Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

giovedì 24 dicembre 2015

Il Tipo 2 dell'Enneagramma, detto anche Donatore : settimo paragrafo

E’ un edonista che svaluta la ragione e non è in contatto col desiderio d’amore


L’estrema sensibilità del Donatore ai segnali di accettazione o ripulsa emessi dagl’interlocutori lo abituano, dapprima, a convivere con picchi emotivi straordinari poi, intanto che perfeziona la strategia di adeguamento alle aspettative altrui, l’abitudine alle sensazioni intense gli fa preferire abbandonarsi all’impulso del momento. Ciò da una parte lo aiuta a vincere la noia e dall’altra a bruciare la tensione che gli causa il fingersi d’accordo con chi conta  invece di dare libero sfogo ai propri sentimenti.  
L’ossessione a compiacere infatti non lo pone nell’ottica di corrispondere all’amore altrui come qualsiasi individuo medio farebbe ma di trarre rassicurazione e benefici diversi, cosa che fa si che il bisogno d’amore frustrato venga in un certo qual modo compensato soddisfacendo le voglie del momento.
Questa sua spasmodica ricerca del piacere, che sessualmente lo porta a preferire, sia il rapporto fisico, sia il divenire oggetto di mille gratificanti attenzioni,  lo qualifica come edonista.
La ricerca indefessa del godimento peraltro fa si che, da un lato sia allegro e vivace, dall’altro che non sopporti limitazioni alla costante ricerca di vita spensierata e irresponsabile. Non deve dunque sorprendere se a volte lo si vedrà arrabbiarsi come pochi e reagire in modo inaspettatamente aggressivo se offeso da contrarietà ambientali o “ sgarbi “.
Secondo Naranjo[1] poi l’epicureismo del nostro tipo è volto in particolar modo a sfoggiare o consumare beni, che siano cibi, vestiti, arredi, eccetera. Altre personalità invece risultano preferire le comodità ( è il caso dei “ ciccioni “ mesomorfici ), o emozioni raffinate ( come il narcisista ).
Altra caratteristica del Donatore che per l’autore[2] potrebbe discendere addirittura da una sua predisposizione costituzionale all’emotività è l’avversione all’intellettualità. Non lo spinge a diventare un intellettuale in effetti, né la sua sensibilità che lo fa cadere preda di emozioni che rubano “ spazio “ ed energie allo sviluppo della ragione, né la ricerca del piacere che consegue al seguire impulsi che sono egualmente antitetici alla crescita della razionalità.  
Il celebre psichiatra tuttavia va oltre perché a suo avviso la rimozione dei bisogni non funzionali alla strategia di risultare gradito alle persone che contano implica l’impedimento : << Alle fantasie istintuali di giungere alla coscienza .. >>, e quindi :  << .. Un “ non voler sapere “ inconscio  .. >>, che è possibile : << .. a prezzo di un certo offuscamento della ragione, una sorta di indeterminatezza, un venir meno della precisione o della chiarezza che si accompagna a una svalutazione della sfera cognitiva, o meglio, ne è alimentata. .. >>.
