E’ un isterico fiducioso di sé
In Carattere e Nevrosi, lavoro pubblicato
più di vent’anni fa, Naranjo riconosce nel nostro
tipo tratti isterici. Il termine oggi risulta desueto in quanto gli psichiatri
hanno mutato opinione riguardo quella patologia e preferiscono definirlo
Disturbo di Conversione, ma ciò che qui interessa è quanto aiuta a capire
meglio le caratteristiche del tipo in questione.
Naranjo[2] ne : “ L’ego patriarcale
“afferma :
<< .. Indubbiamente si tratta del
tipo umano che nella sua forma più accentuata
soleva chiamarsi “ carattere isterico “ in riferimento alla sua
plasticità o capacità di adozione di ruoli, alla sua tendenza a somatizzare le
emozioni e alla sua esplosiva emotività, che è l’altra faccia del suo abituale
controllo emotivo. Più che altro, allora, si tratta di un tipo emotivo che
disconosce le proprie emozioni e si confonde con emozioni, per così dire, “
fabbricate “, proprie dei ruoli che svolge e che servono la passione tipica di
piacere agli altri e la sua conseguente vanità. L’intelletto, in fin dei conti,
è una funzione che serve l’azione, che si è costruito come intelletto pratico,
poco aperto agli interessi propriamente intellettuali della conoscenza del
mondo. .. >>.
Consegue al fatto che il nostro tipo
cerchi di vestire i panni e di comportarsi come gli eroi e i divi che la
società ammira, il conferimento di quella “ marcia in più “ che gli abbisogna
per credersi predestinato al successo. Per Naranjo[3] infatti i nostri
soggetti, che spesso sono i “ preferiti “ dai genitori, hanno anche doti
notevoli che li fanno precocemente distinguere dalla massa. E’ ovvio che ciò
già di per sé lo faccia sentire più che adeguato per affrontare la realtà ma lo
scegliere d’incarnare il personaggio maggiormente desiderato dalle persone
della sua cerchia gli conferisce quel sovrappiù di certezza, certificata pure
dal favore riscosso dagli altri, che scioglie qualunque restante dubbio e lo fa
sentire invincibile.
E’ proprio perché si sente irresistibile
e quindi non ha, né bisogno di affermarsi con la violenza, né teme chi gli sta di fronte, che cerca di far
colpo sulle nuove conoscenze affascinandole. E’ per lo stesso motivo che può
permettersi il lusso di essere generoso, prodigo di complimenti, amante del
prossimo, tollerante e accettare persino gli scherzi che non lo mettano in
ridicolo. Guai però a non riconoscere o a mettere in dubbio la sua eccellenza e
a non gratificarlo di conseguenza.
L’aver bisogno del resto dell’ammirazione
del prossimo al punto da sposarne le credenze denota, nonostante tutta la sua
sicumera, ch’egli non si sente tale di per sé ma solo in quanto opera
eccellentemente e per uno scopo condivisibile. Se così non fosse non parlerebbe
sempre dei suoi successi e della sua sagacia, astenendosi volutamente
dall’enucleare le sconfitte.
Questo, scrive Naranjo, in quanto i nostri
soggetti : << .. Riconoscono l'insicurezza ma sanno mascherarla dando
un'impressione di fiducia in sé. Sanno come procedere. Hanno imparato molto
presto a badare a se stessi e hanno sviluppato l'autonomia. Sanno come
occuparsi dei propri interessi. In questo atteggiamento è implicita la sfiducia
verso il farsi automatico delle cose e verso la loro spontanea evoluzione. ..
>>.
Claudio Naranjo, L’ego patriarcale, Milano 2009, Urra – Apogeo S.r.l.
Carattere e
nevrosi, Roma 1996, Astrolabio. L’autore qui cita quanto scritto da K.
Horney nel suo Nevrosi e sviluppo della
personalità, Roma 1981, Astrolabio
Claudio Naranjo, Gli
Enneatipi in psicoterapia, Roma 2003, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini
Editore
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