a ) Disturbi del sonno
Spesso il sonnambulismo si verifica durante il
primo terzo del principale episodio di sonno. In quest’occasione è tipico
alzarsi dal letto e muoversi nei dintorni per un tempo che può variare da pochi
minuti a mezz’ora. Chi ne va soggetto ha
un'espressione fissa, vuota e al mattino non ricorda alcunché.
Il
paziente può arrivare persino a uscire di casa, mettere in moto l’auto, andare
in bagno, conversare, mangiare o essere preso dal panico e tentare di sfuggire
pericoli immaginari. Se piccino può urinare in casa.
Quando un
sonnambulo dialoga con qualcuno si esprime poveramente, è difficile
risvegliarlo e quando accade rimane confuso per parecchio tempo.
E’
possibile che chi sia affetto da un tale disturbo cerchi di non rivelarlo agli
altri venendo così a soffrire di isolamento sociale o difficoltà lavorativa.
Rumori in casa, il bisogno di
svuotare la vescica, l’essere stressato, l’uso di alcol e sedativi nonché
l’aver semplicemente fame possono indurre il soggetto a un episodio
sonnambulico. Lo stesso poi può ferirsi o addirittura provare terrore, nel qual
caso può far male a terzi.
Negli adulti può essere associato
ad ansia e disturbi dell’umore e ne possono aumentare la frequenza febbre,
apnee, movimenti periodici idiopatici
degli arti ed emicranie. Spesso i maschi adulti possono avere episodi
sonnambulici violenti mentre è più facile che le donne mangino. Nei giovani il
fenomeno di solito scompare da sé. Può comunque capitare che la sintomatologia
riprenda più avanti e negli adulti segua un decorso cronico a fase altalenanti.
Per
Otto Fenichel, ( vedi bibliografia
), il sonnambulismo sarebbe una forma di : << .. Conversione
caratterizzata dalla sopraffazione dell’Io da parte di uno stimolo intenso ..
>>, che spinge a una : << ..
Sindrome arcaica di scarico. .. >>.
Più
precisamente realizzerebbe : << .. Uno scarico pantomimico della tensione
interna. .. >>. A volte però rappresenta : << .. Una fuga dal luogo
di tentazione .. >>, altre volte la : << .. Soddisfazione
potenziale d’impulsi inconsci .. >>, oppure il modo per trovare sicurezza
contro questi.
Chi soffre d’insonnia lamenta difficoltà ad addormentarsi e frequenti risvegli.
La causa del fenomeno è da ricercarsi in un condizionamento negativo riguardo
il sonno e in parte può essere dovuto a stress psicologico, mentale, medico e
sociale, in parte agli effetti diurni di una lieve perdita di sonno.
Può succedere dunque che un
episodio depressivo o una malattia inducano a una maggior fatica a riposarsi
che poi permarrebbe anche successivamente oppure che una probabile e normale
diminuzione del bisogno di dormire dovuta al procedere dell’età causi
un’ansietà tale da sviluppare una sorta d’incompatibilità con la camera da
letto, gli arredi e l’idea stessa di dormire. Capita così che il soggetto poi
s’addormenti in momenti meno adeguati o si trovi meglio in luoghi nuovi. Se la cosa
persiste ovviamente, lamenterà un minor benessere, una diminuzione della
capacità di concentrazione, maggiore affaticabilità e un peggioramento
dell’umore.
Spesso costui pensa di aver avuto
un sonno di durata minore di quanto sia realmente avvenuto e in genere non ha sonnolenza diurna.
Soventemente presenta una maggiore tensione muscolare, ha problemi digestivi, è
più introverso, è depresso e ha una maggiore reattività fisiologica allo
stress.
Un simile disturbo diventa più frequente con il crescere dell'età e fra
le donne. Gli adulti lamentano
difficoltà di addormentamento mentre gli anziani sono soggetti ad avere, sia
difficoltà riguardo il mantenimento del sonno, sia un precoce risveglio
mattutino.
Nell’ipersonnia viene accusata una tale sonnolenza d’aver difficoltà a
risvegliarsi e di giorno si diviene preda di frequenti sonnellini che, sebbene
durino anche un’ora o più, non risultano ristoratori. La persona che ne è
affetta dunque continua a sentirsi stanca ed è soggetta a repentini addormentamenti
che possono interferire con il normale svolgimento dell’attività ( calo di
memoria, efficienza, concentrazione ), nonché esporlo a rischi per la propria
incolumità e quella altrui.