Si ha dunque a che fare con la personalità meno intellettualizzata. Può essere creativo e fantasioso ma non è assolutamente interessato ad ascoltare né tantomeno impegnarsi in discorsi e ragionamenti “ difficili “. Studiare lo annoia e, seppur mostra di avere convinzioni radicate, in realtà sono così poco approfondite che la loro testarda difesa è condotta più per non darla vinta all’interlocutore che per sua intima persuasione. E’ dunque facile a improvvise “ conversioni “, sempreché gli riesca in qualche modo di non passare per un voltagabbana.
Spesso poi tira a indovinare e questo suo disinteresse per la cultura e il sapere, associato al credere di far del bene agli altri disinteressatamente, fa si che non soffra dei rimorsi tipici del Perfezionista, ovvero non abbia mai lo scrupolo di aver sbagliato o comunque di non aver fatto il proprio dovere. Non è dunque soggetto alla pressione  del Super-Io.
Naranjo[3] spiega che il nostro tipo : << .. Non s’interessa dei fatti, delle statistiche, delle idee o delle teorie erudite. La sua mente si trova più a suo agio nell’affrontare i dettagli della vita quotidiana e i rapporti umani .. >>, dove : << .. Influenzata dalle sue emozioni, interpreta sistematicamente astrazioni e concetti in termini personali, alla luce dei suoi pensieri, sentimenti e preferenze. .. >>.
Ma torniamo un attimo a considerare i sentimenti del nostro tipo. Se amare significa buttarsi a capofitto per condividere gioie e dolori assieme alla persona cui si è fortemente attratti, il sentimento del Donatore risulta alquanto “ ristretto “ in quanto cerca di fare innamorare piuttosto che lasciarsi andare. Costui dunque fa di tutto per essere amato fisicamente e non, e una simile finalità lo intriga in quanto risultati eclatanti in questo senso placano il suo bisogno di conferme e lo inorgogliscono.
E’ questo che Naranjo[4] intende dire quando afferma che la strategia adottata nel Donatore per ottenere amore : << .. Interferisce con la soddisfazione .. >>, del desiderio. Lo sviluppo dell’apparato seduttivo infatti : << .. Lo rende incompleto e quindi meno amabile .. >>, e questo perché ha rimosso il proprio desiderio di darsi all’altro sino a perdere la cognizione di sé. E’ solo così che può mantenersi freddo quanto basta per esaltare il proprio fascino e godere dei favori e dell’affetto di chi fa innamorare di sé.
Secondo l’autore inoltre è un errore ritenere che : << .. L’intenso bisogno di amore del tipo due .. >>, preceda l’orgoglio. A suo avviso infatti l’atteggiamento eccessivamente romantico con cui il nostro Donatore affronta la vita ne è solo : << .. Una conseguenza .. >>, perché è grazie all’amore altrui che viene rassicurato del proprio : << .. Valore .. >>, e dunque migliora l’autostima.
Ciò detto non resta che completare il profilo del nostro seduttore ricordando ch’egli ama socializzare. E’dunque una persona che non tollera la solitudine e che tende a intrecciare relazioni così intense con amici, parenti e figli da diventare a volte asfissiante. Cura poi il proprio aspetto e la casa rendendola il più vivace e accogliente possibile. Con gli altri cerca il contatto ravvicinato e, sia la voce che i toccamenti sono dolci e carezzevoli.





