a ) La barba : indice di maturità sessuale
Negli uomini la barba comincia a crescere con la pubertà e
la sua “ esuberanza “ è direttamente proporzionale alla produzione nel soggetto
di testosterone. Nelle femmine
solitamente si forma una peluria distinguibile solo da vicino ma nei maschi è
tutt’altra musica. Mentre i Pease ( vedi bibliografia ), ricordano che l’uomo è l’unico primate a cui in faccia crescano peli più
lunghi che nel resto del corpo, Desmond Morris ( vedi bibliografia ),
col suo amore quasi maniacale per i dettagli riferisce che nell’uomo essa
cresce di circa mezzo millimetro al giorno, ovvero quasi 30 centimetri ogni 2
anni. Ricorda poi che il record mondiale di lunghezza per una barba supera i
5,30 metri mentre l’apertura massima registrata per i baffi è di 2,6 metri.
Nessun altro animale può vantare un simile primato e ciò
significa, visto che gli uomini primitivi avevano un’aspettativa di vita pari a
circa 20 anni e tenuto conto che le difficili condizioni di vita nonché di
nutrizione dovevano avere effetti negativi sul suo “ rigoglio “, dovevano
comunque trascinare un agglomerato di peli lungo oltre un metro, ovvero un
qualcosa che sovente era più alto di loro e che se non avessero in qualche modo
accorciato avrebbe finito per farli inciampare o per incastrarsi fra i cespugli
o i rami più bassi degli alberi.
Una simile appendice inoltre, sommata ai capelli che anche
allora probabilmente raggiungevano estensioni pari a quasi un metro, doveva
caratterizzarci come animali alquanto bizzarri anche se sicuramente imponenti e
quindi autorevoli. Fatto questo che, a titolo consolatorio, più era pronunciato
più poteva contribuire a salvarci la pelle e a farci guadagnare l’ammirazione
femminile.
Sembra del resto ormai relegata in cantina l’ipotesi che
la barba servisse ai maschi quale sorta di sciarpa
naturale a protezione della gola. Vero è che, in quanto cacciatori, erano
più esposti delle femmine alle intemperie ma anche in questo caso una bella
pelliccia avrebbe risolto definitivamente il problema, tant’è vero che, cita
Morris, gli eschimesi, che sono gli uomini meglio attrezzati per sopportare il
freddo, hanno cuscinetti di grasso e pochi peli al posto di una barba
rigogliosa.
E’ più probabile invece ch’essa in sé non sia che uno dei
corollari dell’avvenuta maturità sessuale. Alle femmine s’ingrossano fianchi,
monte di venere, seni e deretano, ai maschi si sviluppano muscoli, pene e
barba.
Ne consegue dunque che una giovane che veda un soggetto le cui guance e il mento
stiano per essere sopraffatte dai peli può supporre che l’individuo sia pronto
per la copula.
b ) La barba quale segno di mascolinità
La faccia d’altronde è la sede di numerose ghiandole
odorifere i cui effluvi, che sono graditi dalle donne, sono trattenuti più a
lungo da chi ha una barba fluente. Non è un caso che durante l’adolescenza i
giovani più attraenti perché interessati da una più grande attività ormonale
che ne accentua i tratti virili, conoscano pure una iperproduzione delle
ghiandole sebacee e soffrano delle eruzioni acneiche più gravi.
La visibilità della barba poi, che appare più fitta dei
capelli e i cui peli sono di diametro maggiore, accentua il tratto aggressivo
della mascella sporgente e questo, visto che i maschi hanno le mascelle già di
per sé più massicce e il mento più sporgente delle femmine, dà loro un aspetto
più imperioso anche quando sono distesi.
Nessun’altra specie animale può vantare un mento così
esposto in avanti quando il soggetto è in collera e ritratto quando remissivo.
Se una femmina avesse simili caratteri, e a volte succede, la considereremmo
pericolosa mentre le donne tenderebbero
a giudicare i maschi meno dotati in questo senso come dei rammolliti. Questo
nonostante che nessuno studio provi che le mascelle prominenti indichino che
l’individuo sia un “ duro “. Si tratta di un nostro modo di reagire inconscio
alla vista di atavici segnali associati alla bellicosità.
c ) La barba segno di status, potenza e saggezza
Il ruolo della barba tuttavia non si esaurisce qui. Molti
milioni di anni fa, quando non avevamo l’ausilio della tecnologia, il soggetto più forte e abile aveva la
meglio. Era dunque più longevo e la barba aveva tutto il tempo di allungarsi.
