Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

mercoledì 3 giugno 2020

L'indice


a ) Generalità

E’ il dito usato per indicare una direzione, ripartire i compiti, ammonire e sottolineare. Questo, sia perché e il più lungo della mano e in quanto tale emerge dagli altri soprattutto se sono richiusi su se stessi, sia in quanto i movimenti più autonomi gli consentono di rimanere teso senza affaticare più di tanto il suo proprietario.
Ciò fa si che i movimenti del dito accompagnino l’uomo con precisione ed energia  mentre organizza l’attività, dà indicazioni e sottolinea con enfasi ciò che va dicendo. Così facendo del resto attrae l’attenzione di chi ascolta sull’importanza del punto.
Data la funzione di questo arto dunque, si reputa che chi lo usa abitudinariamente sia un soggetto autorevole o comunque saccente. Puntare il dito contro terzi quindi è anche un fatto irritante in quanto è facilmente usato nei confronti di chi ha commesso un errore oppure a chi si dà ordini. La cosa ha un senso un poco più neutro ed è fonte di minori tensioni se lo si punta con una penna biro, la pipa o gli occhiali fra pollice e indice piegato. A volte chi parla fa dei buchi con l’indice, oppure può avvicinare la punta dell’indice al pollice dominante e poi con questo ‘becco appuntito’ dare ‘beccate’ su di noi o su un oggetto

b ) Segnali di minaccia

Agitare l’indice è considerato un gesto aggressivo a vuoto in quanto, effettuato durante una discussione accalorata, simbolizza un bastone, una lama o comunque un’arma con la quale si vorrebbe percuotere l’altro. È un gesto che piace molto agli insegnanti, ai politici e agli oratori molto autorita­ri.
Molto diffuso in tutto il mondo è pure il puntare l’indice verso l’interlocutore. Si tratta di un gesto egualmente aggressivo con l'indice che agisce co­me se fosse un bastone alzato e pronto a colpire. Data la sua valenza negativa che crea ansia in colui che ne è oggetto, si tende a insegnare ai bambini a non farlo. Secondo  Joe Navarro ( Non mi freghi!, Venezia 2010, Sonzogno di Marsilio Editori S.p.A. ), alcuni studi : <<  .. hanno dimostrato che un pubblico ministero dovrebbe evitare di indicare un impu­tato nel corso della dichiarazione di apertura. È un comporta­mento che ai giurati non piace perché, secondo loro .. >>, costui : << .. Non ha il diritto di segnare a dito finché non ha provato le sue accuse. È molto meglio fare gesti a mano aperta ( palmo all’insù ) nei confronti dell’’imputato. Solo una volta esposte le prove, nell’arringa finale, il pubblico mini­stero può permettersi di indicare il colpevole. .. >>.
Ne consegue che se s’impartisce un ordine puntando l’indice ma tenendo però il palmo gi­rato verso l’alto l’interlocutore non sente la richiesta come una prevaricazione ed eseguirà più vo­lentieri quanto gli viene richiesto.
Pare che in Olanda usi “ affilare “ un indice con un altro, quasi come se si stesse rendendo tagliente una lama per poter ferire più efficacemente l’altro. Ovvio che, se non si tratta di un atto scherzoso, è da valutare con una certa apprensione.
A quanto pare in Giordania e in Libano quando l'indice destro si infila in una «V» formata dalle dita della mano sinistra può voler dire : << Ti violento >>, oppure indicare una pugnalata simbolica. In entrambi i casi non si tratta di uno scambio di gentilezze.
In Italia mordersi simbolicamente la nocca dell'indice piegato significa che il soggetto è arrabbiato e fa a se stesso ciò che vorrebbe fare all'interlocutore.

