Ancora tratto da Vincenzo Imperatore nel suo libro intitolato “ Io vi accuso “, edito nel 2015 da chiarelettere un interessante
pezzo riguardante come la banca si comporta con un correntista che sia
giornalista o editore.
Ma lasciamo la parola all’autore
:
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.. In Italia i giornalisti rappresentano una fetta esigua della popolazione ma
per le banche, solo per il fatto che vengono associati spesso al potere, sono
il tipico cliente da «trattare con cura». Se c'è da scegliere tra buttare dalla
torre un piccolo imprenditore o un cronista di provincia la decisione è pressoché
scontata. Anche il motivo è altrettanto scontato: paura del rischio
reputazionale, paura che le malefatte del sistema del credito vengano fatte
emergere e gridate ai quattro venti grazie alla penna di un giornalista che si
schiera dalla parte del correntista. Mentre nel mondo anglosassone i cronisti
sono formati per diventare dei veri «cani da guardia» da scagliare alla bisogna
contro i soprusi dei potenti, le banche italiane preferiscono
l'addomesticamento del cagnolino da salotto. Ciò che ho appena detto verrà
negato in tutti i modi da ogni singolo manager del credito (e probabilmente
anche da quei giornalisti abituati ai trattamenti «speciali»).
Nessuno
avrebbe il coraggio di ammettere il “ corteggiamento “ diffuso nei confronti di
una stampa da rendere asservita, ma ho
le prove del contrario.
Molti
istituti tengono nel cassetto un codice di comportamento interno in cui è
riportato come rapportarsi con la clientela. Clientela rigorosamente suddivisa
per categorie. Il documento si chiama Manuale per l’erogazione del credito, nel
gergo bancario altrimenti detto “la Bibbia “ : il lasciapassare per i prestiti
al correntista. Vi sono situazioni in cui le restrizioni per le aziende e le
persone sono molto marcate, si parla addirittura di «declino del fido» per
«azienda di scarso interesse bancario» salvo però «eccezioni suggerite da
particolari ragioni di opportunità».
Inoltre,
devono essere declinati fidi ad «autorità locali (prefetti, sindaci eccetera)
per sollecitare interventi finanziari in favore di istituzioni locali o aziende
in difficoltà» o prestiti «per pagare imposte o tasse». Non si dica pertanto
che le banche vengono sempre incontro alle necessità dei correntisti o dello
Stato che, al contrario, deve essere sempre pronto a ripianare i loro debiti.
Musica assai diversa nel caso della stampa, per la quale esiste addirittura un
punto specifico titolato «fidi la cui concessione indipendentemente
dall'importo è di competenza della direzione
centrale». In questa sezione rientrano esclusivamente «amministratori,
direttori nonché membri degli organi di sorveglianza dell'istituto», cioè i
pezzi grossi dell'azienda oppure di altre «banche italiane in generale» ed
«esattorie» ma anche qualsiasi «giornalista e amministratore di giornale,
nonché aziende editrici di giornali, periodici, televisioni private». Quindi,
se un qualsiasi giornalista viene in banca anche solo per richiedere una
semplice carta di credito non c'è manager di rete che possa autorizzarla. Deve
passare tutto per la direzione centrale: attraverso gli uffici che devono
vagliare ogni minima richiesta soprattutto per «controllare», e quindi
imbonirsi, il giornalista. Definirlo trattamento di favore sembra addirittura
riduttivo. .. >>.
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