Era ovvio che costui, avendo tali caratteristiche, divenisse il leader del suo
gruppo ed essendo il soggetto più forte poteva probabilmente avere tutte le
femmine che voleva visto che altrimenti i rivali sarebbero stati uccisi o messi
al bando. Del resto dal punto di vista femminile la cosa non costituiva una
umiliazione : la fortunata che fosse riuscita a legarlo a sé avrebbe potuto
sperare di godere di una protezione e di uno status invidiabili, condizione che
giustamente lo faceva ritenere il partito ideale.
Date simili premesse non ci si deve sorprendere se ai
tempi dei tempi la barba era considerata il simbolo virile di forza maschia.
Morris ( vedi bibliografia ), ricorda che perderla era considerata una
disgrazia e di solito i vinti, i prigionieri e gli schiavi venivano puniti appunto
con la rasatura. Gli uomini giuravano sulla loro barba ch’era considerata sacra
e persino Dio era raffigurato con la sua
bella e lunga lana. I Faraoni facevano lo stesso anche se le loro erano finte e
così pure la regina egiziana Hatshepsut ne ostentava una quale segno della sua
potenza. Antiche Dee erano raffigurate barbute in modo da attribuire loro
maggiore importanza e lo fu anche una delle prime Martiri Cristiane. A poco a
poco però le signore dal viso peloso finirono sempre più spesso come attrazioni
nei circhi e quando l’interesse del pubblico per i mostri umani declinò,
dovettero normalizzare il proprio aspetto per essere accettate socialmente e
trovare altre fonti di guadagno. Non gli restò quindi che eliminare i peli in
eccesso.
D’altronde pare che la pelle delle altre parti del loro
corpo fosse liscia e bella come quella delle donne normali e che, secondo
Morris, il fenomeno genetico che produce il pelo facciale sia altamente
specifico.
Comunque sia, per mostrare l’alto status e la saggezza
mascolina i sovrani
delle antiche civiltà come la Persia, i Sumeri, l’Assiria e la Babilonia dedicavano
molto tempo alla sua cura, giungendo persino a spruzzarla di polvere d’oro e a
decorarla con fili d’oro.
d ) Le ragioni del radersi
Parrebbe
strano dopo tutto ciò che si è detto riguardo la sua qualità di attributo
maschile, parlare di tagliarla ma questo uso col tempo ha avuto il sopravvento,
soprattutto in Occidente. Sicuramente la si sfoltiva e rimpiccioliva da sempre,
altrimenti avrebbe costituito un intralcio durante le normali vicende di caccia
o di guerra ma è risaputo che sacerdoti o devoti avevano preso a tagliarla per
offrirla a Dio quale segno di umiltà e sottomissione.
In
un momento successivo, quando le comunità stanziali cominciarono a ingrandirsi fino a costituire dei veri e
propri agglomerati urbani si ebbe la possibilità di avere un maggior numero di
armati, che del resto necessitavano di un comportamento uniforme e capacità di
disporsi in maniera coordinata. In questo quadro di razionalizzazione operato
al fine di aumentare l’efficienza dell’esercito non sfuggì neppure la cura
dell’aspetto e quindi anche il taglio della barba, che sembra sia stato fatto
applicare su larga scala in Grecia, Roma e da Alessandro Magno.
La
barba lunga infatti poteva essere sfruttata dal nemico per neutralizzare più
facilmente l’avversario. Senza contare che in essa s’annidavano parassiti
fastidiosi, quando non debilitanti, che potevano facilmente migrare in quelle
dei vicini e infestare così interi reparti. A sentir sempre il buon vecchio
Morris pare addirittura che i romani si sbarbassero per distinguersi dai
barbari, ch’erano barbuti.
Un’altra
ragione che con l’evolversi della società potrebbe forse aver contribuito
all’espansione della sbarbatura può andare ricercato nel parallelo con i
primati che, pulendosi reciprocamente il pelo, rafforzano i legami con gli
altri membri della comunità. Non è un caso che prima dell’avvento dei rasoi di
sicurezza e poi di quelli elettrici il clima piacevole che s’instaurava tra
barbieri e clienti abbia sicuramente migliorato l’umore delle giornate di molti
e che questi quindi, non aspettassero che di rinnovare al più presto
l’operazione.
Parallelamente
a questa esperienza, probabilmente tipica di una età più avanzata dove l’evoluzione
tecnica e sociale aveva portato alla crescita sempre più marcata di frange
sociali più variegate, ricche e
sensibili alle gioie della vita, lo sbarbarsi venne preferito anche per altre
ragioni.
Accanto
agli uomini tutti di un pezzo infatti, dediti alla guerra e alla caccia e che
mostravano orgogliosi la barba lunga in
quanto indicava la loro carica mascolina, ricchi commercianti, artigiani e a
poco a poco cultori politici e delle arti liberali dovettero preferire radersi
come segno distintivo di un nuovo genere di elite, più raffinata, igienista e
quindi anche più curata nel corpo.
