La convivenza con persone che non lo hanno mai amato
convincono il nostro Romantico – Tragico di non meritare la stima del prossimo.
Da qui i sensi di colpa per le proprie deficienze e dunque il dolore che una
simile consapevolezza genera. Nonché il disperare della possibilità di un
riscatto futuro, cosa che spesso lo trascina nella depressione più profonda.
Sentendo quindi che gli è negato ogni conforto affettivo è
ovvio che per costui ricevere amore diventi la massima aspirazione e questo in
quanto ottenerne, nel bene o nel male, significa comunque che qualcuno riesce
ad accettarlo e poi che questi riconosce e premia gli sforzi fatti per essere
gradito, con i relativi benefici per la propria autostima.
Ciò non toglie
comunque che spesso il pessimismo causato dalla scarsa opinione di sé lo fa
rinunciare a cogliere buone occasioni e lo fa continuare a rapportarsi
inadeguatamente col prossimo ( mostrando a esempio forme di ribellioni o scatti
d’ira inopportuni, oppure deludendo per ripicca le aspettative altrui, oppure
mostrando eccessiva arrendevolezza quando ci si aspetterebbe da lui il
contrario, o comunque la tendenza a sacrificarsi a vantaggio d’altri, ecc. ),
innescando così nuovi rifiuti e incomprensioni. Ovvero proprio il contrario di
quanto desidererebbe.
Secondo Naranjo tuttavia, a convincere il nostro uomo di valere quanto il
due di picche quando la briscola è quadri non bastano l’indifferenza, le
critiche e il disprezzo di cui è fatto oggetto, e questo perché il tutto è
aggravato dall’aver “ introiettato il rifiuto genitoriale “.
Vediamo ora cosa intenda l’autore con un simile discorso.
<< .. Il concetto di introiezione è stato introdotto
da Ferenczi in " Introiezione e transfert " e ripreso da Freud nella
sua analisi di un processo luttuoso ( in “ Lutto e melanconia “ ), dove egli
osserva che l'individuo reagisce alla perdita dell’amore diventando come
l'amato ( come a dire all'amato morto : “ Non ho bisogno di te, ora sei dentro
di me “ ).
Mentre in Ferenczi e in Freud l'accento cade sull'idea di
portare dentro di sé un ' oggetto buono ', Melanie Klein ha sottolineato
l'importanza degli introietti cattivi. In questi casi è come se la persona,
spinta da un bisogno eccessivo di amore, volesse portare dentro di sé e a tutti
i costi ( vale a dire ' masochisticamente ' ) una figura genitoriale. ..
>>.
Da qui : <<
.. L’odio e il rifiuto di sé ( .. ) impliciti nel concetto di “ oggetto cattivo
“ introiettato .. >>, e l’idea :
<< .. Che la rabbia generata in seguito alla frustrazione sia rivolta non solo contro la fonte esterna della
frustrazione ( e contro colui che per primo nella vita l'ha inflitta ) ma
anche, come conseguenza dell'introiezione, contro se stessi. ..
>>.
L’assimilazione del giudizio di un genitore ipercritico
del resto, oltre a rimuovere qualunque velleità di superiorità il 4 possa avere
avuto, ne cristallizza il comportamento infantile incentrando la sua
personalità sulla mancanza d’amore e sull’urgenza di soddisfarlo piuttosto che
sull’adozione di una matura strategia di crescita.
Ciò non significa ovviamente ch’egli rinunci a perseguirlo
ma che, stante la sua goffaggine, non se la sente di esigerlo come un diritto
dovuto, né crede di essere in grado di guadagnarselo lavorando duramente.
Essendogli tuttavia indispensabile essere in qualche modo approvato non gli
resta che far di necessità virtù, ossia offrire se stesso, col proprio carico
di sofferenza, contraddizioni e sensibilità, al prossimo. Salvo poi non averne
più stima allorché questo gli dimostri attenzione in quanto convinto che chi lo
approvi, o per lo meno paia comprenderlo, non possa essere tanto migliore.
Il nostro Romantico – tragico è poi agli antipodi di chi
usa proiettare sugli altri i propri difetti in modo da sminuirne il valore per
rassicurarsi del proprio. Il nostro uomo infatti, continuamente “ beccato in
fallo “ e in quanto tale punito senza complimenti, non può cavarsela facendo
notare che gli altri sono eguali se non peggio di lui. A costui non rimane che
riconoscere le proprie colpe e costruirsi una personalità conseguente.
Il fatto è tuttavia che il non piacersi, che lo costringe
a idealizzare quasi “ cavallerescamente” il proprio comportamento e questo per
meritarsi l’amore che gli è mancato, implica un rifiuto di sé e quindi
un’evoluzione personale dove non coltiva i potenziali talenti.
Per superare
l’impasse, spiega Naranjo, il 4 : << ..
Deve sviluppare la capacità di indipendenza .. >>, e per farlo deve
comprendere che, se è vero : << .. Che ciò di cui il bambino aveva
bisogno urgente e di cui andava in cerca era l’amore, la ricerca d’amore
esagerata e compulsiva al presente può essere considerata una disfunzione e
soltanto un miraggio .. >>. Questo in quanto ciò non aumenta : <<
.. La capacità di riconoscersi, sostenersi e amarsi .. >>. Né consente :
<< .. Di sviluppare
un senso di sé .. >>, maturo e in quanto tale indipendente dall’appoggio
altrui.
Claudio Naranjo, Carattere
e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
Claudio Naranjo, Carattere
e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
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