E’ sempre un piacere leggere
i lavori di Vincenzo Imperatore e anche questo : intitolato “ Sacco bancario “ ,
ed edito da Chiarelettere srl, non delude. Il dottor Imperatore è stato un alto
dirigente che, deluso dai vertici bancari volti a massimizzare il profitto
sulla pelle dei correntisti ha detto basta e si è licenziato. Ovvio quindi che
nei suoi libri punti il dito sulle strategie degli istituti di Credito, volte a
“ spolpare “, senz’alcun ritegno o remora, il cliente.
Ma vediamo ora l’argomento
del presente articolo.
A partire dal 2018 le banche
dovranno superare un nuovo esame richiesto dalla Banca Centrale Europea. Questo
è stato voluto dal Comitato di Basilea 3 per la vigilanza bancaria e aiuterà i
tecnici a capire quant'è la liquidità di una banca a disposizione dei
risparmiatori che volessero la restituzione delle somme depositate, Ciò porta
a determinare insomma quanto è alto il
rischio di fallimento della banca e qual è la soglia di pericolo.
In cosa consta l’indicatore? Sopra
: << .. La linea, al numeratore, abbiamo la somma dei risparmi che i
cittadini hanno depositato in banca con l'obiettivo di ritirarli dopo un
periodo di tempo superiore a un anno. Sotto, al denominatore, c'è invece la
somma minima di soldi che la banca deve, per legge, «mettere da parte» e tenere
a disposizione di questi stessi cittadini, nel caso in cui, in presenza di
eventi traumatici, rivogliano indietro e prima della scadenza, i loro
risparmi. Ecco, l'importante è che la cifra sopra sia superiore a quella sotto.
Un dettaglio decisivo: questo
«salvadanaio» di cautela (denominatore) è calcolato tenendo presente che la
banca quei risparmi li ha prestati ad altri cittadini che potrebbero non restituirli
più, per effetto della crisi economica o a causa di altre circostanze. ..
>>.
Il fatto è che in questo
lungo periodo di vacche magre le banche hanno preso a concedere prestiti e
mutui di durata superiore al 18 mesi perché discretamente remunerati mentre
raccolgono fondi dai risparmiatori pagando interessi più bassi in quanto
impiegati in operazioni di durata inferiore ai 18 mesi.
Ciò significa che se per
qualsivoglia ragione i clienti della banca temessero un crac delle banche e
quindi rivolessero in massa i loro soldi depositati queste avrebbero i loro bei
grattacapi per mancanza di liquidità ( esse infatti impegnano denaro a lungo
termine ).
Nel momento in cui le banche
dovessero rispettare le regole previste dal Comitato di Basilea verrebbe
fortemente minata la redditività degli Istituti di Credito in quanto, onde
poter in qualsiasi momento indennizzare i clienti, dovrebbero azzerare
gl’impieghi di denaro a medio e lungo termine. Per il mondo bancario italiano
sarebbe il disastro e non è un caso che la BCE e la Banca d’Italia abbiano
mitigato i criteri severissimi definiti dal Comitato di Basilea 3 stabilendo
che in caso di crac possa considerarsi somma atta a risarcire i cittadini il
90% dei depositi aventi scadenze inferiori a un anno.
Certo, anche queste somme
fanno massa e aiutano a mantenere l’indice positivo ma in realtà non servono a
nulla poiché non costituiscono una riserva stabile appositamente stabilita per
far fronte a eventuali rimborsi di massa a clienti preoccupati del fallimento
della banca o del sistema. Si tratta solo di denaro utilizzato in un arco
temporale brevissimo e in quanto tale non conteggiabile come riserva.
BCE e Banca d’Italia tuttavia
e come già accennato, non possono fare diversamente anche perché le “ pance “ delle
banche ( oltre ai crediti “ marci “ ) sono pieni di Titoli di Stato a lungo
termine e se queste li vendessero per ricavare denaro sonante da riservare a
coprire le richieste in caso di default, oltre ad azzerare praticamente la
redditività delle banche lascerebbero lo Stato in braghe di tela, ovvero con
miliardi di debito e nessun finanziatore.
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