Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

giovedì 21 maggio 2015

L'effetto Ringelmann : il genio solitario ha la meglio sul gruppo?

A proposito della supremazia del lavoro di gruppo rispetto all'iniziativa individuale : l'effetto Ringelmann


Ecco qua uno stralcio del libro di Jonathan Littman e Marc Hershon intitolato : " Io odio la gente " [1]che la dice lunga sull'efficacia del lavoro di gruppo a fronte delle potenzialità del singolo.
Gli autori infatti in questo passo affermano :
<< .. Ci hanno tartassato con l’idea che il team vince sul singolo. Ma dov’è la prova?
Le ricerche di quasi un secolo fa suggeriscono semmai il contrario, ovvero che man mano che il gruppo cresce, la produttività individuale diminuisce. Nel 1913 Maximilien Ringelmann, un ingegnere agrario francese, ( .. ) Ha organiz­zato un vero e proprio tiro alla fune per misurare la diffe­renza tra le prestazioni individuali e quelle del gruppo, con singoli e gruppi a tirare la corda collegata a un esten­simetro.
Sorpresa, il suo esperimento ha rivelato che già un se­colo fa esistevano gli scansafatiche: nel gruppo di otto ogni individuo tirava mediamente con la metà della forza applicata da quello che tirava da solo. Anche quando il gruppo era ridotto a tre individui, le singole prestazioni erano più basse del venti percento rispetto a quella del ti­ratore singolo. Un risultato che ha stuzzicato il buonsen­so comune, dimostrando che più gente metti a risolvere un problema, minore è il contributo di ognuno.
Ringelmann ha attribuito questo calo di efficienza alla minore coordinazione e all’« ozio sociale », il concetto per cui la gente in gruppo lavora meno. Oggi, questo concet­to viene chiamato effetto Ringelmann.
Ricerche più recenti hanno dimostrato che anche la minor motivazione può contribuire al calo di prestazioni. Le vogatrici della categoria élite in equipaggi da otto, per esempio, remano con meno vigore quando sono insieme. I ricercatori ascrivono questa forma di ozio sociale alla durata del compito. Più a lungo il gruppo rema, più il rendimento soffre.
Ma non è solo il debilitante effetto Ringelmann a ri­durre le performance di chi lavora in azienda.
David Johnson, il nostro psicologo, sostiene che uno dei problemi che i solisti si trovano davanti nelle grandi aziende è che molti hanno obbiettivi diversi dal consegui­mento dei risultati. « Molti vengono a lavorare nelle gran­di aziende perché cercano amicizie e relazioni. Gli piace stare con gli altri, chiacchierare, lavorare insieme agli al­tri. »
Potrebbe essere il maggior conflitto di interessi che af­fronterete nella vostra carriera.
Queste persone in cerca di relazioni, spiega Johnson, non sempre mettono il lavoro al primo posto. « A loro im­porta stare con voi, e non si accorgono che è proprio quello che a voi dà fastidio», continua. «Perché voi vole­te solo fare il vostro lavoro. .. >>




[1] Jonathan Littman e Marc Hershon, Io odio la gente, Milano 2009, Casa Editrice Corbaccio s.r.l.

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