Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

mercoledì 2 dicembre 2015

Il Tipo 2 dell'Enneagramma, detto anche Donatore :quinto paragrafo

Sforzandosi di essere come l’altro vuole cura l’immagine di sé invece del vero sé, inganna ed è individualista.


Il Donatore, che fa l’impossibile per presentarsi in un modo che coloro che stima reputino irresistibile, è attento esclusivamente alla propria immagine piuttosto che alla cura del vero sé. Tant’è vero che cerca di agire come pensa dovrebbe fare il personaggio che interpreta invece di muoversi come vuole veramente. Del resto è proprio il cercare di rimanere coerente con il profilo di alto livello ch’egli ha deciso di assumere a farlo sentire superiore, insuperbendolo. 
Da qui la sua allegria che differisce della tristezza dell’invidioso in quanto, sebbene pure lui cerchi di fare il piacione, deve fare i conti con una minore sicurezza personale.
Il fatto poi che cerchi di essere e fare come gl’interlocutori desiderano invece che come gli pare ed esalti peraltro le sue profferte amorose, lo qualificano come un fine seduttore che, in quanto tale, non è detto sia sincero.
In fondo infatti, se l’obiettivo di una bella donna è la conquista amorosa di un uomo di vaglia ( ed essendo così attraente non pretenderà di meno ), oppure l’entrare nelle grazie di un personaggio di potere, dovrà circondarlo di attenzioni ( sessuali e non ), che inducano il bersaglio a crederla innamorata o comunque fortemente attratta da lui e questo indipendentemente dal fatto ch’ella lo sia veramente.
Per Naranjo[1] un simile orientamento nasce dal tentativo dei figli ( in particolar modo dalle bambine) di ottenere particolari concessioni da parte di una figura paterna già di per sé intenerita dalle loro grazie. Fenomeno che in età adulta e in una società dominata dalle figure maschili diventa il modo con cui la donna, o comunque uomini altamente seduttivi, incrementano i privilegi e la propria sfera d’influenza.
Decantandosi come capace di adorazione incondizionata infatti, il nostro Donatore non fa altro che vellicare la speranza altrui di poter tacitare una delle nostre necessità fondamentali, con la conseguenza negativa che : << .. Questa industria dell’amore simulato, coltivando il nostro inganno rispetto all’amore vero, interferisce con il nostro sviluppo affettivo. .. >>.
La simulazione di una venerazione non sempre provata del resto fa si che ci sia : << .. Sempre qualcosa di eccessivo nell'espressione delle emozioni nel tipo Due, sia per quanto riguarda la tenerezza, sia l'ag­gressività. Il loro entusiasmo è troppo estatico, le loro crisi di rabbia trop­po manipolative. Presentano una falsa immagine per uno scopo, emozioni per un fine. .. >>.
Lo “ spendersi bene “infine, per accattivarsi un altro che compensi la sua dedizione lo connota come individualista. Il suo sex appeal infatti lo fa credere speciale e quindi inorgoglire e ciò costituisce una condizione poco adatta a una sincera socievolezza. Non è un caso che il celebre psichiatra scriva : << .. Che solidarietà chiediamo a una donna che ci incanta? .. >>.






[1] Claudio Naranjo, L’ego patriarcale, Milano 2009, Urra – Apogeo S.r.l.

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