Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

venerdì 3 maggio 2019

I pugni



a ) Il pugno chiuso quale scarico di tensione

Quando un comportamento altrui ci fa arrabbiare ma si cerca di far finta di niente e quindi di non darlo a vedere, la reazione aggressiva cui tenderemmo viene trasformata in un atto funzionale, quale a esempio intensificare il lavoro che si sta facendo o stringere la penna con forza mostrando così di voler scrivere. In questo modo l’energia in sovrappiù indotta dalla tensione viene scaricata e in una maniera che nasconda il proprio stato d’animo.
Chiudere il pugno con forza, gesto che pone in rilievo i tendini e le vene e che in realtà è un comportamento adatto a uno scontro fisico poiché in questo modo e in mancanza di altre armi è possibile colpire l’altro in maniera più violenta che non con le mani aperte, è uno di questi atti di scarico della tensione che ha il vantaggio di essere poco visibile dall’interlocutore e spesso non chiaramente decifrabile. Le braccia infatti possono essere tenute basse e quindi i pugni rimanere lontani dalla visuale della persona invisa oppure nascoste sotto il tavolo o tenute a livello dei fianchi.
Un chiaro indizio di quanto in questo caso si sia arrabbiati è dato dalla forza con cui serriamo il pugno. Tanto essa è maggiore infatti, tanto maggiore è la rabbia che si cerca di contenere.
Può capitare che la persona che serra i pugni sia da sola, fatto indicante che stia rivivendo una frustrazione che gli ha causato molta rabbia.

b ) Il pugno chiuso quale minaccioso  

Agitare il pugno davanti all’interlocutore è un gesto aggressivo a vuoto volto a manifestare l’intenzione di colpirlo e la determinazione nonché la violenza con cui lo si vorrebbe fare è direttamente proporzionale all’ira provata. E’ comune vederlo, a esempio, come gesto provocatorio che spesso porta allo scatenarsi di risse fra gruppi avversi oppure  durante manifestazioni di piazza, anche se il fenomeno in questo caso perde il suo aspetto più violento ed è ridotto a semplici scatti avanti e indietro del braccio che di solito accompagnano la ripetizione di slogan.
Sia che l’atto preluda a uno scontro fisico, sia che tratti solo di una minaccia, il suo significato è comunque inequivocabile.

Poggiare i pugni chiusi sui fianchi oppure uno sul fianco e l’altro su un qualche sostegno, fosse lo stipite di una porta, un davanzale, eccetera, viene considerato un atteggiamento sicuramente più minaccioso che non quello di portare le mani sui fianchi, che comunque già implica, se si è alzati, la volontà di ostacolare col proprio corpo, esteso al massimo in larghezza grazie alle braccia triangolanti con il corpo, l’avanzamento dell’altro.
Visto dunque che i  pugni chiusi accentuano la determinazione e l’aggressività del soggetto che compie questo gesto, è da fare molta attenzione a un interlocutore  che prenda una simile postura.

Battere duramente e più volte il pugno sul palmo dell’altra mano la lo scopo d’intimorire l’altro facendogli intendere che si ha una mezza intenzione di picchiarlo. Secondo Desmond Morris però  ( “ I gesti nel mondo “,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ), il gesto mimerebbe unicamente  il coito in quanto il battere il pugno rappresenterebbe le spinte del pene. Chi fa così dunque intenderebbe vantarsi della propria vigoria sessuale oppure indicare quella di un qualche suo conoscente ma, sebbene sostenga che questo atto sia comune in Italia oltre che in Francia, Spagna e America del Sud, da noi non l’ho mai visto farlo con quell’intento. Può darsi che si tratti di un gesto caduto in disuso.

Il torcere coi pugni un invisibile panno bagnato sostituisce  il voler torcere il collo all’interlocutore. Sebbene chi lo fa soventemente è arrabbiato e quindi non è da prendere alla leggera, in molti casi si  tratta di un atto scherzoso.

In Siria si usa lanciare i pugni stretti, insieme con i pol­lici puntati in fuori, lontano dal corpo. Il gesto imita simbolicamente il passare una corda sul collo dell’offensore e poi stringergliela addosso. Anche in questo caso l’interlocutore farebbe bene a stare in campana quando nota che l’altro fa una cosa del genere.

Può capitare di vedere qualcuno che avvolge il pugno chiuso nell’altra mano. Questo avviluppamento lascia pensare che la persona cerchi in una qualche maniera di celare la tensione ma quanto più il gesto è fatto con forza, ossia il pugno è stretto e preme nel palmo dell’altro arto, tanto più la persona in questione si sente offesa oppure intende motivarsi o concentrarsi su un qualcosa che reputa difficile ( come nel caso di certi discorsi pubblici ). Vero è  che lo sforzo fatto per rendere meno chiaro la propria ansia, ossia il nascondere il pugno con l’altra mano, indica che il soggetto cerca di controllare il vero stato d’animo e non vuole scontrarsi fisicamente con l’altro ma è altrettanto certo che si disponga a un serrato scambio o scontro verbale.

