a ) L’uomo ha
bisogno di credere a valori forti per
dare il meglio
Nonostante
che per decenni la Cina abbia professato l’ateismo di stato pare che la Bibbia
stia per diventare il best seller dei giovani cinesi. Sembrerebbe quindi che le
nuove leve, disilluse dall’esperienza del comunismo reale siano alla ricerca di
una visione dell’uomo e del mondo che sia in grado di avvincerli e dedicarvisi
con passione.
E’
normale che una nazione sia unita dalla lingua, dalla legge e dal governo ma se
oltre a ciò la popolazione condivide valori morali elevati e grandi intenti allora opererà con una determinazione
decuplicata rispetto a quella che anima i popoli meno motivati. Era questo il segreto
che conquistava i romani quando i primi cristiani affrontavano con stoicismo la
morte ed è con la stessa foga che gl’islamici radicalizzati sacrificano la
propria vita per l’Islam.
E’ un
peccato che gli europei e gl’Italiani in particolare non siano pervasi da altro
credo che non sia quello utilitaristico.
Del
resto fu proprio il non credere ad alcun valore che rese noi italiani così poco
coesi da divenire facili marionette in mano alle nazioni pur meno civili che ci conquistarono. Né meno
umiliante è il ricordarci di essere giunti
a un punto tale di decadimento che sembrava del tutto normale affermare
senza remore : << .. Franza
o Spagna, purché se magna .. >>.
L’Italia del resto ha avuto due
momenti storici di vera grandezza: uno con l’impero romano, l’altro con
l’Umanesimo e il Rinascimento ma essendo stati intervallati da tanti secoli di vita
di uomini e governi deboli, gretti e profittatori non è certo possibile
affermare che si possegga un DNA geniale. Crederlo, come pare venga affermato
nel libro di Vittorio Sgarbi e Giulio Tremonti intitolato Rinascimento, prima edizione a Milano nel 2017 dalla Baldini & Castoldi s.r.l., pare una
boutade. Certo non li si può certo rimproverare se a loro avviso queste
fantastiche memorie dovrebbero indurci a operare conseguentemente ma il dubbio
è che si tratti di un mero tratto illusorio.
A mio avviso dunque e a
differenza dei due autori sopra citati, il Rinascimento sarebbe
solo stato
: << .. Una primavera precoce
quasi subito ricancellata dalla neve ..
>>, (Nietzsche, Umano troppo
umano,).
b ) Con il
benessere l’uomo scambia la precarietà dell’esistenza con il diritto a essere
In verità il destino dell’uomo
non è particolarmente felice. Nei tempi antichi questi era falciato da
malattie, carestie, assalti di animali selvaggi e tribù nemiche, nonché da avversità
di ogni tipo. Sopravvivere sino al giorno dopo era un miracolo e propiziarsi
gli dei non era che darsi la speranza che la fortuna durasse pure il giorno
successivo.
Se fossimo all’indomani della
fine della seconda guerra mondiale credo che non faticherei a trovare persone
d’accordo con me. 45 milioni di morti, trilioni di danni materiali, milioni di
persone rese invalide, altrettante affette da stress post traumatico, orfani e
via dicendo ne sarebbero la testimonianza evidente.
Non è un caso che la generazione
italiana del secondo dopoguerra risultasse fatalista, diffidente, ossequiosa
alla gerarchia ma anche “ dura “, “ ostinata “. La sua fortuna fu conoscere
l’inizio di una crescita economica tumultuosa che prese il nome di miracolo
economico ed è un peccato che le leve seguenti, che godettero appieno il
relativo benessere, non riconobbero la grandezza della loro modestia e finissero
ben presto per collidere con i genitori. A quei figli infatti, più istruiti e
benestanti, risultava ostica la frugalità, la meticolosità ossessiva che
animava la cura delle poche carabattole
familiari. Non dovendo trascinarsi dietro le ferite e/o i terribili ricordi
legati all’esperienza del conflitto mondiale erano solo desiderosi di cogliere le
prospettive insite nella nuova realtà e non avevano assolutamente voglia di
rinchiudersi nel grigiore della vita dei genitori.
Ma è nel ’68 che si opera la
grande cesura generazionale. Favoriti da un mirabolante periodo di reviviscenza
politica i giovani, più ottimisti e sicuri di sé ingrossano le fila dei partiti
o comunque dell’opinione pubblica favorevole a politiche riformiste, all’allargamento
dei diritti civili, al pacifismo, all’affermazione della giustizia, alla difesa
dell’ambiente, alle rivendicazioni salariali. Del resto si stava vivendo il
sogno, seppur tra alti e bassi, del periodo di crescita economica più lungo che
vi sia mai stato ed è logico che il fenomeno alimenti l’illusione della potenza
umana. Le meravigliose scoperte scientifiche dell’ultimo cinquantennio del
resto, che hanno dato luogo a innovazioni tecnologiche di enorme valore non
hanno fatto che cementare quella sicumera.
