a ) Il pugno
chiuso quale scarico di tensione
Quando un comportamento altrui ci fa
arrabbiare ma si cerca di far finta di niente e quindi di non darlo a vedere,
la reazione aggressiva cui tenderemmo viene trasformata in un atto funzionale,
quale a esempio intensificare il lavoro che si sta facendo o stringere la penna
con forza mostrando così di voler scrivere. In questo modo l’energia in
sovrappiù indotta dalla tensione viene scaricata e in una maniera che nasconda
il proprio stato d’animo.
Chiudere
il pugno con forza, gesto che pone in rilievo i
tendini e le vene e che in realtà è un comportamento adatto a uno scontro
fisico poiché in questo modo e in mancanza di altre armi è possibile colpire
l’altro in maniera più violenta che non con le mani aperte, è uno di questi
atti di scarico della tensione che ha il vantaggio di essere poco visibile
dall’interlocutore e spesso non chiaramente decifrabile. Le braccia infatti
possono essere tenute basse e quindi i pugni rimanere lontani dalla visuale
della persona invisa oppure nascoste sotto il tavolo o tenute a livello dei
fianchi.
Un chiaro indizio di quanto in questo caso si sia arrabbiati è dato dalla forza
con cui serriamo il pugno. Tanto essa è maggiore infatti, tanto maggiore è
la rabbia che si cerca di contenere.
Può
capitare che la persona che serra i pugni sia da sola, fatto indicante che
stia rivivendo una frustrazione che gli ha causato molta rabbia.
b ) Il pugno
chiuso quale minaccioso
Agitare il pugno davanti all’interlocutore è un gesto aggressivo a vuoto volto a manifestare l’intenzione di
colpirlo e la determinazione nonché la
violenza con cui lo si vorrebbe fare è direttamente proporzionale all’ira
provata. E’ comune vederlo, a esempio, come gesto provocatorio che spesso porta
allo scatenarsi di risse fra gruppi avversi oppure durante manifestazioni di piazza, anche se il
fenomeno in questo caso perde il suo aspetto più violento ed è ridotto a
semplici scatti avanti e indietro del braccio che di solito accompagnano la
ripetizione di slogan.
Sia che l’atto preluda a uno scontro fisico,
sia che tratti solo di una minaccia, il suo significato è comunque
inequivocabile.
Poggiare
i pugni chiusi sui fianchi oppure uno sul fianco e l’altro su un qualche
sostegno, fosse lo stipite di una porta,
un davanzale, eccetera, viene considerato un atteggiamento sicuramente più
minaccioso che non quello di portare le mani sui fianchi, che comunque già
implica, se si è alzati, la volontà di ostacolare col proprio corpo, esteso al
massimo in larghezza grazie alle braccia triangolanti con il corpo,
l’avanzamento dell’altro.
Visto dunque che i pugni chiusi accentuano la determinazione e
l’aggressività del soggetto che compie questo gesto, è da fare molta attenzione
a un interlocutore che prenda una simile
postura.
Battere duramente
e più volte il pugno sul palmo dell’altra mano la lo scopo
d’intimorire l’altro facendogli intendere che si ha una mezza intenzione di
picchiarlo. Secondo Desmond Morris però
( “ I gesti nel mondo “, Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
), il gesto mimerebbe unicamente il
coito in quanto il battere il pugno rappresenterebbe le spinte del pene. Chi fa
così dunque intenderebbe vantarsi della propria vigoria sessuale oppure
indicare quella di un qualche suo conoscente ma, sebbene sostenga che questo
atto sia comune in Italia oltre che in Francia, Spagna e America del Sud, da
noi non l’ho mai visto farlo con quell’intento. Può darsi che si tratti di un
gesto caduto in disuso.
Il torcere coi pugni
un invisibile panno bagnato sostituisce
il voler torcere il collo all’interlocutore. Sebbene chi lo fa
soventemente è arrabbiato e quindi non è da prendere alla leggera, in molti
casi si tratta di un atto scherzoso.
In
Siria si usa lanciare i pugni stretti, insieme con i pollici puntati in fuori, lontano dal
corpo. Il gesto imita simbolicamente il passare una corda sul collo
dell’offensore e poi stringergliela addosso. Anche in questo caso
l’interlocutore farebbe bene a stare in campana quando nota che l’altro fa una
cosa del genere.
Può
capitare di vedere qualcuno che avvolge il pugno chiuso nell’altra mano. Questo avviluppamento lascia pensare che la persona cerchi in una
qualche maniera di celare la tensione ma quanto più il gesto è fatto con forza,
ossia il pugno è stretto e preme nel palmo dell’altro arto, tanto più la
persona in questione si sente offesa oppure intende motivarsi o concentrarsi su
un qualcosa che reputa difficile ( come nel caso di certi discorsi pubblici ).
Vero è che lo sforzo fatto per rendere
meno chiaro la propria ansia, ossia il nascondere il pugno con l’altra mano,
indica che il soggetto cerca di controllare il vero stato d’animo e non vuole
scontrarsi fisicamente con l’altro ma è altrettanto certo che si disponga a un
serrato scambio o scontro verbale.
