Perché l'uso del concetto di Paideia e di Cultura a 360°

Perché l'uso del concetto di Paideia e di cultura a 360°

Dall'iniziale esaltazione dell'aretè, ovvero il culto del coraggio, della valenza fisica e dell'astuzia, gli uomini di cultura e i politici greci vennero man mano delineando una più complessa idea di uomo valente. Costui infatti, accanto al coltivare l'àristoi, ossia l'essere prode, doveva curare : << .. Il padroneggiamento della parola ( .. ) qual segno della sovranità della mente .. >>, ( Werner Jaeger, Paideia, Milano II Edizione Bompiani Pensiero Occidentale 2011, RCS Libri S. p. A. ). E' così che il concetto greco di Paideia prese la sua forma definitiva.

Da allora sono passati più di 2000 anni ma la bellezza e il fascino della visione di come quei " grandi " ritenevano dovesse essere l'uomo ideale non solo non è sorpassata ma, stante la decadenza della nostra Società, è quanto mai attuale.

Ed egualmente fondamentale, oggi come allora è la determinazione delle qualità, virtù ed abilità che il soggetto d'elite debba aver maturato. Doti e nozioni che a mio parere possono rilevarsi soltanto cominciando a pubblicizzare e studiare quanto di meglio i ricercatori scientifici e i nostri " geni " abbiano scoperto nei loro studi attorno all'uomo e alla società.

.. Quanto al resto .. E' solo ciccia! ..

sabato 20 agosto 2016

Il Tipo 4 dell'Enneagramma, detto anche Romantico - Tragico : secondo paragrafo

Non si piace perché ha interiorizzato il rifiuto genitoriale, dunque s’impoverisce


La convivenza con persone che non lo hanno mai amato convincono il nostro Romantico – Tragico di non meritare la stima del prossimo. Da qui i sensi di colpa per le proprie deficienze e dunque il dolore che una simile consapevolezza genera. Nonché il disperare della possibilità di un riscatto futuro, cosa che spesso lo trascina nella depressione più profonda.
Sentendo quindi che gli è negato ogni conforto affettivo è ovvio che per costui ricevere amore diventi la massima aspirazione e questo in quanto ottenerne, nel bene o nel male, significa comunque che qualcuno riesce ad accettarlo e poi che questi riconosce e premia gli sforzi fatti per essere gradito, con i relativi benefici per la propria autostima.
Ciò non toglie comunque che spesso il pessimismo causato dalla scarsa opinione di sé lo fa rinunciare a cogliere buone occasioni e lo fa continuare a rapportarsi inadeguatamente col prossimo ( mostrando a esempio forme di ribellioni o scatti d’ira inopportuni, oppure deludendo per ripicca le aspettative altrui, oppure mostrando eccessiva arrendevolezza quando ci si aspetterebbe da lui il contrario, o comunque la tendenza a sacrificarsi a vantaggio d’altri, ecc. ), innescando così nuovi rifiuti e incomprensioni. Ovvero proprio il contrario di quanto desidererebbe.
Secondo Naranjo[1] tuttavia, a convincere il nostro uomo di valere quanto il due di picche quando la briscola è quadri non bastano l’indifferenza, le critiche e il disprezzo di cui è fatto oggetto, e questo perché il tutto è aggravato dall’aver “ introiettato il rifiuto genitoriale “.
Vediamo ora cosa intenda l’autore con un simile discorso.
<< .. Il concetto di introiezione è stato introdotto da Ferenczi in " Introiezione e transfert " e ripreso da Freud nella sua analisi di un processo luttuoso ( in “ Lutto e melanconia “ ), dove egli osserva che l'individuo reagisce alla perdita dell’amore diventando come l'amato ( come a dire all'amato morto : “ Non ho bisogno di te, ora sei dentro di me “ ).
Mentre in Ferenczi e in Freud l'accento cade sull'idea di portare dentro di sé un ' oggetto buono ', Melanie Klein ha sottolineato l'importanza degli introietti cattivi. In questi casi è come se la persona, spinta da un bisogno eccessivo di amore, volesse portare dentro di sé e a tutti i costi ( vale a dire ' masochisticamente ' ) una figura genitoriale. .. >>.
Da qui  : << .. L’odio e il rifiuto di sé ( .. ) impliciti nel concetto di “ oggetto cattivo “ introiettato .. >>,  e l’idea : << .. Che la rabbia generata in seguito alla frustrazione sia rivolta non solo contro la fonte esterna della frustrazione ( e contro colui che per primo nella vita l'ha inflitta ) ma anche, come conseguenza dell'introie­zione, contro se stessi. .. >>.
L’assimilazione del giudizio di un genitore ipercritico del resto, oltre a rimuovere qualunque velleità di superiorità il 4 possa avere avuto, ne cristallizza il comportamento infantile incentrando la sua personalità sulla mancanza d’amore e sull’urgenza di soddisfarlo piuttosto che sull’adozione di una matura strategia di crescita.
Ciò non significa ovviamente ch’egli rinunci a perseguirlo ma che, stante la sua goffaggine, non se la sente di esigerlo come un diritto dovuto, né crede di essere in grado di guadagnarselo lavorando duramente. Essendogli tuttavia indispensabile essere in qualche modo approvato non gli resta che far di necessità virtù, ossia offrire se stesso, col proprio carico di sofferenza, contraddizioni e sensibilità, al prossimo. Salvo poi non averne più stima allorché questo gli dimostri attenzione in quanto convinto che chi lo approvi, o per lo meno paia comprenderlo, non possa essere tanto migliore.
Il nostro Romantico – tragico è poi agli antipodi di chi usa proiettare sugli altri i propri difetti in modo da sminuirne il valore per rassicurarsi del proprio. Il nostro uomo infatti, continuamente “ beccato in fallo “ e in quanto tale punito senza complimenti, non può cavarsela facendo notare che gli altri sono eguali se non peggio di lui. A costui non rimane che riconoscere le proprie colpe e costruirsi una personalità conseguente.
Il fatto è tuttavia che il non piacersi, che lo costringe a idealizzare quasi “ cavallerescamente” il proprio comportamento e questo per meritarsi l’amore che gli è mancato, implica un rifiuto di sé e quindi un’evoluzione personale dove non coltiva i potenziali talenti.   
Per superare l’impasse, spiega  Naranjo[2], il 4 : << .. Deve sviluppare la capacità di indipendenza .. >>, e per farlo deve comprendere che, se è vero : << .. Che ciò di cui il bambino aveva bisogno urgente e di cui andava in cerca era l’amore, la ricerca d’amore esagerata e compulsiva al presente può essere considerata una disfunzione e soltanto un miraggio .. >>. Questo in quanto ciò non aumenta : << .. La capacità di riconoscersi, sostenersi e amarsi .. >>. Né consente : << .. Di sviluppare un senso di sé .. >>, maturo e in quanto tale indipendente dall’appoggio altrui.





[1] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio
[2] Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi, Roma 1996, Astrolabio

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