Tra le cause di un simile
comportamento v’è una notevole apatia verso gli accadimenti che, se valutata
come noia o pigrizia, disturba notevolmente le relazioni sociali e familiari.
Spesso questo soggetto, per
ovviare alla stanchezza può abusare di stimolanti. Svegliandosi poi è confuso,
litigioso o atassico ( “ ubriaco da sonno “ ). La sonnolenza diurna persistente
inoltre può portare a comportamenti automatici ( usualmente di tipo routinario,
poco complessi) che il soggetto esegue con poca o nessuna memoria successiva.
Nella maggior parte dei casi il
decorso è cronico.
A volte l'insonnia e
l'ipersonnia sono sintomi di un qualche disturbo mentale e spesso il paziente è portato a concentrare l’attenzione
sull’alterazione della quantità e della qualità del proprio sonno fino a
reputarlo la vera causa del proprio malessere, cosa che tra l’altro è spesso
ritenuta preferibile all’essere consapevole di avere difficoltà mentali.
In realtà persone fortemente
ansiose hanno difficoltà ad addormentarsi e possono svegliarsi nel cuore della
notte in preda a forti inquietudini. Faticano a dormire pure coloro che
patiscono di depressione mentre chi soffre di attacchi di panico andrà incontro
a risvegli notturni poco piacevoli. Morfeo poi non dispensa favori neppure a
chi ha problemi di adattamento o soffre di una recrudescenza di schizofrenia.
L’ipersonnia d’altro canto è spesso visibile nel disturbo bipolare dell’umore e in particolar
modo quando insorge la fase depressiva mentre durante la fase maniacale sono
più frequenti le manifestazioni d’iposonnia. I giovani depressi hanno la
tendenza a essere dormiglioni, gli anziani insonni.
Coloro che se ne lamentano
accusano stanchezza, astenia; hanno tentato inutilmente di ovviare alla
mancanza di sonno coi farmaci e riposano meglio durante il giorno. Il disturbo
è più frequente nelle donne in quanto sono più ansiose e hanno maggiori sbalzi
d’umore.
Non sempre la cura farmacologica del disturbo mentale correlato
comporta la scomparsa dei sintomi relativi al cattivo sonno. I soggetti
bipolari del resto lamentano iposonnia e ipersonnia a seconda del tipo di
episodio in atto ( maniacale o depressivo ); agli psicotici la qualità del
sonno peggiora quando la malattia si acutizza e migliora non appena il quadro
clinico ritorni meno severo.
Nella narcolessia il paziente, che sicuramente vive quei momenti come poco
stimolanti, è colto da attacchi irresistibili di sonno che per altro accadono
in situazioni inappropriate ( alla guida dell’auto a esempio ). Questi episodi,
che comunque la persona cerca di scacciare, possono durare fino a un’ora e nel mentre la persona sogna.
Soventemente, in seguito a rabbia, sorpresa, riso, si può sviluppare
cataplessia, ovvero la perdita del tono muscolare. In queste situazioni i
soggetti possono arrivare a lasciarsi
sfuggire le cose dalle mani e cadere sulle ginocchia piegate. Il fenomeno può
durare da pochi secondi a mezz’ora, si rimane coscienti di quanto accade e
termina con il ritorno al recupero pieno delle proprie forze e abilità fisiche.
Raramente la persona si addormenta.
Nel 20-40% dei casi i soggetti
narcolettici, subito prima di addormentarsi, avvertono anche una attività
immaginativa o uditiva simile al sogno (allucinazioni ipnagogiche) o appena
dopo il risveglio (allucinazioni ipnopompiche). Queste visioni che possono
avere contenuti piuttosto preoccupanti e per altro interessano anche individui
senza la patologia in questione, hanno relazione con l’ambiente.
Fino al 50% di questi pazienti
lamentano l’avvenimento di una specie di paralisi durante il sonno, ovvero
incapacità di muoversi, parlare o respirare allorquando dormono. In realtà
anche individui non affetti da questo disturbo possono accusarlo e non è vero
che la respirazione sia bloccata tuttavia può accadere che la persona abbia
avuto allucinazioni senza potersi muovere (
paralisi del sonno ) e, sebbene un episodio del genere non duri più di
pochi minuti, l’esperienza è tutt’altro che piacevole. Spesso il paziente
narcolettico soffre di disturbi dell’umore quali ansia e depressione e per sua
sfortuna il decorso del disturbo è piuttosto stabile.