c ) Segnali d’indicazione spazio-temporali

Quando qualcuno chiede dov’è un determinato posto viene spontaneo indicarglielo con l’indice se è vicino oppure, se è lontano, spiegargli come ci si arriva sempre indicando con l’indice la direzione da prendere. L’indicazione congiunta, verbale e gestuale, serve a completare il quadro chiarificatorio sul dove andare : come a dire che in tal modo si è fatto il possibile per far comprendere all’altro dove dirigersi.
Solo l’uomo è in grado di compiere simili segnali con le dita. Questi e altri gesti inoltre, allorché cominciammo a unirci in comunità e a cacciare, divennero particolarmente importanti per indicare silenziosamente ai colleghi dove posizionarsi, ordinare l’azione e coordinare le persone coinvolte in inseguimenti furtivi. Del resto data l’esperienza positiva avuta in questo contesto la cosa prese campo in altri contesti.
Alzare la mano, con il palmo rivolto verso il compagno e l'indice eretto, viene eseguito in un contesto formale allo scopo d’attirare l’attenzione dell’insegnante o del cameriere. Si tratta di un atto diffuso in tutto il mondo.
In contesti religiosi l'indice viene alzato alto in aria per indicare che quanto va affermando è conforme ai dettami di Dio. Anche in questo caso il gesto è diffuso in tutto il mondo.
Tipico dei paesi occidentali è l’alzare l’indice sopra la testa quando uno sportivo vince una competizione, a indicare d’essere il numero uno.
Leccando l'indice per poi tracciare un immaginario «1» nell'aria si mima il segnare i punti su un tabellone. E’ un gesto un po’ teatrale che viene spesso usato in Occidente per irridere  chi dava torto al punto di vista.

Si fa compiere all'indice rigido, tenuto orizzontalmente, una qualche rotazione con movimenti semi-circolari. per lasciar intendere che ci si vedrà più tardi. Secondo Desmond Morris (, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ) in questo modo : << ..  il dito descrive un movimento in avanti, come se voltasse le pagine del tempo, o seguisse il corso del sole. .. >>.
Se l’atto accompagna spiegazioni verbali può pure sottendere e facilitare la comprensione che l’incontro avvenga l’indomani oppure dopodomani. In questo caso tuttavia intero l’atto è ripetuto, dopo una breve pausa, una seconda volta, a significare che, passato il primo giorno ne seguirà un secondo prima che ci si veda.
Il fare cenno con l’indice piegandolo e distendendolo più volte, avendo il palmo della mano rivolto verso l'alto e tutte le altre dita chiuse, invita l’altro ad avvicinarsi. L’intento può essere sarcastico o malizioso.


