Secondo i dati del professor Tremonti (
in : La paura e la speranza, edito a
Milano nel 2008 da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. ), nel 2030 la domanda
globale di energia sarà superiore a oggi del 50% e l’80% di essa continuerà a
riguardare i combustibili fossili.
Sempre nel 2030 è probabile che il
consumo asiatico di quella superi quello europeo e che la Cina sia diventata
già dal primo ventennio del secolo il più grande divoratore di energia del
mondo. L’India ovviamente farà la sua parte e grazie a tutto ciò si presume che
il prezzo del petrolio sarà, come minimo, sopra i 60 dollari al barile e che la
maggior parte di questo verrà prodotto in aree instabili del mondo.
Date simili
premesse è scontato che l’inquinamento e le emissioni di anidride carbonica
diventino drammatiche così come a noi
europei non consolerà il sapere che i due terzi del loro aumento sia imputabile
a USA, Russia Cina e India e che fra questi campioni spicchino come al solito
Pecchino e Nuova Delhi.
Com’è risaputo
a quel punto l’effetto previsto da molti scienziati sarà drammatico : le
temperature aumenteranno di tre, quattro gradi, gli oceani si innalzeranno di
60 centimetri, regioni temperate conosceranno climi polari e viceversa,
diminuiranno le riserve di acqua potabile e s’innescheranno tutta una serie di
eventi atmosferici devastanti.
Inutile
strapparsi i capelli, sino a quando ci vorranno non so quante centinaia di pale
eoliche e quanti chilometri quadrati di pannelli solari per il fabbisogno
energetico di una cittadina media non sarà possibile fare granché. E
aggrapparsi, quali rimedi ottimali, alla raccolta differenziata, alle macchine
elettriche, al risparmio termico nelle abitazioni e quant’altro saranno solo
palliativi il cui maggior costo risulterà insostenibile alle classi meno
abbienti.
I paesi
emergenti del resto al momento se ne fregano dell’ambiente : la loro maggior
preoccupazione va a cercare di stare finalmente meglio e sono ben contenti se
gli europei, che hanno sviluppato una certa qual sensibilità alle tematiche ecologiche,
stabiliscono rigorose regole interne volte a migliorare la qualità della vita.
I costi di quest’operazione del resto si rifletteranno in maniera considerevole
sul prezzo dei loro prodotti e ciò renderà ancor più convenienti i prodotti
avversari.
Sperando che
abbiano ragione quei tanti studiosi che sostengono che buona parte del
riscaldamento globale dipenda dall’aumentata attività solare, bisogna comunque
considerare il fatto che siamo in 12 miliardi a calpestare la superficie
terrestre e che una tale massa, per il solo fatto che respiri, beva e cerchi di
sopravvivere, così come vuole il nostro primordiale istinto, non può che
imprimere delle modifiche ambientali tali da squilibrarlo.
Sempre che non
si decida di rimediare alla sovrappopolazione innescando un terzo conflitto
mondiale, soluzione tutt’altro che impossibile anche se razionalmente assurda.
.. Ed è purtroppo attuabile perché l’individuo, se messo alle strette dà la priorità, grazie alla sua “
programmazione istintuale “, alla propria sopravvivenza e non si farà scrupolo,
pur di riuscirvi, di trucidare, bruciare, torturare, gassare e bombardare chi
lo ostacoli.
Cosa dite :
l’ambiente ne avrà dei benefici?
E’ pure
difficile che a un certo punto si scelga di buon grado di abbandonare la vita
civile per ritornare a vivere come una volta, senza denaro e mezzi, facendo
solo uso di quello che fornisce la natura. Se non sbaglio nei secoli passati
l’insalata era molto saporita e senza veleni ma ciò nonostante la vita media di
un uomo non superava i 20-30 anni. Com’è possibile se quello che mangiavamo era
tutto naturale e senza pesticidi?
Qui qualcuno
non ha capito un cazzo, credetemi!
b )
Bibliografia
Giulio
Tremonti, La paura e la speranza,
Milano 2008, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A..
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