1 ) Premessa
Il
fascino della storia sta nel fatto che la spiegazione delle ragioni scatenanti
fatti passati, nonché la loro stessa evoluzione può essere presa a modello di
come si dispieghino probabilmente quegli eventi odierni che inneschino reazioni
sociali similari.
Non
si tratta più dunque di interpretare il divenire dell’uomo sulla base di una
serie di pretese leggi scientifiche che interpreterebbero l’intera esistenza
umana, sistema che tra l’altro sta seguendo il relativo sfavore del pubblico
conseguente al fallimento del punto di vista marxista, liberale e cattolico ma
di riconoscere le ragioni umane che sottendono a specifici episodi e alla loro
evoluzione, certi che i sopraddetti comportamenti si ripeteranno laddove si
verifichino nuovamente determinate condizioni.
La
Rivoluzione Francese del resto, cui seguirono un periodo di orribili massacri e
un quindicennio di guerre tremende e che alla fine portò alla “ Restaurazione
“, ovvero al ripristino di uno stato politico e sociale simile a quello
antecedente a essa, può fornirci da sola molti preziosi insegnamenti. Nonché
renderci più chiaro se tutto quel disastro abbia avuto davvero senso.
Ci
aiuterà in questo percorso la monumentale opera di Hippolyte Taine, nato a
Vouziers nel 1828 e morto a Parigi nel 1893, storico, filosofo e critico
francese, ovvero le sue “ Origini della Francia contemporanea “.
Questa consta di tre libri e il primo, ovvero “
L’Antico Regime “ venne pubblicato nel 1876 ( Hippolyte Taine, Le origini della Francia contemporanea :
l’antico regime, Milano 2008,
Adelphi Edizioni S.p.A. ).
La ragione che mi spinge a “ resuscitare “ l’opera sta nel fatto che
una disanima precisa di un periodo complicatissimo come fu quello della
Rivoluzione Francese può comunque rivelare aspetti dimenticati dalla storiografia
moderna, che per sua natura è portata a
enfatizzare ciò che può apparire antesignano del moderno.
Non
solo! Può anche aiutare a far capire meglio come vadano le cose del mondo alle
nuove generazioni la cui conoscenza è come una
pagina bianca che man mano deve venire scritta.
Ogni
nuova “ leva “ infatti acquisisce faticosamente quanto gli può servire per
garantirsi le migliori condizioni di vita possibile. In questo senso la scuola,
i genitori e le informazioni fornite dai media sono più che sufficienti e sta
ai giovani apprenderle e applicarle ma ciò che non possono recuperare sono le
esperienze che hanno fatto scattare nei padri e nei nonni quei meccanismi
datici dai geni e ingenerato determinate scelte.
Vediamo dunque di cercare di chiarirle un poco!
2 ) La
Chiesa alfiere del popolo, dei valori
religiosi e culturali occidentali
I barbari distrussero non solo le vestigia dell’Impero
Romano ma praticamente tutto quel che trovarono. Si trattava di uomini selvaggi
costretti a migrare a Occidente, vuoi per ragioni demografiche, vuoi forse per
un peggioramento delle condizioni climatiche, senz’alcuna mira che non fosse la
violenza volta a fini depredatori.
L’unica istituzione che non solo riuscì a resistere ma
alla lunga a trarre partito da quei tristi avvenimenti fu appunto la Chiesa.
Grazie alla sua organizzazione, alla determinazione dei sacerdoti indotta dalla
sicurezza di essere i depositari della verità nonché alla detenzione del sapere
e degli strumenti per accedervi, riuscirono a poco a poco a fare breccia nelle
ataviche paure dei capi germanici, offrendo la speranza che il rispetto dei
principali precetti cristiani e dei rappresentanti della Chiesa potesse bastare
ad assolverli dalle rapine e dai delitti effettuati. Sapendo leggere e scrivere
nonché conoscendo quanto di meglio la cultura greco-romana aveva prodotto poi,
gli ecclesiastici divennero sempre più spesso consiglieri del governo. Ne
seguirono donazioni e immunità a cui andarono aggiunte le ricchezze acquisite
con il lavoro e la frugalità dei monaci. Spingendo poi la povera gente alla
rassegnazione riguardo i mali terreni a fronte di un appetibile premio eterno,
la tranquillizzarono rendendole più tollerabile l’esistenza ( e anche questo
non fu cosa da poco : diede infatti a quelle persone indifese un minimo di
speranza e quindi la voglia di tornare a fare e a credere nel futuro ). La
cristianizzazione dei Germani inoltre operò nello stesso senso umanizzando il
loro imperio : cosa che spinse a stabilizzare la residenza nei villaggi dove la
gente poteva godere della protezione, vuoi civile, vuoi del clero locale e a
indurla così al dissodamento di nuovi terreni.