Le generazioni ancora successive
hanno poi addirittura goduto di una maggiore benevolenza da parte dei genitori
nonché di una sempre più pressante presentazione ideale della realtà. Ciò, sia
grazie ai media che pubblicizzano in maniera più appetibile luoghi, situazioni
e persone. Sia per mezzo dei grandi uomini di cultura che pontificano sulle
misure di civiltà da prendere, sia mediante internet e i social che sventolano
davanti ai nostri occhi una dimensione diversa, dove si viene facilmente
indotti a pensare che l’uomo sia il perno del mondo.
Peccato che questa non sia la
verità. Per quanto le aspettative della gente, ovvero l’estensione dei diritti
e dei benefici al resto del mondo siano nobili, non bisogna dimenticare che la
nostra attuale predominanza non è altro che un “ incidente di percorso “,
perché la norma è che si costituisca un fatto accidentale interno al moto di
quell’unico protagonista mondiale che viene chiamato impropriamente Universo.
Continuiamo infatti a morire per
malattia o per mano dei nemici. Le carestie e le calamità naturali sono sempre
dietro l’angolo e non è detto che si riesca a superare il prossimo disastro o
conflitto che sia. Nulla può non indurci a pensare che possa capitarci come ai
dinosauri e che, come nel loro caso, magari fra milioni di anni i turisti di
chissà quale mondo vadano nei loro musei a vedere le nostre povere ossa e i
manufatti ritrovati.
c ) La
decadenza dell’Occidente
In un simile contesto parrebbe
fuori luogo illudersi di essere altro che grani di sabbia sparsi sulla terra,
eppure così non è. Ci si reputa così potenti da ritenere che siano le nostre
attività egoistiche a creare pericolosi squilibri sulla superficie terrestre
dimenticando che l’esistenza di dodici miliardi di persone alla mera ricerca
del cibo quotidiano comportano un naturale impoverimento del terreno e
incrementano a dismisura il rischio di conflitti.
La differenza fra i due punti di
vista può non sembrare marcata ma è comunque netta : il primo è quello di chi
considera l’uomo il reggitore del destino terrestre grazie alla propria
intelligenza e attività. Cosa che per altro fa si che chi ne sia convinto sia
pure certo della propria personale superiorità nei confronti della società.
L’altro è un punto di vista più
fatalistico dove il nostro voler fare ed essere non è visto come valevole più
di tanto. Quale dei due è più aderente alla realtà? Non è facile rispondere
alla domanda se non facendo una premessa : in una società benestante com’è
ancora l’attuale le modalità operative individuali che vanno per la maggiore sono
l’acquisizione di oggetti superflui e/o sempre maggiori comodità, cosa che per
altro è rispondente al nostro sistema produttivo che continuando a proporre
prodotti con maggiori potenzialità spera di allontanare la temuta crisi di
sovrapproduzione.
Ma siamo propri sicuri che continuando così non andremo comunque a
sbattere la faccia contro l’esasperazione della concorrenza internazionale e
quindi l’esplosione di nuove guerre regionali? Saremo in grado di affrontarle?
Sara facile adattarsi alla situazione per individui abituati alle soluzioni più
facili e comode, ad armadi pieni di capi all’ultima moda, che spendono
centinaia di euro dal barbiere, dal tatuatore, dall’estetista, dal chirurgo
estetico?. Potremo fare a meno dei preziosi smartphone, delle 3 o 4 TV che si
ha a casa, della lavasciuga, della lavapiatti? E le ferie e i riposi a fine
settimana? Riusciremo a trovare appoggi
adeguati in un contesto dove ai legami di sangue non si sta dando nessuna
importanza, dove non esiste più vera amicizia, ovvero quella che è per sempre e
ti spinge ad aiutare in tutti i modi possibili l’amico? Reggeremo lo stress e
la paura vera che è ben altra cosa da quella indotta dai videogame o dai film
dell’orrore? Saremo capaci di lavorare
intensamente senza riposo e così via?
Studi medici, tanto per fare un
paio di esempi eclatanti, hanno accertato che i nostri giovani hanno mediamente
meno forza nelle braccia rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti (
segno che hanno meno bisogno di adoperarle per ottenere quanto serve ). D’altro
canto esponenti di spicco dell’esercito britannico lamentavano tempo addietro di
non trovare abbastanza candidati per rimpinguare i ranghi dei reggimenti di Sua
Maestà. I giovani che si presentano a quanto pare sono obesi e troppo agiati
per sopportare i sacrifici e i pericoli abituali che la vita del soldato
comporta.
Siamo insomma una generazione
perfettamente in regola per usufruire della vita agiata che è possibile condurre
in una società avanzata, ovvero in un contesto civile, che prevede
l’integrazione del diverso quale potenziale nuovo cliente.
Ci manca tuttavia la forza, la
chiarezza d’idee e la determinazione dei nostri padri che, sebbene bistrattati
e criticati, bene o male hanno posto le fondamenta del benessere di cui
godiamo. Sapremo difenderlo?
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