Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

domenica 15 ottobre 2017

Sul sonno : prima parte. Chi dorme non piglia pesci


.. In realtà me ne sono ricordata mentre stavo per addormentarmi. Ma ormai era troppo tardi. Mi sembrava di sentire la voce di nonna Luci : “ .. Quando Morfeo arriva non devi resistergli .. “. E chi meglio di me non vuole essere sconfitta subito?

  Da : "AMORE 14 "  di  FEDERICO MOCCIA

a ) Modalità di riposo


Il riposo comporta un allentamento della tensione che si può ottenere allontanandosi dal contesto, distraendosi mentalmente o rilassando la posizione. Quest’ultima è indubbiamente la più importante delle condizioni accennate in quanto lo stare in piedi è più defatigante dello stare a quattro zampe degli animali ma ciò nonostante, se non si è soli, bisogna, o graduare l’entità dello “ sbragamento “ in modo da non offendere i presenti, o, se il bisogno di riposo è impellente, chiedere il permesso di allontanarsi o comunque comportarsi in un modo che non dia adito a riprovazione. Possono esimersi dal mostrare simili attenzioni solo coloro a cui sia riconosciuta una posizione dominante e dai quali quindi non ci si aspetti particolari riguardi, oppure da amici intimi e parenti in momenti informali, come lo può essere lo stare entro le proprie mura domestiche.
Ovviamente il come si cerchi di distendersi dipende dalle circostanze e, spesso, dagli “ ausili “ che si hanno a portata di mano.
La vicinanza di un muro, di un albero o comunque di una qualsiasi superficie dura può, a esempio, consentirci di appoggiarvisi, cosa che permette una qualche decontrazione dei muscoli delle gambe, della schiena e del collo. Stesso risultato anche se circoscritto a livello delle braccia, si può raggiungere mettendo le mani in tasca oppure rilasciando gli avambracci su una qualche superficie.
Pure i muscoli del collo possono provare sollievo allorquando il capo sia rilasciato sopra una superficie dura, oppure sull’avambraccio o sulle mani.
Potendosi sedere invece ci sentiremo così bene da volervi rimanere a lungo e questo in quanto, visto che buona parte della muscolatura viene a poggiare su una superficie di sostegno,  ci si può  distendere.
Ancor meglio poi staremo sdraiandoci a terra, cosa che ci consentirà un rilassamento pressoché completo anche se in verità la cosa è possibile solo se il suolo, quando non si usi il pavimento di casa, sia asciutto, abbia una conformazione pianeggiante e sia preferibilmente inerbito o sabbioso. Se non lo si fa da soli è d’obbligo essere con amici bendisposti a stare all’aria aperta e a prediligere un comportamento informale. In questo caso del resto, a meno che i presenti non decidano di farsi una pennichella, è normale stare coricati sulla pancia con la testa poggiata sulle braccia oppure girati di fianco con una mano che sorregge la testa, in modo da poter partecipare alla discussione del gruppo.
Un modo di riposo particolare è quella adottata da alcune tribù africane e che consta nello stare verticali su una gamba sola mentre l’altra è ripiegata all’interno, come nel caso delle cicogne.
Un’altra forma di pausa è quel tipo di genuflessione che non si fa per devozione e sottomissione alla divinità o all’autorità. E’ il caso di quando si posa a terra un ginocchio in seguito a una caduta, cosa che si fa per riprendersi un pochino. Può capitare invece che tutte e due le ginocchia siano a terra e la cosa, che indica spossatezza, può insorgere  dopo una corsa durissima ma può pure succedere di rimanere a quattro zampe, segno di totale fiaccamento.
Lo stare accovacciati sulle ginocchia con il sedere poggiato sulla parte posteriore delle gambe piegate è un altro modo per prendere un poco di sollievo. Nel caso però che il sedere non tocchi terra e si faccia ricadere il peso del corpo sulle punte dei piedi, cosa che è comune in certe tribù africane, il benessere che se ne può trarre è quasi inesistente mentre va un po’ meglio se il peso del corpo poggia su tutta la pianta dei piedi.
Molto più comoda è la posizione accovacciata in cui le natiche toccano terra e sostengono il corpo ma anche quella dove le gambe sono completamente ripiegate a terra e il peso del corpo è comunque concentrato sulle natiche non scherza.
La posizione del fior di loto “ invece non è affatto facile da farsi, tant’è vero che la sua esecuzione si perfeziona solo dopo parecchio tempo che si pratica yoga.
Altra modalità rilassante è lo stare seduti con le gambe raggomitolate di fianco. E’ una posizione preferita soprattutto dalle donne ed è adottata in situazioni informali come l’essere in spiaggia, sull’erba, sul divano o nel letto.
Può pure accadere che in una riunione un membro si addormenti. Una simile eventualità non è ammessa, sia sul lavoro, sia a scuola, dove ci si aspetta che tutti diano il massimo mentre in occasioni meno impegnative, ovvero fra parenti, a teatro o in una conferenza, è abbastanza tollerata. Certo, può dar adito a battute o risolini ma sino a quando la persona non si metta a russare o non rischi di fare del male a se stesso o agli altri è difficile che venga svegliato.
Un’altra importante forma di riposo è data dagli intervalli, che sostanzialmente constano in un cambiamento di ruolo di varia durata dove ci si ritaglia un momento in cui non si è alla mercé di capireparti arroganti, impiegati più o meno educati e routine esasperanti ma persone che per qualche tempo sfuggono il destino di subalterni e diventano protagonisti. Sia che lo si faccia per prendersi una pausa caffè, sia che si voglia essere al centro dell’attenzione, il nodo centrale della questione sta nel fatto che v’è un naturale bisogno interiore di farsi valere, di far capire che non si è solo un numero ma si ha una personalità ricca e mal valutata. Ovvio che pensandola così si cerchi di far  conoscere la propria vera natura organizzando magari viaggi fantastici, cercando di fare di un hobby una vera e propria professione, volendo diventare i caporioni del proprio gruppo oppure rivoluzionari o indimenticabili amanti.
Non è detto quindi che si tratti di un vero e proprio riposo in quanto il cercare di fare capire le proprie virtù nascoste può costare molta energia a fronte di risultati non proprio eclatanti ma è un qualcosa che sino a quando si riscontra una qualche soddisfazione fa sentire meglio e quindi dà sollievo.