La Chiesa dunque nel
Medioevo giocò il ruolo fondamentale di stemperare la virulenza dei barbari,
mantenere l’identità religiosa e culturale dell’occidente.
3 ) Superiorità
dei gruppi militari stanziali sul nomadismo
La dissoluzione dello Stato suscitò per contraccolpo
una generazione militare che parallelamente al clero contribuì alla formazione
della nazione medievale francese. Dapprima infatti ebbero la meglio bande di
nomadi abituati a reperire le risorse necessarie alla propria sopravvivenza
saccheggiando gl’insediamenti occupati sino a esaurirne ogni risorsa per poi
spostarsi verso lidi più prosperosi. A poco a poco però, figure locali di
spicco cominciarono a divenire il perno di altrettante bande decise a difendere
il territorio e le sue risorse. Non che
costoro fossero più umani dei barbari ma la decisione di radicarsi nel proprio
villaggio e proteggere se stessi, la comunità e le sue risorse calamitò le
energie dei villici che furono ben contente di cedere a questi quanto serviva
ad armare e mantenere il capo e il suo piccolo esercito pur di aver salva la
vita e di che sostentarsi. ( << ..
«Non essere ucciso» dice Stendhal « e avere un buon abito di pelliccia per
l’inverno, era questa, per molta gente, la maggior fortuna nel decimo secolo
»; aggiungiamoci, per una donna, quella di non essere violentata da tutta una
banda; quando ci si figuri un po’ nettamente la condizione degli uomini in
quei tempi, si capisce come essi abbiano potuto accettare volentieri i
peggiori diritti feudali .. >> ).
Vennero a fondersi così gli elementi necessari a
contrastare con successo un avversario abituato al mero depredamento, ovvero la costituzione di un piccolo esercito professionale che potesse
contare sul favore della popolazione locale. I residenti del resto, rassicurati
dalla presenza dei nuovi difensori tornarono al lavoro con rinnovato vigore e
ciò permise la necessaria ripresa
economica della zona, cosa che poteva garantire ad libitum il sostentamento di
quei militari e dei suoi capi nonché l’edificazione delle necessarie opere di
difesa e le infrastrutture.
4 ) I nobili
sono dei piccoli sovrani che hanno dovuto cedere al Re parte delle proprie
prerogative
Il re francese per vincere le mire papali nel
300, l’avanzata inglese nel 400 e quella spagnola del 500 ebbe bisogno di rafforzare il proprio imperio e la cosa avvenne
riducendo a proprio vantaggio l’autorità della nobiltà.
Ciò non significa che la abolì bensì che fece proprie
le potestà collidenti con le sue necessità. Alla nobiltà infatti vennero
lasciate le enormi ricchezze che : << .. Sono le vestigia del regime
feudale; ( .. ). Nel vescovo,
nell’abate o nel conte, il re ha rispettato il proprietario rovesciando il
rivale, e nel proprietario sopravvissuto cento aspetti indicano ancora il
sovrano distrutto o indebolito. .. >>.
D’altro canto poiché : << .. Il re sente che la proprietà feudale ha
la stessa origine della sua, ha problemi morali a tassarla. Tant’è vero
che Luigi XIV, ha avuto degli scrupoli
quando l’estrema necessità lo ha costretto a sottoporre tutti all’imposta
della decima. Senza contare che dopo quattrocentocinquanta anni la taglia ha
lasciato quasi intatta la proprietà feudale. .. >>.
In fondo : << .. In un tale regime, l’esenzione dalle imposte era un ultimo
brandello della sovranità, o almeno
dell’indipendenza, di un tempo. Il privilegiato evita o respinge la tassa,
non soltanto perché essa lo spoglia, ma anche perché lo umilia; è un segno di
condizione plebea, vale a dire di antica servitù, ed egli resiste al fisco per
orgoglio non meno che per interesse. .. >>.
Vediamo ora meglio in cosa consiste la sua residua
sovranità
<< .. Un vescovo, un abate, un capitolo, una
badessa ha il proprio dominio come un signore laico, perché un tempo il
monastero e la Chiesa erano dei piccoli Stati, come la contea e il ducato. ..
>>.
Nel ‘700 essi sostituiscono il re e in quanto tali :
<< .. Hanno i suoi stessi diritti economici e onorifici. Sono quasi dei
re delegati a vita, perché ricevono non soltanto tutto ciò che il re
riceverebbe come signore, ma anche una parte di ciò che riceverebbe come monarca.
