Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

martedì 23 giugno 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : terzo paragrafo

Paragrafo 3 : la rabbia spinge il Perfezionista verso “ L’unico modo giusto “


S'è già detto poco sopra come l'energia della rabbia sorta dai rimproveri e dalle punizioni ricevute a causa di ciò che di sé non andava, venga adoperata dal Perfezionista per bloccare la soddisfazione dei propri desideri istintuali e procedere a tutto spiano a perseguire " ciò che sia bene fare ".
Ciò, del resto, non comporta solo l'amore per l'ordine, il rispetto della legge e delle regole, nonché il perseguire la pulizia e la cura dei particolari ma anche il porsi in una posizione di correttezza che disconosca gl'interessi personali o particolari. In modo tale che le decisioni ch'egli prenda siano eque e gli evitino di cadere preda dei sensi di colpa. Il fatto stesso d'altronde ch'egli brighi per fare quello che è giusto allontana la sua attenzione dalla consapevolezza della propria collera o comunque consente di giudicarla accettabile.
Il non piacersi poi, che, nonostante gli sforzi faccia per migliorarsi lascia spazio ad insuccessi e incertezze, fa si che la rabbia inconscia, a cui si deve aggiungere quella causata dal suo modo di fare irritante, competitivo e rigido, sia per lui una fonte energetica pressoché inesauribile che può pure manifestarsi come risentimento per l'incomprensione altrui della fatica sostenuta e dei risultati ottenuti. Oppure come indignazione verso i comportamenti palesemente scorretti del prossimo. Oppure può connotarsi, scrive Naranjo[1], come : << .. Irritazione, rimprovero e odiosità .. >>, tratti, questi, che il nostro 1 assume quando ha a che fare con persone il cui livello di disdicevolezza non superi la sua soglia di tolleranza.
Il voler fare solo ciò ch'è bene del resto, alimenta l'idea che vi sia un solo modo per attuarlo e, dato che le cose stanno così, chiunque a suo avviso dovrà riconoscerlo e adeguarvisi. non solo! Sempre secondo Naranjo[2] l’esistenza di : << .. Una giustizia infallibile .. >>, dà all’1 : << .. Un senso di dominio e ciò fa si che la perfezione non sia soltanto un mezzo per conseguire la superiorità ma anche un mezzo per assoggettare al suo controllo la vita stessa .. >>.
A costui parrà dunque incredibile che il prossimo non condivida il suo punto di vista così come gli riuscirà difficile convincersi che gli uomini desiderino comportarsi bene conciliando coerenza etica e la soddisfazione delle pulsioni istintive.
Con un siffatto carattere è quindi ovvio che tenda a defilarsi o a rifiutare incarichi meno che onesti e il bello è, visto il suo rigore, che sono ben poche le incombenze che gli parranno degne di essere perseguite.
Dato l'impegno profuso a cercare di fare bene i propri compiti poi, il Perfezionista è convinto di meritare pienamente, sia i successi ottenuti, sia la considerazione di cui gode, cosa che per altro lo convincono dello spessore virtuosistico raggiunto.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da K. Horney nel suo Nevrosi e sviluppo della personalità, Roma 1981, Astrolabio

Nessun commento:

Posta un commento