Accadeva
così che, come l’aumentata vita sociale in molti casi portava a considerare “
bon ton “ il fatto che le donne neutralizzassero i propri forti odori sessuali,
un certo tipo di maschietti convennero che fosse di buon gusto il non avere
davanti al viso una fitta peluria sporca di cibo e di altro. Così facendo poi
diventavano nettamente visibili i segnali trasmessi dalla bocca e le pur
sottili sfumature d’espressione facciale, che nel genere umano sono più
numerose che in qualsiasi altra specie animale. Oltre che a farli parere
maggiormente comunicativi del resto, cosa nettamente più importante in un
contesto sociale più complesso e quindi successivo a quello dove erano
considerate le sole virtù guerresche, i contatti intimi con un uomo privo di
peli facciali tipo carezze e baci davano a entrambi i partner sensazioni più piacevoli.
La
rasatura poi implicava che la persona godesse di buone risorse e di un certo
status dato che aveva tempo e denaro da dedicare alla cura del proprio corpo.
In alcuni casi poteva trattarsi addirittura di un tratto distintivo della
tribù rispetto a quelle rivali che
mantenevano invece tradizioni più “ pelose “.
Senza
contare che lo sbarbarsi significa bloccare, come sostiene Morris ( vedi
bibliografia ) i propri : << ..
Segnali mascolini di minacciosa autoaffermazione. .. >>. Il volto raso
infatti ricorda maggiormente il volto di un bambino e stimola negli altri
maschi sentimenti paterni piuttosto che
aggressivi. Potrebbe quindi essere preferito da personalità schive o sottomesse
che, istintivamente, vogliano indicare ai leader che non hanno a che fare con
potenziali rivali ma con rispettosi servitori.
In società più democratiche e quindi più vicine a noi ciò
potrebbe significare che chi si rasa voglia annacquare l’impulso a primeggiare
a vantaggio della cooperazione.
Anna Guglielmi d’altro canto ( vedi bibliografia ),
fornisce spunti per una diversa considerazione. Secondo il suo punto di vista
infatti persone introverse e insicure potrebbero lasciarsi crescere la barba
proprio in quanto essa può, sino a un certo punto, nascondere espressioni
emotive che minino l’immagine positiva che l’individuo voglia darsi.
e ) La barba e le mode
Si
è sin qua detto che la barba, quale segno di virilità maschile è sempre stata
tenuta in gran considerazione e i soggetti più barbuti spesso erano a capo
della comunità. Accanto al suo culto tuttavia e indipendentemente dal fatto che
schiavi, prigionieri e servitori fossero obbligati a sbarbarsi, si sviluppò a
poco a poco il gusto per il volto
rasato. In parte ciò fu dovuto dal propagarsi nella società civile di abitudini
maturate in ambito militare, in parte in ambienti sociali più raffinati, ricchi
ed edonisti e comunque non in concorrenza con il potere civile e militare.
A
volte il propendere o meno per un mento glabro fu dettato dal seguire la
preferenza dei sovrani, o comunque da figure carismatiche. In altri casi gruppi
antagonisti, con la eccezione dei maschi aggressivi o trascurati, preferirono
farsi crescere lunghe barbe laddove prevaleva il gusto di rasarsi oppure
tagliarle se la moda vigente considerava
“in “ il portarle.
Nei
militari la barba era curata e appuntita, esprimendo per l’appunto le personalità
organizzate e dominanti dei loro proprietari. Quella di hippies, pittori e
poeti, personaggi che solitamente si caratterizzavano come ribelli e
anticonformisti, era incolta e ispida e rifletteva il loro diniego delle regole
e dei costumi dominanti.
In
Gran Bretagna, durante il periodo elisabettiano, chi portava la barba dovette
pagare una tassa considerevole, cosa che ovviamente ne limitò la diffusione
alle sole classi abbienti, quale simbolo di status elevato. In altri contesti gli uomini barbuti furono oggetto di
ostracismo sociale. In società o in classi dove il ruolo maschile era ed è
dominante la barba è un ornamento naturale molto apprezzato.
Fatto
sta comunque che rasarsi fa apparire più giovani, puliti, socievoli e
comunicativi.
Proprio
perché l’assenza di peluria è uno dei tratti specifici della donna è ovvio
ch’ella faccia di tutto per mantenere la propria pelle liscia. Non è un caso
che l’industria offra e pubblicizzi decine e decine di prodotti atti ad
aiutarla a mantenerla levigata.
Del
resto, spiega Tonino Lasconi ( vedi bibliografia ), l’avere un derma meno
follicoloso la rende più morbida e sensibile al tatto. Ciò in parte spiega
perché esse amino tenersi per mano,
camminare a braccetto, baciarsi per salutarsi e siano più sensibili al caldo e
al freddo.
