio dei segni americano .. >> ( Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ), che significa : << .. Ti amo! .. >>, ed è usato in particolar modo dalle pop star nei concerti per rafforzare nei fans l’idea che i beniamini provino per loro un sentimento fortissimo.
A dire il vero, vedendolo fare in particolar modo dai rapper USA famosi per prediligere vite violente o comunque ai margini della legalità, pensavo avesse una valenza più provocatoria ma evidentemente mi sbagliavo.
Essendo poi, data la sua ricercatezza, un atto poco spontaneo è difficile che rifletta un vero amore per gli spettatori . E’ più probabile che la ripetizione continua dell’atto, immortalata nei video, sia un espediente elaborato per rafforzare, assieme alle dichiarazioni verbali d’amore, la fidelizzazione del proprio pubblico.

m ) Minacce simboliche

In Arabia Saudita e Giordania può capitare di vedere qualcuno che unisce indice, medio e pollice e le muove rapidamente in avanti. L’azione simboleggia la minaccia di un pugnale conficcato in un corpo e lascio immaginare cosa voglia intendere chi lo fa : posso solo sperare che non sia uno che passi ai fatti.

n ) Insulti simbolici

E’ praticamente d’uso quotidiano dare della bestia a chi si reputa poco e con ciò ovviamente intendiamo paragonarli a quegli animali che consideriamo stupidi, brutti e pigri. Come risaputo l’asino è uno degli animali più vituperati per la sua “ impermeabilità “ ai comandi dell’uomo e ciò ce lo fa apparire poco intelligente, cosa che rende quasi spontaneo paragonare a costui chi faccia fatica a capire. E visto che l’aspetto fisico che contraddistingue quest’animale sono le lunghe orecchie è venuto in uso dare dell’ignorante a terzi puntando i pollici contro i padiglioni auricolari e agitando rapidamente le altre dita.
Essendo però un gesto molto vistoso è venuto in uso farlo per divertire i bambini che a loro volta lo imitano stemperando in tal modo la sua valenza offensiva. E’ un atto comunque comune  in Europa, America e a quanto pare anche nei paesi arabi.
Toccarsi rapidamente le unghie dei pollici imitando un applauso indica il non apprezzamento dell’attività o del comportamento altrui e la sua connotazione negativa va dalla derisione sino  al potersi considerare un vero e proprio insulto se lo si fa al posto dell’atteso applauso. Sembra sia comune vederlo fare in Spagna, Olanda e Sudamerica.
Succhiarsi il pollice tra le labbra, che è un tipico gesto infantile, in Olanda viene effettuato per indicare che si ritiene l’interlocutore un bugiardo.
In Spagna pressare insieme le unghie dei pollici, come se si schiacciasse un insetto sta a indicare che colui cui ci si riferisce è un pidocchio.
Pare che in Sudamerica e in Medio Oriente usi poggiare il palmo della mano sopra il dorso dell’altro e i pollici liberi vengano fatti dondolare come le ali degli uccelli. Ciò indicherebbe una persona effeminata od omosessuale. E’ piuttosto normale infatti che i gesti che imitano i volatili vengano spes­so usati per definire persone “ poco maschie “
In Francia si usava chiudere di scatto le quattro dita sul pollice, mimando l’azione della bocca che si chiude, per comandare di tacere.
Pare che in Olanda il pollice venga spinto fra le labbra chiusa mentre si riempie la bocca di aria e si gonfiano le guance. Sembra che così facendo quel popolo intenda dire che se ne infischia altamente.

o ) Vari

In Sicilia sembra sia in uso, o per lo meno lo sia stato, formare un anello con il pollice e il mignolo e pare che la cosa volesse significare : << Non ho niente >>. Bo! Paese che vai, usanze che trovi.

Un buon oratore che stia cercando di descrivere con precisione una situazione o un concetto piuttosto difficile è probabile che unisca il pollice e l’indice facendoli appena toccare assieme, come se tenessero qualcosa di molto piccolo e delicato.

Incrociare le dita mentre i pollici vengono rotati l'uno intorno all'altro è indizio di noia. Può essere che si sia in un momento che non si sappia che cosa  fare o si partecipi a un evento dove si debba tenere un certo contegno ma quel ch’è certo è che in realtà si vorrebbe essere ben lontani da lì ed essere liberi di fare qualcosa di ben più interessante.

In Siria mordersi il pollice per poi toglierlo dalla bocca e scuoterlo indica a una ragazza quanto dolore stia causando al corteggiatore la sua freddezza.

Sembra che in Arabia Saudita usi tenere il pollice dritto muovendolo in circolo per indicare le ritmiche azioni del pene nella copula. Si tratta dunque di un gesto osceno mostrato di volta in volta per scherzare o sminuire la virilità di colui cui ci si riferisce.

Nei paesi latini è in uso il baciarsi l'unghia del pollice sostenuta dall’indice, quasi a formare una croce cristiana. In questo caso il bacio ha valenza  di : << Lo giuro sulla croce >>.

Tra le tribù beduine pare fosse in uso il mettersi in bocca le estremità dei pollici, distendendo  e puntando le altre dita contro gl’interlocutori. Ciò significherebbe : << Mi arrendo >>, e si tratterebbe di una versione locale delle mani alzate.

In Italia ruotare rapidamente la mano con il pollice e l'indice dritti, a destra e a sinistra, significa : << Non c’è niente da fare.»

Strofinare la punta del pollice contro  quella delle dita della stessa mano indica volere del denaro o l’essere disposti a fare una certa cosa solo dietro compenso monetario. Un simile gesto, che è conosciuto in tutto il mondo, ha origine dall’abitudine a palpare le monete.

p ) Riferimenti bibliografici

Giovanni Chimirri, I gesti che seducono, Milano I998, Giovanni De Vecchi Editore
Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Giuseppe Maffeis, Guida pratica – Il linguaggio del corpo, Milano 2011, Edizioni Riza S. p. A.
Samy Molcho, I linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri
Desmond Morris, L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Joe Navarro, Non mi freghi!, Venezia 2010, Sonzogno di Marsilio Editori S.p.A.
Joe Navarro, Ti faccio vedere io!, Venezia 2011, Sonzogno di Marsilio Editori in Venezia
Marco Pacori, I messaggi segreti del corpo, Milano 2012, Giunti Editore S.p.A.
Marco Pacori, Come interpretare i messaggi del corpo, Milano 2002, DVE ITALIA S.p.A
Allan e Barbara Pease, Perché mentiamo con gli occhi e ci vergognamo con i piedi?, Milano 5° edizione Sonzogno 2006, R:C:S: Libri S.p.A.