Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

domenica 10 marzo 2019

Un po’ di fisiologia del capello

Charlie lo guardava con gli occhi socchiusi, come sulla spiaggia. La linea della sua schiena ferita. La prima lieve brina dell'età sui lati della nera chioma.

Da : " LA TAMBURINA " di JOHN LE CARRE’
… …
a ) Vita, morte e miracoli del capello

Dice il Morris[1] : << .. Ciascun capello cresce da una piccola sacca cutanea detta follicolo che ha alla sua base una papilla. Ricca di vasi sanguigni, essa fornisce le materie prime che vengono convertite nelle cellule del pelo. Queste si formano di continuo sulla superficie della papilla, le nuove spingendo verso l’alto le vecchie e facendo cosi crescere il capello in lunghezza. Infine la radice del pelo ( la parte sotto la superficie della pelle ) diventa cosi lunga che dal follicolo comincia a emergere la punta del pelo. Man mano che cresce, il pelo si indurisce. La sua sezione visibile, lo stelo, aumenta in lunghezza di circa un terzo di millimetro al giorno. .. >>.
La crescita media annua dei capelli è di circa 13 centimetri ma ciò non vuol dire ch’essa non conosca accelerazioni o rallentamenti. Si allungano infatti più lentamente da vecchi, durante le malattie, in gravidanza e nella stagione fredda. E’ invece più rapida nella convalescenza, forse per compensare il periodo di rallentamento causato dal malanno, in giovane età e con il caldo.
Quando un capello cade la papilla alla base del follicolo comincia a produrne uno nuovo. Dopo circa 6 anni essa smette l’attività e per circa 3 mesi diventa dormiente. In questo lasso di tempo il capello da essa formato cade e allo scadere del trimestre, giorno più giorno meno, il processo ricomincia daccapo. Ciò significa che normalmente il 90% dei capelli cresce mentre il restante 10%, disseminato in mezzo agli altri, rimane inattivo per 3 mesi prima di cadere.
Ne consegue che in testa mediamente, abbiamo 100.000 capelli e ne perdiamo circa 100 al giorno. Data la nostra attuale  longevità poi, si ipotizza che ogni papilla dia vita a 12 capelli. Se non li tagliassimo mai raggiungerebbero i 110 centimetri di lunghezza e, a differenza degli altri mammiferi, non siamo interessati da alcuna muta.
In alcuni casi, molto rari per altro, i capelli femminili continuano a crescere invece di cadere al sesto anno. Lo testimonierebbero signore aventi una capigliatura talmente lunga da calpestarla e situazioni eccezionali di donne aventi chiome lunghe dai 4 ai 5 metri : un vero delirio.
Accanto alla radice del pelo, all’interno del follicolo, vi sono le ghiandole sebacee che secernono il sebo. Questa è una secrezione oleosa che lubrifica i capelli e li mantiene in salute. Se iperattive le ghiandole producono troppo sebo, cosa che rende i capelli unti. Se ipoattive diventano secchi. Lavarli frequentemente comporta l’eliminazione di questo prodotto e la relativa perdita della sua protezione. Non che, comunque, ci si guadagni molto a non tenerli puliti.
Raro, anche se la cosa non è priva di conseguenze negative per chi la vive, è l’ipertricotiscmo, ovvero l’aver la faccia completamente ricoperta di capelli. E’ ovvio che la vita sociale  nonché l’autostima di chi ne è affetto diventi alquanto negativa ma, mentre in passato a costoro non restava che mostrarsi al pubblico per soldi ai circhi  o alle fiere, oggi possono cercare di apparire un po’ più normali e quindi accettabili dalla comunità seguendo programmi depilatori molto severi e continui.
Si ritiene che ciascun capello abbia una resistenza alla trazione di 160 grammi e possa allungarsi del 20 – 30% prima di strapparsi. Non è un caso che vi siano stati acrobati che eseguissero esercizi stando appesi per quelli.
Una persona bionda ha, in media, 140.000 capelli perché più fini; una castana 108.000; una rossa 90.000. Le donne bionde, che tra l’altro hanno i peli pubici egualmente chiari, hanno maggiori livelli di estrogeni, sono considerate più fertili e danno la sensazione di un maggior senso di giovinezza visto che i peli dei piccoli tendono a scurirsi dopo la nascita.