Alcool, sedativi, febbre e la
deprivazione del sonno incrementano gli episodi che per altro possono
presentare aspetti di sonnambulismo. E’ frequente in coloro a cui sia stato
diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress oppure d'ansia, in persone
schizoidi e borderline.
II terrore nel sonno comincia
durante il sonno profondo REM ed ha più probabilità di verificarsi nel primo
terzo della notte. L'inizio è preannunciato da un'attività EEG molto ampia, da
un aumento del tono muscolare e da un incremento del ritmo cardiaco, spesso al di sopra dei 120 battiti al minuto.
Nei bambini questo problema si risolve spontaneamente durante
l'adolescenza. Negli adulti spesso segue un decorso cronico.
L’incubo in sé è caratterizzato da una sequenza di
avvenimenti molto elaborati che causano
ansia e terrore. Spesso terminano con una sensazione di pericolo imminente
oppure può riguardare una debolezza sentita come molto frustrante. Esperienze
traumatiche poi possono replicare il pericolo o la situazione terrificante
originaria ma spesso i sogni angoscianti non hanno come oggetto eventi reali.
Gli incubi si verificano con maggiore probabilità nella seconda metà della
notte e, in caso di disturbo post-traumatico da stress, è possibile che mentre
avvengano il soggetto parli, strilli o dia pugni. Comunque sia, la persona che
ne soffre manifesta al risveglio iperreattività del sistema nervoso autonomo (
per es., sudorazione, tachicardia e tachipnea, ovvero aumento della frequenza
degli atti respiratori ). A differenza di quando si è terrorizzati poi, chi è
oggetto d’incubi e si ridesta diventa rapidamente vigile anche se ansioso o
impaurito e ricorda benissimo il sogno.
Se gl’incubi sono troppo
frequenti l’individuo evita di dormire e di giorno avrà sonnolenza, depressione
o ansia e poca concentrazione.
Le femmine sono più soggette a
questo tipo di disturbo che comunque ricorre frequentemente in bambini esposti
a gravi fattori di stress psicosociale. Nella maggior parte dei casi cessano in
età adulta ma a volte diventano cronici.
Nella sindrome delle gambe
senza riposo vi è
l’irresistibile desiderio di muovere le gambe o le braccia accompagnato da
irrequietudine, preoccupazione, bruciore e prurito che sono attenuati
momentaneamente col movimento. Se il
fenomeno si verifica appena prima del sonno può ritardarlo, oppure, se il
soggetto dorme, può risvegliarsi. Ne conseguirà stanchezza e sonnolenza diurna.
Le cause
sono sconosciute anche se il disturbo è più frequente in individui anemici o
con insufficienza renale, artrite reumatoide, malattia vascolare periferica o
la disfunzione del nervo periferico.
Il
disturbo colpisce uomini e donne in eguali percentuali, ha decorso stabile o
peggiorativo ed è più facile che mieta nuove vittime con l’aumento dell’età
della popolazione. E’ poi più probabile
che colpisca persone con familiari già sensibili alla patologia.
A
differenza della sindrome delle gambe senza riposo chi ha crampi notturni alle gambe non ha desiderio di muoverle e non
presenta le ripetute scosse di piccola ampiezza che inducono ad agitarle,
tipico dei movimenti idiopatici degli arti. Chi ne soffre del resto e questo
capita abbastanza comunemente in chi è
interessato dalla sindrome delle gambe senza riposo, non ne è consapevole anche
se poi lamenta insonnia a causa dei frequenti risvegli e stanchezza diurna.
La sindrome apnoica ostruttiva
del sonno è la
forma più comune di Disturbo del Sonno Correlato alla Respirazione e durante il
sonno è caratterizzata da ripetuti episodi di ostruzione delle vie aeree
superiori (apnea e ipopnea).
Di solito
compare in soggetti sovrappeso e si verifica con russamenti pesanti o brevi
respiri affannosi che si alternano ad episodi di cessazione del respiro a causa
della completa ostruzione della via aerea.
