Paragrafo 3 : la rabbia spinge il
Perfezionista verso “ L’unico modo giusto “
S'è già detto poco sopra come l'energia
della rabbia sorta dai rimproveri e dalle punizioni ricevute a causa di ciò che
di sé non andava, venga adoperata dal Perfezionista per bloccare la
soddisfazione dei propri desideri istintuali e procedere a tutto spiano a
perseguire " ciò che sia bene fare ".
Ciò, del resto, non comporta solo l'amore
per l'ordine, il rispetto della legge e delle regole, nonché il perseguire la
pulizia e la cura dei particolari ma anche il porsi in una posizione di
correttezza che disconosca gl'interessi personali o particolari. In modo tale
che le decisioni ch'egli prenda siano eque e gli evitino di cadere preda dei
sensi di colpa. Il fatto stesso d'altronde ch'egli brighi per fare quello che è
giusto allontana la sua attenzione dalla consapevolezza della propria collera o
comunque consente di giudicarla accettabile.
Il non piacersi poi, che, nonostante gli
sforzi faccia per migliorarsi lascia spazio ad insuccessi e incertezze, fa si
che la rabbia inconscia, a cui si deve aggiungere quella causata dal suo modo
di fare irritante, competitivo e rigido, sia per lui una fonte energetica
pressoché inesauribile che può pure manifestarsi come risentimento per
l'incomprensione altrui della fatica sostenuta e dei risultati ottenuti. Oppure
come indignazione verso i comportamenti palesemente scorretti del prossimo.
Oppure può connotarsi, scrive Naranjo, come : << ..
Irritazione, rimprovero e odiosità .. >>, tratti, questi, che il nostro 1
assume quando ha a che fare con persone il cui livello di disdicevolezza non
superi la sua soglia di tolleranza.
Il voler fare solo ciò ch'è bene del
resto, alimenta l'idea che vi sia un solo modo per attuarlo e, dato che le cose
stanno così, chiunque a suo avviso dovrà riconoscerlo e adeguarvisi. non solo!
Sempre secondo Naranjo l’esistenza di :
<< .. Una giustizia infallibile .. >>, dà all’1 : << .. Un
senso di dominio e ciò fa si che la perfezione non sia soltanto un mezzo per
conseguire la superiorità ma anche un mezzo per assoggettare al suo controllo
la vita stessa .. >>.
A costui parrà dunque incredibile che il
prossimo non condivida il suo punto di vista così come gli riuscirà difficile
convincersi che gli uomini desiderino comportarsi bene conciliando coerenza
etica e la soddisfazione delle pulsioni istintive.
Con un siffatto carattere è quindi ovvio
che tenda a defilarsi o a rifiutare incarichi meno che onesti e il bello è,
visto il suo rigore, che sono ben poche le incombenze che gli parranno degne di
essere perseguite.
Dato l'impegno profuso a cercare di fare
bene i propri compiti poi, il Perfezionista è convinto di meritare pienamente,
sia i successi ottenuti, sia la considerazione di cui gode, cosa che per altro
lo convincono dello spessore virtuosistico raggiunto.
Claudio Naranjo, Carattere
e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da K.
Horney nel suo Nevrosi e sviluppo della
personalità, Roma 1981, Astrolabio
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