b ) Capelli e razze umane

E’ probabile che man mano che l’Homo Sapiens migrò in nuove parti del mondo e quindi era costretto ad adattarsi ai diversi climi, acquisì particolari peculiarità fisiche, tra le quali uno specifico colore dei capelli e della pelle ( visto che entrambi hanno lo stesso sistema di pigmentazione ). La cosa del resto, data la successiva tendenza a stanziarsi e ad accoppiarsi fra membri dello stesso gruppo, diede vita alle razze umane, ovvero ceppi più o meno estesi d’individui con fattezze e caratteristiche differenti gli uni dagli altri. Desmond Morris[2], che parte dal presupposto che l’origine delle diverse etnie sia dovuta alle evidenti modificazioni subite dal corpo per adattarsi ai nuovi e a volte estremi ambienti che via via gl’individui andavano colonizzando, ritiene falsa l’opinione che ve ne siano di superiori e inferiori. 
Che simili pregiudizi del resto siano strampalati lo dimostra il fatto che i paesi del terzo e quarto mondo, allorquando intoppino in condizioni favorevoli, riescono a ottenere risultati socio economici brillanti.
L’opinione avversa deriva dal fatto che gli europoidi raggiunsero per primi, grazie alla concomitanza di fattori favorevolissimi, livelli demografici, produttivi e bellici di prim’ordine, tanto che finirono per assoggettare gran parte delle altre popolazioni. Da ciò ne derivò l’acquisizione di un senso di supremazia razziale che ancora oggi, nonostante il decadimento dell’Occidente, fa fatica a venire spento.
Il fatto è che, nonostante la scienza non abbia più dubbi sul livello d’intelligenza degli altri gruppi umani, le differenze a volte estreme di costumi, tradizioni e credenze e questo nonostante che le migrazioni spingano alla loro amalgamazione, non favoriscono, nè una pacifica convivenza, né un giudizio positivo su chi sia “ diverso da noi “.
Per fortuna tuttavia non sono le differenze dei capelli a incidere sulla consistenza dell’antipatia per gli stranieri, tanto più poi che la moda abbisogna di esempi sempre nuovi di tagli di abiti, accessori e acconciature e quindi spesso propone e pubblicizza stili che attingono a piene mani dai contenuti etnici. Si tratta di un’operazione di marketing estremamente efficace : basta associare agli appartenenti di comunità lontane uno spirito che possa risultare in un certo qual modo romantico e in questo modo le loro caratteristiche fisiche e abitudinarie acquisiranno una valenza estetica gradevole per un certo tipo di pubblico. E questo indipendentemente dal fatto che in realtà quelle costumanze siano parte integrante di gruppi sociali brutali o comunque con connotati negativi. 

c ) Capelli, clima e loro colore

Tornando a temi più classici le cellule dei popoli abitanti in paesi tropicali hanno molti granuli di melanina allungati e ciò li fa apparire neri. Nei climi temperati, dove l’irraggiamento solare è più limitato e la melanina è meno necessaria, le capigliature tendono al castano mentre nei climi freddi dove il sole si vede poco e quindi v’è ancor meno bisogno di melanina, il colore dei capelli che va per la maggiore è il biondo. Gli albini, tanto per non farci mancare niente, non hanno melanina e quindi i peli del loro cuoio capelluto sono addirittura bianchi.
Molte persone hanno i granuli di melanina di forma sferica invece che allungata e ciò dà ai loro capelli un colore rosso. Questo capello ha la massima diffusione nella Scozia meridionale senza che però i loro proprietari ne traggano grandi benefici.
Chi manca completamente dei granuli di melanina allungati e li ha solo sferici avrà capelli biondo dorati. Se quelli saranno modesti rispetto agli sferici avranno un colore bruno rossastro, se in numero notevole rispetto agli sferici appariranno neri ma con sfumature rossastre.
I capelli grigi in sé non significano nulla non essendo altro che un misto di capelli vecchi, che mantengono il loro colore e quelli nuovi, bianchi, che sono disseminati con gli altri. Allorché la quantità di questi ultimi aumenti, segno che i vecchi cadono più rapidamente, il nostro capo sembra tingersi di grigio.  Quando poi la sproporzione è tale da lasciar predominare solo i nuovi la nostra capigliatura diviene sempre più bianca e segnala che siamo vecchi.

d) Capelli, clima e loro forma

Che la quantità di melanina dei capelli così come quella della pelle incidano sulla nostra capacità di adattarsi al calore, cosa che come si è visto non parrebbe convalidata dai possessori delle chiome rosse, è ancor più messa in discussione dalle forme dei capelli.
Se è vero infatti che i capelli a spirale, ovvero quelli crespi ( eliotrici ), dei negroidi intrappolano nel loro interno dell’aria che funziona da isolante nei confronti del diretto irraggiamento solare, è altrettanto vero che i capelli ondulati ( cimotrici ) degli europoidi e quelli lisci ( lissotrici ) della razza mongoloide potrebbero fare altrettanto nei confronti del freddo se fossero crespi come quelli dei negroidi, cosa che purtroppo non avviene.
Secondo Desmond Morris[3] l’ipotesi più probabile che da ciò può trarsi è che i capelli lisci e lunghi delle popolazioni mongoliche, potendo scaldare il collo e le spalle di una persona, siano tipici delle zone fredde mentre i capelli ondulati o ricci degli europei, più adatti a climi miti, erano un compromesso fra questi e quelli crespi dei negroidi, che per altro, non pendendo sul collo e le spalle, evitavano che queste parti del corpo sudassero.
La differenza però le fecero le grandi migrazioni degli europei e dei popoli mongolici che li spinsero ad adattarsi discretamente bene in habitat del tutto diversi da quello loro originario e in tempi così brevi ( alcuni secoli ), da non consentire mutamenti genetici ( questi infatti abbisognano di tempi lunghissimi prima di potersi ingenerare ). Da ciò ne conseguirebbe che le varie forme di capelli costituirebbero, assieme agli altri tratti caratteristici quali la densità delle ghiandole sudoripare, la maggior presenza di grasso nelle popolazioni mongoliche tipiche dei climi freddi, ecc., evidenti indicatori dell’etnia di appartenenza. Segnali invitanti evidentemente, i membri che li riconoscono come comuni a sentirsi più facilmente parte di un certo gruppo e d’altro canto a essere accettati da questo, pur essendone estranei. 

e ) Riferimenti bibliografici
Tonino Lasconi, Il misterioso linguaggio del corpo, Leumann ( Torino ) terza ristampa 1994, Editrice ELLEDICI
Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1° edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L’animale donna,  Milano 1°  Edizione Oscar Saggi 2005, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Allan & Barbara Pease, Perché gli uomini lasciano sempre alzata l’asse del water e le donne occupano il bagno per ore?, Milano 3° edizione BUR 2010,





[1] Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1° edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
[2] Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1° edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
 [3] Desmond Morris, Il nostro corpo, Milano 1° edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A




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