[1] Claudio Naranjo, Gli Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[3] Qui l’autore riprende quanto affermato da Catherine R. Coulter in Portraits of Homeopathic Medicines, primo volume North Atlantic Books, Berkeley 1986
[4] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio

mercoledì 16 dicembre 2015

Il Tipo 2 dell'Enneagramma, detto anche Donatore : sesto paragrafo

Incoerente, superbo e generoso


E’ ovvio che chi come il Donatore cerchi di adattare il proprio modo di essere e pensare a quello di coloro che vuole “ conquistare “ non possa essere coerente con un proprio punto di vista ( anzi, facendo così in realtà non può neppure concedersi il lusso di averne uno ). Lo stesso vale per le promesse e l’espressione dei sentimenti, e quindi le profferte di amore e amicizia. Nello stesso senso del resto lo spinge il fatto che, per spiccare nel gruppo e distogliere l’attenzione dalle proprie ansie, sia attratto da ciò che al momento paia più eccitante e reagisca cercando di amplificare l’impatto emozionale. Il seguire l’impulso provato al momento infatti è quanto di più distante ci possa essere dal favorire la costanza personale, comportamento che implica raziocinio e controllo delle passioni a tutto vantaggio del raggiungimento di un fine pianificato.Un tipo siffatto quindi, spiega Naranjo[1] non vive nel presente in modo equilibrato. Sopraffatto infatti dall’onda della momentanea passione non fa tesoro degl’insegnamenti del passato e non pianifica per il futuro : è il classico tipo che campa alla giornata.Nonostante questo il nostro Donatore si sente splendido. Mentre l’1 infatti cerca di conquistare la stima altrui impegnandosi a fare meglio, la strategia seduttiva del 2, che lo fa giungere a pensare che con il giusto approccio e dovizia di attenzioni nessuno sia inabbordabile, alimenta la superbia.I successi del resto accentuano la sua tendenza ad autoincensarsi ( e quindi ad aumentare la spocchiosità ), onde dimenticare le proprie debolezze. Non è un caso che tenda a rendersi visibile a tutti i costi e arrivi a pensare che senza di lui gli altri non sarebbero in grado di andare avanti.Non sto farneticando. La Palmer[2] afferma che costoro arrivano a credere : << .. Che l’altro dipenda da ciò che danno o che che rifiutano .. >>, e che senza di loro : << .. Il mondo sarebbe più povero. .. >>. Rohr ed Ebert[3] sostengono che possono : << .. Giungere a dire “ Signore, io ho pietà di te “ .. >>, e la ragione di una simile affermazione sta nel sentirsi orgogliosamente : << .. Creatori e reg­gitori della vita .. >>.Secondo Karen Webb[4] invece, non deve sorprendere sapere che i 2 superbi si rifiutano : << .. Di chiedere aiuto .. >>, e questo in quanto : << ..  L'insicu­rezza di non riuscire a soddisfare i propri bisogni viene « egoisti­camente » soppressa a favore della certezza di soddisfare le esi­genze di quanti possono assicurare la loro personale sopravvi­venza. .. >>.Non solo. Per Rognoni[5] il 2 : << .. Tende a disprezzare colui che, pur trovandosi in una posi­zione di inferiorità, non ha il coraggio di ricorrere .. >>, ai suoi servigi e questo in quanto, dimostrando di non averne bisogno, ne frustra l’orgoglio.Del resto, dice Naranjo,[6] lo : << .. Stesso individuo per cui chiedere qualcosa ' va contro al proprio orgoglio ' può esigerlo o fare pressioni per ottenerlo. Quando diventa adulto, il bambino viziato continua a cercare privilegi. I Due esigono tutte le forme di attenzione e vogliono che tutti siano a loro disposizione. .. >>.Si conclude citando ancora la Palmer[7] secondo cui il 2 evoluto riconosce che l’orgoglio derivante dalla sopravvalutazione del proprio Io è in balia dei “ capricci “ del prossimo e : << .. Può trasformarsi rapidamente in disistima se l’attenzione viene ritirata. E’ un orgoglio a doppio taglio perché la stima di sé è fatta dipendere dall’altro. Il Due a cui viene tolta attenzione si sente sgonfiato, rimosso da una posizione di importanza. .. >>.Il ritenersi infine indispensabile per il benessere del prossimo, associato al sentirsi così forte da avere più di quanto gli necessiti, lo rende oltremodo generoso. Gli atti di riconoscenza infatti, che siano spontanei oppure richiesti come dovuti, aumentano la sua autostima e questo è fondamentale per chi come lui si sente importante se gli altri ne hanno considerazione. D’altronde proprio perché questa sua grandezza d’animo non è incondizionata ma contribuisce inconsciamente a farlo sentire ok oltre a fargli credere che sia uno degli aspetti più belli della “ elevata “ personalità, tradisce in realtà  la sua natura egocentrica.E’ ancora Naranjo[8] a dircelo che prosegue affermando : << .. In una donna ( e questo è un carattere prevalentemente femminile, molto comune tra le donne ) la pseudo abbondanza del tipo Due può incarnarsi in una personalità materna e nella sensazione di avere, naturalmente, tantissi­mo da dare ai bambini; non solo ai figli ma ai bambini in generale. Ovvia­mente questo carattere non sa che la sua generosità viene dal bisogno di da­re e di essere accettato. Tipicamente prospera quando è indispensabile per­ché in questo modo riceve conferma come persona.
Essere indispensabile significa essere non solo ok ma essere un grande amante, un grande geni­tore o un grande figlio .. >>, cosa : << ..  Che implica non solo bellezza ma anche amore, la capacità di dare. Non si tratta solo di seduzione, perché la seduzione consi­ste nel dare per ricevere in cambio, o nel promettere di dare per mettere l'altro in una condizione di debito. Per quanto il Due sia seduttivo, è altret­tanto vero che riceve ( conferme ) nell'atto stesso di dare. .. >>.