b ) Il sonno vero e proprio


L’unica vera forma di distensione che l’uomo conosca è un buon periodo di sonno, grazie al quale può far riposare il cervello e rilassare il corpo. Non è un caso che una sua lunga deprivazione conduca rapidamente a un precoce invecchiamento. Durante il giorno infatti accumuliamo migliaia d’informazioni che ci colpiscono emotivamente con il loro carico di contraddizioni o conflittualità, accentuando così insicurezze e preoccupazioni.
Funzione del sonno è una sorta di schedatura ed elaborazione di questi dati nonché una specie di riordino della mente sulla base della tensione emozionale dei ricordi. Da qui i sogni che evidenziano, con cadenza regolare, gli avvenimenti che ci hanno maggiormente colpito durante la giornata
In genere si dorme un numero di ore che è tanto maggiore quanto minore è l’età dell’individuo, con una media di 16 ore nei primi 3 giorni di vita sino a circa 6 ore più alcuni sonnellini diurni nelle persone anziane. I bimbi, che come si è appena detto risultano essere molto più dormiglioni degli adulti, hanno comunque forti variazioni individuali, così come del resto le hanno gli uomini “ fatti “.
La ragione di un simile dislivello fra i bisogni di riposo dei bimbi e degli adulti va probabilmente cercata nel fatto che i bimbi durante il giorno incamerano una quantità di dati immensa che devono in qualche modo riordinare e assimilare mentre gli anziani recepiscono meno informazioni nuove e quindi necessitano di un tempo minore per metabolizzarle.
I neonati poi fanno parecchi sonnellini diurni ma a poco a poco diminuiscono il sonno diurno a vantaggio di quello notturno. Sembra poi che in età prescolare i bimbi più intelligenti siano quelli che dormono sino a tardi e questo in quanto lo sforzo prolungato li stanca maggiormente. Con l’età adulta  invece pare non sia più possibile evidenziare nessi fra intelligenza e sonno.
A uomini e donne in buona salute occorrono mediamente venti minuti per addormentarsi, senza contare che in alcuni esperimenti si è scoperto che un adulto ha dai 40 ai 70 cambiamenti di posizione, il cui scopo è di evitare che si formino crampi o comunque dolori articolari vari.
Desmond Morris ( vedi bibliografia ), parla di sonno dislocato : sembra infatti che ci accada come a quegli uccelli che davanti a situazioni sentite come molto pericolose infilano il capo sotto l’ala. Non si spiega altrimenti il fatto che diversi soldati abbiano riferito episodi, accaduti poco prima di partire per missioni, in cui provavano un senso di stanchezza che comunque scompariva non appena cominciava l’azione.
Queste e testimonianze raccolte da vari specialisti fanno concludere che allorquando l’uomo sia sottoposto a forte stress possa sentirsi così affaticato da eseguire malamente i propri compiti. << .. Forse è per questo che, quando una cosa ci annoia o ci infastidisce, diciamo che ne siamo «stanchi». .. >>.

c ) I sogni


In media sognamo ogni 90 minuti e in questi periodi gli occhi hanno bruschi movimenti sotto le palpebre chiuse. Le onde emanate dal cervello poi sono simili a quando si è svegli, il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna sono irregolari come se stessimo avendo forti emozioni e consumiamo più ossigeno come se stessimo per agire. Per contro il tono muscolare diventa più basso ed è più difficile svegliarsi. Questa particolare condizione, dove si stabiliscono alcune condizioni fisiologiche affini all’azione e altre da cui se ne è lontanissimi e quindi non si è assolutamente coscienti di quanto accade, è detto “ sonno paradossale “. Se ci si sveglia in questa fase si ricorda benissimo il sogno fatto, se ci si desta poco dopo ne rammentiamo alcuni pezzi altrimenti non ne riteniamo alcun particolare e crediamo di non aver sognato. In realtà quest’ultimo caso succede quando ci si sveglia naturalmente mentre è quando qualcosa ci desta improvvisamente e interrompe il sogno che lo ricordiamo meglio.
Altra questione : il sogno non si forma di botto ma si sviluppa e termina nell’arco di tempo in cui avvengono le condizioni fisiologiche del suo essere.
A quanto pare durante il sogno muoviamo tantissimo gli occhi. In questo lasso di tempo, che viene chiamato fase REM ( Rapid eyes movement), è come se l’occhio seguisse le scene del sogno che viene vissuto come reale.

d ) Riferimenti bibliografici


Giuseppe Maffeis, Guida pratica – Il linguaggio del corpo, Milano 2011, Edizioni Riza S. p. A.
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, La scimmia nuda, Milano XV Edizione Tascabili Bompiani 2002, RCS Libri S.p.A.



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