Raffronti tra strategie politiche : le
conclusioni di Gustave Le Bon
Confesso che
fino a 15 giorni fa non sapevo che nel 1842 fosse nato a Nogent-Le-Retrou un
certo Gustave Le Bon, che poi morì nel 1931 a Marne-La-Coquette. Ovviamente
ignoravo pure che avesse scritto, tra l’altro, “ Psicologia delle folle “,
opera pubblicata nel 1895. Così come non avevo idea che seppur i suoi lavori
fossero visti con diffidenza dal mondo accademico francese a lui contemporaneo,
al punto che spesso questo li criticò ferocemente, fu rivalutato da Freud e
Schumpeter, nonché da Horkheimer e da Adorno, seppur con riserve.
Mi ha poi
sorpreso non poco il fatto che Piero Melograni, curatore dell’introduzione
dell’edizione del volume da me esaminata, abbia scritto
che l’opera di Le Bon interessò fior di politici tra cui Benito Mussolini, che
nel 1926 affermava di averne letto tutti i libri e di ritenere la sua Psicologia
delle folle, un’opera capitale, che spesso rileggeva.
E questo non
tanto perché io sia un ammiratore di quel dittatore ma in quanto tutto ciò non ha
fatto altro che aumentare l’interesse suscitato da quel libro e quindi la
voglia di leggerlo.
I risultati,
del resto, non hanno disatteso le aspettative visto che, a distanza di circa
120 anni, una buona parte del suo contenuto appare ancora attuale.
Tale infatti,
a esempio, mi è parso il paragrafo intitolato : Le istituzioni politiche e
sociali. Seguiamone pertanto qualche spezzone :
<< .. Le
istituzioni e i governi rappresentano il prodotto della razza. Son creati da
un’epoca e non la creano. I popoli non vengono governati secondo i capricci
del momento, ma come il loro carattere impone. Occorrono a volte secoli per
formare un regime politico, e secoli per mutarlo. Le istituzioni non hanno
virtù intrinseche; non sono in sé né buone né cattive. Buone ad un momento
dato e per un dato popolo, possono diventare pessime per un altro.
Un popolo non
ha il potere di cambiare realmente le sue istituzioni. Può certo, a prezzo di
rivoluzioni violente, modificarne il nome, ma non l’essenza. I nomi sono vane
etichette di cui uno storico, preoccupato dal valore reale delle cose, non
dovrebbe tenere conto. Ecco perché il paese più democratico del mondo è
l’Inghilterra, sottomessa tuttavia ad un regime monarchico, mentre gli Stati
latino-americani, retti da costituzioni repubblicane, subiscono i più pesanti
dispotismi. Il destino dei popoli è determinato dal loro carattere e non dai
loro governi. Ho tentato di stabilire questa verità in un precedente volume,
appoggiandomi su esempi inoppugnabili.
È dunque un
compito puerile ed un inutile esercizio retorico quello di perdere il proprio
tempo a fabbricare costituzioni. La necessità ed il tempo si incaricano da soli
di elaborarle quando sono lasciati liberi di agire. Il grande storico
Macaulay, in una pagina che tutti gli uomini politici dei paesi latini
dovrebbero imparare a memoria, dimostra che gli anglosassoni si sono sempre
regolati così. Dopo aver spiegato che i benefici delle leggi, dal punto di
vista della ragion pura, sono un caos di assurdità e di contraddizioni, il
Macaulay paragona dozzine di costituzioni, travolte dalle convulsioni dei
popoli latini d’Europa e d’America, con la costituzione inglese, e dimostra
che quest’ultima è stata modificata lentissimamente, un pezzo alla volta,
sotto l’influenza di necessità immediate e mai di ragionamenti speculativi. «
Non preoccuparsi mai della simmetria e invece preoccuparsi molto dell’utilità;
non eliminare mai una anomalia per il solo fatto che si tratta di un’anomalia;
non fare mai innovazioni a meno che non si avverta un qualche disagio, ed in
tal caso innovare appena quanto basta per eliminare quel disagio; non votare
mai una proposta più ampia di quel che richieda il caso particolare al quale
si vuol porre rimedio; tali sono le regole che dai tempi di re Giovanni fino a
quelli della regina Vittoria, hanno generalmente guidato le deliberazioni dei
nostri duecentocinquanta parlamentari. >>.
Non sarebbe
magari il caso di approfondire l’argomento e valutare seriamente se la qualità
della nostra legislazione potesse guadagnare dei punti ispirandosi al punto di
vista del Macaulay?
Gustave le Bon, Psicologia delle folle, Milano III
Ristampa Saggistica TEA 2011, TEA – Tascabili degli Editori Associati S.p.A.
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