Per esempio, la casa d’Orléans percepisce le gabelle, vale a dire i diritti
sulle bevande, sui lavori d’oro e d’argento, sulla fabbricazione del ferro,
sugli acciai, sulle carte da gioco, la carta e l’amido, in breve, l’intero
ammontare di una delle più pesanti imposte indirette. Non c’è da meravigliarsi
se, così vicini alla condizione di sovrani, essi hanno come i sovrani un
consiglio, un cancelliere, un debito consolidato, una corte, un cerimoniale
domestico, e se l’edificio feudale riveste nelle loro mani lo scenario lussuoso
e compassato che esso ha assunto nelle mani del re. .. >>.
Riguardo al nobile di minor lignaggio : << ..
Egli è ancora, dicono gli intendenti, «il principale abitante»; è un principe
che è stato a poco a poco spogliato delle sue funzioni pubbliche e ridotto ai
suoi diritti onorifici ed economici, ma che resta principe.
In chiesa ha il proprio banco, e diritto alla
sepoltura nel coro; i paramenti portano i suoi stemmi; gli viene dato
l’incenso, « l’acqua benedetta per distinzione ». Spesso, avendo fondato la
chiesa, ne è il patrono; sceglie il parroco, pretende di controllarlo; in
campagna lo si vede anticipare o ritardare, a capriccio, l’ora delle messe
parrocchiali. Se è titolato, è alto giustiziere, e in questo caso egli nomina
il bailli, il cancelliere e le altre persone di legge e di giustizia,
procuratori, notai, sergenti signorili, usceri a verga e a cavallo, che
istruiscono il processo di prima istanza in sede civile o in sede penale, o
giudicano in suo nome. Inoltre, nomina un gruyer, cioè un giudice dei crimini
forestali, e riscuote le ammende che questo ufficiale infligge. Per i delinquenti
di diverse specie, ha la propria prigione, talvolta le proprie forche. D’altra
parte, come risarcimento delle spese di giustizia, riceve i beni del
condannato a morte e quelli confiscati nel proprio dominio; succede al bastardo
nato e deceduto nella sua signoria senza testamento né figli legittimi; eredita
dal regnicolo, figlio legittimo, deceduto in casa sua senza testamento né
eredi apparenti; si appropria delle cose mobili, vive o inanimate, smarrite e
di cui si ignora il proprietario; preleva un terzo o la metà dei tesori
trovati, e sulla costa egli prende per sé i relitti dei naufragi; infine, ed
era la cosa più fruttifera in quei tempi di miseria, diventa il possessore dei
beni abbandonati che si è cessato di coltivare da dieci anni.
Altri vantaggi attestano ancora più chiaramente che
un tempo egli ebbe il governo del cantone. Tali sono in alcune regioni i
diritti di procura e di salvataggio che gli vengono pagati per ottenere la sua
protezione generale; quelli di sorveglianza e di guardia che egli reclama per
la sua protezione militare; la tassa che esige da coloro che vendono la birra,
il vino o altre bevande all’ingrosso o al dettaglio; il focatico, in denaro o
in natura, che in parecchie consuetudini percepisce su ciascun fuoco, casa o
famiglia; ecc.
Anche altri balzelli sono delle antiche imposte, come
ad esempio i pedaggi che il re sopprime in quantità ma ne restano ancora molti
a beneficio del signore. Parallelamente, in cambio della manutenzione degli
edifici del mercato e della fornitura gratuita dei pesi e delle misure, egli
preleva un diritto sulle derrate e le mercanzie portate alla sua fiera o al suo
mercato. Avendo un tempo costruito il forno, il frantoio, il mulino, il
macello, egli obbliga gli abitanti a servirsene o a rifornirvisi e demolisce
le costruzioni che gli farebbero concorrenza.
Si dice che in diverse regioni vi sono ancora
1.500.000 uomini con ancora al collo un pezzetto del collare feudale; ..
>>, e può : << .. Ancora esigere da dieci a dodici corvées all’anno
e una taglia annuale fissa.
( .. ) Quanto alla proprietà del suolo, si vede ancor
più chiaramente che un tempo egli la possedeva per intero. Nel distretto
sottoposto alla sua giurisdizione, il dominio pubblico rimane suo dominio
privato; ne fanno parte i sentieri, le strade e le piazze pubbliche; egli ha il
diritto di piantarvi alberi, e di rivendicare per sé gli alberi che vi si
trovano. In molte province, per il diritto di blairie, fa pagare agli abitanti
il permesso di far pascolare il loro bestiame nei campi dopo il raccolto e nei
terreni incolti e abbandonati. I fiumi non navigabili sono suoi, come pure gli
isolotti, gli apporti alluvionali e il pesce che vi si trova. Gode del diritto
di cacciare su tutto il territorio della sua giurisdizione, tanto che si sono
visti dei plebei costretti ad aprirgli il proprio parco cintato.
5 )
Bibliografia
Hippolyte Taine, Le
origini della Francia contemporanea : L’antico
Regime, Milano 2008, Adelphi Edizioni S.p.A.
Nessun commento:
Posta un commento