Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

sabato 25 luglio 2015

Il Tipo 1 dell'Enneagramma, detto anche Perfezionista : settimo paragrafo



Vuole il comando ed è ansioso. E’ ipercontrollato e quindi rigido, anti istintivo e pedante.


Dall’ossessione perfezionistica  a essere giusto e migliore ne discendono tutta una serie di tratti tipici. Vediamone ora i primi.
Tanto per cominciare è ovvio che un tipo siffatto non tolleri di dover obbedire a decisioni prese da persone da poco. Vuoi quindi che non si fidi di costoro, vuoi che non  ritenga giuste quelle disposizioni, brigherà per avere lui la situazione sotto controllo e poter prendere le risoluzioni necessarie
Ciò, sommato alla paura di sbagliare, al timore dei giudizi negativi altrui, nonché alle difficoltà che riscontrerà a rimanere coerente coi propri principi, lo rende ansioso perché dubbioso e diffidente. E’ pur ovvio poi  che tutto ciò lo faccia diventare irresoluto sino a quando non sia assolutamente certo di aver fatto la cosa giusta.
Il voler essere ammodo poi, che come già detto in altri paragrafi, implica un autocontrollo “ bestiale “ sulla propria sfera istintuale e passionale, ha un bisogno assoluto del sostegno di un raziocinio privo di  pregiudizi che sceveri i casi alla ricerca del bandolo della matassa. Un simile risultato e il porselo come principio guida tuttavia fa si, spiega Naranjo[1], che il pensiero divenga : << .. Troppo logico e metodico con una perdita di creatività e intuizione .. >>.
Non solo, con una simile impostazione il soggetto ha : << .. Difficoltà a funzionare in situazioni non strutturate e ogni volta che si renda necessaria l’improvvisazione .. >>.
 << .. Il controllo sul sentimento ( .. ) porta non solo al blocco dell’espressione dell’emotività ma anche all’alienazione dall’esperienza emotiva .. >>, e al blocco affettivo.
L’autore parla inoltre di : << .. Orientamento antiistintivo. .. >>. La ricerca della perfezione infatti implica una : << .. Griglia cognitiva, uno squilibrio fra lealtà al dovere e dedizione al piacere, fra pesantezza e leggerezza, lavoro e gioco, ponderatezza matura e spontaneità infantile. .. >>.
Ciò, se da un lato lo fa risultare : << .. Noioso .. >>,  va : << .. Di pari passo con un assetto rigido, con un senso di goffaggine, una certa mancanza di spontaneità .. >>.
Altrove Naranjo[2] afferma che l’attenzione alla correttezza del nostro Perfezionista, che lo fa soppesare ogni singola parola e gesto, lo rende pedante.
Del resto, prosegue l’autore, vi sarebbe uno stretto rapporto tra rabbia e pedanteria in quanto quest’ultima è sempre accompagnata da un senso di superiorità ( che in questo caso deriva dall’essere una persona degna di rispetto ), volto a intimorire i presenti facilitando così la presa del controllo della situazione :
<< .. Il tipo Uno può far sentire a disagio con la sua sola presenza. Quando ci troviamo accanto a un pedante ci sentiamo spesso sbagliati, co­me se ci facesse difetto qualcosa. Non si tratta solo di correttezza ma della giusta virtù morale.
La rabbia benevolente, mascherata da buone intenzio­ni, esibisce una bontà deliberata ( ovvero non spontanea ), come nei maestri di scuola ( descritti da Dickens nei suoi racconti ) che pretendono di giusti­ficare la severità appellandosi al bene degli scolari. .. >>.









[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Gli Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore

Nessun commento:

Posta un commento