Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

giovedì 9 luglio 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : quinto paragrafo

Super-Io, doppia vita, perdono e insoddisfazione


Altro elemento fondamentale del processo della formazione reattiva e quindi della personalità del nostro Perfezionista è il forte critico interno ( super-Io ), che il tipo 1 sviluppa in seguito alle reprimende patite e che è possibile definire come “ la coscienza dei propri doveri “.
Secondo la Palmer[1] infatti, allorquando i desideri risibili diventino pressanti il critico interno : << .. Impedisce di prendere consapevolezza delle emozioni inaccettabili. Se i desideri profondi traboccano dall'inconscio, il critico minaccerà immediatamente una punizione per impedirlo. Ogni minimo errore assume così proporzioni spaventose. L'attenzione è calamitata continuamente dagli sbagli e dalle opportune misure correttive. .. >>.
L’autrice  lo paragona a una sorta di : << .. Sorvegliante interiore .. >>, che, assoggettando : << .. Continuamente l’individuo  a un’accusa interiore che la maggior parte delle persone si rivolgerebbe solo se avesse commesso un serio crimine .. >>, gli fa : << .. Differire il piacere .. >>, a dopo aver compiuto il proprio dovere. Ciò per altro, procurandogli  un grande senso d’integrità, glielo fa parere come : << .. La parte migliore e più elevata del suo pensiero. .. >>.
L’estenuante tensione cui il Super-Io assoggetta il nostro 1 e che lo rende irritabile nonostante l’aplomb, viene meno quando il soggetto si sente a posto con la coscienza. In questo caso infatti, sia il senso di malessere che la vocina interiore spariscono, il nostro Tipo si rilassa e si sente a proprio agio.
Il fatto tuttavia, prosegue la psichiatra, che le sue pulsioni istintive vengano regolarmente frustrate perché meno importanti dei doveri, causa : << .. Un’irritazione altrettanto cronica che ribolle sotto la superficie della correttezza formale. .. >>. Ciò fa si che l’1 sia particolarmente infastidito da persone gaudenti. Egli non può infatti stimare persone che non facciano nulla per estirpare da sé voglie che siano ben poco edificanti.
Qualora tuttavia la forza delle passioni lascive diventino incontenibili e questo è tipico di momenti di debolezza oppure di personalità insicure, può capitare che l’1 divenga incapace di tenere a freno gli istinti. In questi casi il nostro Tipo, onde salvare le apparenze e non cadere preda d’insopportabili critiche o peggio, manterrà una facciata irreprensibile anche se in segreto si lascerà andare a sfrenati divertimenti.  
Del resto, forse proprio perché è consapevole che lo sforzo necessario a mantenersi onesti è così alto, il Perfezionista è particolarmente propenso ad accordare il perdono a chi lo chieda sinceramente. La cosa infatti implica da parte del reo il riconoscimento della colpa nonché la promessa d’impegnarsi a non ricadervi più e quando ciò accade il Perfezionista vede spezzarsi le ragioni che lo rendono così critico verso chi sbaglia, ossia l’acquiescenza del prossimo al “ male “.
La compulsione del Perfezionista a fare bene, fatto che, come si è  già detto, lo porta  a tacitare qualunque pulsione possa apparirgli risibile, implica pure “ l’amputazione “ di una parte della sua personalità. L’annichilimento degli stimoli indesiderati infatti, porta al disconoscimento di diverse sue potenzialità, nonché una sorta di pigrizia, conseguenza appunto dello sforzo volto al tacitamento dei desideri e quindi a un impoverimento spirituale.
Ciò significa, spiega Naranjo[2] : << .. Che nel suo atteggiamento verso la vita c'è una perdita del senso dell'essere[3] che ( .. ), si manifesta come un’” inconsapevolezza dell'inconsapevolezza ' .. >>, e la cosa, oltre a renderlo : << .. Particolarmente soddisfatto di sé .. >>, comporta : << .. Un ottundimento psicologico .. >>.
Non solo. L’insoddisfazione inconscia causata dal : << .. Senso di carenza o di “ povertà di spirito “ .. >>, lo spinge a dare un senso alla propria vita e quindi a riempirla di contenuti e valore, brigando affinché sia lui che gli altri divengano “ perfetti “.
Il voler fare bene tuttavia, ovvero il cercar di diventare qualcosa che valga la pena essere al fine di sentirsi “ ok! “, non significa affatto essere virtuoso ma sforzarsi di esserlo e tra le due cose passa una bella differenza. Non è un caso che il celebre psichiatra cileno citi il detto di Lao-Tse che recita : “ La virtù  non si sforza di essere virtuosa, proprio per questo è virtù “.
Inoltre, dire che : << .. Nel tipo Uno il sostituto dell'essere è la virtù sarebbe troppo limitativo, perché a volte la qualità della vita non è tanto di tipo moralistico quanto ' correttivo ' : una buona corrispondenza fra il comporta­mento e un mondo di regole; oppure una buona corrispondenza fra lo svolgersi della vita e un codice implicito o esplicito. .. >>.





[1] Helen Palmer, L’Enneagramma, Roma, 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[3] Che Naranjo chiama : << .. Oscuramento ontico .. >>

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