Pare che in Colombia il pugno stretto venga tenuto
leggermente di lato ovvero al livello della spalla e quindi mosso da una parte
all'altra più volte.
Sull’intenzione non si può equivocare : è sempre minacciosa e, in sovrappiù, il
porlo lateralmente rispetto al corpo rende il gesto ben visibile
all’interlocutore che in questo modo non potrà equivocare la volontà
dell’altro. Senza contare poi che così facendo si dà l’impressione di essere
più grossi e quindi ancor più impressionanti.
Il fatto che il pugno alzato sia divenuto il saluto dei simpatizzanti e dei militanti comunisti
è legato appunto al senso di appartenere a un gruppo fortemente motivato ad
abbattere con tutti i mezzi a disposizione l’establishment. Non è un caso
quindi che l’abbiano adottato quale simbolo di fraternità.
c ) Il pugno
chiuso quale gesto di vittoria
Lanciare in aria il pugno stretto
con il braccio teso, oppure lanciarlo per poi dare colpi all’aria in
avanti e indietro accompagnando
l’atto con un balzo in aria e il viso
gioioso, indica la propria contentezza per la vittoria riportata in
una competizione, sia che si tratti di
sé, sia che si tratti dei propri beniamini. Sebbene in questo caso non venga
rivolto minacciosamente a un avversario, si tratta comunque di un gesto “
sanguigno “, ovvero scatenato da forti sentimenti che in questo caso non sono
di avversione ma di gioia per una gradita affermazione.
Desmond Morris ( “ I gesti nel mondo “, Milano
1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ), spiega : << .. Esso deriva dal primitivo colpo a
braccia levate che è comune a tutta l'umanità. Il significato simbolico del
gesto è: “ La mia forza ha sopraffatto il mio nemico “ .. >>
d ) Il pugno chiuso tenuto da un conferenziere
Quando un oratore
arrabbiato prende a pugni l'aria con il pugno stretto spesso
enfatizza la propria determinazione a perseguire la propria idea o
avversari irriducibili. In fondo è come se tirasse simbolicamente un colpo a qualche
immaginario oppositore.
L’effetto di un
gesto del genere è così noto che il
gesto viene adottato da predicatori molto più moderati e questo per cercare
di dare l’impressione di essere più forti di quanto non sono.
C’è poi una
posizione intermedia , ovvero quella del pugno
semichiuso, senza ripiegamento del pollice intorno alle nocche. Chi
l’adotta vuol apparire forte ma non minaccioso, cosa che è data appunto dalla
mancanza di pressione nel pugno. Si
tratta di parlatori che “ sentono “ ciò che dicono e sono così sicuri di quanto affermano che sottolineano
quanto sostengono col movimento del pugno non stretto, cadenzando quasi il
ritmo del discorso, quasi volessero aiutarsi a inculcare agli altri quanto gli
preme pure con le mani.
Pare che in Giappone
per indicare un tizio avaro si tenga il pugno stretto davanti al corpo. Mostrarlo
invece al compagno è considerato osceno in molti posti. in Pakistan è
addirittura visto come insulto sessuale.
Pare
che, spesso, nelle partite di football inglese i tifosi, quando i giocatori
della squadra avversaria compiono un qualche errore madornale, muovano rapidamente in su e giù il pugno,
che rimane un poco aperto. Il gesto,
che altro non è che l’atto di mimare la masturbazione maschile, è chiaramente
un insulto rivolto allo sfortunato competitore. E’ infatti come se gli
dicessero che la sua prestanza fisica e la lucidità mentale sono ottenebrati
dalla sua troppo intensa attività autoerotica o che comunque è buono solo a
fare quello.
In
Sudamerica sembra che il pugno stretto
venga agitato più volte avanti e indietro ( non in alto e basso ), per
rispondere di no in modo insultante a una domanda che infastidisce. E’
probabile che anche in questo caso si tratti di un gesto rifacentesi in qualche
modo alla masturbazione maschile, ovvero l’equivalente gestuale dell’asserzione
: << .. Fottiti! .. >>.
Per quanto mi riguarda, un gesto del genere l’ho osservato fare, quando
non l’ho compiuto io stesso, in seguito a un avvenimento fortunato e
risulterebbe essere un energico e gioioso
sfogo della tensione manifestante la propria contentezza.
f ) Riferimenti bibliografici
Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale
Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Giuseppe Maffeis, Guida pratica – Il linguaggio del corpo,
Milano 2011, Edizioni Riza S. p. A.
Desmond
Morris, I gesti nel mondo, Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L'animale uomo, Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond
Morris, L’uomo e i suoi gesti,
Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Marco Pacori, I messaggi segreti del corpo, Milano
2012, Giunti Editore S.p.A.
Marco Pacori, Come
interpretare i messaggi del corpo, Milano 2002, DVE ITALIA S.p.A
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