a ) Accessori e collaboratori domestici
Tanto per cominciare le
scarpe solitamente sono di materiali e fattura pregiata. In genere poi sono
lucidissime, tanto da far capire che chi le porta non svolge lavori manuali ed
è sufficientemente ricco da perdere tempo e denaro per mantenerle linde.
Chi è davvero dominante poi tende
ad essere particolarmente pulito e curato, tratto che richiede egualmente
tempo e denaro ( saune, massaggi, ecc. ).
Ovviamente le auto dei
benestanti sono di alta gamma. E’ quasi inutile ricordare che i modelli preferiti
sono quelli al di fuori della portata dei meno abbienti o dai parvenu.
Avere a disposizione un’autista
è un altro segno di potere e autorità reali, tanto è vero che i casi in cui
persone altolocate decisero di spostarsi a piedi o in bicicletta per protestare
contro l’inquinamento vennero ferocemente criticati dai colleghi di pari
condizione. La ragione? Nonostante non si potesse certo affermare che le iniziative
non fossero lodevoli, se si fossero generalizzate si sarebbe persa una
importantissima occasione di mostrare la propria preminenza.
I ricchi sicuramente possiederanno
diversi apparecchi telefonici, mobili e non, tutti di ultima generazione,
ubicati e collegati strategicamente. Al di là di ciò comunque e, soprattutto in
ufficio, il grande dirigente non ama digitare personalmente il numero in quanto
trattasi di lavoro manuale che a suo avviso dev’essere svolto da personale di
rango inferiore.
Di solito infatti è la propria segretaria a occuparsene. Altro
particolare interessante : chi ha la posizione di maggior rilievo spesso fa in
modo, quando non lo esige, che sia l’altro a chiamarlo cosicché sia costui che debba
parlare con la sua segretaria e non lui.
Molto importante per i magnati è la servitù. In passato ve n’era in abbondanza ed era appannaggio
anche di benestanti di grado inferiore. Oggi le persone disponibili a svolgere
questo lavoro sono in numero molto minore, quindi agli occhi della gente hanno
assunto un valore maggiore e chi ne ha a servizio figura come persona notevole.
Tanto più si è gerarchicamente importanti tanto meno ci si porta
dietro borse portadocumenti piene di
cartelle e fogli vari e questo perché si dà per scontato che, quanto più si conta tanto più ci si debba
occupare di questioni veramente importanti.
Al contrario a chi è più in basso nella scala sociale viene
demandato il disbrigo delle faccende burocratiche, la tenuta e l’aggiornamento
delle agende di lavoro, ecc. ovvero i compiti di routine. Chi è al vertice
invece non porta assolutamente niente se non un segretario e magari un codazzo
di altri collaboratori e guardie del corpo. Se fosse altrimenti infatti che
preminenza assoluta avrebbe? Se dovesse portare tante borse da parere un
facchino e magari dovesse pure gestirle dove troverebbe poi il tempo e
l’attenzione per sviscerare i vitali problemi che ha in agenda?
Al personaggio preminente poi
è concesso mettersi comodo rispetto all’interlocutore. Da costui invece ci si
aspetta che si disturbi o comunque mantenga una posizione condiscendente. Il
capo quindi lo intratterrà rimanendo
placidamente stravaccato su una comoda poltrona e con il sedile più alto
rispetto quello dell’ospite, cosa che gli consentirà di guardarlo pure
dall’alto al basso. E’ dunque normale, anche se si fa accomodare il sottoposto
in un ampio e morbido sedile, che il superiore si sieda su uno più alto in modo
da accentuare il disagio del subordinato.
Non è un caso che i sovrani si
facessero preparare degli scranni sopraelevati e ampi, impreziositi da
stoffe, a volte da ori e pietre preziose (
troni ) che segnalavano la loro supremazia, sia mantenendo una postura
rilassata, sia rimanendo più in alto degli altri.
Ovviamente a noi poveri mortali sarà difficile avere un colloquio
con qualche sovrano e quindi provare sulla propria pelle quel senso di
piccolezza e quindi d’inferiorità che l’ambiente sfarzoso e il trono sontuoso
intendono incutere. Senza andare tanto
lontano tuttavia, qualcosa del genere ci può egualmente capitare nel mondo del
lavoro quando siamo chiamati a colloquio da un qualche capo che rimane seduto
su una poltrona dirigenziale dietro una grande scrivania mentre ci invita a
occupare una poltroncina più bassa, quando non si tratti di una seggiola. Può
capitare addirittura che, sapendo che l’interlocutore fumi, cerchi di metterlo
maggiormente a disagio lasciando il portacenere a una certa distanza da costui
in modo da costringerlo a intraprendere strani sforzi per poterlo raggiungere.
A volte, tanto per rendere le cose ancor più difficili, il superiore può
collocare la poltroncina destinata al sottoposto a una certa distanza dalla
scrivania, in modo da farlo sentire ancor meno a proprio agio.
Diverso è invece il caso del capoufficio che si alzi e si segga
accanto all’interlocutore, senza più farsi scudo della scrivania : in questo
caso l’atteggiamento del superiore sarà senz’altro meno altezzoso e più
benevolo.
b ) Comportamenti con gli altri denotanti un alto
status
Solitamente
chi entra senza bussare e si reca deciso
fino alla scrivania dell’altro si comporta come un padrone di casa
incurante della presenza degli altri. Si tratta di individui autoritari o
sfacciati al punto da non considerare punto le esigenze degli altri che reputa
come aventi poco più valore di un mobile. Il suo contrario è invece dato da colui che bussa e, nonostante venga
invitato a entrare, si fermi a parlare sulla porta. Il suo disagio davanti
a quell’ufficio e al suo occupante è massimo e ciò significa pure che
probabilmente l’occupante è il suo capo. Tra questi due estremi esiste poi la
posizione intermedia : colui che dopo
essere stato invitato entra e si ferma a comunicare a metà stanza. Anche in
questo caso il soggetto è a disagio rispetto a colui che risiede nell’ufficio,
da cui se ne può concludere che quello sia il suo superiore ma ciò nonostante è
giunto sino a quel punto e la cosa indica una maggior consapevolezza di sé
rispetto al caso precedente.