d )  Insulti

Quando l'indice destro di un abitante dell’Arabia Saudita batte leggermente sulle punte delle dita dell’altra mano riu­nite a grappolo intende dire che quella persona ha almeno cinque padri, ovvero uno per dito visto che l'indice destro sta per il figlio. Non si tratta certo di un complimento visto che s’intende dire che sua madre è una  puttana.
Puntare perpendicolarmente l’indice di una mano sul palmo dell’altra è un insulto ebraico che suona così : « Sulla mia mano crescerà l’erba prima che quanto dici diventi vero».
Tipicamente italiano invece è l’unire pollice e indice a mò di O  con il palmo della ma­no rivolto verso l'alto e la mano che si muove diverse volte avanti e indietro tra chi compie l’atto e il suo interlocutore. Più spesso si fa lo stesso movimento con la punta del pollice poggiato sui polpastrelli delle altre dita ma il significato, piuttosto  irrisorio, è lo stesso, ovvero : << .. Che minchia vai dicendo? .. >>.
Spesso si uniscono pollice e indice a formare una O. La cosa può simboleggiare lo zero e quindi voler indicare che tizio o caio valgono meno di niente. Se si discorre con persone che con lo stesso gesto intendono far sapere che va tutto bene ( ok ), si possono creare equivoci più o meno assurdi.
In Sudamerica toccare la parte sotto al mento con la punta dell'indice mentre il viso adotta un'espressione dol­cemente sorridente, viene usato per insultare la virilità di un uomo facendo capire che «È effeminato.».
In Grecia, indice e medio puntati vengono spinti vigorosamente verso l'interlo­cutore, come per buttargli qualcosa in faccia. Si tratta di un gesto chiamato «Moutza-a-metà» che viene usato come forma di insulto grossolano per mandare all’inferno la persona invisa.
In Arabia Saudita può capitare di vedere che l'indice sinistro venga posto sotto una «V» rovesciata formata dall'indice e dal medio della mano destra. il gesto imita l'azione che si compie per ca­valcare e la «V» rovesciata rappresenta le gambe del fantino. Il significato dell'insulto è : «Ti cavalcherò come un asino».
In Inghilterra ( ma non solo ), il descrivere una O orizzontale con il pollice e con l’indice che si muove in alto e in basso indica che la persona in oggetto è capace di soddisfarsi sessualmente unicamente masturbandosi.
L’unire pollice e indice ad anello tenendolo orizzontale simboleggia un orifizio. Si tratta di un gesto molto antico che è stato addirittu­ra ritrovato in alcuni vasi dipinti risalenti alla Grecia antica. Anche se può riferirsi sia all’orifizio maschile che a quello femminile, oggi il gesto viene usato quasi sempre per sottolineare l’omosessualità o l’effeminatezza maschile. Pare che sia in uso in Germania, Sardegna, Malta, Tunisia, Grecia, Tur­chia, Russia, Medio Oriente e alcune parti del Sudamerica.
L'indice rigido viene inserito in un anello formato dall'altra mano stretta a pugno. Il dito viene poi mosso in su e in giù nell'apertura in modo ritmico, imitando così l'inserimento del pene nella vagina. Il gesto viene usato sia come azione volutamente oscena, sia come sfacciata richiesta di sesso.
Stesso significato ha il gesto, comune in Sudamerica, di spingere l'indice teso della mano destra contro la mano sinistra, in modo tale che vada a introdursi tra il pollice e l'indice sinistro.
In Egitto battere gl’indici uno contro l’altro viene inteso come : «Vieni a letto con me.». La ragione per cui questo gesto viene interpretato così sta nel fatto che in questa regione le dita rappresentano l'uomo e la donna che hanno un contatto sessuale.
Può capitare di vedere uno spagnolo tenere l'indice in basso con il pollice. Il gesto descrive il segno della croce formata dall'indice e dal pollice e implica che l'altro è così cattivo da indurre chi lo fa a richiamare la protezione divina contro di lui. Per chi comunque ha poca dimestichezza con la religione resta il fatto che chi è così indicato viene insultato in quanto spregevole.
Nel Galles, in Germania e in Austria può capitare di vedere un tizio che, davanti a un altro,  sfrega un indice contro l'altro, come per «tagliarlo». La cosa simboleggia il “ segare “ l’altro indice e potrebbe voler significare ciò che costui vorrebbe fare all’altro. Nel migliore dei casi indica che v’è dell’attrito.

e )  Segnali amichevoli

In Europa chiudere il pollice e l'indice a mò di O portandoli poi alle labbra, per baciarli prima e allontanarli poi, significa che ciò che si vede o si gusta è “ delizioso “. Non a caso si tratta di dare un bacio ( ovvero il segno umano di maggior gradimento accettato in pubblico ), alle dita della mano chiuse come se tenessero un qualcosa che in questo caso funge dall’oggetto o dalla persona gradita
Anche in questo caso il pollice e l'indice della mano formano una «O» verticale e come la maggior parte di questo tipo di gesti il suo significato trae origine dal cercare di far presa visiva sull’interlocutore circa la bontà della propria spiegazione. L’atto infatti mima il tenere in mano un qualcosa di piccolo ma prezioso o quanto meno curioso e così è invalso l’uso di adottarlo quando si vuole essere molto precisi nel discorso. Dato questo aspetto ne è conseguito, in alcune regioni, il segnalare un qualcosa di bello oppure fatto molto bene e, vista l’influenza che gli USA hanno conquistato, il loro OK, che aveva appunto questo significato è divenuto noto in tutto il mondo.
Nella maggior parte dei paesi arabi però questo significato non ha preso piede, soprattutto perché lì vi sono due al­tre versioni di questo gesto, una minacciosa e una oscena.
In Medio Oriente affiancare gli indici tenendoli premuti l'uno contro l'altro oppure sfregandoli leggermente, indica l’andare d’accordo. Nell’Africa del Nord lo stesso gesto significa essere molto amici.
Una variante avente lo stesso significato è usata in Arabia Saudita e consiste nel mostrare al compagno l'indice e il medio tenu­ti saldamente l'uno contro l'altro. L’amicizia in questo caso sarebbe dimostrata dalla vicinanza delle due dita.
Un altro atto significante amicizia e comune in tutto il mondo consiste nel tenere agganciati gli indici. In Marocco tuttavia vuol dire inimicizia. Per quanto stramba possa pare la cosa e ingenerare confusione in questa nazione agganciare gli indici indica attrito perché prima o poi le due dita dovranno sganciarsi.
Nei paesi cattolici si usa la mano pantea ovvero sollevata con il palmo rivolto in fuori, il pollice, l'indice e il medio tesi mentre le altre due dita sono piegate. E’ il tipico gesto con cui i prelati impartiscono le loro benedizioni e secondo alcuni le tre dita tese e unite simboleggiano la Santa Trinità. Altri aggiungono che le dita tese e unite immobilizzano la mano rendendole impossibile sia l'azio­ne di afferrare che di stringere e spingere. Si tratterebbe  dunque di un atto dal carattere già di per sé tranquillizzante visto che in ciò l’interlocutore non intravvede alcuna possibile minaccia; ma che viene esaltato dall’aggiungersi della valenza simbolica del divenire oggetto del favore divino.
In Arabia Saudita la falange media dell'indice piegato viene simbolicamente morsa a dimostrazione di quanto dispiaccia il comportamento tenuto. Si tratta dunque di una sorta di  autopunizione, da non confondere con il gesto di mordere l’indice che è un atto più minaccioso anche se controllato .