Il
russare solitamente è abbastanza forte da disturbare il sonno delle persone che coabitano. La cessazione del respiro, che
a volte può durare per 60-90 secondi e associarsi a cianosi, può pure
preoccupare i compagni di letto. La fine dell’episodio di apnea può essere
associata a pesanti russamenti "resuscitativi", respiri affannosi,
gemiti, borbottii o movimenti di tutto il corpo.
La
maggior parte dei soggetti affetti non è consapevole di russare pesantemente,
di respirare con difficoltà e svegliarsi frequentemente.
Alcuni
soggetti non sofferenti di apnee possono comunque dimostrare risvegli associati
con aumentata resistenza delle vie aeree. Questi soggetti hanno molte
caratteristiche cliniche in comune con la sindrome apnoica ostruttiva del
sonno.
La sindrome apnoica centrale
del sonno è
caratterizzata da episodi di cessazione della ventilazione durante il sonno
(apnea e ipopnea) senza ostruzione delle vie aeree. La causa di ciò è da
individuarsi con la non continuità dei movimenti respiratori della parete
toracica e dell'addome e sono più comuni fra gli anziani con patologie cardiache
o neurologiche che interessano la regolazione della ventilazione. I soggetti
lamentano insonnia per ripetuti risvegli, che essi possono associare a difficoltà respiratorie. Può
inoltre presentare un lieve russamento.
La sindrome ipoventilatoria alveolare
centrale è
caratterizzata da una compromissione del controllo della ventilazione che
comporta dei livelli di ossigeno arterioso anormalmente bassi e che peggiorano
ulteriormente nel sonno. I polmoni dei soggetti con questo disturbo hanno
normali proprietà meccaniche, ricorrono in soggetti notevolmente sovrappeso e
il fenomeno può essere associato a sintomi sia di eccessiva sonnolenza che di
insonnia.
II
soggetto con Disturbo del Sonno Correlato alla Respirazione può lamentare di
notte una sgradevole sensazione notturna, un senso di soffocamento o un'ansia
intensa concomitante ai fenomeni di apnea o di ipoventilazione. I movimenti del
corpo associati alle difficoltà respiratorie possono essere violenti e il
paziente non si sente riposato al risveglio. E’ comune la secchezza delle fauci
e un’abbondante voglia di urinare durante la notte o al risveglio al mattino.
I
pazienti possono lamentare cefalee "sorde", turbe della memoria,
difficoltà di concentrazione, irritabilità, depressione ansia, panico e
demenza.
L'eccessiva
sonnolenza diurna può procurare lesioni (per es. addormentamento alla guida di
un veicolo) e può anche provocare gravi menomazioni lavorative e sociali che
possono portare alla perdita del lavoro, a problemi coniugali e familiari e a
compromissione delle prestazioni scolastiche.
Nei
bambini più piccoli i segni e i sintomi sono
più subdoli e la diagnosi è più difficile da porre. A differenza degli
adulti potrebbe non russare, dovrebbe avere risvegli agitati e posture insolite
nel sonno, come dormire sulle mani e sulle ginocchia. Anche l'enuresi notturna
è comune e dovrebbe destare il sospetto di sindrome apnoica ostruttiva del
sonno se si verifica in un bambino che di notte era precedentemente asciutto.
Altre
manifestazioni del disturbo sono l'abitudine a respirare di giorno con la
bocca, la difficoltà a deglutire e un'articolazione povera del linguaggio. Nei
bambini di età inferiore ai 5 anni i sintomi più frequenti sono le apnee
notturne o il relativo respiro affannoso. I bambini che hanno più di 5 anni si
preoccupano maggiormente di sintomi diurni quali la sonnolenza, i problemi
comportamentali, la difficoltà di attenzione e di apprendimento e le cefalee al
mattino. All'esame fisico si possono osservare pectus escavatum e costola
convessa. Se si associa all'ingrossamento adenoto (la causa più comune di apnea
ostruttiva del sonno nei bambini), può essere osservata la tipica “facies
adenoidea", caratterizzata da una espressione spenta, edema periorbitale e
respirazione attraverso la bocca.