Coloro che lascino la borsa sulla
scrivania di un altro, o ci si appoggino o vi si siedano addirittura, o vi gettino sopra fascicoli di lavoro,
avranno sicuramente confidenza con l’occupante che, in caso contrario, potrebbe
aversela male in quanto un luogo datogli in gestione è stato trattato
irrispettosamente e, dato che inconsciamente costui la recepisce come una
propria appendice, ciò si riferisce pure a lui.
Non a caso un simile comportamento è tipico dei capi autoritari ed è
spesso mal tollerato dai sottoposti che sentono violato il proprio spazio
vitale nonché, a volte, la privacy. Sarebbe molto meglio avvisare del proprio
arrivo anche solo tossendo e dando in mano a costui la documentazione che il
superiore vuole che studi.
Una
persona di vaglia che, come si è già detto, si sente superiore e quindi tiene a
distanza chi non sia suo pari, o se non possa farlo mantenga un atteggiamento
distaccato, si farà sicuramente
desiderare se cercato da persone di rango inferiore e questo anche se i
signori in questione avessero preso un appuntamento. Questo tra l’altro perché la persona importante, in quanto tale, sa
giudicare, vivere e decidere al meglio e quindi i suoi consulti non possono che
essere richiestissimi. Detto ciò è ovvio che non abbia tempo per le questioni
da poco così come è scontato per noi, poveri tapini delle classi inferiori,
queste attese vengono tollerate piuttosto bene. Anzi, dubiteremmo della
capacità della persona desiderata se nella sua sala d’attesa non vi fossero
altre persone e venissimo fatti entrare subito nel suo studio.
Non è
un caso che sia ormai entrato nell’uso comune di professionisti, artigiani e
quant’altro, di farsi attendere per darci a intendere che sono molto ricercati
e quindi molto in gamba
Quando
due animali si confrontano finisce che il più debole dei due si sdraia a terra
mentre l’altro vi sale sopra. Con questo gesto vengono definiti una volta per
tutte i loro rapporti gerarchici e terminano le ostilità. Fra gli uomini non
accade la stessa cosa : o la tensione degenera in uno scontro fisico e allora
vince il più forte e fortunato oppure, se
uno dei due riconosce la supremazia
dell’altro, tenderà a porsi nei suoi confronti in un modo che l’altro non lo
avverta come pericoloso, ovvero facendosi tanto più piccolo e mostrando tanto
maggior deferenza quanto più potente l’altro verrà avvertito ( quindi
a seconda del caso vi s’inchinerà davanti, oppure vi si genufletterà oppure vi
si prostrarrà ).
Non è
un caso che nel linguaggio comune ci si riferisca spesso ad aggettivi come “
elevato “ o “ altolocato “ per definire una persona fiera, sicura e vincente
mentre con attributi come “ basso “
s’intendono individui umili, gretti, subordinati. Così come non sorprenderà
ricordare che chi non ha paura e vuole attirare la folla deve comunque
sovrastarla per rendersi visibile mentre le divinità risiedono nei cieli.
D’altronde chi riveste alti ruoli istituzionali o professionali tende a sedersi
su una poltrona che gli faccia acquistare altezza rispetto agl’interlocutori.
Fare
una graziosa riverenza nei confronti di un qualche personaggio aveva per le
signore un significato simile al riconoscimento della propria inferiorità
sociale così come il togliersi il cappello per gli uomini. Se non lo si porta,
cosa ormai piuttosto comune al giorno d’oggi, ha lo stesso valore simbolico
poggiare una mano al lato della fronte e poi scostarla, come se ci si
scappellasse in segno di omaggio. Lo stesso vale per il saluto militare anche
se soventemente, il copricapo o elmetto che sia, vuoi per ragioni legate alla
sicurezza personale, vuoi a causa della rigida etichetta collegata
all’uniforme, lo si lascia ben calcato in testa.
Se in
una serie di contesti la persona eminente s’interpone all’altro in tutta la
propria altezza e alterigia, in altri può comportarsi in maniera completamente
rilassata. E’ questo il caso di quando è
in casa propria e s’intrattiene con
l’interlocutore trascurando il rispetto di ogni formalità. Ciò significa
che le regole di decoro e di rispetto a cui sono tenute le persone normali non
valgono per quelli del suo ” calibro “. In
alcune occasioni addirittura e soprattutto quando il proprio ruolo rispetto
quello dell’altro sia molto elevato e l’altro si senta molto inferiore oppure
speri d’ingraziarselo per ottenere qualche favore, può
comportarsi, nonostante si trovi nell’abitazione dell’altro, come se fosse
nella propria.
c ) Riferimenti bibliografici
Anna
Guglielmi, Il linguaggio segreto del
corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V
edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond
Morris, L'occhio nudo, Milano I
edizione Oscar saggi Mondadori 2002, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Fabio Pandiscia, Comunicare
bene, Francavilla al Mare 2009, Edizioni Psiconline S.r.l.
Allan
e Barbara Pease, Perché mentiamo con gli
occhi e ci vergognamo con i piedi?, Milano 5° edizione Sonzogno 2006,
R:C:S: Libri S. p. A.
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