Secondo
i Pease ( vedi bibliografia ), gli uomini con tratti effeminati cercano spesso
di apparire più virili ostentando una barba di due o tre giorni. Sempre a
sentir loro chi è stressato o ammalato produce meno testosterone e dunque, se
in quel caso volesse sembrare più sexy dovrebbe radersi meno frequentemente.
Colui che invece, rasatosi al mattino, presenti a mezzogiorno già l’ombra della
barba, dà invece l’impressione di essere un bel mandrillone.
Una
considerazione a parte merita la barba a punta chiamata pizzetto, che aumenta
le dimensioni del mento dando la sensazione che chi la porta sia ordinato e in
gamba. I
Pease però, al riguardo fanno presente ch’esso è in qualche modo connesso con
il culto di Satana e pertanto chi lo porta
possa non essere ben visto in certi ambienti.
Affermano poi
che è molto difficile che gli uomini cambino il modo di portare capelli e
barba. A differenza delle donne infatti i maschi ( per lo meno le generazioni
più vecchie ), risultano spesso così poco sensibili alle novità delle moda da
continuare ad acconciarsi come piaceva loro in giovine età, ossia quando gli
premeva d’inserirsi positivamente in società e spiccare parimenti davanti al
gentil sesso. Avvenuto ciò la loro attenzione va poi a rivolgersi laddove sono
più predisposti, ossia nell’affermazione sul lavoro, nello sport e più in
generale nella risoluzione dei problemi.
d ) Gesti aventi per oggetto la barba e valutazioni
circa la sua consistenza
Capita di vedere qualcuno passare la mano lentamente e più volte sulla guancia, come per
accarezzarsi la barba. Lo fa solitamente chi deve prendere una decisione o
sta seguendo una sua idea complicata. Indica dunque che sta riflettendo e che
al momento non sa che partito prendere.
Toccarsela in
un momento di agitazione può significare che si controlla se si è in ordine. Parrebbe ridicolo
farlo ma si tratta di uno di quei casi che Morris ( vedi bibliografia ),
definisce attività dislocate, ovvero : << .. Movimenti irrilevanti che si
effettuano nei momenti di frustrazione o di conflitto interiore. .. >>.
Si accarezza
la barba, vera o immaginaria che sia e in maniera
affettata, magari anche sbuffando, chi vuole far capire all’interlocutore o
agli amici che quanto si va dicendo ( o a volte ciò che si sta facendo ) è
noiosissimo. Il buon Morris attribuisce questa gestualità agli austriaci ma in
realtà mi pare alquanto più estesa geograficamente, essendo nota a esempio pure
qui da noi.
In
Arabia Saudita il muovere a destra e a
sinistra le dita di una mano sotto il mento, come per scuotere la barba
suggerisce che colui cui ci si riferisce l’abbia lunga e quindi sia un vecchio.
In Francia chi compie un movimento circolare sulla guancia con l'indice destro pare
intenda far capire che l’interlocutore lo vuole ingannare.
Sempre
in Francia uomini barbuti che in caso di alterco con un altro passino il dorso della mano sotto il mento e poi la spingano in fuori con un movimento
ad arco verso l’avversario, come se volessero lanciargli addosso il proprio
tripudio di pelo, pare intendano insultare l’altro piuttosto pesantemente.
Visto ch’essa infatti è un simbolo di virilità, con questo gesto che Morris (
vedi bibliografia ), denomina : “ la
barbe “ è come se in maniera stilizzata intendessero tirargli addosso o,
forse, addirittura colpirlo con il proprio membro.
Boh!
Paese che vai usanze che trovi ( sempre che siano ancora seguite )!
Interessante,
anche se questa sua conclusione deriva da studi fisiognomici piuttosto che da
risultati di ricerche scientifiche, è la seguente considerazione di Anna
Guglielmi ( vedi bibliografia ).
A
suo dire infatti barba e baffi folti indicano che la persona è più portata per
l’attività fisica, che è robusta e pratica. Se invece è più rada la persona tende maggiormente all’attività
mentale, è più delicata e apprezza le cose belle.
f ) Riferimenti bibliografici
Anna
Guglielmi, Il linguaggio segreto del
corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A
Tonino
Lasconi, Il misterioso linguaggio del
corpo, Leumann ( Torino ) terza ristampa 1994, Editrice ELLEDICI
Desmond
Morris, Il nostro corpo, Milano 1°
edizione 1982, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond
Morris, L’uomo e i suoi gesti,
Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond
Morris, I gesti nel mondo, Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Allan
& Barbara Pease, Perché gli uomini
lasciano sempre alzata l’asse del water e le donne occupano il bagno per ore?,
Milano 3° edizione BUR 2010, BUR
Allan
& Barbara Pease, Perché gli uomini
.. Perché le donne … La bibbia del vivere in due, Milano 2006, RCS Libri S.
p. A.
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