Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

sabato 16 maggio 2015

Paideia : 1 l'attualità del concetto di Paideia e di Enneagramma


La plurisecolare supremazia occidentale sta finendo e con essa il benessere e la stabilità politico culturale che ci ha consentito di controllare la disoccupazione creando nel pubblico impiego milioni di posti di lavoro e di sostenere la “  produzione “ incrementando a dismisura la spesa pubblica.
Ciò, che ha significato la generalizzazione del passaggio a una esistenza più agiata dove il singolo, per altro, viene fatto sentire un “ signore “ nella misura in cui allarga i cordoni della borsa, è dunque un processo destinato a finire.
Che le cose stiano andando in questo senso del resto lo dimostra la concorrenza sempre più generalizzata delle merci dei paesi asiatici e la delocalizzazione all'estero degl'impianti industriali, fatto implicante che in questo modo quei paesi incamerano quantità sempre più grandi di valuta pregiata mentre contemporaneamente le nostre tasche si svuotano.
Significa imprese che chiudono, disoccupazione, il ricorso sempre più massiccio agli ammortizzatori sociali e ai servizi pubblici la cui espansione è però frenata dalla mancanza di risorse ( meno vendite e più stagnazione = minori incassi erariali ), dall'inefficienza e dalla corruzione.
Siamo dunque un paese che vende poco e produce ancor meno e quindi non ha più risorse sufficienti a finanziare gli investimenti e i sussidi. Senza contare poi il fatto che non si vedono vie d'uscita. Questo in quanto le potenze emergenti sono ben lungi dall’avere esaurito le cartucce in loro possesso e, cosa non meno importante, non hanno alcuna intenzione di ritornare succubi di un Occidente ormai alle corde.
Siamo nel bel mezzo dunque di cambiamenti che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili ed è impensabile ritenere che si possa fronteggiarli continuando a fare come si è sin qui fatto.
L’ammettere tuttavia che ci si debba dar da fare e l’aver voglia d’impegnarsi in tal senso non è però destinato a risolvere automaticamente il problema. Anche perché non è assolutamente chiaro  come ci si debba muovere, quanti investimenti necessitino per dar luogo ai necessari cambiamenti e quanta resistenza  opporranno i “ falchi “ e le “ colombe “ delle lobby e dell’opinione pubblica.
I mass media d'altronde che seguono la corrente esaltando l'effimero ( ovvero i vizi e il lusso funzionali a un claudicante consumismo ), difficilmente potranno aiutare le nuove generazioni a chiarirsi le idee sul da farsi. E questo in quanto è improbabile che i tipi di uomini ch’essi in fondo esaltano, ovvero  giovani rampanti, piacenti e sfrontati, possano affrontare qualcos’altro che non siano le copertine patinate delle riviste di gossip oppure il mondo dorato dello spettacolo.
In un simile contesto già di per sé confuso e difficile è poi facile supporre che la scuola, così come concepita, non possa fare miracoli.
Essa certamente fa del suo meglio per inculcare nella testa dei ragazzi le debite conoscenze tecnico-professionali e un certo bon ton. Solo che adesso non possiamo più illuderci di essere la quinta potenza economica mondiale ed andare così fieri del nostro Made in Italy.
Non solo! Nulla può assicurare che si possa ritornare ai fasti dello scorso ventennio e allora questo bon ton volto a volerci conferire aspetti di signorilità e raffinatezza adeguati al nostro grado di civilizzazione, chi potrà mai far innamorare di sé quando poi  anche i mass media con le loro inchieste, gli show, i film, i serial, i reportage, ecc. mostrano che per fare carriera servono molto di più belle chiappe e ampie tette, nonché pettorali scolpiti e la ricerca di santi buoni a raccomandarci a destra e a manca? ( salvo poi dimenticare di dirci che a parte i figli di papà e mammasantissima che finiranno a dirigere le aziende di famiglia, oppure nello spettacolo o nelle copertine dei mass media, gli altri avranno pochissime possibilità di avere carriere strepitose e questo seppur la chirurgia plastica riuscisse a trasformarli in sosia di Madonna o di Brad Pitt ). 
Tutto questo aiuterà forse a inculcare l'amore per lo studio, per l'analisi scientifica e la ricerca, l'esaltazione di qualità quali la tenacia, la capacità decisionale, il senso di responsabilità, ecc.?
E' forse questo il modo di prepararsi alle sfide inusitate che la competizione internazionale ci costringerà, volenti o nolenti, ad affrontare?
Io credo di no.
Io penso che assieme alle nozioni tecnico-professionali i giovani, non appena siano in grado di apprenderle,  necessitino, oltre a un sano bagno “ di umiltà “, informazioni di carattere scientifico attorno ai più disparati problemi e situazioni possano loro capitare in futuro. Dalla conoscenza delle personalità ( prendendo spunto anche dell’Enneagramma ),  ai segnali del corpo, all'igiene del " corpo e della mente ",  ai rudimenti bancari, finanziari e di economia politica. Alla politica trattata come scienza, al sapersi orientare con le stelle, a fare il “ punto “ con rudimentali attrezzi, apprendere nozioni di geologia, biologia, fisica a partire dai casi quotidiani che possono capitare a ciascuno di noi, eccetera.
Vi sembra una stupidaggine? Io penso di no. Sarà sicuramente un'impresa immane ma l'unica che possa " formare " uomini coscienti delle proprie capacità, alieni da illusioni idealistiche o comunque fuori luogo e capaci di agire e di fare.
.. Forse sarà la volta buona che si riuscirà, come dice  Werner Jaeger[1], a educare l'uomo : << .. Alla sua vera forma, alla vera umanità. È' questa la vera Paideia greca,  .. >>.
Ma avremo ben presto modo di tornare sull'argomento ..



[1] Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S.p.A.

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