Nel
disturbo del Ritmo Circadiano del Sonno i soggetti si lamentano di insonnia in certi momenti del giorno e di
eccessiva sonnolenza in altri. Vi è dunque uno squilibrio tra il ciclo
sonno-veglia richiesto dall'ambiente in cui la persona vive e il suo
particolare ritmo circadiano sonno-veglia ( Tipo a Fase del Sonno Ritardata ). E’ più frequente in
persone schizoidi, evitanti e depressi. Il disturbo non è causato dall’abuso di
farmaci o dall’assunzione di sostanze e solo in certi casi i sintomi sono gravi
( tipo l’addormentarsi in auto mentre si guida, ). Se svegliati prima dell'ora
prestabilita dal sistema circadiano di regolazione del sonno i soggetti possono
dimostrare "ubriachezza da sonno", ovvero difficoltà di risveglio,
confusione e comportamento inappropriato). Anche la qualità delle prestazioni
spesso segue un andamento ritardato, con un picco di efficienza che si
manifesta nelle tarde ore della sera.
Oltre al Tipo a Fase del Sonno
Ritardata si ricorda il Tipo da Salto di Fusi
Orari, in cui la gravità dello squilibrio è proporzionale al numero di fusi orari
attraversati viaggiando, con un massimo di difficoltà osservato dopo aver
percorso otto o più fusi orari in meno di 24 ore. Per la maggior parte dei
soggetti è tipicamente più difficile tollerare di viaggiare verso est
(anticipando le ore di sonno-veglia) che verso ovest ( posticipando le ore di
sonno-veglia ). Può essere più comune in soggetti mattinieri ("allodole
mattutine") e può determinare scarsa concentrazione, diminuzione della
memoria, compromissione della coordinazione, debolezza, sensazione di testa
vuota, cefalea, stanchezza, malessere, ridotto appetito ed indigestione. Può
inoltre dar luogo a episodi maniacali- depressivi o psicotici.
Anche il Tipo da Turno Lavorativo è da
considerarsi un Disturbo del Ritmo Circadiano del Sonno, ed è generato dai
programmi di turni notturni (con un ritorno a programmi diurni nei giorni
liberi) che impediscono qualunque adattamento stabile del ritmo circadiano. Il
problema poi è pure esacerbato da un tempo di sonno insufficiente, dalle richieste
sociali e familiari e dai rumori ambientali (per es., telefono, traffico
urbano) durante i periodi programmati per dormire.
Può essere più comune in soggetti "mattinieri", e può dar luogo
a episodi maniacali-depressivi o psicotici. Il lavoro a turno è un fattore di
rischio per gli incidenti correlati alla sonnolenza sul lavoro e alla guida di
veicoli.
Il "Tipo a Fase del Sonno Anticipata" lamenta un'incapacità a rimanere sveglio
la sera, e risvegli spontanei nelle prime ore del mattino.
Il ritmo sonno-veglia
diverso dalle 24 ore è stato descritto essenzialmente nei soggetti non vedenti, in modo
particolare in quelli che non hanno percezione della luce. Il sonnellino e
l'insonnia che ricorre regolarmente si manifestano quando i ritmi circadiani
endogeni del soggetto (che sono lievemente più lunghi di 24 ore) sono fuori
fase con il ciclo luce- oscurità rispetto alle ore sonno-veglia socialmente
adeguate.
Soggetti con un disturbo del ritmo circadiano del sonno possono avere una
storia di consumo di alcol, sedativi o
stimolanti conseguente ai tentativi di controllare i loro schemi sonno-veglia.
L'uso di queste sostanze può a sua volta esacerbare un Disturbo del Ritmo
Circadiano del Sonno.
Disturbi
del Sonno possono essere dovuti a una qualche condizione medica giustificata dall’osservazione di un nesso temporale tra lo
sviluppo della malattia e l’alterazione del sonno.
Nel disturbo del
sonno indotto da sostanze vi sono stati di
intossicazione o astinenza che possono verificarsi fino a 4 settimane dopo la
cessazione del loro uso. Di solito però è osservato entro alcuni giorni di
astinenza. Le sostanze più comuni che possono intossicare il fisico in tal
senso sono : alcool, amfetamine e stimolanti correlati, cocaina, oppiacei e sedativi, ipnotici e ansiolitici.
b ) Riferimenti bibliografici
American Psychiatric Association,
DSM IV, Milano 2002, Masson S.p.A.
Otto Fenichel, Trattato
di psicoanalisi, Roma 1951, Casa Editrice Astrolabio.
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