Pare che in Colombia il pugno stretto venga tenuto leggermen­te di lato ovvero al livello della spalla e quindi mosso da una parte all'altra più volte. Sull’intenzione non si può equivocare : è sempre minacciosa e, in sovrappiù, il porlo lateralmente rispetto al corpo rende il gesto ben visibile all’interlocutore che in questo modo non potrà equivocare la volontà dell’altro. Senza contare poi che così facendo si dà l’impressione di essere più grossi e quindi ancor più impressionanti.

Il fatto che il pugno alzato sia divenuto il saluto  dei simpatizzanti e dei militanti comunisti è legato appunto al senso di appartenere a un gruppo fortemente motivato ad abbattere con tutti i mezzi a disposizione l’establishment. Non è un caso quindi che l’abbiano adottato quale simbolo di fraternità.

c ) Il pugno chiuso quale gesto di vittoria

Lanciare in aria il pugno stretto con il braccio teso, oppure lanciarlo per poi dare colpi all’aria in avanti e indietro accompagnando l’atto  con un balzo in aria e il viso gioioso, indica la propria contentezza per la vittoria riportata in una  competizione, sia che si tratti di sé, sia che si tratti dei propri beniamini. Sebbene in questo caso non venga rivolto minacciosamente a un avversario, si tratta comunque di un gesto “ sanguigno “, ovvero scatenato da forti sentimenti che in questo caso non sono di avversione ma di gioia per una gradita affermazione.
Desmond Morris ( “ I gesti nel mondo “,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ), spiega : << .. Esso deriva dal primitivo colpo a braccia levate che è co­mune a tutta l'umanità. Il significato simbolico del gesto è: “ La mia forza ha sopraffatto il mio nemico “ .. >>

d ) Il pugno chiuso tenuto da un conferenziere  

Quando un oratore arrabbiato prende a pugni l'aria con il pugno stretto spesso enfatizza la propria determinazione a perseguire la propria idea o avversari irriducibili. In fondo è come se tirasse simbolicamente un colpo a qualche immaginario oppositore.
L’effetto di un gesto del genere è così noto che il gesto viene adottato da predicatori molto più moderati e questo per cercare di dare l’impressione di essere più forti di quanto non sono.
C’è poi una posizione intermedia , ovvero quella del pugno semichiuso, senza ripiegamento del pollice intorno alle nocche. Chi l’adotta vuol apparire forte ma non minaccioso, cosa che è data appunto dalla mancanza di pressione nel  pugno. Si tratta di parlatori che “ sentono “ ciò che dicono  e sono così sicuri di quanto affermano che sottolineano quanto sostengono col movimento del pugno non stretto, cadenzando quasi il ritmo del discorso, quasi volessero aiutarsi a inculcare agli altri quanto gli preme pure con le mani.

e ) Altre occasioni in cui è usato il pugno chiuso

Pare che in Giappone per indicare un tizio avaro si tenga il pugno stretto davanti al corpo. Mostrarlo invece al compagno è considerato osceno in molti posti. in Pakistan è addirittura visto come insulto sessuale.

Pare che, spesso, nelle partite di football inglese i tifosi, quando i giocatori della squadra avversaria compiono un qualche errore madornale, muovano rapidamente in su e giù il pugno, che rimane  un poco aperto. Il gesto, che altro non è che l’atto di mimare la masturbazione maschile, è chiaramente un insulto rivolto allo sfortunato competitore. E’ infatti come se gli dicessero che la sua prestanza fisica e la lucidità mentale sono ottenebrati dalla sua troppo intensa attività autoerotica o che comunque è buono solo a fare quello.

In Sudamerica sembra che il pugno stretto venga agitato più volte avanti e indietro ( non in alto e basso ), per rispondere di no in modo insultante a una domanda che infastidisce. E’ probabile che anche in questo caso si tratti di un gesto rifacentesi in qualche modo alla masturbazione maschile, ovvero l’equivalente gestuale dell’asserzione : << .. Fottiti! .. >>.


f ) Riferimenti bibliografici

Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Giuseppe Maffeis, Guida pratica – Il linguaggio del corpo, Milano 2011, Edizioni Riza S. p. A.
Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Marco Pacori, I messaggi segreti del corpo, Milano 2012, Giunti Editore S.p.A.
Marco Pacori, Come interpretare i messaggi del corpo, Milano 2002, DVE ITALIA S.p.A


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