f )  Rimproveri

Pare che in America del Nord usi strofinare in su e in giù un indice contro l'altro. Un tale atto simboleggerebbe un attrito ed eseguito davanti all’interlocutore suonerebbe come un rimprovero. A me verrebbe da pensare che s’intenda  far capire all’altro che in quel contesto vi è della tensione ma Desmond Morris ( I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ), la pensa diversamente.


g ) Ordini

Quando l'indice viene portato alle labbra e tenuto per un attimo in quella posizione è come se bloccasse simbolicamente la parola. Il gesto quindi invita perentoriamente al silenzio ed è conosciuto in tutto il mondo.
Una variante del portare l’indice alle labbra e tenervelo per un attimo per imporre il silenzio consta nell’ avvicinarlo alle labbra e poi soffiarvi sopra. Pare che in Arabia Saudita facciano così

h ) Indicazioni qualificative

In Italia, Medio Oriente e Sudamerica si usa, per indicare un qualcosa di molto piccolo, tendere l'indice orizzontalmente e appoggiare il pollice sulla prima falange. Più spesso però, per evidenziare meglio le piccole dimensioni della cosa si usa fare la stessa cosa con il mignolo.
Quando in Giappone l'indice viene tenuto brevemente piegato come se fosse “ agganciato “, s’intende far capire che si considera la persona in questione un ladro. Secondo Desmond Morris ( Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ) : << .. Il gesto imita il comportamento di un ladro che porta via qualcosa a qualcuno .. >>, ma a dire il vero l’atto in se a me non dice proprio nulla.
Quando in Giappone si vede l’interlocutore battere insieme e rapidamente gli indici, significa che i rapporti fra coloro che si sottende sono tesi.
In Italia del Sud e in Grecia battendo un indice contro l’altro s’intende riferito a due sposati.
Quando uno spagnolo appoggia gli indici uno contro l'altro e poi li stacca­ bruscamente, muovendoli avanti e indietro vuole significare o rafforzare l’affermazione discorsiva che i due in questione sono nemici o comunque in disaccordo. Secondo Desmond Morris ( Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ) pare che in spagnolo un tale gesto si chiami : “De punta “, ovvero : “ In disaccordo “.

In Giappone, se si uniscono pollice e indice a formare una O s’intende parlar di soldi e se si fa ciò mentre si discorre con persone che con lo stesso gesto intendono far sapere che va tutto bene ( ok ), si possono creare equivoci più o meno assurdi.
Se si uniscono pollice e indice a formare una O, tenendo però la mano orizzontalmente e si en­fatizza la cosa con uno o più brevi movimenti verticali della mano, s’intende che la cosa non solo va bene ( come con il gesto dell’ok ), ma è perfetta. Secondo Desmond Morris ( Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A ), si usa fare ciò in Sudamerica.
In Italia se qualcuno chiude il pollice e l'indice a mò di O ma questa è rivolta verso il basso, è probabile che si riferisca a una persona giusta e retta.
In Olanda e nel napoletano è in uso indicare una persona o una situazione molto bella o comunque deliziosa  chiudendo il pollice e l'indice a mò di O, tenendolo orizzontale e muovendo la mano lateralmente.