[1] Claudio Naranjo, Gli Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore
[2] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[3] Richard Rohr e Andreas Ebert, Scoprire l’Enneagramma, Cinisello Balsamo 1993, San Paolo Edizioni
[4] Karen Webb, I principi dell’ Enneagramma, Milano 1998, Gruppo Editoriale Armenia
[5] Andrea Rognoni, L’Enneagramma, Milano 1997, De Vecchi,
[6] Claudio Naranjo, Gli Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore
[7] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma 1996, Astrolabio
[8] Claudio Naranjo, L’ego patriarcale, Milano 2009, Urra – Apogeo S.r.l.

mercoledì 2 dicembre 2015

Il Tipo 2 dell'Enneagramma, detto anche Donatore :quinto paragrafo

Sforzandosi di essere come l’altro vuole cura l’immagine di sé invece del vero sé, inganna ed è individualista.


Il Donatore, che fa l’impossibile per presentarsi in un modo che coloro che stima reputino irresistibile, è attento esclusivamente alla propria immagine piuttosto che alla cura del vero sé. Tant’è vero che cerca di agire come pensa dovrebbe fare il personaggio che interpreta invece di muoversi come vuole veramente. Del resto è proprio il cercare di rimanere coerente con il profilo di alto livello ch’egli ha deciso di assumere a farlo sentire superiore, insuperbendolo. 
Da qui la sua allegria che differisce della tristezza dell’invidioso in quanto, sebbene pure lui cerchi di fare il piacione, deve fare i conti con una minore sicurezza personale.
Il fatto poi che cerchi di essere e fare come gl’interlocutori desiderano invece che come gli pare ed esalti peraltro le sue profferte amorose, lo qualificano come un fine seduttore che, in quanto tale, non è detto sia sincero.
In fondo infatti, se l’obiettivo di una bella donna è la conquista amorosa di un uomo di vaglia ( ed essendo così attraente non pretenderà di meno ), oppure l’entrare nelle grazie di un personaggio di potere, dovrà circondarlo di attenzioni ( sessuali e non ), che inducano il bersaglio a crederla innamorata o comunque fortemente attratta da lui e questo indipendentemente dal fatto ch’ella lo sia veramente.
Per Naranjo[1] un simile orientamento nasce dal tentativo dei figli ( in particolar modo dalle bambine) di ottenere particolari concessioni da parte di una figura paterna già di per sé intenerita dalle loro grazie. Fenomeno che in età adulta e in una società dominata dalle figure maschili diventa il modo con cui la donna, o comunque uomini altamente seduttivi, incrementano i privilegi e la propria sfera d’influenza.
Decantandosi come capace di adorazione incondizionata infatti, il nostro Donatore non fa altro che vellicare la speranza altrui di poter tacitare una delle nostre necessità fondamentali, con la conseguenza negativa che : << .. Questa industria dell’amore simulato, coltivando il nostro inganno rispetto all’amore vero, interferisce con il nostro sviluppo affettivo. .. >>.
La simulazione di una venerazione non sempre provata del resto fa si che ci sia : << .. Sempre qualcosa di eccessivo nell'espressione delle emozioni nel tipo Due, sia per quanto riguarda la tenerezza, sia l'ag­gressività. Il loro entusiasmo è troppo estatico, le loro crisi di rabbia trop­po manipolative. Presentano una falsa immagine per uno scopo, emozioni per un fine. .. >>.
Lo “ spendersi bene “infine, per accattivarsi un altro che compensi la sua dedizione lo connota come individualista. Il suo sex appeal infatti lo fa credere speciale e quindi inorgoglire e ciò costituisce una condizione poco adatta a una sincera socievolezza. Non è un caso che il celebre psichiatra scriva : << .. Che solidarietà chiediamo a una donna che ci incanta? .. >>.






[1] Claudio Naranjo, L’ego patriarcale, Milano 2009, Urra – Apogeo S.r.l.