Uno status symbol, in senso
lato, è qualunque cosa che possa essere legato allo stile di vita di una
persona importante. Si può quindi trattare di un titolo, di una carica
politica o un incarico professionale oppure del possesso di beni di un certo
qual valore. Si tratta solitamente di oggetti che, facendo parte del
corredo di un individuo di potere e indicando la posizione conquistata, hanno
poco a che fare con la sua finezza spirituale, che, notoriamente,
non serve quasi mai a scalare le vette del potere. In Occidente del resto è
considerato desiderabile e quindi un indicatore del proprio rango, l’avere
un aspetto giovanile e una certa qual vigoria e questo spiega la fortuna di
palestre, centri benessere e soprattutto di centri di chirurgia estetica.
Un certo qual “ savoir faire “ inoltre non guasta; si
tratta di un’abilità che in una famiglia da tempo agiata si acquista, sia con
studi esclusivi, sia sapendo affrontare con stile spostamenti o situazioni
mondane complicate.
Come accennato
altrove, status e moda vanno a braccetto e la cosa è abbastanza ovvia :
una persona che abbia potere e prestigio non può non venire remunerata
profumatamente e fatta oggetto di particolari attenzioni e la cosa non potrà
non riflettersi nella ricchezza e bellezza dei manufatti a sua disposizione.
Rispetto al
passato tuttavia, vi è una maggiore stratificazione sociale, ossia un numero
consistente di persone che ha acquistato un ruolo che gli garantisca un certo
agio. Per capirci meglio : non ci sono più nobili, clero, contadini e servi ma
commercianti, dirigenti, impiegati, giornalisti, eccetera i quali hanno una
certa preparazione culturale e discrete entrate che li fanno ambire ad avere
beni di un certo livello.
Alle aziende,
ovviamente, incentivare il consumo di beni di più alta gamma offrendoli a un
numero maggiore di clienti serve ad aumentare i profitti mentre per i nuovi
clienti si tratta del raggiungimento di un sogno ma, quanto più rapidamente
questo accade, tanto più gl’individui di potere si sentono invasi
dalla massa e cercano oggetti esclusivi.
Da qui il
pressoché continuo lancio sul mercato di gamme di prodotti esteticamente
ricercati e con prestazioni via via
maggiori che poco hanno a che fare coi bisogni reali della gente.
In altri
settori ciò significherebbe il fallimento di quelle aziende ma all’industria
del lusso tutto è permesso e questo proprio perché i suoi clienti sono al di sopra di qualunque
logica legata al rapporto prezzo e qualità.
L’enorme diversità di educazione, frequentazioni,
possibilità e cultura fa si che gli abbienti non si trovino a loro agio con
persone di ceto inferiore, spesso giudicati zotici, goffi, ignoranti e
lecchini. Se dunque i rapporti fra questi diversi gruppi non sono idilliaci
tanto vale rimarcare la propria superiorità erigendo un muro tra sé e loro. Non è un caso che nell’intimità
delle loro sontuose dimore si sentano a loro pieno agio, liberi dall’obbligo di
dispensare cortesie verso i meno agiati con la speranza di parere moderni e
democratici.
Pare poi che i
vecchi ricchi siano più generosi con la servitù e questo per accaparrarsi i
migliori servizi e che disprezzino
più i nuovi ricchi che il volgo. Solitamente
poi sono bene educati e, avendo consolidato la propria situazione
socio-economica da tempo, hanno maturato convinzioni che ormai fanno parte
inscindibilmente della loro persona e che difficilmente abbandoneranno. Non
apprezzano dunque le novità e questo li rende differenti dai nuovi ricchi la
cui posizione è meno stabilizzata e quindi nutrono la speranza di trarre
profitto dalle nuove situazioni.
La persona più importante così come l’animale preminente, forte
degli scontri vinti che l’hanno incoronato tale, ha acquisito una sicurezza
e un’autorità così grande che gli fa venir meno la voglia di agitarsi e farsi
in quattro per mostrare al prossimo il proprio valore. Il maschio dominante
dunque rispetto agli altri è più immobile e parla meno perché, essendo già
stata riconosciuta la sua valentia in precedenti conflitti, non deve dimostrare
più nulla al prossimo.
Ciò non significa che in situazioni
ufficiali i nostri magnati o i politici rimangano sempre tranquilli come
pasque. Frequenti infatti sono gli scarichi di tensione come il sistemarsi ( o
tormentarsi ) i gemelli, la cravatta, l’orologio, la giacca, la borsetta o il vestito.
Questi tra l’altro sono gesti che comportano il circondarsi in un qualche modo
con un braccio ovvero formare una barriera che, sebbene non possa isolarli da
nessun contatto reale dà però la sensazione di una qualche forma di protezione.
E’ da ricordare tuttavia che oggigiorno,
dove la supremazia non è più conseguenza della vittoria di una lunga sfilza di
duelli ma anche frutto di una maggior preparazione culturale, le persone di
una certa influenza hanno un linguaggio più ricco e quindi è meno necessario
accompagnare le frasi con gesti per cercare di rendere più comprensibile quanto
detto. Non solo, quanto più si è anziani e questo a prescindere dalla
importanza attribuitagli dalla comunità, tanto minore è il tono muscolare, cosa
che incide sulla espressività.
Senza contare poi che in Gran Bretagna
e in Oriente v’è la concezione che un tratto peculiare delle classi dirigenti
sia l’autocontrollo delle proprie emozioni. Da qui la derisione del volgo e
in particolare delle popolazioni italiane e francesi troppo loquaci, ansiose,
bisognose di appoggio e terribili gesticolatori. Ne consegue l’educazione
all’impassibilità quale atteggiamento appropriato per una persona di nobile
schiatta.
Le
persone potenti cercano di occupare uno spazio notevolmente superiore agli
altri e questo perché sono ben consapevoli che la cosa
conferisce loro maggior prestigio. Dunque se si vede una persona seduta e
abbracciare gli schienali delle seggiole vicine si ha a che fare,
tendenzialmente, con un capo.
a ) Riferimenti bibliografici
Anna
Guglielmi, Il linguaggio segreto del
corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Samy Molcho, I
linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V
edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L'animale uomo, Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, Lo zoo umano, Milano 1°
Edizione Oscar Saggi 2005, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
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