In Italia, paese cattolico per eccellenza, è in uso tracciare il segno della croce cristiana nell'aria con l'indice teso. L’atto mima il segno della croce e spesso si usa come un giuramento, ovvero a riprova che quanto si afferma è veritiero.
In Sudamerica gli indici vengono inanellati, con uno che spinge l'altro indietro. Si tratta di una variante degli indici agganciati, che però in questo caso viene compiuto da una perso­na sola invece che da due. L'inanellamento delle due dita simbo­leggia il potente legame tra un uomo e una donna che si sono sposati.
In Libano, Siria e Arabia Saudita, l'indice viene introdotto orizzon­talmente nella bocca, morsicato, quindi tol­to e scosso. Il gesto paia voglia significare che si è fortunati in quanto il dito «aggredito» è stato abbastanza favorito da «scappare».
Negare con l'indice teso movendolo da destra a sinistra e viceversa, ricorda lo scuotere la testa ed è usato con lo stesso significato negativo. Non è detto tuttavia che il rifiuto sia sempre netto. Spesso può avere un valore più scherzoso e quindi indicare che la persona è meno determinata a  mantenerlo.
Alcune tribù indiane del Nordamerica tengono l'indice leggermente curvo e viene puntato verso il basso. In questo modo  la mano compie il gesto verso il basso che di solito viene compiuto dalla testa., ovvero dicendo un bel no!
Sgan­ciare gli indici e allontanarli forzatamente rappresenta il contrario dell’unirli a gancio. Se in questo caso infatti si suole indicare l’unione fra due persone, lo sganciarsi implica marcare il fatto che il sodalizio è rotto. Esiste anche una variante con i mignoli al posto degli indici.
Tenere la punta dell'indice piegato tra le labbra mentre la perso­na pensa è la versione adulta del succhiarsi il pollice infantile e ha lo scopo di ricostruire quell’atmosfera così confortevole di cui il piccino poteva momentaneamente fruire.
Nei paesi arabi invece succhiarsi breve­mente l'indice teso e poi tirarlo via, sta a indicare che non si hanno più soldi.
Quando un hombre colombiano «sega» con l'indice destro la punta dell'indice sinistro teso, quasi a tagliarlo in due,
intende ripartire il ricavato a metà.
Non deve sorprendere se, nel mentre uno espone il proprio punto di vista, l’altro tenga l’indice teso o leggermente piegato sulle labbra, di traverso; la nocca all’incirca sopra l’apertura della bocca oppure prema il polpastrello sulle labbra. In entrambi i casi chi lo fa ha dei dubbi al riguardo a quanto affermato dall’altro ma non intende o non può manifestare un aperto dissenso.
L’origine del segno è nel respingimento infantile di un alimento sgradito oppure offerto da una persona invisa.
In Francia puntare l'indice di lato sotto il naso viene chiamato «Sous le nez» o semplicemente «Pfuit» e chi lo compie vuole far sapere che ha fatto tardi e non è riuscito a raggiungere un certo risultato.

i ) Riferimenti bibliografici

Giovanni Chimirri, I gesti che seducono, Milano I998, Giovanni De Vecchi Editore
Anna Guglielmi, Il linguaggio segreto del corpo, Casale Monferrato, II Edizione 2000, Edizioni Piemme S.p.A.
Giuseppe Maffeis, Guida pratica – Il linguaggio del corpo, Milano 2011, Edizioni Riza S.p.A.
Samy Molcho, I linguaggi del corpo, Como I997, Lyra Libri
Desmond Morris, I gesti nel mondo,  Milano 1995, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Desmond Morris, L’uomo e i suoi gesti, Milano, V edizione 1987, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L'occhio nudo, Milano I edizione Oscar saggi Mondadori 2002, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Desmond Morris, L'animale uomo,  Milano 1994, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
Joe Navarro, Ti faccio vedere io!, Venezia 2011, Sonzogno di Marsilio Editori in Venezia
Joe Navarro, Non mi freghi!, Venezia 2010, Sonzogno di Marsilio Editori S.p.A.
Marco Pacori, I messaggi segreti del corpo, Milano 2012, Giunti Editore S.p.A.


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